Inviato da RivoluzioneInte... il
Il movimento degli studenti in Francia contro il CPE è riuscito a fare arretrare la borghesia che ha ritirato il suo CPE il 10 aprile. Ma se il governo è stato obbligato ad arretrare, è anche e soprattutto perché i lavoratori si sono mobilitati in solidarietà con i giovani della classe operaia, come si è visto nelle manifestazioni del 18 marzo, 28 marzo e 4 aprile.
I sindacati al soccorso del governo … e viceversa
Se la borghesia è arretrata, è anche per potere salvare i suoi sindacati. La classe dominante (che ha potuto beneficiare della "solidarietà" di tutta la classe capitalista delle grandi potenze d'Europa e d'America) alla fine ha compreso che era meglio "perdere momentaneamente la faccia" piuttosto che affondare il suo apparato di inquadramento sindacale. E' proprio per salvare il mobilio che il capobranco dei padroni, Laurence Parisot (che, per la circostanza, ha sostenuto brillantemente il suo ruolo di "mediatore" e di "partner" della pace sociale) è andato "a negoziare" con l'intersindacale. Se il governo ha finito per cedere alle pressioni della strada, é perché, nella maggior parte delle imprese, è sorto un interrogativo sull'atteggiamento dei sindacati. Essi non hanno fatto niente per favorire l'espressione della solidarietà dei lavoratori con gli studenti, al contrario. Nella grande maggioranza delle imprese pubbliche e private, non c’è stato nessuno volantino sindacale d’appello per la manifestazione del 18 marzo. I preavvisi di sciopero della "giornata d’azione e di mobilitazione" del 28 marzo e del 4 aprile sono stati depositati dalle direzioni sindacali all'ultimo minuto nella confusione più totale. E se i sindacati hanno fatto di tutto per evitare la tenuta di assemblee generali sovrane, è con l'argomento che i salariati non hanno "gli stessi metodi di lotta degli studenti" (dice Bernard Thibault, alla trasmissione Le grand jury di RTL il 26 marzo)! In quanto alla loro minaccia di scatenare lo "sciopero generale " alla fine del movimento, è apparsa apertamente agli occhi di un gran numero di lavoratori come una buffonata degna del Grande Guignol! Il solo settore dove i sindacati hanno fatto massima pubblicità per chiamare i lavoratori a scioperare durante le giornate d'azione del 28 marzo e del 4 aprile, è quello dei trasporti. Ma questi appelli alla mobilitazione avevano il solo obiettivo di sabotare il movimento di solidarietà di tutta la classe operaia contro il CPE. Infatti, il blocco totale dei trasporti è una classica manovra dei sindacati (particolarmente della CGT) per rendere lo sciopero impopolare e mettere gli operai gli uni contro gli altri. Il fatto che gli appelli sindacali al blocco dei trasporti siano stati poco seguiti ha permesso ad un elevato numero di lavoratori di recarsi alle manifestazioni. Esso è anche rivelatore di una perdita di credito dei sindacati nelle imprese, come lo dimostra ancora il fatto che, nelle manifestazioni, un numero molto importante di salariati si sono raggruppati sui marciapiedi e quanto più lontano possibile delle bandiere sindacali. E' per tale motivo che gli operai del settore privato (come quelli del SNECMA e della Citroën nella regione parigina) hanno cominciato a mobilitarsi in solidarietà con gli studenti, costringendo i sindacati "a seguirli" per non perderne il controllo, e che il padronato ha fatto pressione sul governo affinché arretrasse prima che scioperi spontanei esplodessero nelle imprese importanti del settore privato. Per evitare che i suoi sindacati non fossero completamente screditati e buttati fuori da un movimento incontrollato dei salariati, la borghesia francese dunque non ha avuto altra alternativa che volare in soccorso dei sindacati ritirando rapidamente il CPE il più presto possibile dopo la manifestazione del 4 aprile. I giornalisti più intelligenti avevano visto giusto quando affermavano alla televisione il 7 marzo: " dovunque ci sono delle situazioni esplosive" (Nicolas Domenach). In questo senso, Villepin ha detto una parte di verità quando ha riaffermato davanti ai burattini dell'Assemblea Nazionale, all'indomani di questa "giornata d’azione" che la sua principale preoccupazione non è la difesa del suo orgoglio personale, ma "l'interesse generale", e cioè del capitale nazionale. Di fronte a tale situazione, i settori meno stupidi della classe dominante hanno suonato il campanello d’allarme prendendo la decisione di annunciare una "uscita veloce" dalla crisi dopo la giornata d’azione del 4 aprile dove parecchi milioni di manifestanti tra cui numerosi lavoratori del settore privato sono scesi per le strade.
