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Bambini piccoli che muoiono di freddo nelle case umide, scolari che fingono di mangiare da cestini vuoti: queste sono tra le illustrazioni più parlanti della "crisi del costo della vita" che, da quando è esplosa nel 2021, sta colpendo la classe operaia. La crescita dei prezzi dei generi alimentari, l'aumento vertiginoso dei costi del gas e dell'elettricità sono una realtà concreta per milioni di lavoratori.
Un impatto intollerabile sulla classe operaia
Secondo le statistiche ufficiali, un quarto della popolazione, 14,5 milioni di persone, soffre la povertà alimentare. Tra questi 4,3 milioni di bambini, 2,1 milioni di pensionati e 8,1 milione di persone in età lavorativa. Il numero di banche alimentari in Gran Bretagna è in aumento: ve ne sono ora più di 2500 che assistono nuove categorie di “poveri”, tra cui lavoratori attivi. E di recente hanno esaurito le scorte, in parte a causa delle richieste fatte e in parte per la difficoltà a trovare donazioni. Le famiglie devono limitare il cibo, costrette a scegliere tra mangiare e riscaldarsi. Allo stesso tempo, "più di 5 milioni di famiglie si trovano in condizioni di povertà energetica, il che significa che spendono più del 10% del loro reddito per il gas e l'elettricità, faticando a mantenere le loro case calde. Le famiglie numerose potrebbero addirittura spendere un quarto del loro reddito disponibile per l'energia".[1] La Fondazione Resolution (che si occupa del miglioramento delle condizioni di vita degli indigenti) ha previsto che la povertà assoluta (cioè quando il reddito familiare è inferiore al livello necessario per soddisfare i bisogni di base) aumenterà dal 17% del 2021-2022 al 22% nel 2022-2023. Ciò significa un aumento della povertà assoluta di oltre 3 milioni di famiglie di lavoratori. Si ipotizza che 3,2 milioni di adulti in Gran Bretagna si trovino in condizioni di povertà igienica, cioè non possono permettersi prodotti per l'igiene e la cura del corpo.
Per decenni la classe operaia in Gran Bretagna ha visto un deterioramento ininterrotto delle sue condizioni di vita, con tagli al salario sociale – salute e servizi sociali, alloggi, pensioni, riduzioni delle indennità sociali - e un lento deterioramento del potere d'acquisto per coloro che sono ancora occupati. La crescita del salario medio tra il 2007 e il 2021 è stato del 20,1% negli USA, del 11,7% in Francia, del 15,7% in Germania, ma solo del 4,8% in Gran Bretagna. La previsione è che i salari non raggiungeranno il livello del 2008 fino al 2027. Questo sembra molto ottimistico dal momento che gli aumenti salariali sono attualmente del 6,4% (e solo del 3,3% nel settore pubblico) mentre l'inflazione è a due cifre. A tutto ciò si aggiunge un aumento della disoccupazione di oltre mezzo milione di unità, con importanti ripercussioni sui redditi dei lavoratori licenziati.
Inflazione: le cifre parlano da sole
L'inflazione ha raggiunto le due cifre per la prima volta dopo 40 anni: da circa il 5,4% del dicembre 2021 al 10,1% di luglio 2022 (11,1% in ottobre). È solo la quarta volta in 70 anni che l’inflazione arriva oltre il 10% (tra il 1951-52, tra il 1973-1977 e tra il 1979-82). Alcuni economisti prevedono che l’inflazione continuerà a crescere durante il 2023. Le ultime statistiche ufficiali (Tasso di inflazione per i prezzi al consumo, dicembre 2022) mostrano che l’inflazione è al 13,4%, con l’inflazione per i prodotti alimentari al 16,8%.
Il Prezzo di gas ed elettricità è cresciuto a livelli senza precedenti. Secondo il FMI, le famiglie britanniche sono state colpite dalla crisi energetica più duramente della maggior parte dei Paesi europei. Ma questo brutale sviluppo della crisi in Gran Bretagna non è dovuto solo alla pandemia di coronavirus o alla guerra in Ucraina, che ha colpito tutti i Paesi europei.
