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All’inizio di quest’anno il Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario (BIPR) ha iniziato una serie di riunioni pubbliche a Berlino, iniziativa che salutiamo. La prima riunione, che trattava della lotta di classe, ha avuto luogo a metà febbraio; la seconda, a metà maggio, aveva come tema le cause della guerra imperialista. In questo articolo parleremo della prima delle due riunioni, mentre nel prossimo numero ci sarà un articolo sul dibattito sviluppato nella seconda riunione.
Le introduzioni
Un simpatizzante del BIPR ha introdotto la riunione con una presentazione sui punti programmatici e sulla storia di questa organizzazione spiegando che il BIPR è costituito oggi da Battaglia Comunista (Italia), dalla Communist Workers Organisation (Gran Bretagna), da Internationalist Notes (Canada) e da Bilan et Perspectives (Francia); esso si rifà alla tradizione della Sinistra comunista italiana intorno a Bilan degli anni ‘30, ma ci sono anche dei punti di contatto con il Partito Comunista dei Lavoratori della Germania (KAPD). A partire dall’inizio degli anni ‘50 la Sinistra comunista consisterebbe essenzialmente di tre correnti:
- Battaglia Comunista
- i Bordighisti
- la CCI (e le sue organizzazioni antecedenti).
Il compagno ha poi sintetizzato le posizioni programmatiche del BIPR rispetto all’imperialismo, la questione dei sindacati e la relazione tra il partito rivoluzionario e la classe operaia. Su queste si rimanda alle pubblicazioni del BIPR in merito.
E’ seguita una relazione del compagno del BIPR sul tema della riunione: “Le tensioni imperialiste e gli scioperi dell’inverno scorso nelle aziende di trasporto locale in varie città italiane”.
Qui di seguito ci soffermeremo su alcune questioni emerse nella discussione e riassumeremo le posizioni presenti nella relazione introduttiva del compagno del BIPR, nella misura in cui sarà necessario per la comprensione della discussione.
Formazione dei blocchi e cause della guerra
Come già accennato nel volantino d’invito, il BIPR parte dall’idea di una “ricostituzione dei blocchi imperialisti dopo la caduta dei vecchi blocchi”. Vede l’Europa come un polo opposto agli USA e che tende a costituirsi come blocco imperialista. L’Euro, come valuta, è un progetto che si oppone al dominio dei dollari-USA. Il compagno del BIPR ha inoltre sottolineato che gli USA hanno fatto la guerra in Iraq essenzialmente per la difesa delle risorse e delle vie di trasporto del petrolio, in breve: il motivo sarebbe stato (e sarebbe ancora) la tutela della rendita petrolifera.
Lotta di classe
Nella seconda parte della relazione il compagno del BIPR è partito dall’esempio degli scioperi in Italia per parlare dei sindacati di base e del loro ruolo negli scioperi. Ha sottolineato che i sindacati di base, in linea di principio, non hanno un carattere diverso da quello dei sindacati ufficiali e che la classe operaia non può aspettarsi niente da queste organizzazioni. Ha anche ricordato che negli anni ‘80, quando si formarono i Cobas come comitati di lotta, Battaglia Comunista e CCI hanno difeso insieme questi organismi contro la loro trasformazione in sindacati.
Benché la posizione del BIPR non sia stata sempre così lineare, l’esposizione del compagno di Battaglia Comunista non necessitava alcuna replica. La nostra organizzazione ha invece criticato, nel corso della discussione, l’opinione del BIPR sulla cosiddetta ricomposizione della classe operaia. Il BIPR, come molti autonomi, dà molto peso al fatto che fin dagli anni ‘70 la gran parte dell’industria tradizionale è scomparsa e che i posti di lavoro si sono trasferiti nel settore terziario e nel campo informatico, per spiegare la debole combattività del proletariato. Questo sviluppo avrebbe portato a una composizione diversa della classe operaia e sarebbe, assieme alla caduta del blocco dell’est, la causa dell’attuale debolezza di questa, che si difenderebbe solo con esitazione contro gli attacchi della borghesia.
La CCI ha criticato questa analisi come sociologica e, alla fine, fatalistica. Il processo di produzione capitalistico ha cambiato continuamente la composizione della classe operaia a partire dal suo inizio. La classe operaia non può fare niente contro questi cambiamenti. Ai tempi di Marx il proletariato era composto in gran parte da operai di piccole aziende a conduzione familiare, e non da proletariato industriale, ma il grande rivoluzionario non trasse la conclusione che le condizioni per lo sviluppo della coscienza di classe sarebbero state più difficili. La cosa più importante per la classe operaia è generare un adeguato rapporto di forze nei confronti della borghesia. È proprio questa analisi del rapporto di forze tra la borghesia e il proletariato che il BIPR tralascia, sostenendo addirittura che non è proprio possibile fare. Il BIPR non sa, e non può quindi affermare o smentire, se il proletariato è sconfitto o no e se la borghesia può scatenare una guerra mondiale oppure no. La valutazione del corso storico è invece centrale per i marxisti. Solo a partire dalla definizione di questo quadro si può valutare correttamente lo sviluppo della coscienza di classe. La CCI non nega le difficoltà attuali del proletariato, in particolare per quanto riguarda la combattività e la coscienza di classe. Il corso storico (fin dal 1968) va però ancora essenzialmente verso un aumento di scontri tra le classi, anche se lo sviluppo non è rettilineo ed ha subito, nel 1989, un pesante colpo. Per questo, da allora in poi, dagli anni ‘90 ad oggi, bisogna tenere d’occhio soprattutto la maturazione sotterranea della coscienza, che si esprime in maniera più evidente nella comparsa di gruppi e singoli individui che difendono le posizioni internazionaliste e sono interessate alla sinistra comunista.
