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Pubblichiamo la posizione espressa questa estate, all’inizio del conflitto in Georgia, dai compagni del KRAS, piccolo gruppo appartenente al movimento anarco-sindacalista con base principalmente in Russia. Sebbene esistano differenze su diverse questioni tra le due organizzazioni, la CCI mantiene relazioni politiche fraterne con il KRAS: relazioni cementate dalle posizioni internazionaliste che condividiamo. Come il lettore potrà notare questo volantino, sulla scia di quelli precedenti, soprattutto durante la guerra in Cecenia, è un esempio della chiara posizione internazionalista difesa dal KRAS, caratterizzata da:
· la denuncia delle finalità capitaliste e imperialiste dei vari governi nazionali e della loro natura rapace, specialmente dei poteri forti;
· il rifiuto della guerra sia in campo imperialista che capitalista;
· l’appello diretto a tutti i lavoratori dei paesi belligeranti perché esprimano la loro solidarietà di classe attraverso le frontiere e dirigano la lotta contro i loro rispettivi sfruttatori.
E’ per questo che noi diamo il nostro pieno sostegno all’essenziale di questa presa di posizione.
Vogliamo tuttavia precisare che lo slogan diretto ai soldati alla fine del documento (disobbedire agli ordini dei comandanti, rivolgere le armi contro di loro, ecc.), benché perfettamente corretto dal punto di vista di una prospettiva storica (peraltro sono stati messi in pratica nella rivoluzione russa nel 1917 e in quella tedesca nel 1918), non può essere immediatamente possibile, in quanto non esiste, né a scala regionale né internazionale, sufficiente forza e maturità della lotta della classe operaia. Nel contesto attuale, se i soldati mostrassero un’attitudine di questo tipo sarebbero esposti alla peggiore delle repressioni senza poter contare sulla solidarietà dei fratelli di classe.
Ciò detto, ci teniamo a salutare i compagni del KRAS per la loro difesa intransigente dell’internazionalismo e per il coraggio politico dimostrato da molti anni in condizioni particolarmente difficili, tanto dal punto di vista della repressione poliziesca che per il peso delle mistificazioni, specialmente di quelle nazionaliste, che continuano a pesare sulla coscienza dei lavoratori russi come risultato della contro-rivoluzione stalinista durata decenni. Abbiamo fatto qualche minima correzione in inglese (poi in italiano n.d.t.) dalla versione originale pubblicata su libcom.org.
CCI (25/08/2008)
NO AD UNA NUOVA GUERRA NEL CAUCASO!
La scoppio di una azione militare tra Georgia e Ossezia del Sud minaccia di sviluppare una guerra su larga scala tra la Georgia, sostenuta dalla Nato, e la Russia. Sono migliaia le persone che sono state già uccise o ferite, di cui la maggior parte civili inermi. Intere città e numerose infrastrutture sono state rase al suolo. La società è stata annegata da una straripante corrente di isteria nazionalista e sciovinista.
Come sempre e dovunque nei conflitti tra gli stati, non c’è e non ci può essere alcunché di giusto in questa nuova guerra del Caucaso: ci sono solo colpevoli. La brace su cui si è soffiato per anni ha prodotto alla fine una fiammata militare. Il regime di Saakashvili in Georgia ha condotto due terzi della popolazione nella miseria profonda, e più montava nel paese la collera contro questa situazione, più questo regime cercava una scappatoia alla propria impasse sotto forma di una “piccola guerra vittoriosa” nella speranza che ciò potesse cancellare tutto. Il governo russo, dal canto suo, è molto determinato a mantenere la sua egemonia nel Caucaso. Oggi esso ha la pretesa di far credere di difendere i deboli, ma si tratta di pura ipocrisia: di fatto Saakashvili non fa che riprodurre quanto la soldatesca di Putin ha fatto in Cecenia da 9 anni a questa parte. I circoli dirigenti di Ossezia e dell’Abkhazia aspirano a rinforzare il loro ruolo di alleati esclusivi della Russia nella regione e allo stesso tempo a raccogliere le popolazioni impoverite intorno alla torcia dell’“idea nazionale” e della “salvezza del popolo”. I leader di Stati Uniti, Europa e NATO, invece, sperano di indebolire il più possibile l’influenza del rivale russo nel Caucaso, per assicurarsi il controllo sulle risorse petrolifere e sul trasporto di queste. Diventiamo così testimoni e vittime di una nuova spirale della lotta mondiale per l’energia, il petrolio e il gas combustibile.
Questo conflitto non porterà nulla di buono ai lavoratori, che essi siano essi georgiani, osseti, abkasiani, o russi, niente fuorché lacrime e sangue ed incalcolabili disastri e privazioni. Noi esprimiamo la nostra profonda simpatia a tutti gli amici e parenti delle vittime, alle persone che a causa della guerra hanno perso la casa e i mezzi di sussistenza.
Noi non dobbiamo cadere sotto l’influenza della demagogia nazionalista che ci chiede l’unità con il “nostro” governo sventolando la bandiera della “difesa della patria”. I principali nemici delle persone comuni non sono i fratelli e le sorelle impoverite dell’altro lato della frontiera o di qualsiasi altra nazionalità. I nemici sono i governanti e i padroni di ogni genere, i presidenti e i ministri, gli uomini d’affari e i generali, tutti quelli che provocano le guerre per salvaguardare il loro potere e le loro ricchezze. Noi facciamo appello agli operai di Russia, Ossezia, Abkhazia e Georgia perché rigettino l’esca del nazionalismo e del patriottismo e perché rivolgano la loro collera contro i dirigenti e i ricchi di entrambi i lati della frontiera.
Soldati russi, georgiani, osseti e abkhaziani! Non obbedite agli ordini dei vostri comandanti! Voltate le vostre armi contro chi vi manda in guerra! Non sparate ai soldati “nemici” – fraternizzate con loro: piantate il fucile per terra!
Operai! Sabotate lo sforzo bellico, abbandonate il lavoro per andare alle riunioni e alle manifestazioni contro la guerra, organizzatevi e mettetevi in sciopero!
No alla guerra e a chi la organizza – dirigenti e ricchi! Si alla solidarietà della classe operaia al di là delle frontiere e delle linee del fronte!
Federazione di lavoratori dell’educazione, delle scienze e delle tecniche, KRAS-IWA (Agosto 2008)