Malgrado la splendida dimostrazione di "solidarietà" dello Stato capitalista verso i suoi sindacati, quest'ultimi hanno perso troppe piume per potere mistificare la classe operaia con i loro discorsi "radicali". E' giusto per potere frazionare e controllare tutto il terreno sociale che, ancora una volta, la tradizionale carta della "divisione dei sindacati" è venuta fuori alla fine del movimento tra le vecchie centrali (CGT, CFDT, FO, CGC, UNEF) ed i sindacati "radicali" Sud e CNT. In quanto al "coordinamento nazionale", abbiamo potuto vedere alla fine del movimento, in modo molto chiaro, che il suo principale obiettivo era di esaurire gli studenti, di demoralizzarli e ridicolizzarli davanti alle telecamere (come è accaduto a Lione durante il week-end dell' 8 e 9 aprile dove, per due giorni, i delegati delle università venuti da tutta la Francia, hanno trascorso il loro tempo a votare su… ciò che essi avrebbero dovuto votare!).
Il contributo dell’estrema sinistra alla "strategia del deterioramento"
Di fronte alla perdita di credito dei sindacati, si è visto infine pubblicamente l'entrata in scena delle comparse dello spettacolo di questa commedia francese: dopo le grandi centrali sindacali, gli "amici" e le "amiche" della trotskista Arlette Laguiller sono entrati in ballo alla manifestazione dell' 11 aprile per giocare, a loro volta, alle mosche cocchiere (mentre il 18 marzo, i militanti di Lutte Ouvrière gonfiavano dei palloni sui marciapiedi ed incollavano con frenesia degli autoadesivi "LO" su chiunque si avvicinasse a loro). Nel momento in cui il governo ed i suoi "partner sociali" avevano deciso di aprire i negoziati per un'uscita dalla crisi con "onorabilità" ed il 10 aprile ritiravano il CPE, si è potuta vedere LO agitarsi nella manifestazione-affossatrice dell’ 11 aprile a Parigi. In questo giorno, un elevato numero di liceali e di studenti irriducibili era stato chiamato a scendere in strada per "radicalizzare" il movimento dietro le bandiere rosse di LO (affianco agli stracci blu e bianchi di Sud o neri e rossi della CNT). Tutte le cricche gauchiste o anarcoidi si sono ritrovate a marciare in una toccante unanimità dietro la parola d’ordine: "ritiro del CPE, del CNE e della legge sulle pari opportunità!" o ancora "Villepin dimissioni"!. I lavoratori più esperti conoscono troppo bene lo scopo di un tale baccano. Ingannare gli studenti alla ricerca di prospettiva politica facendo valere un radicalismo di facciata dietro cui si nasconde fondamentalmente il carattere capitalista della loro politica. Ed è anche così, con la carta del "sindacalismo di base" o "radicale" che adesso questi falsi rivoluzionari (veri sabotatori patentati) cercano di portare avanti per tentare di completare la "strategia di deterioramento" del movimento. I gauchisti e gli anarchici più eccitati hanno provato a Rennes, Nantes, Aix o ancora a Tolosa a spingere a gruppi gli studenti irriducibili a scontri fisici con i loro compagni che cominciavano a votare in favore allo sblocco delle facoltà. La messa in avanti del sindacalismo "di base", "radicale" è solamente una buona manovra di certe frazioni dello Stato che mirano a riportare gli studenti ed i lavoratori più combattivi dietro l'ideologia riformistica.
Tutto il campo della riflessione è oggi molto sorvegliato dai sabotatori professionisti di LO, di Sud (nato da una scissione della CFDT nel settore delle Poste nel 1988) e soprattutto dalla LCR (che ha sempre considerato le università come la sua "riserva di caccia" e che ha sempre garantito i sindacati chiamando gli studenti a "fare pressione" sulle loro direzioni affinché chiamassero a loro volta i lavoratori ad entrare in lotta). Tutte le frazioni "radicali" dell'apparato d’inquadramento della classe operaia sono state continuamente appiccicate agli studenti per snaturare o ricuperare il movimento ripiegandolo verso il campo elettorale (tutto questo bel mondo presenta dei candidati alle elezioni) e cioè verso la difesa della "legalità" della "democrazia" borghese. Peraltro, proprio perché il CPE era un simbolo del fallimento storico del modo di produzione capitalista tutta la sinistra "radicale" (rosa caramella, rossa e verde) si nasconde dietro la vetrina del grande camaleonte ATTAC per farci credere che adesso si può costruire il "migliore dei mondi" all’interno dello stesso sistema basato sulle leggi aberranti del capitalismo, quelle dello sfruttamento e della ricerca del profitto.
Appena i lavoratori hanno cominciato a manifestare la loro solidarietà con gli studenti, abbiamo potuto vedere i sindacati, i partiti di sinistra ed i gauchisti di ogni pelo occupare tutto il campo per tentare di riportare gli studenti nel grembo dell'ideologia interclassista della piccola borghesia benpensante. Il grande supermercato riformistico è stato aperto nei forum di discussione: ciascuno è stato invitato a consumare la cianfrusaglia adulterata di José Bové, di Chavez (colonnello, presidente del Venezuela ed idolo di LCR) o di Bernard Kouchner ed altri "medici senza frontiere" (che regolarmente vengono a colpevolizzare e ricattare i proletari facendo loro credere che il denaro dei loro doni "umanitari" potrebbe risolvere le carestie o le epidemie in Africa!). In quanto ai lavoratori salariati che si sono mobilitati contro il CPE, ora essi sono chiamati a dare fiducia ai sindacati che sono i soli a detenere il monopolio dello sciopero (e soprattutto del negoziato segreto col governo, il padronato ed il ministero dell'interno).
