Cinquant'anni fa, maggio 68: La difficile evoluzione dell'ambiente politico proletario (parte 2)

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Nella prima parte di quest’articolo abbiamo esaminato alcuni degli sviluppi più importanti dell'ambiente proletario internazionale dopo gli eventi del 68 maggio in Francia. Abbiamo notato che, mentre la rinascita della lotta di classe ha dato un impulso significativo alla rinascita del movimento politico proletario, e quindi al raggruppamento delle sue forze, questa dinamica ha cominciato ad incontrare difficoltà all'inizio degli anni '80. Riprendiamo la storia da questo punto. Questa "storia" non pretende affatto di essere esaustiva e non ci scusiamo per il fatto che sia presentata dal punto di vista "partigiano" della CCI. Può essere integrata in futuro da contributi di coloro che possono avere esperienze e prospettive diverse.

Lo sciopero di massa in Polonia nel 1980 ha dimostrato la capacità della classe operaia di organizzarsi indipendentemente dallo Stato capitalista, di unificare le sue lotte in un intero paese, di unire le esigenze economiche con quelle politiche. Ma, come abbiamo detto all'epoca: come in Russia nel 1917, il problema poteva essere posto in Polonia, ma poteva essere risolto solo su scala internazionale. Soprattutto alla classe operaia dell'Europa occidentale era stata lanciata una sfida: di fronte all'approfondimento irreversibile della crisi capitalistica, sarebbe stato necessario raggiungere gli stessi livelli di autorganizzazione e unificazione delle sue lotte, ma nello stesso tempo andare oltre il movimento in Polonia a livello di politicizzazione. I lavoratori polacchi, combattendo un regime brutale che sosteneva che i sacrifici richiesti erano tutti passi verso un futuro comunista, non erano riusciti, a livello politico, a respingere tutta una serie di mistificazioni politiche borghesi, in particolare l'idea che le loro condizioni potevano essere migliorate instaurando un regime democratico che consentisse ai "sindacati liberi" di organizzare la classe operaia. Era compito specifico dei lavoratori occidentali, che avevano vissuto anni di amara esperienza della frode della democrazia parlamentare e del ruolo sabotante dei sindacati formalmente separati dallo Stato capitalista, sviluppare una prospettiva autenticamente proletaria: lo sciopero di massa che maturava in un confronto diretto con il sistema capitalista, obiettivo di una società autenticamente comunista.

E non c'è dubbio che i lavoratori occidentali abbiano raccolto la sfida nel senso di combattere contro un nuovo ciclo di attacchi al loro tenore di vita, condotti in gran parte dalla destra al potere pronta ad “abbattere”, attraverso massicci livelli di disoccupazione, il gonfio apparato economico ereditato dal periodo keynesiano del dopoguerra. In Belgio nel 1983 i lavoratori hanno fatto passi importanti verso l'estensione della lotta - basandosi non sulle delibere dei funzionari sindacali, ma inviando massicce delegazioni in altri settori per invitarli ad aderire al movimento. Nei due anni successivi, gli scioperi dei lavoratori del settore automobilistico, dell'acciaio, dei tipografi e soprattutto dei minatori del Regno Unito furono la risposta del proletariato al nuovo regime "Thatcheriano". Contengono un reale potenziale di unificazione se solo potessero liberarsi dell'obsoleta idea sindacalista che si può sconfiggere il nemico capitalista resistendo il più a lungo possibile nei confini di un unico settore. Altrove in Europa i lavoratori - ferrovieri e operatori sanitari in Francia, dell'istruzione in Italia - si sono spinti oltre nel tentativo di staccarsi dalla morsa paralizzante dei sindacati, organizzandosi in assemblee generali con comitati di sciopero eletti e revocabili, e compiendo tentativi di coordinamento di questi comitati.

Come abbiamo sostenuto nella prima parte di questo articolo, era assolutamente necessario che le piccole organizzazioni rivoluzionarie che esistevano allora, partecipassero a queste lotte, anche con mezzi limitati, facessero sentire la loro voce attraverso la stampa, attraverso opuscoli, intervenendo alle manifestazioni, ai picchetti e nelle assemblee generali, avanzassero proposte concrete per l'estensione e l'autorganizzazione della lotta, partecipassero alla formazione di gruppi di lavoratori militanti che cercavano di stimolare la lotta e ne traessero le lezioni più importanti. La CCI ha dedicato molte delle sue risorse negli anni '80 allo svolgimento di questi compiti, abbiamo prodotto una serie di discussioni con altre organizzazioni proletarie che, a nostro avviso, non avevano colto a sufficienza il potenziale di queste lotte, soprattutto perché mancava una visione generale e storica della "linea di marcia" del movimento di classe.[1]

Eppure, come abbiamo accettato anche altrove[2], noi stessi eravamo meno chiari sulle crescenti difficoltà della lotta. Si tendeva a sottovalutare il significato delle pesanti sconfitte subite da settori importanti come i minatori nel Regno Unito e la reale esitazione della classe a rifiutare i metodi e l'ideologia sindacale. Anche quando c'è stata una forte tendenza a organizzarsi al di fuori dei sindacati, l'estrema sinistra della borghesia ha creato falsi sindacati di base, persino "coordinamenti", per mantenere la lotta entro i limiti del localismo e, in ultima analisi, del sindacalismo. Soprattutto, nonostante la determinazione e la militanza dei lavoratori in queste lotte, non ci sono stati molti progressi verso l'elaborazione di una prospettiva rivoluzionaria. La politicizzazione del movimento è rimasta nella migliore delle ipotesi embrionale.

