Gli avvenimenti che si stanno svolgendo in Spagna, quale che sia la loro conclusione finale e quali che siano le confusioni o le illusioni dei protagonisti, stanno facendo storia, segnano un punto nell’evoluzione della lotta di classe.
C’è un tentativo di spiegare questi avvenimenti a partire da supposti fattori nazionali, cosa che viene riassunta nella famosa denominazione “Rivoluzione Spagnola”.
Niente di più falso e ingannevole! Il disincanto verso la cosiddetta “classe politica” è un fenomeno mondiale. E’ molto difficile trovare un paese i cui abitanti abbiano fiducia nei loro “rappresentanti”, siano stati legittimati nel circo elettorale o imposti con metodi dittatoriali. La corruzione, che è l’altro argomento portato come possibile spiegazione, è anch’esso un fenomeno mondiale a cui non sfugge nessun paese. Certo, sia nella “qualità” dei politici, come nella corruzione, ci sono gradi diversi a seconda dei paesi, ma queste differenze sono solo degli alberi che impediscono di vedere il fenomeno storico e mondiale della degenerazione e della putrefazione del capitalismo.
Altri ragionamenti messi in campo sono la disoccupazione massiccia, soprattutto fra i giovani. Si è parlato anche della precarietà, dei tagli sociali generalizzati già fatti e quelli che si preparano per dopo le elezioni. Tutto questo non ha niente di spagnolo. Lo si vede non solo in Grecia, in Irlanda o in Portogallo, ma anche negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Anche se è vero che questi attacchi alla classe lavoratrice e alla maggioranza della popolazione variano di intensità a seconda dei paesi – il capitalismo è una fonte permanente di disuguaglianze – è un errore stare a sottilizzare se X è meno povero di Y quando tutti tendiamo ad essere sempre più poveri!