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Guerra, terrore e schiavitù moderna in Libia

Immagine rimossa.La Libia è regolarmente nelle notizie di cronaca dal 2011, anno della liquidazione della sua defunta “guida” Gheddafi da parte delle potenze della NATO (Francia, Regno Unito e Stati Uniti).

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Una denuncia dei danni prodotti dal capitalismo sulla salute dei lavoratori (corrispondenza di lettori)

Pubblichiamo un contributo firmato da “Compagni algerini (Lettori di RI)”. Partendo da un argomento riguardante i problemi di salute, i compagni pongono uno sguardo storico e critico che porta in modo militante alla rimessa in discussione del sistema capitalista: "Le malattie non sono delle calamità naturali, ma catastrofi sociali legate al modo di produzione capitalista". Noi condividiamo l'indignazione dei compagni, salutiamo la loro volontà di fare appello alla riflessione, alla coscienza rivoluzionaria degli operai ed incoraggiamo a proseguire questo lavoro prezioso.

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L’Egitto ci mostra l’alternativa: socialismo o barbarie

Il sentimento che l’ordine attuale delle cose non possa continuare come prima continua a crescere nel mondo intero. Dopo le rivolte della “Primavera araba”, i movimenti degli Indignados in Spagna e quelli di Occupy negli Stati Uniti, nel 2011, l’estate del 2013 ha visto grandi folle scendere nelle strade in Turchia e in Brasile.

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Egitto, Tunisia: il vicolo cieco delle “rivoluzioni arabe”

Mentre le pretese "rivoluzioni arabe" festeggiavano il loro secondo anniversario, le sommosse e le manifestazioni di massa che si sono prodotte in questi ultimi mesi ed anche nelle ultime settimane in Egitto ed in Tunisia sono servite a ricordare di fronte al mondo intero che la cacciata dei dittatori Ben Ali e Mubarak non ha risolto niente. Al contrario, la situazione economica con il suo seguito di disoccupazione crescente, di miseria e di attacchi anti-operai, si è aggravata. E l'autoritarismo regnante come la violenza della repressione che si abbatte oggi sui manifestanti non hanno niente da invidiare a quanto succedeva nei precedenti regimi.
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Intervento francese nel Mali: ancora una guerra in nome della pace!

L’11 gennaio 2013, il Presidente francese, François Hollande, ha lanciato l’operazione “Serval” per condurre la “guerra contro il terrorismo” nel Mali. Aerei, blindati, camion e uomini armati fino ai denti si dispongono nel sud del Sahel. Nello stesso momento in cui scriviamo, gli aerei sganciano le bombe, le mitragliette sputano pallottole e i primi civili cominciano a cadere. Ancora una volta la borghesia francese si lancia alla testa di un conflitto armato in Africa. Ancora una volta, lo fa in nome della pace.

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In Libia, i padroni cambiano, rimangono lo sfruttamento e la povertà

Dopo sei mesi di combattimenti, i “ribelli” libici festeggiano la loro vittoria contro il potente Gheddafi, un provocatore che per 42 anni ha sfidato le democrazie occidentali ed i loro leader, giocando con loro al gatto col topo, membro tra l’altro, fino a quest'anno, dell'Internazionale socialista.
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Intervento occidentale in Libia: un nuovo inferno guerriero

Dallo scatenamento dell’intervento militare in Libia, il 19 marzo, sotto la bandiera sia dell’ONU che della NATO, la situazione non si è affatto calmata. Ma possiamo stare “tranquilli”! L’ultimo vertice del G8 ha riaffermato che i coalizzati, dopo avere invitato il dirigente libico a lasciare il potere perché ha “perso ogni legittimità” ed al di là dei loro dissensi sono “determinati a finire il lavoro”. La stessa Russia si è unita al coro di tutti questi nuovi anti-Gheddafiani per proporsi in prima persona come mediatore con colui che “non considera più come il dirigente della Libia”.
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Libia: una guerra umanitaria? No, una guerra imperialista!

Il Consiglio di sicurezza [dell’ONU],

 

Dichiarandosi vivamente preoccupato per il deterioramento della situazione, la scalata della violenza e le pesanti perdite civili, (…)

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Che succede in Medio Oriente?

Gli avvenimenti attuali in Medio Oriente e in Nord Africa sono di importanza storica, con delle conseguenze che non sono ancora del tutto chiare. Tuttavia, è importante sviluppare sull’argomento una discussione che permetterà ai rivoluzionari di elaborare un quadro di analisi coerente. Le osservazioni che seguono non sono il quadro stesso e ancor meno una descrizione dettagliata di ciò che è avvenuto, ma solo qualche punto di riferimento di base per stimolare il dibattito.

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In Libia, un sollevamento popolare affossato da lotte tra fazioni borghesi

Gli avvenimenti che si svolgono in Libia sono estremamente difficili da seguire. Ma una cosa è chiara: la popolazione da settimane soffre per la repressione. Sta conoscendo paura e incertezza. Forse migliaia di persone sono morte, all’inizio per mano dell’apparato repressivo del regime ma adesso perché accerchiate tra due fuochi, poiché il governo e l’opposizione si battono per il controllo del paese

Ma per quale motivo stanno morendo? Da un lato, per mantenere il controllo di Gheddafi sullo Stato e dall’altro perché il Consiglio Nazionale Libico (quello che si è autoproclamato “la voce della rivoluzione”) possa controllare l’insieme del paese. La classe operaia in Libia, e al di là della Libia, si vede chiamata a scegliere tra due gruppi di gangster. In Libia le si dice che deve schierarsi in maniera attiva in questa crescente guerra civile tra due parti rivali della borghesia libica per il controllo dello Stato e dell’economia. Nel resto del mondo, noi veniamo incoraggiati a sostenere la coraggiosa lotta dell’opposizione. I lavoratori non hanno nessun interesse a sostenere né l’una né l’altra di queste due fazioni. 

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