Dalla fine degli anni '80 sosteniamo che questa situazione - di una classe operaia abbastanza forte da resistere alla spinta verso un'altra guerra mondiale, ma non in grado di offrire all'umanità la prospettiva di una nuova forma di organizzazione sociale - costituiva una sorta di stallo che apriva quella che chiamiamo la fase di decomposizione sociale. Il crollo del blocco orientale nel 1989, che segnò l'inizio definitivo di questa nuova fase di declino del capitalismo, fu come un campanello d'allarme che ci fece riflettere profondamente sul destino del movimento di classe internazionale che dal 1968 si era manifestato in ondate successive. Cominciammo a capire che il nuovo periodo avrebbe posto notevoli difficoltà alla classe operaia, anche (ma non solo) a causa del furioso assalto ideologico della borghesia che proclamava la morte del comunismo e la confutazione finale del marxismo.

Nella prima parte di questo articolo abbiamo notato che, già all'inizio degli anni '80, l'ambiente politico proletario aveva attraversato una grande crisi, segnalata dal fallimento delle conferenze internazionali della sinistra comunista, dalle scissioni nella CCI e dall'implosione del Partito Comunista Internazionale bordighista (Programma Comunista). Le principali organizzazioni politiche della classe operaia entrarono così in questo nuovo e incerto periodo in una condizione di debolezza e dispersione. L'incapacità generale della classe di politicizzare le sue lotte significava anche che la crescita molto evidente dell'ambiente politico proletario alla fine degli anni '60 e '70 aveva cominciato a rallentare o a ristagnare. Inoltre, a nostro avviso, nessuna delle organizzazioni esistenti al di fuori della CCI aveva il quadro teorico che consentisse loro di comprendere le caratteristiche della nuova fase di decadenza: alcune di esse, come quelle bordighiste, hanno più o meno rifiutato del tutto il concetto di decadenza, mentre altre, come Battaglia Comunista e la CWO (Communist Workers Organisation), ora raggruppate come BIPR (Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario) avevano un concetto di decadenza ma non avevano interesse a misurare il rapporto di forza storico tra le classi (quella che abbiamo chiamato la questione del "corso storico"). L'idea di una situazione di stallo sociale non aveva quindi alcun significato per loro.

L'impatto della decomposizione

Il pericolo principale della decomposizione per la classe operaia è che essa mina gradualmente le basi stesse della sua natura rivoluzionaria: la sua capacità, anzi il suo bisogno fondamentale, di associazione. La tendenza verso "ognuno per sé" è insita nel modo di produzione capitalistico, ma assume una nuova intensità, anche una nuova qualità, in questa fase finale di decadenza capitalistica. Questa tendenza può essere guidata sia da fattori materiali che ideologici - dalla dispersione fisica delle concentrazioni proletarie come risultato di licenziamenti e delocalizzazioni di massa, e dalla deliberata creazione di divisioni tra i lavoratori (nazionali, razziali, religiosi, ecc.); dalla competizione per l'occupazione o i benefici sociali e da campagne ideologiche sulle "gioie" del consumismo o della democrazia. Ma il suo effetto complessivo è quello di rosicchiare la capacità del proletariato di vedersi come una classe con interessi distinti, di unirsi come classe contro il capitale. Questo è intimamente legato all'effettiva diminuzione delle lotte della classe operaia negli ultimi tre decenni.

La minoranza rivoluzionaria, come parte della classe, non viene risparmiata dalle pressioni di un sistema sociale in disintegrazione che chiaramente non ha futuro. Per i rivoluzionari, il principio di associazione si esprime nella formazione di organizzazioni rivoluzionarie e nell'impegno nell'attività militante organizzata. La controtendenza è la fuga verso soluzioni individuali, verso la perdita di fiducia nell'attività collettiva, la sfiducia nelle organizzazioni rivoluzionarie e la perdita di speranza per il futuro. Quando il blocco orientale è caduto e la prospettiva di un profondo ritiro della lotta di classe ha cominciato a rivelarsi, il nostro compagno Marc Chirik, che aveva sperimentato la forza della controrivoluzione e aveva resistito al suo impatto attraverso la sua attività militante nelle frazioni della sinistra comunista, ha detto una volta che "ora vedremo chi sono i veri militanti". Purtroppo, Marc, morto nel 1990, non sarebbe stato presente di persona per aiutarci ad adattarsi a condizioni in cui spesso nuotavamo controcorrente, anche se aveva certamente fatto tutto il possibile per trasmettere i principi di organizzazione che sarebbero serviti come miglior mezzo di difesa contro le successive tempeste.

Nella prima parte di questo articolo abbiamo già spiegato che le crisi sono un prodotto inevitabile della situazione delle organizzazioni rivoluzionarie nella società capitalista, del bombardamento incessante dell'ideologia borghese nelle sue varie forme. La CCI è sempre stata aperta sulle proprie difficoltà e sulle proprie differenze interne, anche se si propone di presentarle in modo coerente piuttosto che limitarsi a "mettere tutto sul tavolo". E abbiamo anche insistito sul fatto che le crisi dovrebbero sempre obbligare l'organizzazione ad imparare da esse e quindi a rafforzare il proprio arsenale politico.

