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Caruso e Ferrando scendono in campo per rafforzare la democrazia… borghese

Da diversi numeri di questo giornale stiamo denunciando l’assordante campagna elettorale che è durata più di un anno e che ha teso a occupare tutti gli spazi dei mezzi di comunicazione, stampa e TV. Abbiamo anche messo in evidenza come questa sia una tendenza che attraversa tutto il mondo occidentale, e questo non per caso. Di fronte allo sfascio di questo mondo il capitalismo deve per forza cercare dei motivi per convincere la gente che anche se ci sono tante cose che vanno male questo sistema vale comunque la pena di conservarlo, e l’argomento preferito è quello della democrazia. Perciò la massima espressione della democrazia, le elezioni, sono sbattute in prima pagina appena possibile. Lo scopo è cercare di spingere le persone a porre tutte le loro speranze nella disfida elettorale. E’ là, con il voto a questa o quella coalizione o partito, che essi possono trovare la risposta ai loro problemi.
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Crisi economica e decomposizione spingono al caos la situazione politica italiana

C’è voluto l’autorevole intervento di Ciampi per cercare di richiamare l’apparato politico della borghesia italiana ad una maggiore serietà e, soprattutto, a un maggiore impegno per fare fronte a una situazione economica che non fa che peggiorare. Ed in effetti questa estate è successo di tutto. A partire dalle intercettazioni telefoniche che hanno mostrato una strana confidenza tra il governatore della Banca d’Italia Fazio e il banchiere Fiorani, aspirante scalatore della Banca Antonveneta, e cioè tra il controllore e il controllato, che ha minato in maniera pesante la credibilità di Fazio, e quindi della Banca Centrale, che è un problema non solo di immagine, ma pesantemente concreto: una Banca Centrale non credibile implica una sfiducia dei mercati verso l’economia di quel paese con il conseguente rischio di fuga di capitali, paura di investire, e così via. Il che per un paese che è già in recessione è un rischio mortale.

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Rifondazione va a congresso: per affilare le armi contro i lavoratori (III parte)

Nei primi due articoli dedicati al VI Congresso di Rifondazione Comunista abbiamo cercato di dimostrare che questo partito, contrariamente a quanto vorrebbe fare intendere il suo nome, è un partito della borghesia, cioè che difende gli interessi della borghesia contro quelli dei lavoratori. Gli argomenti che abbiamo portato sono le stesse citazioni prodotte dalle varie correnti contro quella maggioritaria di Bertinotti in preparazione del suddetto congresso. In questo ultimo articolo cercheremo di dimostrare, come abbiamo cercato di fare già a partire dal secondo articolo, che le stesse minoranze, pur contrapponendosi a Bertinotti, di fatto costituiscono solo una “versione di sinistra” della stessa mistificazione nella misura in cui quello che propongono non costituisce affatto una difesa del marxismo e dei lavoratori.

 

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CONTRO LA BANCAROTTA DEL CAPITALISMO L’UNICA DIFESA È LA LOTTA UNITA DI TUTTI I LAVORATORI

I recenti dati sull’andamento dell’economia italiana hanno ufficializzato una situazione che più nera non si può. Una diminuzione del Prodotto Interno Lordo per due trimestri consecutivi, accompagnata da una diminuzione della produzione industriale, significa una recessione aperta (confermata dalle previsioni OCSE di una diminuzione del PIL sull’intero 2005); un deficit del bilancio statale che aumenta, superando anche i limiti del patto di Maastricht; una competitività dell’apparato industriale che precipita, con una incapacità per l’industria italiana a reggere la concorrenza internazionale.
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Rifondazione va a congresso per affilare le armi contro i lavoratori (II parte)

Nell’articolo pubblicato nello scorso numero del giornale abbiamo mostrato come Rifondazione Comunista, il partito che vorrebbe farsi passare come il difensore e il continuatore della tradizione comunista in Italia, non sia altro che un partito borghese, di sinistra borghese, cioè un partito che difende gli interessi del capitale e non quelli dei lavoratori. Per dimostrare questa semplice verità non c’è stato bisogno di ricorrere a ricerche particolari, di rovistare in archivi segreti, ma semplicemente di leggere quello che le stesse componenti minoritarie di Rifondazione dicono della maggioranza la quale esprime - a pieno titolo - il partito stesso (1). In questo secondo articolo – e in un terzo che seguirà - ci proponiamo di dimostrare che, fatta salva la buona fede di quanti si fanno delle illusioni al riguardo, le stesse minoranze sono del tutto funzionali alla politica controrivoluzionaria del partito a cui appartengono ed esprimono, ognuna per proprio conto, delle posizioni del tutto antioperaie. Per comodità passeremo in rassegna le varie componenti di Rifondazione facendo riferimento alle mozioni presentate all’ultimo congresso di marzo scorso.

