politica della borghesia in Italia

Tutte le bugie della borghesia italiana sulla pandemia

Ogni giorno – e ormai da mesi - moltissimi italiani consultano i dati dei nuovi contagiati da Coronavirus, dei morti e della tendenza del contagio, se in aumento o in decrescita. Leggere che ogni giorno si trovano 30-40 mila nuovi contagiati (tra quelli controllati) e 700-800 morti è come leggere un bollettino di guerra. Al 23 dicembre il totale dei contagiati arriva ai due milioni, con circa 70 mila morti e ancora più di 600 mila persone attualmente positive[1].

La borghesia italiana di fronte al covid-19: Cinismo e impotenza della borghesia

Accanto alle armi di distruzione di massa la borghesia possiede quelle di distrazione di massa, e a queste fa sempre ricorso per nascondere le sue responsabilità di fronte ai disastri cui è sottoposta l’umanità.

Di fronte alla pandemia ci sono almeno due argomenti che appartengono a questo tentativo di diversione: tutte le discussioni, o le prese di posizione, sulla natura di questo virus (come se fosse la sua natura che ha comportato le conseguenze che noi tutti stiamo vivendo), e l’affermazione che l’epidemia non era prevedibile.

Italia: le divisioni della borghesia rendono ancora più gravi le conseguenze della pandemia

C’è una crisi economica storica alla base del fatto che la diffusione di un virus abbia prodotto una pandemia che si è trasformata in una vera tragedia per le popolazioni del mondo intero. Ma a questa realtà, che è sotto gli occhi di tutti, anche se non tutti ne percepiscono le reali dimensioni, si aggiunge un altro elemento che è l’irresponsabilità completa con cui i vari organi di governo, istituzioni e partiti, hanno fatto fronte alla situazione, esprimendo un’incapacità completa a mettersi d’accordo sulle cose da fare e ad agire assieme per ottimizzare gli interventi.

Il governo Conte bis. Parola d’ordine: resistere

Se c’è un obiettivo che questo governo non può non cercare di perseguire è quello di durare il più a lungo possibile. A differenza delle coalizioni del passato infatti questo governo non si basa su un progetto condiviso, almeno in linea di massima, ma sulla necessità di non andare alle elezioni consegnando il paese alla destra, alla Lega di Salvini in particolare.

L’Italia nel quadro delle elezioni europee: difficoltà per la borghesia e trappole per i proletari

Le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo sono state precedute da una forte campagna che chiamava alla mobilitazione dei cittadini per la difesa dell’Unione, messa in pericolo dall’avanzare delle forze populiste. In effetti, come abbiamo già analizzato a proposito della formazione del governo Conte in Italia[1], lo sviluppo a livello internazionale di forze populiste in questi ultimi anni costituisce un problema per la stessa borghesia.

Il populismo al governo in Italia, un fattore d’instabilità per l’Unione Europea

I media borghesi e i commentatori politici internazionali concordano sul fatto che la formazione del governo populista tra M5S e Lega in Italia potrebbe portare alla più grave crisi dell’Unione europea dopo la Brexit nel Regno Unito, il referendum secessionista in Catalogna e la crisi in Grecia.

Morti di Stato a Genova, ostaggi di Stato sulla nave Diciotti. Il cinismo e l’ipocrisia senza ritegno della borghesia

Ci sono degli avvenimenti che, sgrossati di tutte le retoriche, le false lacrime, le frasi altisonanti propinate da politici, opinionisti e mass media, mostrano con chiarezza la vera essenza ipocrita e cinica della borghesia verso le sofferenze e le sorti degli essere umani; quanto poco valore ha, ed ha sempre avuto, per la classe dominante la vita dell’uomo se non come elemento indispensabile nell’ingranaggio produttivo del capitale.

Italia: il populismo al potere. Un governo antiproletario che è un problema per la borghesia

Dopo aver mostrato, nel precedente articolo “Morti di Stato a Genova, ostaggi di Stato sulla nave Diciotti”, il cinismo e l’irresponsabilità di questo governo, passiamo adesso a fare, a sei mesi dalle elezioni e a cento giorni dalla formazione del nuovo governo, un primo bilancio dell'operato di quello che si è autonominato il governo del cambiamento. Ebbene, di cambiamenti nella vita politica e sociale ne abbiamo visti abbastanza, di miglioramenti nell’economia e nelle condizioni di vita delle persone nessuno, anzi.