Molti prodotti sono aumentati a un ritmo più rapido: nel mese di luglio la benzina ha superato il 45%, il latte magro è attualmente aumentato del 46%, molti altri alimenti sono aumentati tra il 20 e il 40%. L'inflazione alimentare direttamente attribuibile alla Brexit era già al 6%. Lo scorso agosto, la Banca d'Inghilterra ha previsto un periodo di recessione della durata di due anni. Più di recente ha dichiarato che la recessione durerà solo poco più di un anno e che forse il peggio dell'inflazione è alle spalle. Qualunque siano le spiegazioni e le previsioni, l'inflazione è decollata rapidamente in poco tempo e, con l'imprevedibilità dei prezzi dell'energia, delle catene di approvvigionamento e degli sviluppi della guerra in Ucraina, non c'è una base stabile su cui il governo o le imprese possano fare affidamento.
La debolezza storica dell’economia britannica
I media britannici sottolineano come la situazione nel Regno Unito sia peggiore che altrove. Così, ad esempio, quando il FMI ha scoperto che le famiglie del Regno Unito erano le più colpite in Europa occidentale dalla crisi energetica, la cosa ha avuto un'adeguata pubblicità. Ma la Gran Bretagna, rispetto ad altri Paesi europei, è rimasta indietro per decenni, a causa di debolezze antiche. Dall'essere l'economia più forte del mondo all'inizio del XX secolo, che esportava beni manifatturieri in tutto il mondo, l'economia britannica è poi peggiorata e diminuita.
Nel 1934 i compagni della sinistra comunista che pubblicavano Bilan analizzarono l'"Evoluzione dell'imperialismo britannico": "I settori che fornivano l'essenziale delle esportazioni britanniche erano il carbone, il ferro e l'acciaio, il tessile, proprio quelli che sarebbero stati più colpiti (...) dalla decomposizione dell'economia britannica, nonché dalla depressione cronica che (...) rosicchiava l'apparato produttivo come un cancro"[2] Il deficit commerciale aumentò notevolmente in quegli anni. Tra il 1924 e il 1931: "Il volume delle importazioni crebbe del 17%, mentre il volume delle esportazioni crollò del 35% nello stesso periodo. Ma qui si vede anche l'insensibilità di una borghesia rentier, (...) che nel 1931, in piena crisi, consumava il 60% in più di beni stranieri rispetto al 1913, mentre tre milioni di lavoratori erano stati espulsi dalla sfera produttiva. Un contrasto violento tipico del capitalismo in decadenza"[3].
In questo contesto la borghesia britannica favorì sempre più il settore finanziario rispetto alle esigenze del settore manifatturiero, relativamente poco competitivo, una decisione che non risolse il peggioramento della sua economia, ma significò solo un ulteriore tuffo nell'abisso del credito e del capitale fittizio, intensificando le contraddizioni della sua economia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nonostante il boom del dopoguerra, segnato da un aumento della spesa pubblica nel settore sanitario, delle infrastrutture e dell'istruzione, l'economia britannica continuò ad arretrare. La percentuale delle esportazioni britanniche sul commercio mondiale è scesa da quasi il 12% nel 1948 a circa il 4% nel 1974. Il deficit commerciale della Gran Bretagna era di 200 milioni di sterline nel 1948, ma ha raggiunto i 4,1 miliardi di sterline nel 1974.
Con il ritorno della crisi economica aperta, la continua bassa produttività e la mancanza di competitività costrinsero la borghesia britannica a chiudere molti settori industriali realizzando la più grande deindustrializzazione di qualsiasi altra grande nazione. Allo stesso tempo, fece un altro passo avanti nel potenziamento del settore finanziario britannico, allentando le regole più severe. Questa deregolamentazione ha aiutato Londra a consolidare la sua posizione di grande centro finanziario internazionale.
