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Dal 15 al 20 giugno 2009 c’è stato in Germania uno sciopero nel settore dell’educazione. Si è trattato di un tentativo di bloccare con lo sciopero i licei e le università per protestare contro la miseria crescente dell’educazione capitalista. In rapporto all’ambizione dei suoi obiettivi, questo movimento non ha ottenuto che un modesto successo. È rimasto opera di una minoranza. In particolare nella maggior parte dei centri universitari non è riuscito a mobilitare un gran numero di studenti. Anche negli istituti scolastici delle grandi città ci sono state poche informazioni sulle mobilitazioni previste. Tuttavia, nel mezzo della settimana di mobilitazione, questo movimento è riuscito a mettere insieme circa 250.000 manifestanti in più di 40 città. L’importanza di questo movimento risiede nel fatto che una parte della nuova generazione ha fatto la sua entrata sulla scena politica e ha cominciato a fare le sue esperienze di lotta.
La settimana di “sciopero dell’educazione”
La settimana d’azione è iniziata lunedì 15 giugno con delle assemblee generali, soprattutto nelle università. Come nella fase preparatoria, è soprattutto negli istituti più piccoli, come per esempio a Postdam, che la mobilitazione è stata la più forte e la più significativa. In altre parti, le assemblee generali si sono tenute mentre continuavano i corsi. Raramente è avvenuto il blocco delle università, che era l’obiettivo iniziale. In compenso, il lavoro nelle assemblee generali è stato politicamente significativo.
Un dibattito collettivo ha potuto svilupparsi attorno alle formulazioni delle rivendicazioni che sono in parte andate oltre gli interessi puramente studenteschi per esprimere quelli dei lavoratori nell’insieme, come la richiesta di assunzione di decine di migliaia d’insegnanti nelle scuole e nelle università, la trasformazione immediata di tutti i contratti a durata limitata in contratti a durata illimitata o l’appello all’assunzione di tutti gli apprendisti. Inoltre, in molti posti, sono state redatte delle dichiarazioni di solidarietà verso gli operai in sciopero o sottoposti a licenziamenti massicci. Ma anche le richieste centrali del movimento, come il rifiuto di pagare le tasse universitarie, di aumentare la produttività e di selezionare un’elite nel sistema d’istruzione, riassunte nella parola d’ordine della “formazione per tutti”, volentieri interpretate in modo riformista dalla classe dominante, come un desiderio di “miglioramento del sistema esistente”, sono indubbiamente espressione di rivendicazioni proletarie. Il fatto che il capitalismo auspichi degli schiavi salariati stupidi e senza cultura e conceda loro soltanto il minimo di formazione assolutamente indispensabile per il funzionamento del sistema, è stato da tempo messo in evidenza dal movimento operaio socialista. All'inverso dello slogan “We don't need no education” (non abbiamo bisogno di essere istruiti) cantato dai Pink Floyd, la classe operaia ha combattuto fin dalla sua nascita per l’istruzione. Questa tradizione viene ravvivata oggi, con le stesse assemblee generali dove tutti i presenti partecipano attivamente alla formulazione e all’adozione delle rivendicazioni e degli obiettivi del movimento.
La questione del collegamento con gli operai
In Francia, nel 2006, il movimento nei licei e nelle università è riuscito ad imporre al governo delle rivendicazioni essenziali, perché ha messo subito al centro rivendicazioni proletarie che esprimono gli interessi dei lavoratori nell’insieme; in particolare, il rigetto del CPE, il progetto di legge che rendeva precari tutti i lavori per i giovani. Mentre in Germania nell’ambito della gioventù attiva cresce visibilmente la convinzione della necessità della solidarietà con tutti i lavoratori dipendenti, il movimento resta finora centrato sull’istruzione in particolare. Significa che non si percepisce ancora come parte di un movimento molto più ampio, della classe operaia nel suo insieme. Tuttavia, ci sono i primi segnali della potenzialità di un movimento che vada al di là del quadro delle scuole e dell'istruzione. L'immaturità momentanea del movimento, ma anche il potenziale di maturazione, si sono già manifestati il primo giorno della settimana d’azione. Uno dei punti di cristallizzazione di questa situazione contraddittoria è stata la manifestazione nazionale dei dipendenti degli asili nido di Colonia il 15 giugno. La grande assemblea generale degli studenti dell’università di Wuppertal ha deciso di inviare a Colonia una delegazione, per solidarizzare con i dipendenti degli asili nido. Non è stato possibile realizzare quest’azione soltanto per mancanza di tempo. A Colonia al contrario l'assemblea generale degli studenti non si è resa conto che a distanza di qualche chilometro si trovavano 30.000 scioperanti che dimostravano nelle strade. Quando in seguito si sono accorti di questo, l'assemblea generale, prima dello scioglimento, ha deciso di inviare una delegazione che è riuscita infine a lanciare un appello agli scioperanti e chiamarli alla lotta comune.
