Uragano Katrina: il capitalismo è il responsabile della catastrofe sociale

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La catastrofe che ha colpito il sud degli Stati Uniti e particolarmente la città di New Orleans non è, contrariamente a ciò che ci ripetono i media della borghesia, una conseguenza dell'irresponsabilità del presidente Bush e della sua amministrazione. Questa propaganda antiamericana, particolarmente diffusa in questa occasione dai media in Europa per screditare il potere degli Stati Uniti, nasconde in realtà agli occhi del proletariato il reale responsabile delle conseguenze drammatiche del passaggio del ciclone Katrina. Gli sconvolgimenti climatici, provocati in grande parte dall'effetto serra, sono i prodotti di un'economia capitalista la cui unica ragion d’essere è il profitto. Questi squilibri ambientali rendono necessariamente le "catastrofi naturali" molto più numerose ed immensamente più distruttrici che in passato. L'assenza di mezzi di soccorso, di attrezzature specializzate, di strumenti sanitari è inoltre l'espressione diretta del fallimento del capitalismo.

Una manifestazione del fallimento del capitalismo

Tutti hanno visto le immagini della catastrofe. I gonfi cadaveri galleggianti nelle acque fetide dell'inondazione di New Orleans. Un vecchio seduto su di una sdraio, accasciato, morto, ucciso dal caldo, la fame e la sete mentre altri languiscono vicino a lui. Madri intrappolate coi loro bambini senza niente da mangiare né da bere per tre giorni. Il caos negli stessi luoghi dove le autorità hanno chiamato le vittime a rifugiarsi per la loro sicurezza. Questa tragedia senza precedenti non ha avuto luogo in un angolo del Terzo Mondo provato dalla povertà, ma nel cuore della più grande potenza imperialista e capitalista del pianeta. Quando lo tsunami ha colpito l'Asia nel dicembre scorso, la borghesia dei paesi ricchi ha biasimato l'incompetenza politica dei paesi poveri per essersi rifiutata di reagire ai segni che annunciavano la catastrofe. Questa volta non ci sono scuse di questo genere. Il contrasto oggi non è tra paesi ricchi e paesi poveri, ma tra le persone ricche ed i poveri. Quando è arrivato l'ordine di evacuare New Orleans e la costa del Golfo del Messico, è stato fatto alla maniera tipicamente capitalista, ciascuno per sé, ogni famiglia per se stessa. Quelli che avevano delle automobili e potevano pagare la benzina il cui prezzo è salito a dismisura a causa delle compagnie petrolifere, sono partiti verso nord e verso l'ovest per mettersi al sicuro e trovare rifugio negli hotel, motel, dagli amici o presso la famiglia. Ma nel caso dei poveri, la maggioranza si è trovata presa sulla rotta del ciclone, incapace di fuggire. A New Orleans le autorità locali hanno aperto lo stadio del Superdome ed il centro di conferenze come riparo contro il ciclone, ma non hanno fornito servizi, né cibo, né acqua, né organizzazione, mentre migliaia di persone, in grande maggioranza neri, si ammucchiavano in questi edifici dove venivano abbandonati. Per i ricchi rimasti a New Orleans, la situazione era tutt’altra. I turisti e i VIP rimasti erano ospitati negli hotel a cinque stelle accanto al Superdome, si abbandonavano al lusso ed erano protetti dagli ufficiali di polizia armati che mantenevano la "popolazione" del Superdome a distanza.

