Iraq

Iraq: lo Stato Islamico è un prodotto della decomposizione dell’ordine mondiale

All’inizio di quest’anno la CCI scriveva: “Oggi, il ritiro programmato delle truppe americane e della NATO dall’Iraq e dall’Afghanistan lascia in questi paesi un’instabilità senza precedenti con il rischio che essa partecipi all’aggravamento dell'instabilità di tutta la regione” (“Risoluzione sulla situazione Internazionale (20° Congresso della CCI), punto 5).

Iraq, Afghanistan, Kosovo. I danni delle armi ad uranio impoverito

L’armamento con uranio impoverito è certamente una delle più chiare manifestazioni del cinismo machiavellico della borghesia. L’uranio impoverito è un metallo pesante e denso; caratteristiche che gli conferiscono una durezza eccezionale capace di perforare blindati o penetrare in bunker sotterranei. Questo metallo somiglia al tungsteno ma mentre quest’ultimo, prodotto in gran parte in Cina, è costoso e non infiammabile,

Iran, Iraq, Medio Oriente: l’inesorabile sprofondamento del capitalismo nella barbarie e nel caos

Il triplice attentato del 24 aprile a Dahab, stazione balneare egiziana molto frequentata dai turisti, che ha fatto circa 30 morti e 150 feriti, è venuto a ricordare alle popolazioni del mondo che non c’è niente al riparo dal furore terrorista e guerriera che infuria sul pianeta. E non saranno le “condanne unanimi” e le dichiarazioni ipocrite degli uomini di Stato, per i quali questo attentato “solleva sentimenti di orrore ed indignazione” o che rigettano questo atto di “violenza odiosa”, che cambieranno qualche cosa. Al contrario, questo attacco rivolto contro degli innocenti che erano venuti a passare qualche giorno di vacanza ha costituito per essi una nuova occasione, dietro le loro lacrime da coccodrillo, di riaffermare la loro “lotta contro il terrorismo”, cioè la prospettiva della continuazione di nuovi massacri, a scala ancora più ampia.

Iraq, Giordania: l’estensione di una situazione di caos sempre più incontrollabile

Sono ormai più di due anni che l’esercito americano ha preso il controllo dell’Iraq. E sono ugualmente più di due anni che il caos si sviluppa implacabilmente su tutto il paese. Circa 120.000 morti nella popolazione, 2000 soldati americani uccisi e 18.000 feriti, senza contare le distruzioni di abitazioni o di edifici pubblici: l’Iraq conosce una delle peggiori situazioni della sua storia, dopo la II Guerra mondiale e la guerra contro l’Iran. Ma, oltre alle devastazioni che si abbattono sugli Iracheni, questa guerra ha per effetto di attizzare ulteriormente le tensioni imperialiste di piccoli e grandi paesi, ed è l’insieme del Medio e vicino Oriente che è entrato irrimediabilmente in un periodo di instabilità più esplosiva che mai. Il triplo attentato di Amman in Giordania, che era stata finora risparmiata, ha segnato in maniera chiara la dinamica attuale di estensione di questa instabilità.

Fahrenheit 9/11. Realtà oscure della guerra in Iraq

Si è fatta la fila quest’estate per vedere il film di Michael Moore, Fahrenheit 9/11, che ha vinto la Palma d’oro al Festival del Cinema di Cannes, più per i suoi aspetti politici che per le qualità artistiche. Negli Stati Uniti le varie controversie sul film sono state il riflesso delle divisioni all’interno della borghesia americana sulla condotta della guerra in Iraq. La Walt Disney, produttrice del film, all’inizio aveva deciso di bloccarne la distribuzione temendo di offendere l’amministrazione di Bush per il suo duro attacco politico. L’ex-governatore di New York Mario Cuomo, importante politico democratico e legale di Moore nei suoi tentativi di far distribuire il film, ha detto che stava lottando per far vedere il film in tutto il paese perché credeva che ogni americano dovesse vederlo, che il suo messaggio fosse vitale per la democrazia.

Iraq, Medio Oriente, Torture: la barbarie delle grandi democrazie capitaliste

Tutti i giorni ci sono scontri mortali in ogni città irakena. I massacri della popolazione civile si ripetono, come nel villaggio di Makredid dove una festa di matrimonio è stata bombardata facendo almeno 40 morti, per lo più donne e bambini. Le esecuzioni sommarie di ostaggi all’arma bianca da parte di gruppuscoli fanatici e armati sempre più numerosi diventano un’abitudine. Ma quello che c’è veramente di nuovo è l’apparizione, sugli schermi televisivi, della storia delle torture inflitte ai prigionieri irakeni nel carcere di Abu-Graib. E c’è da credere che le torture non riguardano solo questa prigione, e che non sono cominciate nel mese di maggio.

La tragedia dell’Iraq mostra la prospettiva del mondo attuale in mancanza di un’alternativa di classe

Le drammatiche notizie provenienti in questi ultimi giorni dall’Iraq stanno sempre più spingendo milioni di persone in tutto il mondo a capire cosa sta succedendo in questo paese e perché. In particolare la cattura e l’uccisione di ostaggi italiani, dopo la strage di carabinieri consumata a Nassyria, e a poca distanza dalla strage di quasi duecento lavoratori per gli attentati di Madrid, pone in termini sempre più crudi la domanda: “ma come siamo arrivati a tanto?”.

In Iraq come in Afghanistan, nel Kossovo, ecc., l’Italia difende i suoi interessi imperialisti

Ci volevano 19 morti italiani per fare finalmente uscire fuori che l’Italia è in guerra. E non ci sta da adesso, dopo l’attentato, ma fin da quando la missione è stata decisa, perchè in Iraq non c’è nessun governo locale che ha chiesto l’aiuto di un esercito straniero per difendersi da un nemico interno od esterno (1), ma degli eserciti di occupazione che si sono imposti grazie ad una guerra di aggressione.

Il Medio Oriente resta la posta in gioco dell’imperialismo mondiale

Due anni fa, l’attentato dell’11 settembre sulle Twin Towers a New York apriva la strada ad un’accelerazione senza precedente degli scontri imperialisti dalla fine della Guerra fredda. Questo ulteriore passo del mondo nel caos ha avuto come giustificazione la “lotta contro il terrorismo internazionale” e la “lotta per la difesa della democrazia”.
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