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Prima parte: la maturazione sotterranea della coscienza di classe
La CCI sostiene che l’ondata di scioperi avutasi in Gran Bretagna nel 2022 ha marcato una “rottura” rispetto ai diversi decenni di rassegnazione e di apatia marcati da une crescente perdita dell’identità di classe. Questa mobilitazione fu la prima di una serie di movimenti della classe operaia nel mondo intero, principalmente in risposta al deterioramento del livello di vita e delle condizioni di lavoro[1]. Questa analisi sull’apertura di una nuova fase della lotta di classe internazionale si basa su due osservazioni fondamentali:
- Questa nuova fase non è semplicemente una reazione a degli attacchi immediati contro le condizioni di lavoro che potrebbe essere misurata con il numero di scioperi e di lotte in un dato momento, ma essa ha una dimensione storica più profonda. Essa è il frutto di un lungo processo di “maturazione sotterranea” della coscienza di classe che ha progredito malgrado le enormi pressioni esercitate dalla decomposizione accelerata della società capitalista.
- Questa rottura che si è irradiata verso l’esterno a partire dai centri più antichi del capitalismo mondiale conferma che i principali bastioni del proletariato restano non sconfitti dal punto di vista storico a partire dal risveglio iniziale della lotta di classe nel 1968, e conservano il potenziale di passare dalle lotte economiche difensive a una critica politica e pratica dell’insieme dell’ordine capitalista.
Questi argomenti si sono scontrati con uno scetticismo piuttosto generalizzato da parte del campo politico proletario. Per esempio la Tendenza Comunista Internazionalista (TCI), benché abbia inizialmente riconosciuto e salutato certe lotte che ci sono state nel 2022, non ha tuttavia visto il significato internazionale e storico di questo movimento[2], e più recentemente sembra o averlo dimenticato (come testimoniato dal fatto che non è stato pubblicato un bilancio del movimento), o averlo considerato come un semplice fuoco di paglia, come l’abbiamo costatato durante le loro recenti riunioni pubbliche. Nel frattempo un sito web parassita dedicato alla « ricerca », Controverses, ha consacrato un articolo completo[3] in refutazione della nostra analisi, che avanza anche una giustificazione «teorica » allo scetticismo degli altri.
È degno di nota il fatto che l'autore di questo articolo si sia allineato con la maggioranza di coloro che fanno (o semplicemente affermano di fare) parte della tradizione comunista di sinistra, e che ora rifiuti il concetto stesso di maturazione sotterranea. E non è tutto: in un articolo sui principali sviluppi della lotta di classe negli ultimi 200 anni[4] egli avanza anche l’idea che viviamo ancora nella controrivoluzione che si è abbattuta sulla classe operaia con la sconfitta dell’ondata rivoluzionaria del 1917-23. Quindi, quello che la CCI afferma essere il risveglio storico del proletariato mondiale nel 1968 e la fine della controrivoluzione non sarebbe, tutt’al più, che una semplice “parentesi” in un corso mondiale di sconfitta.
Questo punto di vista è largamente condiviso dai differenti gruppi bordighisti e dalla TCI, che negli avvenimenti del Maggio ’68 in Francia o dell’Autunno Caldo in Italia, l’anno successivo, non hanno visto che un’ondata di movimenti studenteschi.
Nei seguenti due articoli, piuttosto che entrare nei dettagli delle lotte di questi ultimi due anni, noi vogliamo concentrarci su due fondamenti teorici per comprendere la nostra nozione di rottura: prima la realtà della maturazione sotterranea della coscienza, e dopo la realtà di un proletariato uscito dalla controrivoluzione e non ancora sconfitto.
