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Intanto va osservato che di motivi per fare un’opposizione dura ce ne sarebbero - e come! - visto lo stato del paese e la maniera in cui il governo lo affronta. Innanzitutto siamo all’interno di una crisi economica che gli stessi commentatori borghesi descrivono come la più grave della storia, almeno dopo quella catastrofica del 1929. Una crisi che ha già visto fallimenti e chiusure di aziende, con tutte le conseguenze che ne derivano sul livello di vita delle persone. Ci sono tante famiglie che ormai non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese, altre che rischiano di vedersi portare via la casa perché non riescono più a pagare il mutuo. Per non parlare dei tanti giovani precari che, anche quando riescono a mantenere il posto di lavoro, ricevono salari così miseri che non possono nemmeno pensare di mettere su famiglia, o dei pensionati al minimo che ormai vivono in una situazione di vera e propria povertà.
Di fronte a questa catastrofe sociale cosa ha fatto il governo Berlusconi? Poco o niente. Ha iniziato con la farsa della “social card”, un’elemosina per poche centinaia di migliaia di anziani che, in realtà, è stata più un’umiliazione per tutte le file e le domande che questi anziani hanno dovuto fare piuttosto che un vero sollievo per le loro condizioni materiali. Dopo di questo, è venuto solo un incremento dei fondi della cassa integrazione, a conferma dell’impotenza a dare un vero impulso all’economia.
E’ vero che, da marxisti, noi sappiamo che il capitalismo non ha soluzioni vere alla crisi, ma questo non impedisce ai governi di altri paesi di provarci con diverse misure - e in primo luogo con massicci investimenti dello Stato - cosa che invece il governo Berlusconi non prova neppure.
E dove sono le critiche della cosiddetta opposizione a questa inerzia? Pressoché inesistenti, e soprattutto episodiche, anche da parte dei sindacati, di quella stessa CGIL che pure ambisce a presentarsi come il sindacato più combattivo.
Ancora più chiara la mancanza di opposizione è stata al momento del recente terremoto in Abruzzo. Mentre la prima preoccupazione di Berlusconi è stata di sminuire i disagi sopportati dai terremotati e di esaltare “il pronto intervento” della Protezione civile, l’opposizione che ha fatto? Con qualche piccola eccezione (1) ha fatto il coro a Berlusconi, limitando la sua autonomia di giudizio alle riserve sulla capacità del governo di essere rapido nella ricostruzione o alle sue scarse idee su come finanziarla.
Eppure anche qui di motivi di critiche ce ne sono tanti. Innanzitutto perché non è vero che l’emergenza è stata affrontata in maniera adeguata: a quindici giorni dal terremoto ci sono ancora tende senza riscaldamento, con la temperatura vicino allo zero, e paesi in cui gli aiuti sono nettamente insufficienti. Ma quello che indigna ancora di più è l’indifferenza con cui è stato affrontato il rischio di terremoto, in una zona dove da mesi si susseguivano scosse, e di fronte a diversi allarmi. A partire dalla casa dello studente, in cui erano apparse crepe già da settimane e dove gli studenti impauriti sono stati convinti a restare da un sopralluogo fatto da un architetto! (2) Per seguire con la inascoltata relazione tecnica sulla Prefettura, che ne aveva dichiarato l’assoluta inadeguatezza statica (e quindi a sicuro crollo in caso di terremoto): le Prefetture dovrebbero essere tutte a sicurezza sismica assoluta, visto che sono anche il luogo in cui si deve riunire lo stato maggiore della Protezione civile in caso di disastro! Sembra infine che pochi giorni prima del terremoto il sindaco abbia chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza, senza ricevere risposta, così come è rimasta senza risposta una lettera dello stesso sindaco che, a seguito delle scosse delle settimane prima, lamentava lo stato di sicurezza di diversi edifici pubblici, a partire dalle scuole, due delle quali erano state sgomberate dal sindaco stesso.
Insomma, se è vero che, in generale, la scienza non è ancora in grado di prevedere i terremoti, in questo caso c’era molto di più di una forte probabilità che il sisma ci sarebbe stato e che molti edifici erano a rischio. Di fronte a questa quasi certezza, il governo non ha mosso un dito, sperando che alla fine non succedesse niente (3).
Ma queste notizie, disponibili sui quotidiani, non hanno cambiato di un millimetro l’atteggiamento dell’opposizione al governo, che continua a limitare la sua critica alla maniera in cui si dovrebbero reperire i soldi per la ricostruzione.
Gli esempi di questa mancanza di una vera opposizione potrebbero continuare, come per esempio il quasi silenzio dell’opposizione di fronte agli interventi repressivi con cui la polizia ha fatto fronte alle proteste operaie contro la crisi, ma crediamo che ce ne sia abbastanza per non doverlo ancora dimostrare, e vedere invece quali ne sono i motivi reali.
Il motivo è uno solo, e di questo dovrebbero infine convincersi tutti quei militanti che sinceramente aderiscono a queste forze credendo che esse possano fare gli interessi dei lavoratori: tutti questi partiti della sinistra parlamentare ed extra (4), sono comunque partiti borghesi, la cui prima preoccupazione è quella di difendere gli interessi del capitale nazionale. E in questa situazione di crisi storica del capitale, la difesa di questo capitale passa innanzitutto per la preoccupazione di impedire che la classe operaia possa sviluppare le sue lotte per difendersi dalle conseguenze della crisi. Per impedire questo, i toni rimangono bassi, bisogna dare l’idea che non è che si può fare molto, che bisogna solo avere la pazienza di aspettare che “passi la nottata”. Nel momento del bisogno, tutte le forze borghesi si uniscono, a far fronte comune, come avviene anche nei momenti delle Sacri Unioni di fronte alle guerre. In questo caso il nemico non è una potenza straniera, ma il proprio proletariato, ed è di fronte a questo che bisogna fare fronte, anche a costo di rinunciare a screditare la controparte politica a fini elettoralistici.
Anche questo ci fa capire quanto delicata sia la situazione del capitale: questo organismo è così malato che i suoi difensori non vogliono correre nessun rischio e si stringono attorno al suo capezzale per vedere come difenderlo al meglio.
Probabilmente, di fronte a lotte dei lavoratori più ampie e massive, i partiti della sinistra borghese dovranno tornare ad una opposizione dura, perché in quel caso, non potendo impedire alle lotte di nascere, si tratterà per essi di prenderne il controllo per cercare di portarle alle sconfitte.
E’ perciò che comprendere la natura di fondo di queste forze è importante già da oggi, in modo da saperle affrontare quando cercheranno di sabotare le future lotte dall’interno.
19/04/09 Helios
1. C’è Di Pietro che a Berlusconi ne canta di tutti i colori. Ma il suo partito ha bisogno di visibilità, e una voce sola fuori dal coro non può certo far danni.
2. Per fortuna molti studenti non si sono fidati e si sono salvati perché dormivano fuori dalla casa.
3. Qui misuriamo tutto il cinismo della borghesia, per la quale la vita umana non vale niente: il solo calcolo che il governo ha fatto è stato il costo che avrebbe comportato un intervento preventivo, affidandosi alla buona sorte!
4. Infatti non è solo il PD a non fare opposizione, ma anche le varie Rifondazioni e PDCI, che ancora stanno sotto lo shock della perdita delle poltrone parlamentari.