Invece di organizzare la distribuzione di cibo e acqua depositata nei negozi e magazzini, la polizia è rimasta a braccia incrociate quando i poveri hanno cominciato a "saccheggiare" i beni di prima necessità per ridistribuirli. È vero che elementi lumpenizzati hanno approfittato della situazione e si sono messi a rubare materiale elettronico, denaro e armi ma è chiaro che all’inizio, questo fenomeno è stato un tentativo di sopravvivenza in condizioni disumane. Tuttavia nello stesso momento, la polizia, armi in pugno, assicurava la sicurezza degli impiegati degli hotel di lusso inviati presso una vicina farmacia a saccheggiare tutto ciò che potevano, acqua, cibo e medicinali per assicurare la comodità dei ricchi ospiti. Un ufficiale di polizia ha spiegato che non era saccheggio, ma la "requisizione" di provviste per la polizia, cosa che è autorizzata in caso di emergenza. La differenza tra “saccheggio" e "requisizione", è la differenza tra essere povero ed essere ricco.

Il colpevole è il sistema

L'incapacità del capitalismo a rispondere a questa crisi con il minimo di solidarietà umana dimostra che la classe capitalista non è più degna di governare e che il suo metodo di produzione è impantanato in un processo di decomposizione sociale - marcendo letteralmente in piedi - che offre all'umanità un avvenire di morte e di distruzione. Il caos in cui sono caduti, gli uni dopo gli altri, i paesi dell’Africa e dell'Asia in questi ultimi anni, è solamente un saggio di ciò che il capitalismo ci riserva ivi compresi i paesi industrializzati, e la New Orleans oggi ci fa intravedere la desolazione di questo futuro.

Come sempre, la borghesia ha elaborato rapidamente ogni tipo di alibi e di scuse per le sue crisi ed il suo fallimento. Nella sua ultima serie di scuse piagnucola sul fatto che ha fatto tutto ciò che poteva; che è stata una catastrofe naturale, non causata dagli uomini; che nessuno avrebbe potuto prevedere la peggiore catastrofe naturale della storia della nazione; che nessuno aveva previsto che le dighe sarebbero crollate. Le critiche al governo, negli Stati Uniti e all'estero, se la prendono con l'incompetenza dell'amministrazione Bush che ha lasciato che una catastrofe naturale diventasse una calamità sociale. Tutto questo sproloquio della borghesia è fuori luogo. Il suo unico scopo è deviare l'attenzione dalla verità, cioè che è proprio il sistema capitalista il responsabile.

"Facciamo tutto ciò che possiamo", questo è il cliché più ripetuto attinto nelle riserve della propaganda borghese. Fanno "tutto ciò che possono" per finire la guerra in Iraq, per migliorare l'economia, per migliorare l'educazione, per mettere fine alla criminalità, per rendere la navetta spaziale sicura, per fermare la droga, etc., etc.. Non potrebbero né fare meglio, né fare diversamente. Da credere che il governo non faccia alcuna scelta politica, non disponga di alcuna alternativa possibile. Quale non senso! Conducono la politica che hanno consapevolmente scelto e che, è chiaro, comporta delle conseguenze disastrose per la società.

In quanto all'argomento concernente i fenomeni naturali - in opposizione a ciò che gli uomini hanno creato - è vero che il ciclone Katrina era una forza naturale, ma l’intensità della catastrofe naturale e sociale che ha trascinato, questa, non era inevitabile. Sotto tutti gli  aspetti, la catastrofe è stata prodotta ed è stata resa possibile dal capitalismo e dal suo Stato. Il carattere sempre più devastante delle catastrofi naturali attraverso il mondo di oggi è una conseguenza di tutte le politiche irresponsabili a livello dell’economia e dell'ambiente naturale che conduce il capitalismo nella sua ricerca incessante di profitto. Queste politiche si esprimono tanto nell’incapacità di utilizzare la tecnologia esistente per sorvegliare gli tsunami ed avvertire le popolazioni minacciate in tempo necessario che nella deforestazione delle colline nei paesi del Terzo Mondo che inasprisce la devastazione prodotta dalle inondazioni legate ai monsoni, o ancora nell’irresponsabile inquinamento dell'atmosfera con gas che producendo l’effetto aggravano il riscaldamento del globo e contribuiscono alle aberrazioni climatiche nel mondo. A tale proposito molti elementi portano a pensare che il riscaldamento del globo abbia provocato un aumento della temperatura dell'acqua e lo sviluppo di un maggior numero di depressioni, tempeste e cicloni tropicali in questi ultimi anni. Quando Katrina ha toccato la Florida era un ciclone di Categoria 1, ma poiché è restato per una settimana al di sopra delle acque del Golfo del Messico a 32°, è diventato una tempesta di Categoria 5 con venti a 280 km/ora quando ha raggiunto la costa del Golfo.