Dopo il ritiro del CPE, quali prospettive?
Nelle AG che si sono tenuti al rientro dalle vacanze gli studenti hanno dato prova di una grande maturità votando a grande maggioranza la fine del blocco e la ripresa dei corsi, manifestando però la loro volontà di restare uniti per proseguire la riflessione sul formidabile movimento di solidarietà che hanno appena vissuto. È vero che molti di quelli che vogliono mantenere il blocco delle università provano un sentimento di frustrazione perché il governo ha fatto solo un piccolo passo indietro riformulando un articolo della sua legge sulle "pari opportunità". Ma il principale guadagno della lotta si trova sul piano politico perché gli studenti sono riusciti a trascinare i lavoratori in un vasto movimento di solidarietà tra tutte le generazioni.
Numerosi studenti favorevoli al prosieguo del blocco hanno nostalgia di questa mobilitazione dove "si era tutti insieme, uniti e solidali nell'azione". Ma l'unità e la solidarietà nella lotta si possono costruire anche nella riflessione collettiva perché in tutte le università e le imprese si sono tessuti dei legami tra studenti e lavoratori. Gli studenti ed i lavoratori più coscienti sanno molto bene che domani "se si resta soli, si va a farsi mangiare vivi", qualunque sia il colore del futuro governo (non è il ministro socialista Allègre che aveva sostenuto la necessità di "sgrassare il mammut" dell'Educazione Nazionale?).
È per ciò che gli studenti, come tutta la classe operaia, devono comprendere la necessità di trarre un bilancio chiaro dalla lotta che hanno appena condotto contro il CPE intorno ai seguenti problemi: che cosa ha fatto la forza di questo movimento? Quali sono state le trappole in cui non bisognava cadere? Perché i sindacati hanno tanto esitato e come hanno recuperato il movimento? Quale è stato il ruolo giocato dal "coordinamento"?
Per potere condurre questa riflessione e preparare le lotte future, gli studenti ed i lavoratori devono raggrupparsi per continuare a riflettere collettivamente, rifiutando di lasciarsi recuperare da quelli che vogliono andare ad appropriarsi della preda ed installarsi a Matignon o all’Éliseo nel 2007 (o semplicemente "piazzarsi" nelle elezioni del 2007). Non devono dimenticare che quelli che si presentano oggi come i loro migliori difensori prima hanno tentato di sabotare la solidarietà della classe operaia "negoziando" alle loro spalle la famosa "strategia di deterioramento" attraverso la violenza (non è stata l'intersindacale che aveva condotto a più riprese i manifestanti verso la Sorbona permettendo così alle bande di "casseurs" manipolati di attaccare gli studenti?).
Il movimento contro il CPE ha rivelato il bisogno di politicizzazione delle giovani generazioni della classe operaia di fronte al cinismo della borghesia e della sua legge sulle "pari opportunità". Non vi è alcun bisogno di studiare Il Capitale di Karl Marx per comprendere che la "uguaglianza o pari opportunità" nel capitalismo è semplicemente uno specchio per le allodole. Bisogna essere completamente idioti per credere un solo istante che i giovani di operai disoccupati che vivono nelle città ghetto possono fare degli studi superiori nelle Scuole specializzate. In quanto alla "uguaglianza delle probabilità", l'insieme della classe operaia sa per certo che esiste solamente alla tombola o al tris. È per tale motivo che questa legge scellerata è un grosso "errore" della classe dominante: non poteva essere percepita dalla gioventù studentesca che come una pura provocazione del governo.
La dinamica di politicizzazione delle nuove generazioni di proletari non potrà svilupparsi pienamente senza una visione più globale, storica ed internazionale degli attacchi della borghesia. E per farla finita con il capitalismo e costruire un'altra società, le nuove generazioni della classe operaia dovranno confrontarsi necessariamente con tutte le trappole che i cani da guardia del capitale, nelle università come nelle imprese, continuano a tendere per sabotare la loro presa di coscienza del fallimento del capitalismo.
L'ora è venuta affinché la "scatola ad azione-bidone" dei sindacati, degli anarchici e dei gauchisti si richiuda per aprire di nuovo la "scatole delle idee" affinché tutta la classe operaia possa riflettere dovunque e discutere collettivamente dell'avvenire che il capitalismo promette alle nuove generazioni. Solo questa riflessione può permettere ancora alle nuove generazioni di riprendere, domani, la strada della lotta più forte e più unita di fronte agli attacchi incessanti della borghesia.
Corrente Comunista Internazionale, 23 aprile 2006