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politica della borghesia in Italia

Briciole di pane

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La menzogna dello Stato "democratico". L'esempio degli organismi segreti nello Stato italiano

Ad ascoltare la propaganda della classe dominante, si potrebbe credere che questa non ha che una preoccupazione: il bene dell'umanità. I discorsi ideologici sulla "difesa delle libertà e della democrazia", sui "diritti dell'uomo" o l' "aiuto umanitario" è in completa contraddizione con la realtà. Il clamore con cui vengono accompagnati questi discorsi è pari alla menzogna che essi diffondono. Come già diceva Goebbels, il capo della propaganda nazista: "Più la menzogna è grande, maggiori sono le possibilità che vi si creda".
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La perdita di coerenza della borghesia italiana di fronte alle difficoltà del periodo

La storia della Repubblica italiana è stata certamente costellata da una miriade di colpi di scena parlamentari e politici, con crisi governative e relative cadute degli esecutivi. Ma oggi assistiamo a qualcosa di nuovo: gli ultimi governi non arrivano neanche a formarsi che già devono far fronte a una serie di turbolenze interne che li rendono fragili e deboli, turbolenze spesso causate non tanto dall’opposizione o “dalla piazza”, quanto dalle stesse componenti della maggioranza.
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Difendere il governo di “sinistra”? No! Lottare per difendere i nostri interessi di classe

La crisi di governo che si è prodotta il 22 febbraio scorso ha fatto un grande rumore e ha scosso molto gli animi della politica italiana, con significative risonanze anche a livello internazionale. Ma cosa è veramente successo e perché è successo. Ed ancora, a chi torna utile questa crisi?
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Non esistono governi amici: i lavoratori possono contare solo sulle proprie forze

Il “non ci sono governi amici e governi nemici“ gridato da un operaio della FIAT di Mirafiori al segretario della CGIL, Guglielmo Epifani, coglie una questione che gira nella testa di molti lavoratori, soprattutto di quelli che hanno votato per l’attuale maggioranza. La domanda è “perché li abbiamo votati, se devono fare una politica uguale a quella di Berlusconi?” Ed è una domanda giusta, perché effettivamente la legge finanziaria che l’attuale maggioranza si appresta a votare chiede ancora una volta sacrifici a quelli che già ne fanno da anni e che fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese.
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Dopo Berlusconi, che ci riserva il governo Prodi?

“Finalmente abbiamo cacciato Berlusconi!”, hanno gridato in tanti una volta accertatisi che il risultato delle elezioni politiche dell’aprile scorso si fosse definitivamente consolidato, esprimendo un risicato vantaggio per il centro-sinistra. Effettivamente quello di Berlusconi è stato uno dei peggiori governi della Repubblica italiana. Perseguendo una politica fortemente partigiana a favore di alcune famiglie di imprenditori, questo governo ha finito per scontentare la stessa borghesia – vedi lo scontro pre-elettorale del presidente del Consiglio al convegno di Vicenza con la Confindustria - lasciando peraltro una pesantissima eredità sul piano finanziario.
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Di destra o di sinistra lo Stato è sempre contro la classe operaia

Un anno di campagna elettorale è quanto di peggio si possa meritare una popolazione, già afflitta dal doppio flagello di un governo di destra inetto e tracotante - che ha portato la gestione dello stato e del parlamento ai limiti di un uso ad personam - ed un’opposizione di sinistra vacua e priva di iniziativa, apparentemente impotente. Ci sarebbe da chiedersi come fanno i cittadini italiani a dare ancora la fiducia a questa gente e a sprecare un week-end di primavera per rimanere in città e andare a votare. Ora, fermo restando che con i tempi che corrono non tutti possono permettersi di andare fuori città per il week-end, il problema è che la borghesia, con la sua propaganda, riesce a mantenere l’idea che con le elezioni i cittadini, tutti i cittadini, almeno una volta ogni tot anni, hanno il potere di decidere chi eleggere al parlamento e quindi chi deve governare. Da questo punto di vista le elezioni costituiscono una delle mistificazioni più forti che esistano nella fase attuale del capitalismo.

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Caruso e Ferrando scendono in campo per rafforzare la democrazia… borghese

Da diversi numeri di questo giornale stiamo denunciando l’assordante campagna elettorale che è durata più di un anno e che ha teso a occupare tutti gli spazi dei mezzi di comunicazione, stampa e TV. Abbiamo anche messo in evidenza come questa sia una tendenza che attraversa tutto il mondo occidentale, e questo non per caso. Di fronte allo sfascio di questo mondo il capitalismo deve per forza cercare dei motivi per convincere la gente che anche se ci sono tante cose che vanno male questo sistema vale comunque la pena di conservarlo, e l’argomento preferito è quello della democrazia. Perciò la massima espressione della democrazia, le elezioni, sono sbattute in prima pagina appena possibile. Lo scopo è cercare di spingere le persone a porre tutte le loro speranze nella disfida elettorale. E’ là, con il voto a questa o quella coalizione o partito, che essi possono trovare la risposta ai loro problemi.
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Le elezioni non sono che una mistificazione

E’ già più o meno un anno che i lavoratori italiani sono bombardati da una campagna elettorale ininterrotta. Come non ricordare le scorse elezioni regionali, e poi le elezioni primarie per “scegliere” il candidato premier per il centrosinistra (si sono  inventati anche questo), adesso per le prossime politiche, e già ci hanno promesso che subito dopo bisognerà andare a votare al referendum confermativo della legge costituzionale sulla “devolution”. Insomma non bisogna preoccuparsi, ce ne avremo ancora per un po’. E questo non avviene a caso.
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Rifondazione va a congresso: per affilare le armi contro i lavoratori (III parte)

Nei primi due articoli dedicati al VI Congresso di Rifondazione Comunista abbiamo cercato di dimostrare che questo partito, contrariamente a quanto vorrebbe fare intendere il suo nome, è un partito della borghesia, cioè che difende gli interessi della borghesia contro quelli dei lavoratori. Gli argomenti che abbiamo portato sono le stesse citazioni prodotte dalle varie correnti contro quella maggioritaria di Bertinotti in preparazione del suddetto congresso. In questo ultimo articolo cercheremo di dimostrare, come abbiamo cercato di fare già a partire dal secondo articolo, che le stesse minoranze, pur contrapponendosi a Bertinotti, di fatto costituiscono solo una “versione di sinistra” della stessa mistificazione nella misura in cui quello che propongono non costituisce affatto una difesa del marxismo e dei lavoratori.

 

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CONTRO LA BANCAROTTA DEL CAPITALISMO L’UNICA DIFESA È LA LOTTA UNITA DI TUTTI I LAVORATORI

I recenti dati sull’andamento dell’economia italiana hanno ufficializzato una situazione che più nera non si può. Una diminuzione del Prodotto Interno Lordo per due trimestri consecutivi, accompagnata da una diminuzione della produzione industriale, significa una recessione aperta (confermata dalle previsioni OCSE di una diminuzione del PIL sull’intero 2005); un deficit del bilancio statale che aumenta, superando anche i limiti del patto di Maastricht; una competitività dell’apparato industriale che precipita, con una incapacità per l’industria italiana a reggere la concorrenza internazionale.
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