Il fondamento marxista del concetto di maturazione sotterranea
Ricordiamo brevemente le circostanze in cui la CCI ha affrontato per la prima volta la questione della maturazione sotterranea. Nel 1984, in risposta ad un’analisi della lotta di classe che rivelava una seria concessione all’idea che la coscienza di classe non può svilupparsi che con la lotta aperta e di massa dei lavoratori, in particolare in riferimento ad un testo che rigettava esplicitamente la nozione di maturazione sotterranea, il compagno Marc Chirik (MC) reagì con un testo i cui argomenti sono stati accettati dalla maggioranza dell’organizzazione, con l’eccezione del gruppo che poi avrebbe abbandonato la CCI al momento del suo 6° Congresso per formare la “Frazione Esterna della CCI” (i suoi “discendenti” fanno oggi parte del gruppo Perspective Internationaliste)[5]. MC sottolineava che una tale concezione tendeva verso il consiliarismo perché considera la coscienza non come un fattore attivo nella lotta ma come qualcosa di semplicemente determinato da circostanze obiettive, una forma di materialismo volgare. Inoltre essa sottostimava anche fortemente il ruolo delle minoranze che sono capaci di approfondire la coscienza di classe anche durante le fasi in cui l’estensione della coscienza di classe all’insieme del proletariato può essere diminuita. Un tale approccio consiliarista non sa evidentemente che farsene di una organizzazione dei rivoluzionari che, poichè si basa sulle acquisizioni storiche della lotta di classe, è capace di orientare il proprio corso attraverso le fasi di riflusso o di sconfitta del movimento di classe in senso largo. Questo approccio rigetta anche la tendenza più generale della classe a riflettere sulla sua esperienza, a discutere, a porsi questioni sui temi maggiori dell’ideologia dominante, ecc. Un tale processo può essere sicuramente qualificato come “sotterraneo” perché si sviluppa in gruppi ristretti della classe o anche nello spirito di singoli lavoratori, che possono dare voce anche a una serie di idee contraddittorie, ma esso è comunque un fenomeno reale. Come scriveva Marx nel Capitale: “Ogni scienza sarebbe superflua se l’essenza delle cose e la loro forma fenomenica coincidessero direttamente”.[6] In effetti uno dei compiti specifici della minoranza marxista è quella di saper vedere al di là delle apparenze e tentare di individuare gli sviluppi più profondi che si sviluppano in seno alla loro classe.
Quando la CCI pubblicò dei documenti relativi a questo dibattito interno la Communist Workers Organisation (CWO) salutò quello che lei percepiva come un tentativo della CCI di fare i conti con i residui consiliaristi che avevano ancora un peso in seno all’organizzazione[7]. Ma rispetto alle questioni di fondo sollevate nel dibattito la CWO si è nei fatti schierata, il che è un po’ ironico, dal lato dei consiliaristi che rigettavano anche loro la nozione di maturazione sotterranea come non marxista, come una forma di “jungismo politico”[8].
Diciamo ironicamente, perchè all’epoca la CWO aveva adottato una visione della coscienza di classe portata alla classe “dall’esterno” dal “partito”, costituito da elementi dell’intellighenzia borghese (la tesi idealista di Kautsky che Lenin fece sua nel Che fare, ma su cui egli ammise, in seguito, di essersi “spinto troppo in là” in una polemica con i proto-consiliaristi della sua epoca, la tendenza economicista in Russia). Ma l’ironia sparisce se si considera che il materialismo volgare e l’idealismo possono spesso coesistere[9]. Per i consiliaristi come per la CWO, una volta che finiscono le lotte aperte, la classe non è più che una massa di individui atomizzati. La sola differenza è che per la CWO questo momento di apatia non può essere spezzato che con l’intervento del partito.
Nella nostra risposta[10] abbiamo insistito sul fatto che la nozione di maturazione della coscienza non era una innovazione della CCI, ma che essa derivava direttamente dalla caratterizzazione fatta da Marx che la rivoluzione è la vecchia talpa che si nasconde sotto la superficie per lunghi periodi per ritornare in superficie in certe condizioni. Abbiamo in particolare citato un passaggio molto lucido di Trotsky su questo processo nella sua magistrale Storia della rivoluzione russa in cui scrive:
“In una rivoluzione noi esaminiamo innanzitutto l’interferenza diretta delle masse nei destini della società. Andiamo a vedere dietro gli avvenimenti i cambiamenti nella coscienza collettiva (…) Questo può sembrare sviante per chi considera l’insurrezione delle masse come ‘spontanea’, cioè come l’ammutinamento di una truppa artificialmente utilizzata dai dirigenti. In realtà la semplice esistenza delle privazioni non basta a provocare un’insurrezione; se fosse così le masse sarebbero sempre in rivolta (…) Le cause di una rivoluzione stanno in un cambiamento dello stato di spirito delle classi in conflitto (…) I cambiamenti nella coscienza collettiva hanno naturalmente un carattere seminascosto. Non è che quando essi hanno raggiunto un certo grado di intensità che i nuovi stati d’animo e le nuove idee appaiono alla superficie sotto forma di attività delle masse.”