I sinistroidi hanno cominciato già a parlare dei legami di Bush con l'industria petrolifera e della sua opposizione al Protocollo di Kyoto ed a far ricadere su ciò la responsabilità della catastrofe, ma la loro critica si inscrive all’interno delle discussioni della classe capitalista mondiale - come se la messa in opera degli accordi di Kyoto potesse veramente rovesciare gli effetti del riscaldamento della terra e se le borghesie dei paesi in favore di Kyoto fossero veramente interessate a riorganizzare i metodi capitalisti di produzione. Peggio ancora, ciò fa dimenticare che fu l'amministrazione Clinton, che pure si definiva pro-ambientalista, la prima a rigettare l'accordo di Kyoto. Il rifiuto di occuparsi del riscaldamento della terra è la posizione della borghesia americana, non solamente quella dell'amministrazione Bush.

In più, New Orleans con la sua popolazione di quasi 600.000 abitanti e con i sobborghi che comprendono una popolazione ancora più numerosa, è una città costruita in grande parte sotto il livello del mare, il che la rende vulnerabile alle inondazioni in provenienza dalle acque del Mississippi, del Lago Ponchartrain e dal Golfo del Messico. Sin dal 1927, il genio militare americano ha sviluppato e mantenuto un sistema di dighe per impedire l'inondazione annua dalle acque del Mississippi, che ha permesso all'industria ed all'agricoltura di prosperare accanto al fiume ed alla città di New Orleans di estendersi, ma ha fermato l'apporto di terra e di sedimenti che rinnovava naturalmente le zone umide e le paludi del delta del Mississippi a valle della città, verso il Golfo del Messico. Ciò ha fatto sì che queste paludi, che fornivano una protezione naturale a New Orleans servendo da tampone di fronte alle irruzioni marittime, venissero erose pericolosamente e che la città diventasse più vulnerabile alle inondazioni del mare. Tutto questo non è “naturale", è creato dall'uomo.

Non è stata neanche una forza naturale a ridurre considerevolmente la Guardia nazionale della Louisiana, ma la guerra in Iraq che ha mobilitato una grand parte delle sue truppe, lasciando solamente 250 guardie disponibili per assistere la polizia ed i pompieri nelle azioni di soccorso nei primi tre giorni seguiti alla rottura delle dighe. E una percentuale ancora più grande di guardie del Mississippi è stata dispiegata in Iraq.

Anche l'argomento secondo cui questa catastrofe non era prevista è un nonsenso. Da quasi 100 anni, scienziati, ingegneri e politici hanno discusso di come far fronte alla vulnerabilità di New Orleans nei confronti dei cicloni e delle inondazioni. A metà degli anni 1990, sono stati sviluppati parecchi progetti da diversi gruppi di scienziati e di ingegneri, che infine hanno portato ad una proposta nel 1998 (sotto l'amministrazione Clinton), chiamata Coast 2050. Questo progetto comprendeva il rafforzamento e la ripianificazione delle dighe esistenti, la costruzione di un sistema di chiuse e la creazione di nuovi canali che avrebbero portato delle acque piene di sedimenti per restaurare le zone paludose tampone del delta; questo progetto richiedeva un investimento di 14 miliardi di dollari per un periodo di 10 anni. Non ebbe l'approvazione di Washington, non sotto Bush ma sotto Clinton. L'anno scorso, l'esercito ha chiesto 105 milioni di dollari per i programmi di lotta contro i cicloni e le inondazioni a New Orleans, ma il governo gli ha accordato solamente 42 milioni. Nello stesso momento, il Congresso approvava un bilancio di 231 milioni di dollari per la costruzione di un ponte verso una piccola isola disabitata dell'Alaska.