Elezioni in Italia. Il populismo: un problema per la borghesia, un ostacolo per il proletariato

Non è certo la prima volta che la borghesia italiana vive una forte crisi del suo apparato politico che si ripercuote sulla capacità di formare un governo, come ad esempio per il Governo Monti nel 2011 e il Governo Letta nel 2013, che durerà solo 10 mesi. Tuttavia, la travagliata gestazione del governo Lega-5Stelle ha assunto una dimensione e un significato politico particolarmente gravi tali da rischiare finanche una crisi costituzionale, con la minaccia di richiesta di impeachment per il capo dello Stato da parte del Movimento 5 Stelle e di Fratelli d’Italia.

Italia: il cinismo della borghesia sul dramma dell’immigrazione e le debolezze del proletariato a riconoscerlo come un suo problema

1. La dimensione del fenomeno

L’immigrazione è un fenomeno che ha accompagnato la storia del capitalismo dalle sue origini: da sempre il proletariato è stato una classe di migranti[1]. Ma, negli ultimi anni, questa ha conosciuto un’accelerazione, in parte come conseguenza dell’acutizzazione della crisi economica, ma soprattutto a causa delle guerre: in Siria, in Iraq, nei differenti paesi dell’Africa, in Afghanistan, ecc.

Italia: il Populismo non è una risposta ai problemi dei lavoratori

Nonostante l’apparente temporaneo arresto dell’onda dilagante del populismo, si può dire che da qualche tempo lo scenario politico mondiale è profondamente cambiato. Saltati in larga misura i riferimenti di destra e sinistra - ridicolizzati dalle frequenti coalizioni tra ali opposte del parlamento, come nel caso della Germania e della stessa Italia - è cosa passata anche la fedeltà dell’elettorato ad una certa idea politica e dunque ad un certo partito.

La crisi politica in Italia è un’espressione del fallimento della società capitalista

I fatti a cui assistiamo ormai da un anno e mezzo a questa parte, e forse ancora di più, non finiscono di sorprenderci. E’ veramente accaduto di tutto e la sensazione è che possa accadere ancora altro di imprevedibile. In più tutto quello che accade sembra non avere alcuna logica, nessun raziocinio, per cui si fa ancora più fatica a comprenderlo e a farsene una ragione. Per riuscire a risalire al cosiddetto bandolo della matassa proviamo a ripercorrere gli eventi più significativi di quest’ultimo periodo cercando di scoprirne la logica, ammesso che ce ne sia una.

Cosa è cambiato con le elezioni, e cosa ci aspetta ora?

Un anno e mezzo fa, di fronte all’inettitudine del governo Berlusconi, la borghesia italiana, grazie al suo “grande vecchio” Napolitano, gettò sul tavolo la carta Monti con il suo governo di tecnici. In questa maniera la borghesia voleva raggiungere vari obiettivi: innanzitutto mettere mano all’economia con delle “riforme” e delle misure che fossero di lungo respiro e di maggiore efficacia rispetto a quelle, pur dolorose per i lavoratori italiani, prese da Berlusconi; questo obiettivo era tanto più urgente visto che l’Italia era nel mirino della speculazione che, facendo salire lo spread[1], aggravava notevolmente il costo del debito dello Stato italiano, con un attacco così forte da far temere alla borghesia di fare la fine della Grecia. Il secondo obiettivo era avere a capo del governo qualcuno che fosse capace di ridare credibilità internazionale all’Italia che ormai veniva vista, e trattata, come un paese di secondo ordine, visto che era governata da un clown, più interessato a raccontare barzellette e fare scherzi durante i summit internazionali, piuttosto che a vedere come difendere gli interessi imperialisti italiani in queste riunioni.

Elezioni politiche... Se Monti è il meglio che ci potevano dare, non possiamo aspettarci più nulla! Come possiamo reagire?