Allo stesso modo, l’ondata internazionale di lotte che cominciò nel maggio 1968 in Francia non è venuta dal nulla (anche se ha in un primo momento sorpreso la borghesia che cominciava a pensare che la classe operaia si era “imborghesita” nella “società dei consumi”). Essa era il frutto di un lungo processo di distacco dalle istituzioni borghesi e dai temi ideologici (come i sindacati e i cosiddetti partiti operai, i miti della democrazia o del “socialismo reale” all’Est, etc.) accompagnato da un deterioramento delle condizioni materiali (i primi segni di una nuova crisi economica aperta). Questo processo si manifestava anche qui e là in movimenti di sciopero come i “wildcats” (scioperi selvaggi) negli Stati Uniti e in Europa occidentale nel mezzo degli anni ’60.
È quello che vale anche per la rottura del 2022, che si iscrive nella scia di un certo numero di scioperi negli Stati Uniti, in Francia, ecc. Ma quello che è successo a partire dal 2022 ha rivelato più chiaramente quello che era in gestazione in seno alla classe operaia da diversi anni:
- Lo slogan ampiamente diffuso, “il troppo è troppo”, esprimeva il sentimento a lungo represso che tutte le promesse fatte nel periodo che ha seguito la crisi finanziaria del 2008 (promesse secondo cui un periodo di “austerità” era necessario prima di poter ritrovare la prosperità) si erano rivelate menzognere e che era arrivato il momento che i lavoratori cominciassero a far valere le loro proprie rivendicazioni. Cosa tanto più significativa perchè il movimento in Gran Bretagna faceva seguito a dei decenni di apatia e di rassegnazione dopo la sconfitta delle lotte degli anni ’80, in particolare quella dei minatori nel 1985.
- Gli slogan “siamo tutti nella stessa barca” e “la classe operaia è tornata” esprimevano una tendenza della classe operaia a ritrovare il sentimento di essere una classe con una sua propria esistenza collettiva e suoi interessi distinti, nonostante i decenni di atomizzazione provocati dalla decomposizione generale della società capitalista, aiutata dallo smantellamento deliberato di numerosi centri tradizionali della combattività operaia (miniere, siderurgia, ecc.). Nella lotta in Francia contro la riforma delle pensioni, e altrove, i riferimenti frequenti al movimento britannico che aveva dato l’avvio al risveglio della classe testimoniano l’emergenza di una coscienza che questa identità di classe non si ferma alle frontiere nazionali, nonostante il peso enorme del nazionalismo e il populismo.
- Nel movimento in Francia, lo slogan “se tu ci metti 64, noi ti mettiamo Maggio ‘68” esprimeva un ricordo preciso dell’importanza dei movimenti del 1968 (un fenomeno che avevamo già notato nelle assemblee degli studenti del movimento contro il CPE del 2006, dove c’era un forte desiderio di tirare le lezioni di quello che era successo nel ’68)[11].
