Che cosa è la CCI?

Qui sono raggruppati parecchi documenti elaborati dalla CCI in differenti momenti della sua storia: la loro comune caratteristica è che mirano a sintetizzare le posizioni programmatiche e le prospettive generali della nostra organizzazione.

Come aiutare la CCI

La gravità della situazione alla quale l’umanità é confrontata é sempre più evidente. L’economia capitalista mondiale, dopo quarant’anni di sforzi per contenere gli effetti della crisi, sta crollando davanti ai nostri occhi. E le prospettive poste dalla distruzione dell’ambiente appaiono, dal punto di vista scientifico, sempre più buie. Ormai guerra, carestia, repressione e corruzione sono il pane quotidiano di milioni di persone.

Allo stesso tempo, la classe operaia e gli altri strati oppressi della società stanno cominciando a resistere alle richieste del capitalismo di maggiori sacrifici e austerità. Rivolte sociali, occupazioni, manifestazioni e scioperi sono sorti in vari paesi nel Nord Africa, in Europa e nel Nord e Sud America.

I trent'anni della CCI: appropriarsi del passato per costruire l'avvenire

(Révue Internationale n. 123)
 Il 16° congresso della CCI è coinciso con i suoi trent'anni di esistenza. Come avevamo fatto all'epoca dei dieci e dei vent'anni della CCI, ci riproponiamo con quest'articolo di trarre un bilancio dell'esperienza della nostra organizzazione nel periodo trascorso. Non si tratta di una manifestazione di narcisismo: le organizzazioni comuniste non esistono per loro stesse; sono strumenti della classe operaia e la loro esperienza appartiene a quest'ultima. Così, questo articolo vuole essere una sorte di mandato affidato dalla classe alla nostra organizzazione durante i trenta anni della sua esistenza. E come per ogni mandato, è opportuno valutare se la nostra organizzazione è stata capace di fare fronte alle responsabilità che le sono state demandate quando è stata costituita. È per ciò che cominceremo con esaminare quelle che erano le responsabilità dei rivoluzionari trent'anni fa di fronte alla posta in gioco della situazione di allora e come si sono evolute in seguito con le modifiche di tale situazione.

MANIFESTO DEL 9° CONGRESSO DELLA CCI (1991)

 

Nella storia la posta in gioco non è mai stata così drammatica e decisiva quanto lo è oggi. Una classe sociale non ha mai dovuto affrontare una responsabilità paragonabile a quella che ha oggi il proletariato.

 "Il comunismo è morto!", "Operai, è inutile sperare di mettere fine al capitalismo, questo sistema ha definitivamente sotterrato il suo mortale nemico". Ecco quello che la borghesia ripete in tutti i toni dopo che è crollato il blocco dell'Est. Così la più grande menzogna della storia, l'identificazione del comunismo con lo stalinismo, cioè una delle forme più barbare dello sfruttamento capitalista, ci viene servita ancora una volta, proprio nel momento in cui questo stesso stalinismo affonda nel fango e nel caos. Per le classi dominanti di tutti i paesi si tratta di convincere gli sfruttati che è inutile lottare per cambiare il mondo. "Occorre accontentarsi di quello che abbiamo poiché non esiste altro. E guai se il capitalismo fosse rovesciato: la società che gli succederebbe sarebbe ancora peggiore". La capitolazione ingloriosa dello stalinismo a partire dal 1989, l'affondamento ignominioso del blocco che dominava ci è stato presentato come una "grande vittoria della Democrazia e della Pace". Essi dovevano annunciare un "nuovo ordine mondiale", pacifico e prospero dove finalmente sarebbero stati rispettati i "diritti degli uomini".

Piattaforma della CCI

 

Dopo la più lunga e profonda controrivoluzione della sua storia, il proletariato ritrova progressivamente la via della lotta di classe. Conseguenza sia della crisi acuta del sistema che si sviluppa dopo la meta degli anni ‘60 che della comparsa di nuove generazioni operaie che subiscono molto meno delle precedenti il peso delle passate sconfitte della classe, queste lotte sono fin da ora le più estese che essa abbia condotto. Dopo lo scoppio delle lotte del ‘68 in Francia, è dall’Italia all’Argentina, dall’Inghilterra alla Polonia, dalla Svezia all’Egitto, dalla Cina al Portogallo, dagli Stati Uniti all’India, dal Giappone alla Spagna che le lotte operaie sono ridiventate un incubo per la classe capitalista.

Posizioni di base

- A partire dalla prima guerra mondiale, il capitalismo è diventato un sistema sociale decadente. Esso ha scagliato in due riprese l'umanità in un ciclo barbaro di crisi, guerra mondiale, ricostruzione, nuova crisi. Con gli anni '80, esso è entrato nella sua ultima fase del periodo di decadenza, quello della sua decomposizione. Non vi è che una sola alternativa a questo declino storico irreversibile: socialismo o barbarie, rivoluzione comunista o distruzione dell'umanità.

- La Comune di Parigi del 1871 fu il primo tentativo del proletariato di portare avanti questa rivoluzione, in una epoca in cui le condizioni non erano ancora mature. Quando queste condizioni si sono realizzate con l'entrata del capitalismo nel suo periodo di decadenza, la rivoluzione di ottobre 1917 in Russia costituì il primo passo di una autentica rivoluzione comunista mondiale all'interno di una ondata rivoluzionaria internazionale che mise fine alla guerra imperialista e che si prolungò per diversi anni. La sconfitta di questa ondata rivoluzionaria, in particolare nella Germania degli anni 1919-23, condannò la rivoluzione in Russia all'isolamento e ad una rapida degenerazione. Lo stalinismo non fu il prodotto della rivoluzione russa ma il suo affossatore.

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