La progressiva decomposizione della società capitalistica tende a rendere tali crisi più frequenti e pericolose. Questo è stato certamente il caso della CCI negli anni '90 e all'inizio del secolo. Tra il 1993 e il 1995, ci siamo trovati di fronte alla necessità di confrontarci con le attività di un clan che si era profondamente radicato nell'organo centrale internazionale della CCI, una "organizzazione all'interno dell’organizzazione" che aveva una strana somiglianza con la Fratellanza Internazionale dei bakuninisti all'interno della Prima internazionale, compreso il ruolo guida svolto da un avventuriero politico, JJ, intriso di pratiche manipolatorie della massoneria. Tali predilezioni per l'occultismo erano già espressione della potente marea di irrazionalità che tende a spazzare la società in questo periodo. Allo stesso tempo, la formazione di clan all'interno di un'organizzazione rivoluzionaria, qualunque sia la loro ideologia specifica, è parallela alla ricerca di false comunità che sono una caratteristica sociale molto più ampia di questo periodo.

La risposta della CCI a questi fenomeni è stata quella di portarli alla luce del giorno e di approfondire la conoscenza del modo in cui il movimento marxista si era difeso contro di loro. Abbiamo così prodotto un testo di orientamento sul funzionamento che affonda le sue radici nelle battaglie organizzative della Prima Internazionale e del Partito operaio socialdemocratico russo[3], e una serie di articoli sulla lotta storica contro il settarismo, l'avventurismo, la massoneria e il parassitismo politico[4]. In particolare, questi articoli identificavano Bakunin come esempio dell'avventuriero declassato che usa il movimento operaio come trampolino di lancio per le proprie ambizioni personali, e la Fratellanza Internazionale come primo esempio di parassitismo politico - di una forma di attività politica che, pur lavorando superficialmente per la causa rivoluzionaria, svolge un'opera di denigrazione e distruzione che può servire solo al nemico di classe.

Lo scopo di questi testi non era solo quello di armare la CCI per evitare di essere infettati dalla moralità e dai metodi di classi estranee al proletariato, ma di stimolare un dibattito in tutto l'ambiente proletario intorno a queste questioni. Purtroppo, abbiamo ricevuto poca o nessuna risposta a questi contributi da parte dei gruppi seri dell'ambiente politico proletario, come il BIPR, che tendeva a vederli solo come strane ossessioni della CCI. Coloro che erano già apertamente ostili alla CCI - come i resti del Communist Bulletin Group (CBG) - li hanno colti come prova definitiva che la CCI è degenerata in una setta bizzarra che dovrebbe essere evitata a tutti i costi[5]. I nostri sforzi per fornire un quadro chiaro per comprendere il crescente fenomeno del parassitismo politico - le Tesi sul Parassitismo pubblicate nel 1998[6] - hanno incontrato lo stesso tipo di reazione. E molto rapidamente, la mancata comprensione di questi problemi da parte del milieu non si è semplicemente tradotta in un atteggiamento di neutralità nei confronti di elementi che possono solo svolgere un ruolo distruttivo nei confronti del movimento rivoluzionario. Come vedremo, ha portato dalla "neutralità" alla tolleranza e poi alla cooperazione attiva con tali elementi.

La crescita del parassitismo politico

All'inizio degli anni 2000 la CCI si è trovata di nuovo ad affrontare una grave crisi interna. Un certo numero di militanti dell'organizzazione, sempre membri dell'organo centrale internazionale, che avevano partecipato attivamente a rivelare le attività del clan JJ, si sono riuniti in un nuovo clan riprendendo alcuni degli stessi temi del precedente, in particolare i loro attacchi ai compagni che si erano battuti con maggiore fermezza per la difesa dei principi organizzativi, diffondendo addirittura la voce che uno di loro era un agente di polizia che manipolava gli altri.

La "Frazione interna della Corrente comunista internazionale" (FICCI) ha da allora ampiamente dimostrato che spesso esiste una linea sottile tra l'attività di un clan all'interno dell'organizzazione e quella di un'organizzazione parassitaria a pieno titolo. Gli elementi che hanno costituito la FICCI sono stati esclusi dalla CCI per azioni indegne dei militanti comunisti, tra cui il furto dei fondi dell'organizzazione e la pubblicazione di sensibili informazioni interne che avrebbero potuto mettere in pericolo i nostri militanti dalla polizia. Da allora, questo gruppo, che successivamente ha cambiato nome in Gruppo Internazionale della Sinistra Comunista (IGCL), ha dato ulteriore prova di incarnare una forma di parassitismo così rabbioso da essere indistinguibile dall'attività della polizia politica. Nel 2014 siamo stati obbligati a pubblicare una denuncia di questo gruppo che era riuscito ancora una volta a rubare materiale interno alla CCI e cercava di usarlo per denigrare la nostra organizzazione e i suoi militanti[7].