Questo conferma che l'idea di una lotta comune è certamente in gran parte diffusa, ma che non svolge tuttavia ancora ovunque un ruolo centrale. A Wuppertal ad esempio, l’università è relativamente piccola mentre la proporzione di proletari fra gli studenti è particolarmente grande. Là, il movimento si è organizzato fortemente sulla base dell’iniziativa degli stessi studenti. Così Wuppertal è stato uno dei pochi posti dove si è prodotto, almeno all'inizio, un grande movimento di sciopero con il blocco dell’università. L’università di Colonia, al contrario, è una delle più importanti della Germania, per provocare un fermento generale sarebbe necessario un malcontento più profondo e più ampio. Inoltre, le grandi città sono le cittadelle degli ambienti riformisti di sinistra che rallentano, con i loro tentativi di produrre artificialmente movimenti, l'auto-iniziativa degli studenti e li rendono diffidenti rispetto ad eventuali iniziative di lotta. Lo sciopero del settore dell'istruzione è stato chiaramente un’azione minoritaria. La lotta per affermarsi sul campo ed anche per far sentire la propria presenza, ha potuto contribuire a restringere il campo di visione alla situazione immediata nell’università.
Le manifestazioni e la mancanza di mobilitazione nei licei
La seconda importante giornata d'azione è stata mercoledì 17 giugno, quando in tutta la Germania ci sono state manifestazioni di universitari, liceali ed apprendisti. Le mobilitazioni più importanti si sono svolte ad Amburgo, Colonia e soprattutto a Berlino con 27.000 partecipanti. Il numero di partecipanti avrebbe potuto essere di gran lunga più elevato, se si fosse riusciti a mobilitare in modo più ampio i licei. A novembre scorso, già poteva esserci una giornata d’azione dei liceali - spesso attivamente sostenuti da insegnanti e genitori. Si è allora osservato che l’insoddisfazione e la combattività fra i liceali era spesso molto più grande che fra gli universitari. Invece a giugno l’azione della settimana dell’istruzione è stata troppo poco presa a carico dai licei. Questo è legato al fatto che durante questa settimana coloro che si sono attivati hanno utilizzato per così dire un quadro dato in anticipo da parte di un collettivo d’azione composito. Se l’azione fosse partita dagli stessi interessati, difficilmente questi avrebbero scelto di agire nel bel mezzo del periodo d’esame alla fine dell’anno scolastico! Non si deve tuttavia omettere che queste manifestazioni - a volte decise dalle assemblee generali, a volte spontanee - sono state occasionalmente utilizzate per recarsi presso licei o imprese minacciate di licenziamenti o di chiusura e per chiamare alla lotta comune.
La fine del movimento
La settimana d’azione si è conclusa con una manifestazione nella capitale della Renania Settentrionale - Vestfalia, Düsseldorf, alla quale hanno partecipato alcune migliaia di persone delle città circostanti. Questa manifestazione è stata segnata da due cose: da una parte, dall’atteggiamento, in un certo qual modo duro e provocatorio, della polizia. Occorre ancora aggiungere che i mass media borghesi hanno agitato in modo permanente nel corso di questa settimana d’azione il tema della violenza. La violenza, che si è cercato di far diventare un tema di discussione, per screditare il movimento. La volontà di falsificazione del movimento da parte dei mass media è stata così evidente che alcune assemblee generali hanno deciso di concedere interviste soltanto se il montaggio relativo avesse ricevuto la loro autorizzazione per la diffusione. Esigenza che è stata sistematicamente rifiutata dai media. D’altra parte, lo svolgimento di questa manifestazione si è trovato naturalmente molto meno nelle mani delle assemblee generali rispetto al mercoledì precedente. Si è trovato in quelle di un collettivo composto da diverse forze che agiscono senza alcun controllo della base, e che rappresenta inoltre una specie di compromesso tra vari approcci di pensiero - che non sono stati oggetto di alcun dibattito preliminare. Se citiamo questi fatti non è per difendere la necessità di restare a livello di azioni locali. Vogliamo piuttosto sottolineare che l’estensione ed il raggruppamento geografico d’un movimento rendono necessaria la maturazione corrispondente del suo modo di organizzazione e devono procedere di pari passo con l’autorganizzazione da parte delle assemblee generali. Quando questo non avviene, ci sono dei rischi.
In ogni caso, quando il corteo ha raggiunto la Königsallee – la strada di lusso più nota della Germania – l’azione si è dispersa. Una parte è restata a occupare l’incrocio stradale e voleva così trasformare l’azione in blocco della circolazione finché fosse stato possibile. Fra questi non si trovavano soltanto rappresentanti dei black block, che coltivano l’idea, secondo noi sbagliata, che la violenza in quanto tale è rivoluzionaria. C’erano anche molti giovani frustrati dal fatto che la manifestazione potesse passare inosservata. Erano infatti delusi per la debole risonanza che la settimana di sciopero dell’istruzione aveva avuto. Inoltre, si erano sentiti provocati dall’atteggiamento delle forze dell’ordine. L’altra parte, che aveva avuto la forza di non cadere nella trappola dello scontro con le forze di polizia, aveva esortato gli occupanti dell’incrocio stradale a seguirli, ma alla fine continuò da sola fino al luogo del raduno nella piazza Schloss, lontano dal pericolo, in pieno settore turistico. La manifestazione si è così divisa in due. Quando in seguito arrivò la notizia che la polizia aveva attaccato il gruppo che stava bloccando l’incrocio a Königsallee, l’assembramento fu sciolto ed una parte di esso corse a dar man forte a quelli che venivano attaccati.
