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economia italiana

Briciole di pane

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La borghesia scarica sui proletari la crisi e tutto il suo marciume

I tempi che viviamo sono senz’altro inediti e pieni di elementi di riflessione, tempi di una maturazione della storia che, e ci sono tanti elementi a farlo pensare, non può sboccare che in grandi sconvolgimenti.

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La crisi economica fa aumentare gli sfratti per morosità (contributo di un simpatizzante)

Ben 150 mila famiglie potrebbero presto restare senza abitazione; è sempre più forte la difficoltà delle famiglie in affitto sostenere gli attuali livelli di mercato.
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La crisi economica si abbatte sul sistema Italia

Sono ormai due anni che quest’ultima crisi economica si è messa in moto e non si vede ancora la fine, si ipotizza solo che durerà almeno fino al 2010. Sono stati bruciati miliardi e miliardi di euro e dollari, sono crollati interi settori economici e soprattutto finanziari. Grandi e storiche banche, famosi istituti finanziari - la crema della crema a livello mondiale - sono scomparsi nel nulla. Milioni di lavoratori, soprattutto degli istituti di credito, sono stati mandati a casa; i più fortunati hanno cambiato lavoro, altri sopravvivono
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Alitalia: i sindacati preparano la sconfitta e la demoralizzazione dei lavoratori

Il ritiro di Air France rende ancora più drammatica la situazione dell’Alitalia e, soprattutto, di quelli che vi lavorano. Il prestito di 300 milioni, che l’uscente governo Prodi ha stanziato per dare un po’ di ossigeno all’azienda, viene utilizzato come giustificazione alla menzogna che una possibilità di salvaguardare i posti di lavoro per tanti proletari forse c’è. In realtà la prospettiva è che come minimo ci sarà un drastico ridimensionamento, perché più

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10 mesi di governo Prodi: Si cominciano a sentire gli effetti degli attacchi

Sono passati pochi mesi dalla vittoria del centrosinistra e già si sente mormorare che qualcosa non va, che tutta questa differenza con Berlusconi non si vede proprio. Anzi, che va anche peggio. È proprio vero che un nuovo dittatore, presidente del consiglio, governo, padrone, capo, ecc. è sempre peggio di chi lo ha preceduto. Con questo non vogliamo certo richiedere un ritorno del Berlusconi, ma vogliamo far vedere gli effetti reali delle leggi e leggine che, all’interno del quadro della finanziaria, il governo Prodi–D’Alema–Bertinotti sta sfornando e che vengono abilmente nascosti da TV e stampa che portano viceversa in prima pagina argomenti del tutto diversi o che toccano settori particolari di persone e non la massa dei lavoratori. Un esempio vale per tutti: nelle settimane precedenti il varo della finanziaria l’attenzione dei media era sulla questione dell’eutanasia e la sua approvazione è passata quasi sotto silenzio grazie al grande clamore giornalistico che si è creato intorno alla morte di Welby.

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Nuovo governo, nuova finanziaria, sempre gli stessi sacrifici

Una dei punti forti della mistificazione democratica è quello della “alternanza”, cioè della possibilità di scegliere tra destra e sinistra per portare al governo quella coalizione che sembra più adatta a soddisfare i bisogni dei “cittadini-elettori”. La mistificazione è doppia: non solo infatti  non è la libera scelta degli elettori a portare al governo questa o quella coalizione, bensì gli interessi della classe dominante, la borghesia (1), ma c’è anche, e soprattutto, il fatto che si tratta di una falsa alternativa, in quanto destra e sinistra difendono comunque gli interessi della classe dominante e del capitale nazionale (2).

 

La vera differenza tra destra e sinistra è la capacità di quest’ultima di meglio mistificare sulla realtà delle proprie azioni.

 

Così se la destra va in Iraq semplicemente per “seguire gli USA” in una guerra “sbagliata” (secondo la definizione della sinistra), ma in realtà per difendere gli interessi dell’imperialismo italiano, la sinistra va in Libano, sempre con soldati armati, sempre per difendere gli interessi dello stesso imperialismo, ma “per mantenere la pace”.

 

 

 

 

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L’azienda Italia nella bufera economica mondiale

Ripresa economica? La richiesta di Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria, che venga inserita nelle prossime finanziarie una “ulteriore riduzione del costo del lavoro” rispetto a quella che gli industriali italiani hanno già ottenuto non è senza senso. «Dobbiamo riprendere il dialogo con il sindacato - ha detto Montezemolo - per affrontare i temi della flessibilità e della produttività. Togliamo tabù storici del nostro paese. Il Centro-sinistra o chi governerà deve dirci con chiarezza che tipo, che modello di relazioni industriali e di mercato del lavoro vuole» (1). Sul versante della produttività, ha aggiunto Montezemolo, tra il 2000 e il 2004, si è registrata in Italia una riduzione del 2,8 per cento, mentre l'Europa e gran parte dei paesi più industrializzati si sono mossi in netta controtendenza rispetto al nostro Paese. Stesso discorso anche per il costo del lavoro: tra il 2000 e il 2004 «è aumentato del 15,8%» a fronte di una dinamica opposta in altri paesi industrializzati e nelle economie emergenti.

 

 

 

 

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Crisi economica e decomposizione spingono al caos la situazione politica italiana

C’è voluto l’autorevole intervento di Ciampi per cercare di richiamare l’apparato politico della borghesia italiana ad una maggiore serietà e, soprattutto, a un maggiore impegno per fare fronte a una situazione economica che non fa che peggiorare. Ed in effetti questa estate è successo di tutto. A partire dalle intercettazioni telefoniche che hanno mostrato una strana confidenza tra il governatore della Banca d’Italia Fazio e il banchiere Fiorani, aspirante scalatore della Banca Antonveneta, e cioè tra il controllore e il controllato, che ha minato in maniera pesante la credibilità di Fazio, e quindi della Banca Centrale, che è un problema non solo di immagine, ma pesantemente concreto: una Banca Centrale non credibile implica una sfiducia dei mercati verso l’economia di quel paese con il conseguente rischio di fuga di capitali, paura di investire, e così via. Il che per un paese che è già in recessione è un rischio mortale.

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CONTRO LA BANCAROTTA DEL CAPITALISMO L’UNICA DIFESA È LA LOTTA UNITA DI TUTTI I LAVORATORI

I recenti dati sull’andamento dell’economia italiana hanno ufficializzato una situazione che più nera non si può. Una diminuzione del Prodotto Interno Lordo per due trimestri consecutivi, accompagnata da una diminuzione della produzione industriale, significa una recessione aperta (confermata dalle previsioni OCSE di una diminuzione del PIL sull’intero 2005); un deficit del bilancio statale che aumenta, superando anche i limiti del patto di Maastricht; una competitività dell’apparato industriale che precipita, con una incapacità per l’industria italiana a reggere la concorrenza internazionale.
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La Parmalat non rivela una mancanza di controlli, ma il marcio che c’è in tutto il capitalismo

Il marchio Parmalat è conosciuto in tutto il mondo, non solo per i prodotti venduti ma anche per le sponsorizzazioni miliardarie sulle maglie dei calciatori e sulle auto da corsa. I suoi prodotti ancora oggi sono richiesti, le sue fabbriche continuano a funzionare, in breve non è in discussione la credibilità del marchio dal lato produttivo. Così come non era in discussione la credibilità dei pelati Cirio, altro marchio conosciuto a livello mondiale.
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