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Elezioni regionali. Verso la fine del berlusconismo?

I recenti risultati delle elezioni regionali e, soprattutto la crisi del governo che le ha seguite, fanno pensare, e molti già lo dicono, che sarebbe finita l’epoca di Berlusconi, e che anche le prossime elezioni politiche (nel 2006 o addirittura anticipate) vedrebbero la sicura sconfitta di Berlusconi e del centrodestra. Prima di dire se è questa effettivamente la situazione, vediamo quali sono i criteri che spingono la borghesia a scegliere una compagine governativa invece di un’altra. E già, perché innanzitutto va ricordato che la democrazia borghese è una grande finzione e che se tutti i partiti politici ufficiali rappresentano gli interessi del capitale, non è sulla base della libera competizione tra di loro che viene fuori chi vince le elezioni, ma, al contrario, è il capitale nazionale che in base alle esigenze del momento decide chi deve rappresentarlo a livello di governo.

I criteri che guidano questa scelta sono essenzialmente tre:

1) lo stato dei rapporti tra borghesia e proletariato, ovverosia, lo stato della lotta di classe;

2) le inclinazioni imperialiste della borghesia nazionale;

3) la capacità di una certa compagine di difendere meglio gli interessi dell’economia nazionale

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Le convulsioni della borghesia italiana

Sempre più spesso capita di sentire militanti o simpatizzanti del centrosinistra esprimere meraviglia e sconcerto per le continue polemiche che dividono i vari esponenti dei partiti dell'opposizione di centrosinistra; e non tanto le due ali estreme della coalizione, come Bertinotti e Di Pietro, che anzi in linea di massima si ignorano, quanto i due partiti principali della coalizione, DS e Margherita, o addirittura - il che é ancora più incomprensibile - all'interno della stessa Margherita, in cui non passa giorno senza che Rutelli tiri qualche frecciata a Prodi o che gli crei problemi con qualche dichiarazione che provoca reazioni negli alleati, (come la recente uscita sulla necessità di superare la socialdemocrazia).
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A proposito di “espropri proletari”: contro il perbenismo e l’estremismo piccolo-borghese

L’azione dimostrativa condotta da qualche centinaio di no-global il 6 novembre scorso, consistita nell’assalto ad un ipermercato e ad una libreria con asportazione di merci varie distribuite ai passanti o portate via dai dimostranti stessi, ha dato la stura a tutta una serie di commenti e prese di posizione che vale la pena di esaminare per mostrare la loro natura di propaganda borghese, opposta in apparenza, convergente nella realtà.
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SOLO LA LOTTA DEI LAVORATORI PUÒ LIBERARCI DALLA MISERIA E DALLA BARBARIE DEL CAPITALISMO

Ormai tutti sanno che dire legge Finanziaria e dire stangata è la stessa cosa. E quella 2005 di Berlusconi non smentisce questa convinzione. Dietro la cortina di fumo della riduzione dell’IRPEF, che è irrisoria e tutta a favore dei redditi medio-alti, c’è tutta una serie di aumenti di tasse e bolli (che superano le riduzioni dell’IRPEF) e di tagli di spesa che significheranno servizi sociali sempre peggiori, possibili aumenti di tasse comunali e regionali, e il sicuro licenziamento di decine di migliaia di lavoratori del pubblico impiego mascherato sotto la forma del blocco del turn over o della mancata conferma dei lavoratori precari (in particolare nella scuola).

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La borghesia italiana utilizza gli orrori da essa creati contro il proletariato

Ormai non passa giorno senza che arrivino notizie di nuovi orrori da qualche angolo del mondo. E questo nonostante il fatto che le varie democrazie occidentali nascondano la gran parte delle notizie, di cui arriva a noi una parte considerevole solo per la loro grande quantità e atrocità (vedi quanto siano tagliate e deformate le informazioni sulla recente strage di Beslan in Ossezia o quelle relative alle torture ai danni dei prigionieri di guerra in Iraq).
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