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La Tendenza Comunista Internazionalista (TCI) ha recentemente pubblicato una dichiarazione sulla propria esperienza con i comitati No War But the Class War (NWBCW), lanciati all’inizio della guerra in Ucraina[1]. Come loro affermano, “Non c'è niente di meglio di una guerra imperialista per rivelare la reale base di classe di uno scenario politico, e l'invasione dell'Ucraina lo ha certamente fatto”, spiegando che gli stalinisti e i trotskisti hanno dimostrato ancora una volta di appartenere al campo del capitale. Questi infatti, sia sostenendo l’indipendenza dell’Ucraina, che appoggiando la propaganda russa sulla “de-nazificazione” dell'Ucraina, chiamano apertamente la classe operaia a sostenere l’una o l’altra parte in una guerra capitalista che esprime l’acuirsi delle rivalità tra i più grandi squali imperialisti del pianeta e che minaccia conseguenze catastrofiche per l’intera umanità. La TCI osserva inoltre che il movimento anarchico si è profondamente diviso tra coloro che chiedono la difesa dell’Ucraina e coloro che hanno mantenuto una posizione internazionalista di rifiuto di entrambi i campi. In contrasto con ciò, la TCI afferma che “La sinistra comunista di tutto il mondo è rimasta solidamente al fianco degli interessi internazionali della classe lavoratrice e ha denunciato questa guerra per quello che è”.
Fin qui tutto bene. Ma dissentiamo profondamente quando sostiene che “Da parte nostra, la TCI ha portato avanti la posizione internazionalista cercando di collaborare con altri internazionalisti che vedono i pericoli per la classe operaia mondiale, se non si organizza. Per questo abbiamo aderito all'iniziativa di sviluppare comitati a livello locale in tutto il mondo per organizzare una risposta a ciò che il capitalismo sta preparando per la classe lavoratrice di tutto il mondo”.
La necessità della polemica
A nostro avviso, l’appello della TCI alla formazione di comitati No War But the Class War è tutt’altro che un “passo avanti” nell’internazionalismo o un passo verso un solido raggruppamento di forze comuniste internazionaliste. Abbiamo già scritto diversi articoli per spiegare il nostro punto di vista su questo tema, ma la TCI non ha risposto a nessuno di questi, un atteggiamento che la TCI giustifica nella dichiarazione affermando di non volersi impegnare nella “solita vecchia polemica” con coloro che, a loro avviso, hanno frainteso le loro posizioni. Ma la tradizione della sinistra comunista, ereditata da Marx e Lenin e portata avanti nelle pagine di Bilan, è quella di riconoscere che la polemica tra elementi proletari è indispensabile per qualsiasi processo di chiarificazione politica. E in effetti, la dichiarazione della TCI è davvero una polemica nascosta, principalmente nei confronti della CCI. Ma per la loro stessa natura, tali polemiche nascoste, che evitano di riferirsi a organizzazioni specifiche e alle loro dichiarazioni scritte, non possono mai portare a un vero e onesto confronto di posizioni.
Nella sua dichiarazione su NWBCW, la TCI sostiene che la sua iniziativa è in continuità con l’approccio della corrente di sinistra nel processo avviato dalla conferenza di Zimmerwald del 1915, avendo già fatto un’affermazione simile nell’articolo “NWBCW e il “Vero Ufficio Internazionale” del 1915”: “Noi riteniamo che l’iniziativa di NWBCW sia conforme ai principi della Sinistra di Zimmerwald”.[2]
Ma l’attività della Sinistra di Zimmerwald, e soprattutto di Lenin, fu caratterizzata da un’incessante polemica volta alla decantazione delle forze rivoluzionarie. Zimmerwald mise assieme diverse tendenze del movimento operaio in opposizione alla guerra, e si manifestarono notevoli divergenze su una serie di questioni; la sinistra era pienamente consapevole che una posizione comune contro la guerra, come quella espressa nel Manifesto di Zimmerwald, non era sufficiente. Per questo motivo, la Sinistra di Zimmerwald non nascose le sue divergenze con le altre correnti alle conferenze di Zimmerwald e Kienthal, ma criticò apertamente queste correnti per la loro mancanza di coerenza nella lotta contro la guerra imperialista. In questo dibattito e attraverso di esso, Lenin e i suoi compagni forgiarono un nucleo che sarebbe diventato l'embrione dell’Internazionale Comunista.