Chiaramente un gruppo che si comporta in questo modo è un pericolo per tutti i rivoluzionari, indipendentemente dalle posizioni politiche formalmente corrette che difende. La risposta di un milieu comunista che comprendeva la necessità di solidarietà tra le sue organizzazioni sarebbe stata quella di escludere dal campo proletario tali pratiche, e coloro che le attuavano; quanto meno, avrebbe dovuto rinnovare le tradizioni del movimento operaio che riteneva che comportamenti di questo tipo, o accuse contro la probità di un militante o organizzazione rivoluzionaria, richiedevano la formazione di una "Giuria d'Onore" per stabilire la verità su tali comportamenti o accuse[8]. Nel 2004, tuttavia, una serie di eventi che abbiamo chiamato "Circulo" ha mostrato fino a che punto il movimento politico proletario di oggi si è allontanato da queste tradizioni.

Nel 2003, la CCI è entrata in contatto con un nuovo gruppo argentino, il Nucleo Comunista Internationalista (NCI). Dopo intense discussioni con la CCI, c'è stato un deciso spostamento verso le posizioni della nostra organizzazione ed è stata posta la questione della formazione di una sezione della CCI in Argentina. Tuttavia, un membro di questo gruppo, che abbiamo chiamato "B", deteneva il monopolio delle attrezzature informatiche a disposizione dei compagni e quindi della comunicazione con altri gruppi e individui, e nel corso delle nostre discussioni è risultato chiaro che questo individuo si considerava una sorta di guru politico che si era arrogato il compito di rappresentare il NCI nel suo insieme. Durante la visita della delegazione della CCI nel 2004, B ha chiesto che il gruppo fosse immediatamente integrato nella CCI. La nostra risposta è stata che eravamo interessati soprattutto alla chiarezza politica e non alla fondazione di concessioni commerciali e che era ancora necessaria una buona dose di discussione prima di poter compiere un tale passo. Vanificatasi la sua ambizione di utilizzare la CCI come trampolino di lancio per il suo prestigio personale, allora B ha fatto un improvviso voltafaccia: all'insaputa degli altri membri del NCI, è entrato in contatto con la FICCI e con il loro sostegno ha improvvisamente dichiarato che l'intero NCI ha rotto con la CCI a causa dei suoi metodi stalinisti e ha formato un nuovo gruppo, il Circulo de Comunistas Internacionalistas. Giubilo da parte della FICCI che ha felicemente pubblicato questa grande notizia nel loro bollettino. Ma il peggio di tutto ciò fu che il BIPR - che era entrato in contatto anche con la FICCI, senza dubbio lusingato dalla dichiarazione della FICCI che il BIPR, "ora che la CCI era completamente degenerata", era il vero polo di raggruppamento dei rivoluzionari - pubblicò anche la dichiarazione del Circulo sul loro sito web, in tre lingue.

La risposta della CCI a questa deplorevole vicenda è stata molto accurata. Avendo stabilito i fatti della questione - che il nuovo gruppo era in realtà una pura invenzione di B, e che gli altri membri del NCI non sapevano nulla della presunta rottura con la CCI - abbiamo scritto una serie di articoli che denunciano il comportamento avventuriero di B, l'attività parassitaria della FICCI e l'opportunismo del BIPR, che era disposto a prendere letteralmente un intero cumulo di calunnie contro la CCI, senza alcun tentativo di indagine, con l'idea di dimostrare che "qualcosa si stava muovendo in Argentina" .... lontano dalla CCI e verso se stessi. Solo quando la CCI ha dimostrato senza ombra di dubbio che B era davvero un impostore politico, e quando gli stessi compagni del NCI hanno fatto una dichiarazione in cui negano di aver rotto con la CCI, il BIPR ha tranquillamente cancellato il materiale offensivo del Circulo dal loro sito web, senza offrire alcuna spiegazione e ancor meno un'autocritica. Un atteggiamento altrettanto ambiguo si è manifestato nello stesso periodo in cui è risultato evidente che il BIPR ha utilizzato una lista di indirizzi della CCI rubati dalla FICCI quando sono stati espulsi dalla CCI per pubblicizzare una riunione pubblica del BIPR a Parigi[9].

Questa vicenda dimostra che il problema del parassitismo politico non è una mera invenzione della CCI, tanto meno un mezzo per zittire chi si oppone alle nostre analisi, come alcuni hanno sostenuto. È un pericolo reale per la salute del milieu proletario e un serio ostacolo alla formazione del futuro partito di classe. E così le nostre tesi sul parassitismo ne sono la conclusione:

Quello che era valido ai tempi dell'AIT, resta valido ancora oggi. La lotta contro il parassitismo costituisce una delle responsabilità essenziali della Sinistra Comunista, che si collega strettamente alla tradizione delle grandi lotte contro l'opportunismo. In questo momento, uno dei fronti fondamentali per la preparazione del partito di domani e, per questo stesso fatto, ha il suo peso nel determinare sia il momento in cui il partito sorgerà, sia la sua capacità di svolgere il suo ruolo nelle lotte decisive del proletariato.”

