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Guerra

Briciole di pane

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Quando Internet diventa strumento di solidarietà tra due fronti opposti

L'attuale conflitto in Libano ha luogo in un'area che non solo è strategicamente una delle più importanti al mondo, ma anche una di quelle più densamente popolate e urbanizzate. Siamo ben lontani dai deserti dell'Iraq del sud o degli altopiani dell'Afghanistan. In questo senso il conflitto attuale, forse anche più di quelli nei Balcani negli anni '90, necessariamente riporta alla mente gli orrori della seconda guerra mondiale e induce una riflessione su quello che la società attuale ci riserva.
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Iran, Iraq, Medio Oriente: l’inesorabile sprofondamento del capitalismo nella barbarie e nel caos

Il triplice attentato del 24 aprile a Dahab, stazione balneare egiziana molto frequentata dai turisti, che ha fatto circa 30 morti e 150 feriti, è venuto a ricordare alle popolazioni del mondo che non c’è niente al riparo dal furore terrorista e guerriera che infuria sul pianeta. E non saranno le “condanne unanimi” e le dichiarazioni ipocrite degli uomini di Stato, per i quali questo attentato “solleva sentimenti di orrore ed indignazione” o che rigettano questo atto di “violenza odiosa”, che cambieranno qualche cosa. Al contrario, questo attacco rivolto contro degli innocenti che erano venuti a passare qualche giorno di vacanza ha costituito per essi una nuova occasione, dietro le loro lacrime da coccodrillo, di riaffermare la loro “lotta contro il terrorismo”, cioè la prospettiva della continuazione di nuovi massacri, a scala ancora più ampia.
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Iraq, Giordania: l’estensione di una situazione di caos sempre più incontrollabile

Sono ormai più di due anni che l’esercito americano ha preso il controllo dell’Iraq. E sono ugualmente più di due anni che il caos si sviluppa implacabilmente su tutto il paese. Circa 120.000 morti nella popolazione, 2000 soldati americani uccisi e 18.000 feriti, senza contare le distruzioni di abitazioni o di edifici pubblici: l’Iraq conosce una delle peggiori situazioni della sua storia, dopo la II Guerra mondiale e la guerra contro l’Iran. Ma, oltre alle devastazioni che si abbattono sugli Iracheni, questa guerra ha per effetto di attizzare ulteriormente le tensioni imperialiste di piccoli e grandi paesi, ed è l’insieme del Medio e vicino Oriente che è entrato irrimediabilmente in un periodo di instabilità più esplosiva che mai. Il triplo attentato di Amman in Giordania, che era stata finora risparmiata, ha segnato in maniera chiara la dinamica attuale di estensione di questa instabilità.

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Il terrorismo è un’arma di guerra della borghesia

Per tre settimane in luglio il mondo ha tremato di fronte ad un’ondata di attentati omicidi di una frequenza senza precedenti, da Londra a Sharm el-Sheikh e in Turchia. A questi si aggiungono le bombe che esplodono quotidianamente in Irak, in Afghanistan, nel Libano o nel Bangladesh. Gli Stai ed i loro governi vogliono farci credere che loro combattono il terrorismo e che sono capaci di proteggere le popolazioni dagli attentati. Quale menzogna!

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La pace è impossibile nel capitalismo decadente

La società in cui viviamo, società capitalista, sta ancora una volta marciando in guerra: la Serbia ieri, l'Afghanistan e Iraq oggi, l'Iran o la Siria domani ed conflitti ancor più gravi in futuro. Non stiamo andando verso una nuova grande guerra mondiale, ma verso guerre sempre più caotiche sparse in tutto il mondo. La minaccia è comunque la stessa: la distruzione dell’umanità, a meno che questo sistema non venga rovesciato.

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Libano, Siria, Iran... Verso l’apertura di nuove zone di scontri imperialisti

Con l’assassinio del vecchio primo ministro libanese, Rafic Hariri, si è riacceso un focolaio di scontri imperialisti in Medio Oriente. Questo nuovo episodio della barbarie capitalista, che si sviluppa a livello mondiale ed in particolare nel Vicino e Medio Oriente e si manifesta con sanguinosi regolamenti di conti ed una spirale senza fine di attentati terroristici che colpiscono ciecamente le popolazioni, ci ricorda che tutti i discorsi di pace della borghesia, di paesi grandi e piccoli, non sono che spudorate fesserie e cinismo. Sono proprio queste frazioni nazionali della borghesia che, non contente di seminare morte, come gli Stati Uniti in Iraq o la Francia in Africa, manipolano le molteplici bande di terroristi.

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Iraq: la barbarie senza fine

In Iraq si succedono attentati dopo attentati. La morte falcia le vittime a dozzine. L’esercito americano conta fino ad oggi 1276 morti (dei quali più di 100 nell’ultimo mese) e 9765 feriti. L’assalto su Falluja ha fatto almeno 2000 vittime tra i ribelli. Nessun bilancio è stato reso noto circa le dozzine di migliaia di abitanti intrappolati negli scontri che non erano potuti scappare. Il bilancio della guerra è di minimo 15.000 vittime. Una rivista medica inglese avanza un bilancio realistico di almeno 100.000 morti!

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Fahrenheit 9/11. Realtà oscure della guerra in Iraq

Si è fatta la fila quest’estate per vedere il film di Michael Moore, Fahrenheit 9/11, che ha vinto la Palma d’oro al Festival del Cinema di Cannes, più per i suoi aspetti politici che per le qualità artistiche. Negli Stati Uniti le varie controversie sul film sono state il riflesso delle divisioni all’interno della borghesia americana sulla condotta della guerra in Iraq. La Walt Disney, produttrice del film, all’inizio aveva deciso di bloccarne la distribuzione temendo di offendere l’amministrazione di Bush per il suo duro attacco politico. L’ex-governatore di New York Mario Cuomo, importante politico democratico e legale di Moore nei suoi tentativi di far distribuire il film, ha detto che stava lottando per far vedere il film in tutto il paese perché credeva che ogni americano dovesse vederlo, che il suo messaggio fosse vitale per la democrazia.
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Un dibattito tra rivoluzionari a Berlino: le cause della guerra imperialista

Nel numero scorso del giornale abbiamo pubblicato un articolo di bilancio della prima riunione che il BIPR (Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario) ha tenuto a Berlino all’inizio di quest’anno che aveva come tema la situazione della lotta di classe. Come già annunciato, pubblichiamo qui un articolo sulla seconda riunione del BIPR, alla quale ha partecipato la CCI, tenutasi sempre a Berlino a metà maggio dove è stato affrontato il tema della guerra imperialista. Se abbiamo ritenuto necessario dare un tale spazio per raccogliere i vari elementi scambiati tra la nostra organizzazione ed il BIPR nel corso di questa discussione, è per l’importanza che questi hanno e per l’utilità che possono avere per chi è interessato a conoscere meglio ciò che unisce e ciò che distingue le due principali organizzazioni della Sinistra Comunista su di una questione di fondo come la guerra.
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La tragedia dell’Iraq mostra la prospettiva del mondo attuale in mancanza di un’alternativa di classe

Le drammatiche notizie provenienti in questi ultimi giorni dall’Iraq stanno sempre più spingendo milioni di persone in tutto il mondo a capire cosa sta succedendo in questo paese e perché. In particolare la cattura e l’uccisione di ostaggi italiani, dopo la strage di carabinieri consumata a Nassyria, e a poca distanza dalla strage di quasi duecento lavoratori per gli attentati di Madrid, pone in termini sempre più crudi la domanda: “ma come siamo arrivati a tanto?”.
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