Le nostre precedenti critiche all’iniziativa NWBCW
Come i lettori possono vedere dalla pubblicazione della nostra corrispondenza con la TCI in merito al nostro appello per una dichiarazione congiunta della sinistra comunista in risposta alla guerra in Ucraina, il rifiuto della TCI di firmare tale appello e la sua promozione di NWBCW come una sorta di progetto “rivale” hanno gravemente indebolito la capacità della sinistra comunista di agire assieme in questo momento cruciale. Ha vanificato la possibilità di riunire le sue forze per la prima volta dopo la rottura delle conferenze internazionali della sinistra comunista all’inizio degli anni Ottanta. La TCI ha scelto di interrompere questa corrispondenza[3].
Abbiamo anche pubblicato un articolo che traccia la storia reale di NWBCW nell’ambiente anarchico degli anni Novanta[4]. Questi gruppi manifestavano confusioni di ogni tipo, ma a nostro avviso esprimevano qualcosa di reale: la risposta di una piccola minoranza critica alle massicce mobilitazioni contro le guerre in Medio Oriente e nei Balcani, mobilitazioni che si muovevano su un terreno chiaramente gauchiste e pacifista. Per questo motivo, abbiamo ritenuto importante che la sinistra comunista intervenisse nei confronti di queste formazioni per difendere al loro interno chiare posizioni internazionaliste. Al contrario, le mobilitazioni pacifiste in risposta alla guerra in Ucraina sono molto poche e l’ambiente anarchico, come abbiamo già notato, è profondamente diviso sulla questione. Pertanto, nei vari gruppi NWBCW vediamo ben poco che ci abbia fatto mettere in discussione la nostra conclusione dell’articolo: “L’impressione che ricaviamo dai gruppi di cui sappiamo qualcosa è che si tratti principalmente di “duplicati” della TCI o dei suoi affiliati”. A nostro avviso, questa duplicazione rivela alcuni seri disaccordi sia sulla funzione che sul modo di operare dell’organizzazione politica rivoluzionaria nel suo rapporto con le minoranze che si collocano su un terreno proletario e con la classe nel suo complesso. Questo disaccordo risale all’intero dibattito sui gruppi di fabbrica e sui gruppi di lotta, ma non è il momento di svilupparlo in questo articolo[5].
Più importante - ma anche legata alla questione della differenza tra il prodotto del movimento reale e le invenzioni artificiali delle minoranze politiche - è l’insistenza del nostro articolo sul fatto che l’iniziativa di NWBCW si basa su una valutazione sbagliata della dinamica della lotta di classe oggi. Nelle condizioni attuali, non possiamo aspettarci che si sviluppi un movimento di classe direttamente contro la guerra, ma contro l’impatto della crisi economica – un’analisi che riteniamo sia stata ampiamente verificata dalla ripresa internazionale delle lotte innescata dal movimento di sciopero in Gran Bretagna nell’estate del 2022 e che, con inevitabili alti e bassi, non si è ancora esaurita. Questo movimento è stato una risposta diretta alla “crisi del costo della vita” e, pur contenendo i semi di una più profonda e diffusa messa in discussione dell’impasse del sistema e della sua spinta verso la guerra, siamo ancora molto lontani da questo punto. L’idea che i comitati NWBCW possano essere in qualche modo il punto di partenza per una risposta di classe diretta alla guerra può solo portare a una lettura errata della dinamica delle lotte attuali. Essa apre la porta a una politica attivista che, a sua volta, non sarà in grado di distinguersi dalle posizioni del “fare qualcosa ora” della sinistra del capitale. La dichiarazione della TCI insiste sul fatto che la sua iniziativa è innanzitutto politica e che si oppone all’attivismo e all’immediatismo, e sostiene che la direzione apertamente attivista presa dai gruppi NWBCW di Portland e Roma si basa su un malinteso sulla reale natura dell'iniziativa. Secondo la dichiarazione, “coloro che hanno aderito alla NWBCW senza capire di cosa si trattasse realmente, o meglio, che l'hanno vista come l'estensione della loro precedente attività di radical-riformismo. Questo è accaduto sia a Portland che a Roma, dove alcuni elementi pensavano che NWBCW fosse qualcosa per mobilitare immediatamente una classe che si sta ancora riprendendo da quattro decenni di arretramento e che sta appena ricominciando a muoversi nella lotta contro l'inflazione. La loro prospettiva immediatista e ultra-attivista ha portato solo alla scomparsa di questi comitati”. Per noi, al contrario, questi gruppi locali hanno capito meglio della TCI che un’iniziativa lanciata in assenza di un vero movimento contro la guerra - anche tra piccole minoranze - non può che fallire nel tentativo di creare un movimento dal nulla.