La necessità di un processo collettivo nella presa di decisioni
Questo incidente rivela – per contrasto- l’importanza delle assemblee generali. Noi non ne facciamo un feticcio. La questione non è la forma delle assemblee generali in sé, poiché se queste restano passive, possono facilmente diventare un guscio vuoto. Il problema è quello della loro capacità di sviluppare una cultura del dibattito e di prendere decisioni in modo collettivo ed autonomo. Il disaccordo a Königsallee, ad esempio, avrebbe probabilmente potuto essere risolto in modo positivo se si fosse discusso sul posto cosa occorreva fare. In situazioni simili, è la saggezza collettiva che può permettere una decantazione delle idee e può riuscire a trovare una soluzione per restare uniti insieme senza esporsi alla repressione.
Il contesto generale degli scioperi nel settore dell'istruzione
Rimane ancora della strada da fare - e la settimana di manifestazioni nel settore dell’istruzione è un piccolo passo in questa direzione. La maggior parte dei partecipanti è cosciente dei propri limiti. Tuttavia, noi siamo convinti che questo passo, anche se piccolo, non è insignificante. Perché significa che i giovani proletari della Germania hanno iniziato a rispondere ai vibranti appelli della gioventù in Francia ed in Grecia. Rispetto ai movimenti in questi paesi, le azioni in Germania restano piuttosto modeste. Ma devono essere comprese nel contesto della necessità per il proletariato tedesco di colmare il suo ritardo (nel 20° secolo, la Germania è stata un anello forte della controrivoluzione borghese e ciò ha un impatto ancora oggi). Ciò è anche legato al fatto che la lotta operaia in Germania si confronta con un nemico di classe particolarmente potente ed abile. Nel 2006 in Francia, il governo ha alimentato la resistenza adottando contro la volontà degli studenti una legge (il CPE) che era un vero attacco generale diretto contro tutta la gioventù proletaria. Il governo della Merkel, che aveva gli stessi piani del governo francese, ha ritirato immediatamente i suoi quando ha visto le proporzioni che prendeva il movimento in Francia. La borghesia in Grecia ha usato l’arma della repressione dura, anche se da mezzo di intimidazione è diventato l’elemento che ha dato fuoco alle polveri per la lotta. È l’assassinio di un giovane dimostrante ad Atene che ha fatto sì che il movimento raggiungesse tale ampiezza e desse l’impulso ad un’ondata di solidarietà nella classe operaia.
Le prime lotte della nuova generazione in Germania sono più modeste ed appaiono spesso meno radicali che in altri paesi. Ma è significativo che là dove prendono un carattere proletario, esse seguono la stessa traiettoria che altrove. Le espressioni di presa di iniziativa, di cultura del dibattito, di capacità d’organizzazione, di creatività e d’immaginazione durante gli ultimi giorni sono state finanche sorprendenti.
La lotta per il futuro
È infine importante per la classe operaia nel suo insieme che la sua gioventù abbia ripreso il cammino della lotta. Attualmente, i settori centrali tradizionali della classe operaia sono colpiti da un’ondata di fallimenti di imprese e di licenziamenti massicci mai visti dal 1929. Quest’ondata spaventa e paralizza temporaneamente queste frazioni della classe operaia. Gli operai combattivi dell’Opel, che un tempo reagivano con scioperi selvaggi ed occupazioni di fabbriche contro le minacce di licenziamenti, sono ora spinti a fare i mendicanti nei confronti dello Stato borghese. I dipendenti della catena di grandi magazzini Karstadt, che sono sotto la minaccia di liquidazione dell’impresa, sono spinti a sostenere i loro padroni che adesso prendono essi stessi la parola in occasione di assemblee di protesta e fanno agitazione con il megafono, ma solo per trascinare i dipendenti dietro di loro e per chiedere denaro allo Stato. In questa situazione tormentata in cui gli operai interessati non possono trovare delle risposte immediate, è importante che i settori della classe operaia che sono meno direttamente minacciati dal fallimento del loro datore di lavoro entrino in lotta. Oggi sono i giovani, studenti o apprendisti, ma anche i dipendenti degli asili nido che non solo si difendono ma che hanno iniziato in modo più attivo ad esigere decine di migliaia di assunzioni. Lo fanno non solo per resistere a condizioni di lavoro e d’insegnamento sempre più intollerabili, ma anche come espressione di una lenta maturazione della coscienza sul fatto che oggi la sfida non è soltanto il futuro immediato ma il divenire della società intera. In occasione delle manifestazioni della settimana scorsa, gli universitari scandivano: “Manifestiamo perché ci rubano la nostra istruzione”. E gli studenti di scuola secondaria aggiungevano: “Perché ci rubano il nostro futuro”.
Weltrevolution (21 giugno)