I gruppi parassiti hanno la funzione di seminare divisioni nel campo proletario diffondendo voci e calunnie, introducendo in esso pratiche estranee alla morale proletaria, come furti e manovre dietro le quinte. Il fatto che il loro obiettivo principale sia stato quello di costruire un muro intorno alla CCI, di isolarla da altri gruppi comunisti e di distogliere gli elementi emergenti dall'impegnarsi con noi non significa che essi danneggiano solo la CCI – ma l'intero milieu e la sua capacità di cooperare in vista della formazione del partito del futuro è indebolita dalla loro attività. Inoltre, poiché i loro atteggiamenti nichilisti e distruttivi sono un riflesso diretto del crescente peso della decomposizione sociale, possiamo aspettarci una loro presenza crescente nel prossimo periodo, soprattutto se l'ambiente proletario rimane spensieratamente ignorante del pericolo che rappresentano.

2004-2011: l'emergere di nuove forze politiche e le difficoltà incontrate.

L'articolo sulla nostra esperienza con il NCI parla della ripresa della lotta di classe e della comparsa di nuove forze politiche. La CCI aveva notato segni di questa ripresa nel 2003, ma la prova più evidente che qualcosa stava cambiando è stata fornita dalla lotta degli studenti contro la legislazione del Contratto di Primo Impiego (CPE) in Francia nel 2006, un movimento che ha mostrato una reale capacità di autorganizzazione nelle assemblee e che ha minacciato di estendersi ai settori lavorativi, obbligando così il governo a cancellare il CPE. Nello stesso anno la forma assembleare è stata adottata dai lavoratori siderurgici di Vigo che hanno anche mostrato una reale volontà di incorporare altri settori nel movimento. E sulla scia del crollo finanziario del 2008, nel 2010, abbiamo visto una lotta significativa da parte di studenti universitari e delle scuole superiori sulle tasse e sulle borse di studio nel Regno Unito, e un movimento contro la "riforma" delle pensioni in Francia. L'anno successivo, il 2011, ha visto lo scoppio della "primavera araba", un'ondata di rivolte sociali in cui l'influenza del proletariato variava da paese a paese ma che in Egitto, Israele e altrove ha fornito al mondo l'esempio dell'occupazione delle piazze pubbliche e dell'organizzazione di assemblee regolari - un esempio ripreso dal movimento Occupy negli Stati Uniti, da assemblee in Grecia e soprattutto dal movimento degli Indignados in Spagna. Quest'ultimo, in particolare, ha fornito la base per un certo grado di politicizzazione attraverso animati dibattiti sull'obsolescenza del capitalismo e sulla necessità di una nuova forma di società.

Questa politicizzazione a livello più generale è stata accompagnata dalla comparsa di nuove forze in cerca di risposte rivoluzionarie allo stallo dell'ordine sociale. Alcune di queste forze erano orientate verso le posizioni e le organizzazioni della sinistra comunista. Due diversi gruppi della Corea del Sud sono stati invitati ai congressi della CCI durante questo periodo, così come il gruppo EKS in Turchia e nuovi contatti negli USA. Le discussioni sono iniziate con gruppi o circoli di discussione in Sud America, nei Balcani e in Australia; alcuni di questi gruppi e circoli sono diventati nuove sezioni della CCI (Turchia, Filippine, Ecuador, Perù). Anche la TCI ha acquisito nuove forze da questo periodo.

C'è stato anche un notevole sviluppo di una corrente internazionalista nell'anarchismo, che si è visto ad esempio nelle discussioni sul forum internet di libcom e nella crescita di nuovi gruppi anarco-sindacalisti critici nei confronti del sindacalismo "istituzionalizzato" di organizzazioni come la CNT.

La CCI ha risposto a questi sviluppi nel modo più ampio possibile, e questo era assolutamente necessario: senza trasmettere l'eredità della sinistra comunista ad una nuova generazione, non c'è speranza di un movimento verso il partito del futuro.

Ma ci sono state importanti debolezze nel nostro intervento. Quando diciamo che l'opportunismo e il settarismo sono malattie del movimento operaio, frutto della costante pressione dell'ideologia di altre classi sul proletariato e sulle sue organizzazioni politiche, non li usiamo solo come strumento di critica nei confronti di altre organizzazioni, ma come metro di valutazione della nostra capacità di resistere a questa pressione e di mantenere i metodi e le acquisizioni della classe operaia in tutti i settori della nostra attività.

La sezione turca della CCI, integrata nel 2009, ha lasciato la CCI nel 2015 per formare un gruppo di breve durata, Pale Blue Jadal. Nel nostro tentativo di tracciare un bilancio di questo fallimento, abbiamo acceso la luce sui nostri errori opportunisti nel processo di integrazione:

 "La nostra integrazione del gruppo EKS come sezione turca della CCI era un processo infestato da opportunismo. Non proponiamo qui di capirne le ragioni: basti dire che abbiamo cercato di forzare il ritmo della storia, e questa è una ricetta classica dell'opportunismo.

Forzare il ritmo, naturalmente, era al nostro piccolo livello; principalmente, significava "accelerare" le discussioni con il gruppo EKS che sarebbe diventato la nostra sezione in Turchia. In particolare abbiamo deciso:

1. Ridurre drasticamente il tempo dedicato alla discussione organizzativa con i membri dell'EKS prima della loro integrazione,

sulla base del fatto che l'arte di costruire un'organizzazione si impara essenzialmente dall'esperienza.