Un nuovo “fronte unico”?
Abbiamo detto che la Frazione Italiana della Sinistra Comunista, che pubblicava Bilan, insisteva sulla necessità di un rigoroso dibattito pubblico tra le organizzazioni politiche proletarie. Questo era un aspetto centrale del loro approccio di principio nei confronti dei raggruppamenti, opponendosi in particolare agli sforzi opportunistici dei trotskisti e degli ex trotskisti dell’epoca di ricorrere a fusioni e raggruppamenti che non si basavano su un serio dibattito sui principi fondamentali. A nostro avviso, l’iniziativa NWBCW si basa su una sorta di logica “frontista” che può solo portare ad alleanze senza principi e persino distruttive.
La dichiarazione ammette che alcuni gruppi chiaramente gauchiste hanno utilizzato lo slogan “No alla guerra se non guerra di classe” per nascondere il loro sostegno sostanziale a una parte o all’altra del conflitto. La TCI insiste sul fatto che non può impedire queste operazioni di appropriazione indebita della loro bandiera. Ma se si legge il nostro articolo sulla riunione di apertura del comitato NWBCW di Parigi[6], si scopre non solo che una parte considerevole dei partecipanti sosteneva “azioni” apertamente gauchiste sotto la bandiera di NWBCW, ma ancora che un gruppo trotskista che difende il diritto dell’Ucraina all’autodeterminazione, Matière et Révolution, era stato effettivamente invitato alla riunione. Allo stesso modo, il gruppo NWBCW di Roma sembra essere basato su un’alleanza tra la componente italiana della TCI, che pubblica Battaglia Comunista, e un gruppo puramente gauchiste[7].
Dobbiamo aggiungere che il presidium della riunione di Parigi era composta da due elementi che sono stati espulsi dalla CCI nei primi anni 2000 per aver pubblicato materiale che esponeva i nostri compagni alla repressione di Stato – un’attività che abbiamo denunciato come spionaggio. Uno di questi elementi è membro del Gruppo Internazionale della Sinistra Comunista, GISC, un gruppo che non solo è una tipica espressione di parassitismo politico, ma che è stato fondato sulla base di questo comportamento poliziesco e che quindi non dovrebbe trovare posto nel campo comunista internazionalista. L’altro elemento è attualmente rappresentante della TCI in Francia. Quando la TCI ha rifiutato di firmare la dichiarazione congiunta, ha sostenuto che la definizione di sinistra comunista che ne risultava era troppo ristretta, soprattutto perché escludeva gruppi definiti dalla CCI come parassiti. In realtà, si è dimostrato molto chiaramente che la TCI preferisce essere pubblicamente associata a gruppi parassitari come il GISC piuttosto che alla CCI e che la sua attuale politica, attraverso i comitati NWBCW, non può avere altro risultato se non quello di dare a questi gruppi un certificato di rispettabilità e di rafforzare il loro sforzo di lunga data per rendere la CCI un paria - proprio a causa della difesa di quest’ultima di chiari principi di comportamento che hanno ripetutamente violato.
