Georgia: le azioni “umanitarie” al servizio della guerra

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Dopo i sanguinosi scontri del mese di agosto in Georgia1, la propaganda borghese, in particolare in Europa, ci assicura che i governi faranno tutto il possibile per trovare una soluzione di pace nel Caucaso. Come prova della loro buona fede citano le operazioni umanitarie in corso, in cui navi da guerra americane e della NATO portano viveri e medicinali alla popolazione georgiana. Di fronte alla curiosità che suscita questo aiuto “umanitario” portato con navi da guerra invece che con navi mercantili, i nostri democratici, gente di sentimenti buoni, evocano la presenza malefica della marina da guerra russa che occupa il litorale georgiano. Certo, i Russi sono pronti a difendere i territori conquistati, ma si possono avere molti dubbi sulla sincerità di questi “umanitari” quando si vede che è una vera e propria armada che lo Stato americano e i suoi alleati della NATO hanno inviato nelle acque del mar Nero.

Sono sette le navi dell’Alleanza (3 americane, una spagnola, una tedesca, una polacca e una con la bandiera della NATO) che sono schierate in tutti i punti chiave del mar Nero, tra cui la nave idrogeografica americana USNS Pathfinder capace di individuare i sottomarini a una distanza di più di 100 chilometri, il cacciatorpediniere lanciamissili McFaul equipaggiato con missili da crociera Tomahawk che possono trasportare testate convenzionali o nucleari (e la cui potenza di fuoco fece stragi spaventose al momento della prima Guerra del Golfo del 1991) e la nave ammiraglia Maount Whitney della 6^ flotta americana, nave da guerra dotata del sistema di comunicazione e sorveglianza più sofisticato esistente, vero direttore d’orchestra di questa operazione sedicente pacifica e umanitaria!

Un tale spiegamento di forze non ha evidentemente niente di filantropico, né di altruista. Il suo vero obiettivo è di “fare una valutazione dello stato delle forze armate georgiane” e, come sottolinea la missione senatoriale americana presente in Georgia, “gli Stati Uniti devono fornire un’ assistenza alle forze armate georgiane, dotandole delle più moderne armi antiaeree e anticarro, e continuando l’addestramento delle truppe”2.

Chiaramente, “l’aiuto umanitario” serve da paravento alla fornitura di armi micidiali e al rafforzamento dell’esercito georgiano. Tutto questo prefigura la risposta americana al colpo subito con l’invasione della Georgia da parte dell’esercito russo nello scorso agosto e il riconoscimento da parte russa dell’indipendenza dell’Ossezia del sud e dell’Abkazia. Questa sedicente operazione umanitaria concentra nei fatti tutti gli ingredienti di una nuova e pericolosa crescita della tensione bellica il cui obiettivo è sempre l’Asia centrale ex-sovietica, zona di immensa importanza, sia per le sue riserve energetiche che per la sua posizione geostrategica rispetto a Russia, Cina ed India.

Le popolazioni, vittime delle azioni militari, non hanno quindi niente da aspettarsi dal preteso aiuto umanitario militarizzato in corso. Come nei precedenti “interventi per la pace” (Somalia 1992, Bosnia 1993, Ruanda 1994, e tanti altri: Kossovo, Darfur, Congo, Palestina,…) gli aiuti umanitari sono degli alibi cinici al servizio della guerra, complementi indispensabili ai “discorsi di pace” che ci ammanniscono tutti gli Stati imperialisti, piccoli o grandi, per difendere i loro interessi.

Daniel (26 settembre)

1. Vedi l’articolo “Guerra in Georgia: tutte le potenze sono fautrici di guerra!”, sul nostro sito web

2. ilmanifesto.it

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