Un'altra confutazione dell'alibi secondo cui "nessuno aveva previsto", è che alla vigilia dell'arrivo del ciclone, Michael D. Brown direttore del FEMA (Federal Emergency Management Administration), si vantava, nelle interviste teletrasmesse, di aver ordinato la messa in funzione di un piano di emergenza nel caso in cui una catastrofe peggiore avesse luogo a New Orleans dopo lo tsunami del Sud-est asiatico, e che il FEMA aveva fiducia nel fatto che sarebbe stato capace di far fronte ad ogni eventualità. Dei rapporti provenienti da New Orleans indicano che questo piano del FEMA è stato messo in opera con la decisione... di far tornare indietro i camion che trasportavano bottiglie di acqua regalate, di rifiutarsi di distribuire 3700 litri di diesel portato dai guardacoste ed il taglio delle linee di comunicazione di emergenza utilizzate dalla polizia locale nelle periferie di New Orleans. Brown ha avuto anche la sfrontatezza di scusare l'inoperosità nel soccorso alle 25.000 persone rifugiatesi nel Centro Conferenze, dicendo che le autorità federali non avevano saputo prima della fine della settimana che questi profughi erano là, mentre erano già tre o quattro giorni che i telegiornali davano notizie sulla loro situazione.

E benché il sindaco Ray Nagin, democratico, abbia denunciato con ingiurie l'inoperosità dello stato federale, bisogna dire che è stata proprio la sua amministrazione locale a non aver fatto assolutamente nessuno sforzo per fornire un'evacuazione sicura ai poveri ed agli anziani, che non si è assunta nessuna responsabilità nella distribuzione di cibo e di acqua e che ha abbandonato la città al caos ed alla violenza.

Solo la classe operaia offre un'alternativa

Milioni di operai sono stati commossi da queste deplorevoli sofferenze sulla Costa del Golfo e scandalizzati per l'insensibilità della risposta ufficiale. Nella classe operaia in particolare esiste un immenso senso di autentica solidarietà umana verso le vittime di questa calamità. Mentre la borghesia distribuiva i suoi pacchetti di compassione in base alla razza o allo stato economico delle vittime, la maggior parte degli operai americani non ha fatto distinzione. Anche se il razzismo è una carta che viene spesso utilizzata dalla borghesia per dividere gli operai bianchi e gli operai neri e se diversi leader nazionalisti neri servono il capitalismo insistendo sul fatto che la crisi a New Orleans è un problema di neri contro i bianchi, la sofferenza degli operai poveri e dei miseri a New Orleans oggi è odiosa per la classe operaia.

Senza dubbio l'amministrazione Bush è una squadra dirigente inadeguata per la classe dominante, soggetta alle insulsaggini, ai gesti vuoti ed a lenti reazioni di fronte alla crisi attuale, e ciò verrà ad aggiungersi alla sua impopolarità crescente. Ma l'amministrazione Bush non è un’aberrazione. E’ piuttosto un nudo riflesso della realtà: gli Stati Uniti sono una superpotenza in declino, che domina un "ordine mondiale" che affonda nel caos. Guerra, carestia e disastri ecologici, ecco dove ci porta il capitalismo. Se c'è una speranza per l'avvenire dell'umanità, è che la classe operaia mondiale sviluppi la coscienza e la comprensione della vera natura della società di classe e prenda in mano la responsabilità storica di sbarazzarsi di questo sistema capitalista anacronistico e distruttore e di si assuma il compito di sostituirlo con una nuova società controllata dalla classe operaia, che abbia  come  principio la solidarietà umana autentica e la realizzazione dei bisogni umani.

Internationalism, sezione della CCI negli Stati Uniti (4 settembre)

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