In alcuni casi, come a Glasgow, i gruppi NWBCW sembrano essersi basati su alleanze temporanee con gruppi anarchici come l’Anarchist Communist Group, ACG, che hanno assunto posizioni internazionaliste sulla guerra in Ucraina, ma che sono legati a gruppi che si trovano su un terreno borghese (ad esempio Plan C nel Regno Unito). E di recente l’ACG ha dimostrato di preferire associarsi a questi gruppi gauchiste piuttosto che discutere con un’organizzazione internazionalista come la CCI, che ha escluso da un recente incontro a Londra senza suscitare alcuna protesta da parte della CWO[8]. Questo non significa che noi non vogliamo discutere con anarchici genuinamente internazionalisti, e nel caso del KRAS in Russia, che ha una comprovata esperienza di opposizione alle guerre imperialiste, abbiamo anche chiesto di sostenere la dichiarazione congiunta nella forma in cui potevano. Ma la vicenda dell’ACG è un altro esempio di come l’iniziativa di NWBCW ricordi la politica opportunista del fronte unico, in cui l’Internazionale Comunista esprimeva la propria disponibilità a lavorare con i traditori della socialdemocrazia. Questa era intesa come una tattica per rafforzare l’influenza comunista nella classe operaia, ma il suo vero risultato fu quello di accelerare la degenerazione dell’IC e dei suoi partiti.
La Sinistra Comunista Italiana fu, nei primi anni ‘20, un’aspra critica di questa politica opportunista dell’IC. Essa continuò ad aderire alla posizione originaria dell’IC, secondo cui i partiti socialdemocratici, avendo sostenuto la guerra imperialista ed essendosi opposti attivamente alla rivoluzione proletaria, erano diventati partiti del capitale. È vero che la loro critica alla tattica del fronte unico manteneva un’ambiguità: l’idea del “fronte unico dal basso”, basata sul presupposto che i sindacati fossero ancora organizzazioni proletarie e che fosse possibile a questo livello che i lavoratori comunisti e socialdemocratici potessero lottare insieme.
Nella conclusione della dichiarazione sui NWBCW, la TCI afferma che esiste un precedente storico per i comitati NWBCW nel movimento rivoluzionario: l’appello Per la creazione del fronte unico proletario contro la guerra lanciato dal Partito Comunista Internazionalista (PCInt) in Italia nel 1944. Questo appello ha un contenuto fondamentalmente internazionalista, ma c’è da chiedersi perché parla di “fronte unico proletario”? E cosa si intende con la seguente richiesta:
“L'ora presente impone la formazione di un fronte unico operaio, l'unione cioè di tutti coloro che non vogliono la guerra, sia essa fascista o democratica.
Operai di tutte le formazioni politiche proletarie e senza partito! Unitevi ai nostri operai, discutete insieme problemi di classe al lume degli avvenimenti della guerra e formate di comune accordo in ogni fabbrica, in ogni centro, comitati di fronte unico capaci di riportare la lotta del proletariato al suo vero terreno di classe”.
Quali erano queste “formazioni politiche proletarie”? Si trattava forse di un appello alle file degli ex partiti operai a impegnarsi in un'attività politica comune con i militanti del PCInt?
Che non fosse una semplice imprecisione dell’appello del 1944 lo dimostrò, solo un anno dopo, l’“Appello” del Comitato di Agitazione del PCInt rivolto esplicitamente ai Comitati di Agitazione del Partito Socialista Italiano di unità proletaria, del Partito Comunista Italiano (stalinista), e di altre organizzazioni della sinistra borghese, chiamando ad un’azione comune nelle fabbriche. Ne abbiamo pubblicato un resoconto nella Rivista Internazionale n°7 del novembre 1983. Nella stessa Rivista abbiamo pubblicato anche una lettera del PCInt/Battaglia Comunista che rispondeva alle nostre critiche all’Appello. In questa lettera Battaglia Comunista scriveva:
“Il documento ‘Appello del Comitato di Agitazione del PCInt’, contenuto nel n.1 di Prometeo aprile ’45 fu un errore? Concesso. Fu l’ultimo tentativo della Sinistra Italiana di applicare la tattica del ‘fronte unico dal basso’ preconizzata dal PCd’I in polemica con l’Internazionale negli anni ‘21-‘23. Come tale noi lo cataloghiamo fra i ‘peccati veniali' perché i nostri compagni seppero mondarsene definitivamente, sul piano sia politico che teorico con una chiarezza che oggi ci rende sicuri di fronte a chiunque”.
