Italia

Dietro la bomba di Brindisi c’è tutta la barbarie di questo sistema in agonia

La bomba alla scuola di Brindisi rappresenta un nuovo esempio della barbarie in cui sta sprofondando questa società: una ragazza di sedici anni uccisa mentre entra a scuola, altre cinque ferite, senza nessun motivo apparente. A due settimane dallo scoppio restano ancora in piedi tutte le ipotesi avanzate dagli investigatori: il gesto di un folle che avesse qualche motivo di rancore verso la scuola, la mafia per lanciare un qualche messaggio allo Stato, uno scontro interno alle diverse fazioni mafiose, il terrorismo politico; a queste ipotesi ne aggiungiamo una noi: l’intervento di quelle forze cosiddette “oscure”, che negli anni ’70 hanno dato luogo a una serie di stragi che sono passate sotto il termine di “strategia della tensione”; il clima sociale che stiamo vivendo, anche se non mostra le stesse mobilitazioni di massa, può ben lasciar pensare a una riedizione di quella strategia

Attentati di mafia: I regolamenti di conti tra capitalisti

Nello spazio di soli due mesi sono stati assassinati tre personaggi di grande importanza nella lotta alla mafia in Italia. La sequenza di omicidi, da quella del giudice Falcone il 23 maggio a quella del suo probabile successore il giudice Paolo Borsellino il 19 luglio fino a quella del capo della polizia di Catania pochi giorni dopo, ha avuto lo scopo di dimostrare che Cosa Nostra era decisa a impedire che si indagasse sulle sue attività e che aveva i mezzi per farlo. Tuttavia nei giorni che hanno seguito questi assassini era sulla bocca di tutti, e sugli stessi organi di stampa, che ci dovesse essere qualcosa di più oltre la mafia per spiegare questi episodi.

Dagli albori dello Stato unitario al “patto Stato/mafia” del 1993 e oltre : LA MAFIA È SEMPRE STATA AL CENTRO DELLO STATO

Le connivenze tra mafia e Stato hanno un’origine lontana nel tempo e hanno inizio dal periodo compreso tra la fine del regno delle Due Sicilie e l’inizio dello Stato unitario. In una condizione storica di depressione economica, legata ad un tipo di economia latifondista ed ancora semifeudale, quale si presentava in particolare l’arretrato sud Italia durante l’ultimo periodo del regno delle due Sicilie, i notabili feudali e la semi-nobiltà siciliana, per assicurare i propri interessi e la salvaguardia delle rispettive proprietà terriere, solitamente, assoldavano certi individui appartenenti ad un particolare ceto sociale: massari, fattori, gabellotti (Fonte: Wikipedia). Questi, nello svolgimento di tale lavoro, ed anche per avere loro stessi ulteriori vantaggi economici, tendevano ad ottenere dagli ultimi servi della gleba, poveri contadini e braccianti in genere, un aumento della loro produttività lavorativa. E ciò era possibile tenendoli costantemente sotto controllo con l’uso di metodi coercitivi e violenti, avvalendosi di scagnozzi prezzolati, proprio come i bravi di manzoniana memoria. Questi, trasformandosi ben presto in gruppi semisegreti e permanenti, assunsero per l’appunto il nome di sette, confraternite e cosche. Alcuni storici attribuiscono la nascita di tale fenomeno ad una scarsa presenza dello Stato sul territorio, e ciò è vero, ma questa era soprattutto prodotta dalla depressione economica alla cui origine troviamo principalmente, come precedentemente detto, l’arretratezza economica della zona.

Scandalo Lega: il puzzo asfissiante della decomposizione capitalista

Il fatto che anche la Lega Nord, quella “pura e dura”, quella che doveva raddrizzare “Roma ladrona”, sia stata coinvolta in ruberie e nell’uso disinvolto dei soldi pubblici, può aver sorpreso solo gli ingenui iscritti che avevano creduto nella diversità della Lega e nel fatto che esistesse finalmente un partito capace di preoccuparsi degli interessi della gente (fosse anche solo di quella del nord).

Tolto Berlusconi, venuto Monti, restano la crisi e le batoste sulla pelle dei proletari. Come possiamo rispondere?

Testo della presentazione alla Riunione Pubblica della CCI di febbraio 2012

In tutti i paesi le imprese stanno licenziando massicciamente, la disoccupazione sta esplodendo a livello mondiale. Sono all’ordine del giorno le notizie di chiusura di aziende o di ridimensionamento del personale.

Lotta di classe in Italia: perché le lotte non riescono ad unirsi in un unico fronte contro il capitale?

L’estrema gravità della crisi economica internazionale, la particolare posizione di fragilità dell’Italia e le pressioni della borghesia a livello internazionale l’hanno avuta vinta alla fine sulle resistenze opposte da Berlusconi e dal suo governo a dimettersi.

Tolto Berlusconi resta la crisi e le batoste sulla pelle degli proletari

Le dimissioni di Berlusconi richieste all’infinito da tutti o quasi tutti, non solo in Italia ma da tutto il mondo, hanno fatto tirare un respiro di sollievo a chi pensava di essere arrivato al bordo del precipizio. Il colpo finale glielo ha dato lo spread, che si innalzava giorno dopo giorno.

Manifestazione del 15 ottobre a Roma: cos’è che determina un rapporto di forza tra sfruttati e sfruttatori?

Se diamo un titolo così impegnativo a questo articolo è perché la manifestazione del 15 ottobre scorso a Roma degli indignati italiani, e soprattutto la discussione che ne è seguita nei vari canali ufficiali e non, ha sollevato una serie di questioni della massima importanza per la gente che soffre e che vuole lottare contro questa sofferenza, questioni che richiedono un’attenta riflessione.

 

Manovra finanziaria: un salasso da capogiro che servirà solo a peggiorare la situazione

Da anni ormai c’eravamo abituati a temere il momento del varo della legge di bilancio dello Stato (“La finanziaria”), perché da anni ormai queste finanziarie significano sacrifici per i lavoratori, ma quello che sta succedendo da luglio è una novità assoluta: sotto i colpi della tempesta finanziaria internazionale le manovre economiche ormai vengono varate a ripetizione, e tutte hanno sempre lo stesso carattere di dissanguamento dei lavoratori. Tra luglio e settembre sono state varate due manovre finanziarie che si proiettano al 2014, anno in cui viene promesso il pareggio di bilancio, e che superano i 60 miliardi di euro

Ma quali sono le alternative che ci propongono le sinistre per risolvere la questione del debito?

La maggioranza ha tirato un sospiro di sollievo dopo il voto di fiducia dato alla nuova manovra per aver allentato finalmente la pressione dei mercati, della UE e del presidente Napolitano. Ma sembrerebbe che anche l’opposizione parlamentare, nonostante le polemiche di facciata, abbia tratto vantaggio dal passaggio secco di questa manovra.

Elezioni e Referendum: passata l’orgia elettorale i lavoratori dovranno fare i conti con i problemi di sempre

Con i referendum del 12 e 13 giugno si conclude quest’altra orgia della “democrazia” su cui è stata accentrata l’attenzione degli italiani negli ultimi mesi. Ora tutti a discutere su chi ha vinto e chi ha perso. Ma cambia davvero qualcosa per le condizioni di vita dei lavoratori se a vincere è stata una parte invece dell’altra? Noi pensiamo di no, e cercheremo ancora una volta di argomentarlo, anche se analizzare il risultato delle elezioni è comunque utile per capire cosa sta accadendo all’interno della borghesia italiana.

 

Una dolorosa perdita per la CCI: la morte del compagno Enzo

E’ con profondo dolore che comunichiamo ai nostri lettori e contatti che il nostro compagno Enzo è morto domenica scorsa, 15 maggio. Nulla faceva presagire una fine tanto tragica e repentina. Per questo la notizia della sua morte ha colpito tutti noi come un fulmine, lasciandoci storditi ed al tempo stesso con il rammarico di non essergli stati fisicamente vicini negli ultimi momenti della sua vita.

Alcuni contatti della CCI in Italia hanno conosciuto Enzo ed hanno espresso lo stesso sgomento e dolore per la sua perdita, non solo come militante comunista ma anche perché nella sua attività politica, nei suoi interventi nelle riunioni pubbliche e nelle discussioni esprimeva tutto il suo dolore di fronte alle sofferenze che il capitalismo fa patire al genere umano, fino a commuoversi con le lacrime agli occhi mentre ne parlava. Enzo era un giovane proletario che ha subito sulla propria pelle lo sfruttamento, la cassa integrazione ed infine il licenziamento ma che al tempo stesso era anche convinto che si può reagire, che si può lottare contro questa barbarie e costruire una società umana. La sua militanza nella CCI è stata sempre caratterizzata da questa convinzione e dalla sua determinazione, anche in situazioni difficili, a dare il suo contributo a questa lotta. Per questo la sua morte è una perdita per la CCI e per l’insieme della classe operaia.

Scriveremo un testo più ampio per ricordare il nostro compagno. Vogliamo però sin da ora rinnovare la nostra solidarietà alla famiglia di Enzo, ai suoi parenti ed amici in un momento che ci accomuna nel dolore e ribadire la nostra determinazione a portare avanti la lotta per una società finalmente umana per la quale Enzo ha combattuto insieme a noi.

CCI, 19 maggio 2011

Referendum, elezioni, democrazia: ovvero quanto vale il mio voto?

Il 15 e il 16 maggio 2011 si svolgeranno le elezioni amministrative per l’elezione di sindaci e presidenti di provincia di numerose amministrazioni locali, tra cui Milano, Napoli, Torino e Bologna. Mentre il 12-13 giugno si voterà per i tre referendum abrogativi su acqua pubblica, energia nucleare, legittimo impedimento.

Che cosa ha significato il Referendum alla Fiat Mirafiori di Torino

Ciò che è stato presentato da tutti i media borghesi, comprese le sue espressioni più radicali di sinistra, come un problema lavorativo limitato ad un ramo industriale italiano relativo alla sola produzione d’auto, quello della Fiat, quindi un qualcosa che non dovrebbe riguardare gli altri settori industriali, è invece un problema internazionale che riguarda l’insieme dell’economia capitalista e l’intera classe operaia.

Assemblea autoconvocata del 9 ottobre a Milano: un importante momento di discussione tra lavoratori

Il 9/10 ottobre 2010 a Milano, presso il circolo Arci Bellezza, si è tenuta un’importante riunione indetta da coordinamenti e lavoratori in lotta contro i licenziamenti e il precariato intitolata 2° Incontro Nazionale Autoconvocati in lotta contro la crisi - Stati generali della precarietà

Chi è veramente “LOTTA COMUNISTA”?

Esiste in Italia un gruppo denominato Lotta Comunista che ha non solo la pretesa di passare per un’avanguardia della classe operaia, un gruppo internazionalista, ma finanche di essere una delle formazioni politiche facenti parte della sinistra comunista, ovvero di provenire almeno politicamente se non organizzativamente da quella corrente politica che, a partire dagli anni ’20, si oppose alla degenerazione della III Internazionale. Vedremo come ciò sia completamente destituito di ogni fondamento e come LC di fatto persegua tutti altri obiettivi.

Autunno caldo 1969: un momento della ripresa storica della lotta di classe, II parte

Nel precedente articolo abbiamo rievocato la grande lotta portata avanti dalla classe operaia in Italia alla fine degli anni ‘60 che è rimasta nella storia con il nome di “autunno caldo”, nome che, come abbiamo già ricordato nel suddetto articolo, è troppo angusto dal punto di vista temporale per designare una fase di lotte che ha investito i proletari in Italia per almeno tutto il biennio 1968-69 e che ha lasciato una traccia profonda negli anni successivi.

Il paradosso della borghesia italiana

La situazione politica attuale, che dura da qualche tempo in Italia, ha qualcosa di paradossale. Da una parte infatti abbiamo un governo che sembra essere tra i più odiati di tutta la storia repubblicana, che va avanti menando mazzate a più non posso contro lavoratori, immigrati e povera gente ed esibendo al tempo stesso il disprezzo più elementare per un senso di giustizia e di equità sociale, intascando tutto quello che si può razziare sul piano economico e garantendosi tutte le impunità attraverso la creazione di leggi ad hoc...

Italia: la maturazione della lotta di classe

Dall’inizio del 2010 ad oggi ci sono state molte novità. Il governo e il padronato da una parte hanno sferrato attacchi furibondi contro la classe operaia, dimostrando così di essere perfettamente consapevoli del fatto che la crisi economica non è affatto finita e che il peggio deve ancora venire. Ma anche i lavoratori, da parte loro, non sono rimasti a guardare è hanno espresso una resistenza niente affatto passiva, sviluppando uno strumento che va acquisendo sempre più peso e importanza per la classe operaia: la solidarietà tra settori diversi.

FIAT di Pomigliano d’Arco e di Tychy in Polonia: un nuovo importante esempio di solidarietà internazionale

Dopo i tagli e la riduzione dello stato sociale imposti per decreto dallo Stato ai lavoratori del pubblico impiego, segue a ruota naturalmente l’attacco del padronato privato, nelle vesti dell’amministratore delegato della FIAT Marchionne che farà da battistrada, ne siamo certi, a tutti gli altri capi e capetti delle medie e piccole imprese. Di che si tratta? Del piano strategico 2010-2014 di riconversione dell’automobile imposto di fatto da Marchionne alle maestranze FIAT che prevede 20 miliardi di euro di investimenti in Italia di cui 700 milioni per produrre dal secondo semestre 2011 la nuova Panda nell’impianto di Pomigliano d’Arco (mentre quello di Termini Imerese verrà chiuso). Ma Marchionne è molto chiaro su questa transizione: “Per Pomigliano bisogna chiudere l'accordo. Se non si chiude, sono disposto a non far partire l'investimento.” Come mai Marchionne è così preoccupato quando deve semplicemente fare degli investimenti per migliorare la produzione dell’impianto?

Elezioni regionali: l’astensionismo ed il peso dell’ideologia democratica

I risultati delle elezioni regionali, pur avendo una valenza diversa da quelle politiche del 2008, hanno di nuovo lasciato l’amaro in bocca a molti per la reiterata vittoria del centro destra e l’altrettanto reiterata dimostrazione della inconsistenza politica della sinistra come alternativa all’odiato governo Berlusconi.

I perché dello scontro Fini-Berlusconi

Il giorno 22 aprile 2010, dopo 16 anni di politica di stretta alleanza, dopo quasi due anni dalla co-fondazione del PDL e a un mese circa dalla conclusione di una tornata elettorale che li ha visti stravincere su una sinistra sempre più pallida e insignificante, Berlusconi e Fini hanno dato luogo ad uno scontro storico, epocale, di quelli di cui la stampa di tutti i paesi è sempre ghiotta perché dà da scrivere per settimane e settimane. Ma cosa è mai successo? Si tratta di un dissapore momentaneo o di una spaccatura permanente? E Fini non poteva evitarla? E se no, perché si è deciso soltanto adesso? Ed infine, cambierà qualcosa, cambierà qualcosa a favore dell’Italia?

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