E’ passato poco più di un anno dall’avvento del governo Monti e tutti ci ricordiamo il sospiro di sollievo che, anche tra i più avvertiti, si è tirato per la messa al bando di Berlusconi e di quell’accozzaglia di cialtroni che componevano il suo governo. Quel sospiro è durato fin troppo poco perché, come tutti ci ricordiamo, in nome del raddrizzamento dell’Italia e dello spread che continuava a salire, il nuovo governo Monti ha dimostrato di non essere affatto imbarazzato per il fatto che tutti lo chiamavano “governo tecnico” ed ha cominciato a sparare nel mucchio con degli attacchi che non si erano ancora visti fino a quel momento e che andavano ad aggiungersi a quelli che avevano già prodotto i vari governi precedenti, di destra e di “sinistra”

Dopo il voto in Sicilia, cosa accadrà nei prossimi mesi? Cosa possono sperare i proletari da questa ennesima chiamata alle urne?

Pubblichiamo qui di seguito il testo dell’introduzione fatta alla nostra riunione pubblica a Napoli del 24 novembre (sullo stesso tema si terrà a Milano il 15 dicembre).

Come abbiamo scritto nell’invito a questa riunione, l’apparato politico italiano della borghesia si sta preparando alla fine della legislatura del governo Monti e alle elezioni per formare un nuovo governo. E’ importante che ci prepariamo anche noi che saremo sempre più tartassati dalla campagna politica dei diversi contendenti, ma soprattutto dal richiamo a esercitare il nostro presunto “diritto-dovere” di “decidere” sulla nostra sorte futura e su quella della “nostra nazione”

2. Vita della borghesia

Come abbiamo ricordato più volte, la formazione del governo Monti a metà novembre dello scorso anno, se è stato un atto indispensabile da parte della borghesia per recuperare una situazione economica e politica che rischiava di andare sempre più fuori controllo, ha comportato per i vari partiti politici rappresentati in parlamento un sacrificio importante ma soprattutto ha creato per loro una situazione molto difficile per il futuro.

Rapporto sull’Italia 2012

Questo testo costituisce il rapporto che periodicamente la nostra organizzazione produce sulla situazione dei vari paesi in cui è presente, nel caso specifico l’Italia, ed ha come obiettivo quello di creare una base di discussione, anzitutto all’interno dell’organizzazione, ma anche all’esterno tra i contatti, i lettori in genere, per favorire un più efficace orientamento dell’attività e della presenza politica all’interno della classe operaia.

Dopo sei mesi di governo Monti, quale futuro ci prepara la borghesia italiana?

Il governo Monti si è mostrato fin dall’inizio di non essere un semplice governo “tecnico”, di transizione, a termine, ma una compagine governativa che ha ricevuto il preciso mandato dal capo dello Stato di far fronte ad una situazione estremamente difficile in cui l’Italia era caduta: una situazione economica di estrema fragilità che avrebbe potu

Magazzini del “Gigante” di Basiano: lo Stato innalza il livello dello scontro

La mattina dell’11 giugno un plotone di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa ha attaccato un picchetto di lavoratori delle cooperative, in servizio presso il magazzino logistico del supermercato Gigante, in sciopero contro i licenziamenti. Il picchetto serviva a non far entrare altri lavoratori venuti dall’esterno per lavorare al loro posto.

Dietro la bomba di Brindisi c’è tutta la barbarie di questo sistema in agonia

La bomba alla scuola di Brindisi rappresenta un nuovo esempio della barbarie in cui sta sprofondando questa società: una ragazza di sedici anni uccisa mentre entra a scuola, altre cinque ferite, senza nessun motivo apparente. A due settimane dallo scoppio restano ancora in piedi tutte le ipotesi avanzate dagli investigatori: il gesto di un folle che avesse qualche motivo di rancore verso la scuola, la mafia per lanciare un qualche messaggio allo Stato, uno scontro interno alle diverse fazioni mafiose, il terrorismo politico; a queste ipotesi ne aggiungiamo una noi: l’intervento di quelle forze cosiddette “oscure”, che negli anni ’70 hanno dato luogo a una serie di stragi che sono passate sotto il termine di “strategia della tensione”; il clima sociale che stiamo vivendo, anche se non mostra le stesse mobilitazioni di massa, può ben lasciar pensare a una riedizione di quella strategia

Attentati di mafia: I regolamenti di conti tra capitalisti

Nello spazio di soli due mesi sono stati assassinati tre personaggi di grande importanza nella lotta alla mafia in Italia. La sequenza di omicidi, da quella del giudice Falcone il 23 maggio a quella del suo probabile successore il giudice Paolo Borsellino il 19 luglio fino a quella del capo della polizia di Catania pochi giorni dopo, ha avuto lo scopo di dimostrare che Cosa Nostra era decisa a impedire che si indagasse sulle sue attività e che aveva i mezzi per farlo. Tuttavia nei giorni che hanno seguito questi assassini era sulla bocca di tutti, e sugli stessi organi di stampa, che ci dovesse essere qualcosa di più oltre la mafia per spiegare questi episodi.