2. Integrare l'EKS come gruppo, non come individui. Sebbene il nostro statuto lo preveda, c'è il pericolo che i nuovi militanti si vedano non come singoli militanti di un'organizzazione internazionale, ma come membri del loro gruppo originario".[10]

Come abbiamo sostenuto nella prima parte di questo articolo, opportunismo e settarismo spesso vanno di pari passo. E alcuni elementi retrospettivi della nostra risposta all'affare Circulo possono certamente essere considerati settari. Data l'ascesa di nuove forze politiche da un lato, data l’ultima prova della difficoltà della TCI a comportarsi secondo i principi, e l'inalterabile e rigido settarismo dei bordighisti, c'era una certa tendenza nella CCI a concludere che il "vecchio milieu" era già stato spazzato via e che le nostre speranze per il futuro avrebbero dovuto risiedere nelle nuove forze che stavamo iniziando a incontrare.

Questo è stato il lato settario della nostra reazione. Ma, ancora una volta, aveva anche un lato opportunista. Per convincere il nuovo milieu che non eravamo settari, nel 2012 abbiamo fatto nuove aperture alla TCI, sostenendo una ripresa delle discussioni e del lavoro comune che era stato interrotto sin dal crollo delle conferenze internazionali all'inizio degli anni Ottanta. Questo era di per sé corretto, ed era la continuazione di una politica che avevamo, senza molto successo, portato avanti negli anni '80 e '90[11]. Ma per avviare questo processo, abbiamo preso per buona la spiegazione del comportamento della TCI sull'affare Circulo: che si trattava essenzialmente del lavoro di un compagno che in seguito era morto. A parte la dubbia moralità di un tale approccio da parte loro, non ha portato assolutamente alcun chiarimento da parte della TCI circa la loro volontà di stringere un'alleanza con elementi che in realtà non avevano alcun posto nell'ambiente proletario. E alla fine le discussioni che abbiamo iniziato con la TCI si sono presto arenate su questa lacuna finora incolmabile del parassitismo - la questione di quali gruppi ed elementi possono essere considerati come componenti legittimi della sinistra comunista. E questo non è stato l'unico esempio di una tendenza da parte della CCI a mettere da parte questa questione vitale perché decisamente impopolare nel milieu proletario. Comprendeva anche l'integrazione dell'EKS che non è stato mai d'accordo con noi sulla questione del parassitismo, e gli approcci a gruppi che noi stessi consideravamo parassiti, come il CBG (approcci che non portavano da nessuna parte).

Gli articoli della CCI in questo periodo mostrano un comprensibile ottimismo sul potenziale contenuto nelle nuove forze (si veda per esempio l'articolo sul nostro 18° congresso)[12]. Ma c'era allo stesso tempo una sottovalutazione di molte delle difficoltà incontrate da questi nuovi elementi che erano apparsi nella fase di decomposizione.

Come abbiamo detto, alcuni degli elementi derivanti da questo incremento sono venuti verso la sinistra comunista e alcuni sono stati integrati nelle sue principali organizzazioni. Allo stesso tempo, molti di questi elementi non sono sopravvissuti a lungo - non solo la sezione turca della CCI, ma anche il NCI, il gruppo di discussione formatosi in Australia[13], e una serie di contatti che sono apparsi negli Stati Uniti. Più in generale, c'è stata un'influenza molto diffusa dell'anarchismo su questa nuova ondata di elementi "in ricerca" - in una certa misura espressione del fatto che il trauma dello stalinismo e l'impatto che ha avuto sulla nozione di organizzazione politica rivoluzionaria era ancora un fattore importante nel secondo decennio dopo il crollo del blocco russo.

Lo sviluppo dell'ambiente anarchico in questo periodo non è stato del tutto negativo. Ad esempio, il forum internet libcom, che è stato al centro di molti dibattiti politici internazionali nel primo decennio della sua esistenza, è stato gestito da un collettivo che tendeva a respingere il gauchismo e lo stile di vita anarchico e a difendere alcune basi dell'internazionalismo. Alcuni di loro erano passati attraverso l'attivismo superficiale dell'ambiente "anticapitalista" degli anni '90 e avevano cominciato a guardare alla classe operaia come forza di cambiamento sociale. Ma questa ricerca fu in gran parte bloccata dallo sviluppo dell'anarco-sindacalismo, che riduce il riconoscimento del ruolo rivoluzionario della classe operaia ad una visione economista incapace di integrare la dimensione politica della lotta di classe, e che sostituisce l'attivismo limitato alla strada all'attivismo sul posto di lavoro (la nozione di addestrare "organizzatori" e formare "sindacati rivoluzionari"). Per quanto paradossale possa sembrare, questo ambiente è stato influenzato anche dalle teorie della "comunizzazione", che è l'espressione molto esplicita di una perdita di convinzione che il comunismo può avvenire solo attraverso la lotta della classe operaia. Ma il paradosso è più apparente che reale, poiché sia il sindacalismo che la comunizzazione riflettono un tentativo di aggirare la realtà che una lotta rivoluzionaria è anche una lotta per il potere politico, e richiede la formazione di un'organizzazione politica proletaria. Più recentemente, libcom e altre espressioni del movimento anarchico sono state risucchiate in varie forme di politica identitaria, che continuano ad allontanarsi da un punto di vista proletario[14]. Nel frattempo, altri settori del movimento anarchico sono stati completamente risucchiati dal nazionalismo curdo che pretende di aver stabilito una sorta di Comune rivoluzionaria a Rojava.