Al che abbiamo risposto:
“Se un’offerta di fronte unico ai macellai stalinisti e socialdemocratici è un semplice peccato veniale, per poter parlare esplicitamente di sbandate che cosa avrebbe dovuto fare il PCInt nel ’45? Entrare nel governo? Ma Battaglia ci rassicura: i propri errori se li è rivisti da un bel pezzo, senza aspettare la CCI, e quindi non ha mai avuto motivo di nasconderli. Può essere. Ma quando nel 1977 abbiamo per la prima volta accennato sulla nostra stampa alle sbandate collezionate dal PCInt nell’immediato dopoguerra, Battaglia replicò con una lettera indignata in cui ammetteva le sbandate, ma sosteneva che erano responsabilità esclusiva dei compagni poi usciti nel ‘52 a costituire Programma Comunista”.
La continua difesa da parte della TCI dell’appello del 1944 per un Fronte Proletario Unito dimostra che questo profondo errore non è stato “eliminato sia politicamente che teoricamente” E la tattica del “fronte unico dal basso” del 1921-23 è ancora l'ispirazione per il “movimento” opportunista della TCI “No War but the Class War”.
La TCI ha quindi ragione su un punto a proposito di No War But the Class War: questa iniziativa è effettivamente in continuità con l'appello opportunista per un “fronte unico proletario” del PCint nel 1944. Ma non è una continuità di cui andare fieri, poiché questa tattica mette fortemente in ombra la linea di classe che esiste tra l’internazionalismo della sinistra comunista e il preteso internazionalismo del gauchisme, del parassitismo e della palude anarchica. Inoltre, NWBCW voleva essere un’alternativa esclusiva all’internazionalismo intransigente della Dichiarazione Congiunta della Sinistra Comunista, indebolendo così le forze rivoluzionarie non solo con l’opportunismo verso il gauchisme, ecc. ma anche con il settarismo verso altri gruppi autentici della Sinistra Comunista.
Amos
[1] Sull'iniziativa NWBCW (No War but the Class War): cos'è e cosa non è, 8 luglio 2023, Revolutionary Perspectives n.22.
[2] https://www.leftcom.org/it/articles/2022-07-27/nwbcw-e-il-%E2%80%9Cvero-ufficio-internazionale%E2%80%9D-del-1915
[3] Corrispondenza sulla Dichiarazione congiunta dei gruppi della Sinistra comunista sulla guerra in Ucraina.
[5] Vedi ad esempio Risposta a Battaglia Comunista, in Rivoluzione Internazionale n°11, dicembre 1977; The organisation of the proletariat outside periods of open struggle (workers' groups, nuclei, circles, committees) International Communist Current (internationalism.org) in International Review 21; World Revolution 26, “Factory Groups and ICC intervention”.
[7] La dichiarazione contiene un link a un articolo di Battaglia Comunista sul destino del comitato di Roma the fate of the Rome committee, Sul Comitato di Roma NWBCW: un'intervista. L’articolo descrive l’esito negativo dell’alleanza con un gruppo chiamato Società Incivile. Esso è scritto in un modo così oscuro che è molto difficile trarne qualcosa. Ma se si guarda al sito web di questo gruppo, sembra che si tratti di un gruppo del tutto gauchiste, che inneggia ai partigiani antifascisti e al defunto Partito Comunista Italiano stalinista. Si veda ad esempio: https://www.sitocomunista.it/canti/cantidilotta.html; www.sitocomunista.it/resistence/resistenceindex.html;(https://www.sitocomunista.it/pci/pci.html).