Dagli albori dello Stato unitario al “patto Stato/mafia” del 1993 e oltre : LA MAFIA È SEMPRE STATA AL CENTRO DELLO STATO

Le connivenze tra mafia e Stato hanno un’origine lontana nel tempo e hanno inizio dal periodo compreso tra la fine del regno delle Due Sicilie e l’inizio dello Stato unitario. In una condizione storica di depressione economica, legata ad un tipo di economia latifondista ed ancora semifeudale, quale si presentava in particolare l’arretrato sud Italia durante l’ultimo periodo del regno delle due Sicilie, i notabili feudali e la semi-nobiltà siciliana, per assicurare i propri interessi e la salvaguardia delle rispettive proprietà terriere, solitamente, assoldavano certi individui appartenenti ad un particolare ceto sociale: massari, fattori, gabellotti (Fonte: Wikipedia). Questi, nello svolgimento di tale lavoro, ed anche per avere loro stessi ulteriori vantaggi economici, tendevano ad ottenere dagli ultimi servi della gleba, poveri contadini e braccianti in genere, un aumento della loro produttività lavorativa. E ciò era possibile tenendoli costantemente sotto controllo con l’uso di metodi coercitivi e violenti, avvalendosi di scagnozzi prezzolati, proprio come i bravi di manzoniana memoria. Questi, trasformandosi ben presto in gruppi semisegreti e permanenti, assunsero per l’appunto il nome di sette, confraternite e cosche. Alcuni storici attribuiscono la nascita di tale fenomeno ad una scarsa presenza dello Stato sul territorio, e ciò è vero, ma questa era soprattutto prodotta dalla depressione economica alla cui origine troviamo principalmente, come precedentemente detto, l’arretratezza economica della zona.

Monti: un governo di lacrime e sangue. Ma servirà a qualcosa?

Ormai la crisi economica non è più soltanto un argomento importante di discussione. La crisi è diventata qualcosa che si vive e si patisce ogni giorno, con i licenziamenti e la mancanza di lavoro per i giovani, con l’aumento di qualunque genere di prima necessità e la riduzione al lumicino degli ammortizzatori sociali, con un governo che sforna una legge dopo l’altra per togliere il pane di bocca a famiglie già allo stremo e con il controcanto di partiti e sindacati che fanno finta di fare opposizione per giustificare la propria esistenza ma che, alla fine, fanno passare qualunque porcheria.

Scandalo Lega: il puzzo asfissiante della decomposizione capitalista

Il fatto che anche la Lega Nord, quella “pura e dura”, quella che doveva raddrizzare “Roma ladrona”, sia stata coinvolta in ruberie e nell’uso disinvolto dei soldi pubblici, può aver sorpreso solo gli ingenui iscritti che avevano creduto nella diversità della Lega e nel fatto che esistesse finalmente un partito capace di preoccuparsi degli interessi della gente (fosse anche solo di quella del nord).

Italia: caso marò: solidarietà nazionale o solidarietà di classe?

Il 15 di febbraio due pescatori dello Stato indiano del Kerala, che si erano avvicinati ad una petroliera battente bandiera italiana, non sono tornati a casa perché uccisi da due soldati italiani di guardia sulla nave per difenderla da un eventuale attacco di pirati. Pirati che, da quel che sappiamo, non agiscono al largo delle coste indiane ma essenzialmente nello stretto di Oman, tra la Somalia e lo Yemen. Lo Stato del Kerala, nelle cui acque – o nei pressi delle coste del quale - è avvenuta l’uccisione dei due pescatori, ha bloccato la nave e arrestato i due soldati (in servizio nel corpo dei lagunari, i marines italiani).

Tolto Berlusconi, venuto Monti, restano la crisi e le batoste sulla pelle dei proletari. Come possiamo rispondere?

Testo della presentazione alla Riunione Pubblica della CCI di febbraio 2012

In tutti i paesi le imprese stanno licenziando massicciamente, la disoccupazione sta esplodendo a livello mondiale. Sono all’ordine del giorno le notizie di chiusura di aziende o di ridimensionamento del personale.

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