Va anche detto che il nuovo milieu - e persino i gruppi rivoluzionari affermati - avevano poche difese contro la nociva atmosfera morale di decomposizione e in particolare contro l'aggressione verbale e l'atteggiamento che spesso infesta internet. Su libcom, per esempio, i membri e simpatizzanti dei gruppi della Sinistra comunista, e la CCI in particolare, hanno dovuto lottare duramente per superare un muro di ostilità in cui le calunnie di gruppi parassitari come il CBG erano di solito date per scontate. E mentre alcuni progressi a livello di cultura del dibattito sembravano aver luogo nei primi anni di libcom, l'atmosfera ha preso una svolta negativa dopo il coinvolgimento del collettivo libcom nello scandalo di "Aufhebengate", dove la maggioranza del collettivo ha adottato una posizione da cricca in difesa di uno dei loro amici del gruppo Aufheben che si era chiaramente dimostrato cooperare con le strategie della polizia contro le proteste di strada[15].

Altri esempi di questo tipo di degrado morale tra coloro che professano la causa del comunismo potrebbero essere dati, il membro del gruppo di comunizzazione greco Blaumachen che divenne ministro nel governo Syriza è forse uno dei più evidenti[16]. Ma anche i gruppi della sinistra comunista non sono stati risparmiati da tali difficoltà: abbiamo già menzionato le dubbie alleanze che la TCI ha stabilito con alcuni gruppi parassiti. E più recentemente, la TCI è stato costretta per la prima volta a sciogliere la sua sezione in Canada, che aveva adottato un atteggiamento di scusa nei confronti di uno dei suoi membri che aveva commesso abusi sessuali, mentre un gruppo di simpatizzanti greci è caduto nel nazionalismo più rabbioso di fronte alla crisi dell'immigrazione[17]. E la stessa CCI ha vissuto quella che abbiamo definito una "crisi morale e intellettuale" quando uno dei nostri compagni, più attivo nell'opporsi alle politiche opportuniste che avevamo adottato in alcune delle nostre attività (e che era stato in precedenza il bersaglio dei clan degli anni '90) è stato sottoposto a una campagna come capro espiatorio[18]. Una "Giuria d'Onore" istituita all'interno dell'organizzazione ha ritenuto nulle tutte le accuse a suo carico. Questi eventi dimostrano che la questione del comportamento, dell'etica e della morale è sempre stata un elemento chiave nella costruzione di un'organizzazione rivoluzionaria degna del suo nome. Il movimento rivoluzionario non potrà superare le sue divisioni senza affrontare questa questione.

Problemi contemporanei e prospettive future

I segni di una rinascita della lotta di classe apparsa nel 2006-2011 sono stati ampiamente eclissati da un'ondata di reazione che ha assunto la forma dell'ascesa del populismo e dell'insediamento di una serie di regimi autoritari, in particolare in un paese come l'Egitto che era al centro della "primavera araba". La recrudescenza dello sciovinismo e della xenofobia ha colpito proprio alcune delle aree in cui, nel 2011, sembravano apparire i primi germogli di una nuova fioritura internazionalista, in particolare l'ondata di nazionalismo in Catalogna, che in precedenza era stata al centro del movimento degli Indignados. E mentre la crescita del nazionalismo mette in evidenza il pericolo di sanguinosi conflitti imperialisti nel periodo a venire, sottolinea anche la totale incapacità del sistema esistente, dilaniato da rivalità e concorrenza, nell'affrontare la crescente minaccia di distruzione ambientale. Tutto ciò contribuisce a creare stati d'animo diffusi sia di negazione del futuro capitalismo apocalittico che ci attende, sia di nichilismo e disperazione.

In breve, il cupo clima sociale e politico non sembra essere propizio allo sviluppo di un nuovo movimento rivoluzionario, che può essere presagio solo nella convinzione che un futuro alternativo è possibile.

E ancora, pochi progressi sono stati fatti per migliorare le relazioni tra i gruppi comunisti esistenti, dove sembra che si tratti di un passo avanti, due passi indietro: così, mentre nel novembre 2017 la CWO ha accettato l'invito della CCI a fare una presentazione nel nostro giorno di discussione sulla rivoluzione di Ottobre, da allora hanno sempre respinto ogni altra iniziativa di questo tipo.

Questo significa, come ha recentemente affermato un membro della CWO, che la CCI è caduta nella demoralizzazione e nel pessimismo sul futuro della lotta di classe e sul potenziale per la formazione del partito di domani?[19]

Non vediamo certamente alcun senso nel negare le difficoltà reali che la classe operaia deve affrontare e nello sviluppare una presenza comunista al suo interno. Una classe che ha sempre più perso il senso della propria esistenza come classe non accetterà facilmente le argomentazioni di chi, contro ogni previsione, continua ad insistere sul fatto che il proletariato non solo esiste, ma detiene la chiave per la sopravvivenza dell'umanità.