- Come il processo di maturazione sotterranea precedente il 1968 aveva dato origine a una nuova generazione di elementi politicizzati che cercavano di riscoprire la storia reale del movimento rivoluzionario (e quindi di recuperare la tradizione della Sinistra Comunista), così, analogamente, nel periodo attuale assistiamo allo sviluppo internazionale di minoranze che tendono verso posizioni internazionaliste e comuniste. Il fatto che la maggioranza di questi elementi e i loro sforzi di raggrupparsi siano stati generati più dalla questione della guerra che dalla lotta di classe immediata è la prova che gli attuali movimenti di classe esprimono qualche cosa di più rispetto alla preoccupazione per il deterioramento del livello di vita. Così come è significativo che le lotte di questa rottura siano scoppiate precisamente nel momento in cui ai lavoratori dell’Europa occidentale veniva richiesto di accettare l’aumento del costo della vita e il blocco dei salari in nome della “difesa dell’Ucraina” contro il tiranno Putin. Ancora, alcune minoranza all’interno del movimento contro la riforma delle pensioni in Francia hanno esplicitamente rifiutato i sacrifici richiesti per la costruzione di un’economia di guerra.
- Un altro segno del processo di maturazione può anche essere osservato negli sforzi dell’apparato politico della borghesia per radicalizzare i messaggi indirizzati alla classe operaia. Il successo del trumpismo negli Stati Uniti può essere attribuito in gran parte alla sua capacità di sfruttare le preoccupazioni reali della classe operaia americana rispetto all’aumento dei prezzi e all’effetto delle spese militari sulle condizioni di vita. E guardando sull’altro lato dello spettro politico borghese, abbiamo visto la nomina di dirigenti sindacali più radicali, come in Gran Bretagna, e un netto spostamento a sinistra dei discorsi dei trotskysti, con gruppi come Révolution Permanente in Francia o il Revolutionary Communist Party in Gran Bretagna che allentano la politica identitaria per parlare di comunismo, di internazionalismo e della necessità della rivoluzione proletaria. Il loro obiettivo è innanzitutto quello di attirare i giovani elementi che si pongono serie questioni sulla direzione presa dalla società capitalista.
Potremmo continuare con questi esempi. Ad essi possono essere opposti argomenti volti a provare che la classe operaia avrebbe dimenticato più di quanto abbia appreso dell’ondata di lotte dopo il ’68, come lo dimostrerebbe in particolare il fatto che ci sono stati pochi tentativi di rimettere in questione il controllo sindacale sugli scioperi e di sviluppare l’autorganizzazione. Ma le grandi tendenze iniziate dalla “rottura” del 2022 non sono che ai loro inizi. Il loro potenziale storico non può essere compreso che considerandole come i primi frutti di un lungo processo di maturazione. Ci torneremo nella seconda parte di questo articolo.
Amos, gennaio 2025.
[1]
[1] Vedere in particolare: https://it.internationalism.org/content/1702/il-ritorno-della-combattivita-del-proletariato-mondiale , e : Après la rupture de la lutte des classes, la nécessité de la politisation , Revue internationale n° 171 (in francese o in inglese).
[2]
[2] « Le ambiguità della TCI sul significato storico dell’ondata di scioperi nel Regno Unito », World revolution n° 396 (in inglese).
[5]
[5] Vedere: « La “Fraction externe” du CCI », Revue internationale n°45 (in francese e inglese).
[6]
[6] Il Capitale, Libro 3, sezione VII, capitolo 48.
[7]
[7] In Workers Voice n° 20.
[8]
[8] Questo in risposta alla nostra citazione di Rosa Luxemburg sul fatto che nello sviluppo de movimento di classe “l’incosciente precede il cosciente” che nei fatti è un’applicazione della formula marxista secondo cui “l’essere determina la coscienza”. Ma questa formula può essere mal interpretata da quelli che non afferrano la relazione dialettica tra le due: non solo l’essere è un processo in divenire, in cui la coscienza evolve a partire dall’incosciente, ma la coscienza diventa a sua volta un fattore attivo nell’evoluzione e nel progresso storico.
[9]
[9] In seguito la CWO ha smesso di difendere la tesi kautskiana, ma non ha mai chiarito apertamente il motivo del suo cambiamento di posizione.
[10]
[10] « Réponse à la CWO : Sur la maturation souterraine de la conscience », Revue internationale n°43 (in inglese e francese).
[11]
[11] CPE, Contratto di Primo Impiego, su questo movimento vedi l’articolo: https://it.internationalism.org/rziz/146/francia