Il campo politico proletario
La delegazione della CCI presente alla riunione ha espresso un certo stupore rispetto al fatto che, da una parte, sull’invito alla riunione, si sintetizzavano “Alcuni punti sull’allineamento del BIPR”, che la nostra organizzazione può approvare senza eccezioni, dall’altra parte che il BIPR rifiuta di fare insieme una presa di posizione contro la guerra capitalista e il pacifismo con la giustificazione che le nostre posizioni sarebbero troppo diverse. Pur non negando le divergenze che ci sono tra le nostre organizzazioni, abbiamo però messo l’accento su quello che ci accomuna nella sinistra comunista sulla questione della guerra imperialista. C’è un campo politico proletario che consiste di organizzazioni che difendono già da decenni le posizioni internazionaliste e che si richiamano all’eredità delle frazioni di sinistra del Comintern. Queste organizzazioni non hanno mai sostenuto nessuno dei fronti che si sono combattuti nella guerra imperialista, contrariamente ai socialdemocratici, gli stalinisti e i trotzkisti, ma hanno sempre difeso le posizioni di Lenin e della Luxemburg: “Contro la guerra imperialista! – Contro ogni borghesia nazionale! – Per la rivoluzione mondiale del proletariato” A maggior ragione nella fase attuale, nella quale il capitalismo sprofonda sempre di più in guerre e massacri, sarebbe importante che le organizzazioni rivoluzionarie prendano insieme la parola come l’hanno fatto durante la Prima Guerra Mondiale a Zimmerwald e a Kienthal.
Il compagno di BC ha ribattuto che il BIPR già da tempo considera la CCI come la frazione idealista del campo rivoluzionario. Fin dalle conferenze internazionali di 25 anni fa si sarebbero affermati i contrasti tra la sua organizzazione e la nostra. Il BIPR si è separato dal campo politico proletario perché ritiene le altre organizzazioni incapaci di dare un contributo alla creazione del futuro partito. Certo la CCI si trova ancora dalla parte giusta della barricata, ma con i problemi interni degli ultimi anni avrebbe dimostrato che non può dare un simile contributo, anzi, si troverebbe in un processo di frammentazione. Anche la frazione bordighista dell’ex-campo proletario si troverebbe in un processo simile e oggi sarebbe politicamente morta.
A parte il fatto che non condividiamo questa valutazione, è interessante che il compagno di BC non abbia osato applicare questa analisi “della morte politica” anche alla CCI. Troppo evidente è la presenza politica della nostra organizzazione non solo in Germania ma anche a livello internazionale. D’altra parte non è serio parlare di una frammentazione della CCI. Poco convincenti sono anche gli argomenti del BIPR sul fatto che non esisterebbe più un campo politico proletario, perché le posizioni programmatiche della CCI non sono affatto cambiate dalle conferenze internazionali ad oggi. All’epoca era ancora possibile per BC e la CWO sedersi con noi e altri gruppi ad un medesimo tavolo. La vera ragione del settarismo attuale sembra essere il sentimento di concorrenza del BIPR verso la CCI, di fronte all’emergere di una nuova generazione di elementi che si interessano alle posizioni internazionaliste. La concorrenza è però il modo di lavorare dei commercianti nel mercato capitalista, dove ognuno cerca di portare via i clienti all’altro. Per i rivoluzionari non si tratta di trovare velocemente e facilmente dei nuovi membri, ma di lavorare per lo sviluppo della coscienza sulla base della chiarezza politica nella classe operaia e in particolare verso gli elementi più avanzati per permetterne ed accelerarne il processo di maturazione, perché in caso di adesione ad una delle esistenti organizzazioni rivoluzionari questa avvenga sulla base della massima chiarezza sulle posizioni programmatiche. Noi come CCI non abbiamo nessun interesse che il partito nasca solo dalla nostra organizzazione e che gli altri gruppi scompaiano. Vedremmo questo piuttosto come debolezza perché partiamo dall’idea che la creazione del futuro partito sia il risultato di un processo di raggruppamento nel campo rivoluzionario come è avvenuto per il raggruppamento nelle fasi storiche precedenti, ad esempio tra i bolscevichi di Lenin e l’organizzazione di Trotsky nel 1917 o tra la Lega di Spartaco e i Comunisti Internazionali di Germania tra il 1918/19 (però sempre a condizioni che il futuro partito rivoluzionario sia dagli inizi un partito internazionalista).
Un bilancio positivo
Come si è visto nella discussione sono state difese a volte delle posizioni molto diverse. Ma la discussione si è svolta in un’atmosfera di rispetto reciproco e nello sforzo di un’argomentazione chiara. Ciò va salutato, e ci fa piacere constatare come il comportamento di BC verso la CCI sia in piacevole contrasto con il comportamento ufficialmente settario del BIPR verso altre organizzazioni dell’ambito rivoluzionario.
Questo tipo di dibattito deve continuare, a Berlino, a Milano, a Parigi, a Nuova York o in altre città. L’importante è che si eviti ogni opportunismo in questioni programmatiche o organizzative (lo spirito mercantile) e che le diverse posizioni siano affrontate apertamente e discusse. Prima chiarimento, poi raggruppamento.
T/C,
8/5/04