Eppure, nonostante i pericoli molto tangibili di quest'ultima fase di decadenza capitalistica, non pensiamo che la classe operaia abbia detto la sua ultima parola. Restano alcuni elementi che indicano la possibilità di un eventuale recupero dell'identità di classe e della coscienza di classe tra le nuove generazioni del proletariato, come abbiamo sostenuto al nostro 22° Congresso nella nostra risoluzione sulla lotta di classe internazionale[20]. E vediamo anche un rinnovato processo di politicizzazione comunista in una piccola ma significativa minoranza di questa nuova generazione, spesso sotto forma di interazione diretta con la sinistra comunista. Individui in cerca di chiarimenti e nuovi gruppi e circoli sono apparsi in particolare negli Stati Uniti, ma anche in Australia, Gran Bretagna, Sud America... Questa è una vera testimonianza del fatto che la "vecchia talpa" di Marx continua a scavare sotto la superficie degli eventi.

Come i nuovi elementi apparsi una decina d'anni fa, questo ambiente emergente si trova di fronte a molti pericoli, anche a causa dell'offensiva diplomatica di alcuni gruppi parassitari e dell'indulgenza dimostrata nei loro confronti da organizzazioni proletarie come la TCI. È particolarmente difficile per molti di questi giovani compagni comprendere il carattere necessariamente a lungo termine dell'impegno rivoluzionario e la necessità di evitare l'impazienza e le precipitazioni. Se la loro apparizione esprime un potenziale che risiede ancora nelle viscere della classe operaia, è fondamentale per loro riconoscere che i dibattiti e le attività attuali hanno senso solo come parte di un'opera per il futuro. Torneremo su questa questione in articoli successivi.

Evidentemente, le organizzazioni esistenti della sinistra comunista hanno un ruolo chiave nella lotta per il futuro a lungo termine di questi nuovi compagni. E loro stesse non sono immune da pericoli, come abbiamo già detto a proposito della precedente ondata di "elementi di ricerca". In particolare, devono evitare di corteggiare ogni facile popolarità astenendosi da discussioni su questioni difficili o annacquando le loro posizioni con l'obiettivo di "guadagnare un pubblico più ampio". Un compito centrale delle organizzazioni comuniste esistenti è sostanzialmente lo stesso che è stato per le frazioni che si sono staccate dall'Internazionale comunista degenerata per porre le basi di un nuovo partito quando l'evoluzione dell'obiettivo, e soprattutto le condizioni soggettive, lo hanno posto all'ordine del giorno: una lotta intransigente contro l'opportunismo in tutte le sue forme, e per il massimo rigore nel processo di chiarificazione politica.

Amos

 

[1] Vedi per esempio: International Review 55, “Decantazione del milieu politico proletario e oscillazione del BIPR', https://en.internationalism.org/internationalreview/198810/1410/decantation-ppm-and-oscillations-ibrp - IR 56, '20 anni dal Maggio 68 L'evoluzione del milieu politico proletario': https://en.internationalism.org/content/3062/20-years-1968-evolution-proletarian-political-milieu-iii.

[2] Si veda, ad esempio, il rapporto sulla lotta di classe al 21° Congresso della CCI (ICConline): https://it.internationalism.org/cci/201603/1358/rapporto-sulla-lotta-di-classe

[3] International Review 109, La questione del funzionamento organizzativo nella CCI

[4] Pubblicato in International Review n. 84,85, 87, 88.

[5] International Review 83, Parassitismo politico: Il "CBG" fa il lavoro della borghesia https://en.internationalism.org/content/3667/political-parasitism-cbg-does-bourgeoisies-work

[6] Rivista Internazionale 22, Tesi sul parassitismo: https://it.internationalism.org/rint/22_parassitismo.

[7] Comunicato ai nostri lettori: La CCI sotto attacco da parte di una nuova agenzia dello Stato borghese (CCI-online): https://it.internationalism.org/cci/201405/1310/comunicato-ai-nostri-lettori-la-cci-attaccata-da-una-nuova-officina-dello-stato-borg

[11] Ad esempio, gli appelli al milieu proletario dei nostri congressi del 1983, 1991 e 1999, questi ultimi due accompagnati da una proposta di intervento congiunto contro le guerre nel Golfo e nei Balcani; l'organizzazione di un incontro comune con la CWO sulla questione della coscienza di classe nel 1984 e sulla rivoluzione russa nel 1997, ecc.

[16] dialectical-delinquents.com/articles/war-politics/the-minister-of-sic

[19] "E dov'è la CCI oggi? Un residuo demoralizzato e sconfitto di un'organizzazione una volta più grande, costruita sull'illusione che la rivoluzione fosse dietro l'angolo. Oggi si consola con il parlare di caos e decomposizione (che è vero, ma è il risultato dell'approfondimento della crisi capitalistica e non di una qualche paralisi nella guerra di classe come sostiene la CCI). Quando la CCI sostiene che oggi sono solo una "frazione" (e poi mente apertamente dicendo che è sempre stata solo una frazione!) quello che dicono è che non c'è niente da fare se non scrivere stupide polemiche ad altre organizzazioni (ma poi questa è la metodologia della CCI dal 1975)". Messaggio firmato dal direttore del forum Cleishbotham sul forum della TCI a seguito di una discussione sul rapporto di forza tra le classi con un simpatizzante della CCI: https://www.leftcom.org/en/forum/2019-01-21/the-party-fractions-and-periodisation.

Correnti politiche e riferimenti: 

Questioni teoriche: