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Scioperi nelle maquiladoras (Messico): il miraggio sindacale ha castrato la combattività operaia

Matamoros è una città dello Stato di Tamaulipas, considerato una delle regioni più pericolose del Messico. È teatro di scontri continui tra bande mafiose che lottano per il controllo delle loro zone, seminando morte e terrore. Gli abitanti di questa regione, ma anche i migranti, messicani o centroamericani, che devono attraversare la regione per raggiungere gli Stati Uniti devono spesso fare i conti con sequestri, estorsioni e omicidi[1].

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Sinistra messicana 1938

Il testo che pubblichiamo qui di seguito è uno degli ultimi del "Gruppo di lavoratori marxisti" messicano, un raggruppamento che, nonostante la sua effimera esistenza, fa parte di quel movimento di risposta alla degenerazione dell'Internazionale Comunista che è noto con il nome di Sinistra Comunista. Lo pubblichiamo per portare una ulteriore testimonianza di quel prezioso lavoro di bilancio e di critica degli errori del passato che vari gruppi in tutto il mondo hanno fatto tra le due guerre, e che è in generale sconosciuto ai compagni, soprattutto in Italia.

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Oaxaca: la combattività operaia sviata dall'illusione democratica

La repressione che lo Stato ha scatenato contro la popolazione di Oaxaca mette a nudo la ferocia sanguinaria della democrazia. Oaxaca si è trasformato da cinque mesi in una vera polveriera, nel quale i corpi paramilitari e polizieschi sono stati il braccio armato del terrore statale. Le perquisizioni, i sequestri e la tortura sono utilizzati ogni giorno dallo Stato per ristabilire “l'ordine e la pace”. Il risultato dei soprusi polizieschi non è un “risultato nullo”, come pretende il governo. In effetti questo si conclude con decine di “dispersi”, di prigionieri e almeno tre morti (senza contare la ventina di persone uccise tra maggio e ottobre di quest'anno dalle guardie bianche).

 

 

 

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