La deregolamentazione del settore finanziario, che ha dato alle banche piena libertà di giocare con tutte le regole fondamentali della gestione finanziaria, è stata una bomba a orologeria che è esplosa nel 2008 e ha contribuito a portare l'economia britannica sull'orlo del collasso. L'economia britannica non si è mai veramente ripresa dalla "crisi finanziaria" del 2008. Nei dieci anni successivi, le dimensioni dell'economia britannica sono diminuite del 2%, mentre Paesi come Francia e Germania sono cresciuti del 34 e del 27%. La Gran Bretagna è l'unica economia del G7 che non è riuscita a raggiungere i livelli di PIL precedenti alla pandemia entro il 2022.
Come dicevamo nel 2008, "Londra è un importante centro finanziario e la finanza è una parte importante delle imprese di servizi che impiegano l'80% della forza lavoro e producono il 75% del PIL. Del 23% del PIL derivante dalla produzione industriale, il 10% proviene dalla produzione di energia primaria (gas, petrolio e carbone, in declino), un valore insolitamente alto per un Paese sviluppato. Negli anni '70 e '80 si è persa molta industria, in particolare carbone, acciaio e cantieristica. L'evoluzione delle attività produttive verso i servizi e in particolare verso il settore bancario è aumentata dall’ultima recessione ufficiale dei primi anni Novanta. Dopo 10 anni di stagnazione e recessione industriale, i servizi sono ancora più predominanti. Tra il 2000 e il 2005 le attività bancarie sono aumentate del 75%, soprattutto grazie all'edilizia residenziale. Le attività delle banche britanniche sono superiori al PIL e le loro passività estere rappresentano una parte significativa delle passività estere del Regno Unito".[4]
L’effetto della Brexit
Mentre il governo, per spiegare l’attuale catastrofica situazione economica, punta il dito soprattutto su fattori internazionali (Covid, guerra in Ucraina), l'Office for Budget Responsibility (Ufficio per la responsabilità del bilancio) è chiaro sul fatto che l'uscita della Gran Bretagna dall'UE ha accelerato la riduzione della produttività del Paese, così come le sue importazioni ed esportazioni. Complessivamente, l'OBR stima che nel lungo periodo la produttività si ridurrà di circa il 4% e le importazioni e le esportazioni "saranno inferiori di circa il 15% nel lungo periodo rispetto al caso in cui il Regno Unito fosse rimasto nell'UE". E l'effetto completo della Brexit deve ancora farsi sentire. L'Economist del 19 ottobre 2022 ha descritto la situazione attuale come "Britaly - un Paese di instabilità politica, bassa crescita e subordinazione ai mercati obbligazionari", privo della capacità di recupero dagli scossoni economici. "L'economia britannica nel suo complesso è stata danneggiata in modo permanente dalla Brexit", ha dichiarato l'ex funzionario della Banca d'Inghilterra Michael Saunders a Bloomberg (14 novembre 2022) - "Se non ci fosse stata la Brexit, probabilmente non staremmo parlando di un bilancio di austerità questa settimana. La necessità di aumentare le tasse e di tagliare le spese non ci sarebbe"
La classe dominante non ha alternative
"I cambiamenti politici non possono salvare l'economia mondiale dall'oscillazione tra i due pericoli gemelli dell'inflazione e della deflazione, da nuove crisi del credito e da crisi valutarie, che porteranno a brutali recessioni"[5] Le attuali oscillazioni dell'economia britannica hanno dimostrato che non esistono cambiamenti politici benevoli che possano essere adottati dalla borghesia. L'inflazione crescente significa che l'indebitamento del governo andrà ben oltre le previsioni. La scorsa estate, nella battaglia tra Sunak e Truss per diventare Primo Ministro, tutte le loro politiche economiche tendevano a portare verso un ulteriore indebitamento. Che si trattasse di finanziare tagli fiscali da parte di Truss o di affrontare gli effetti dell'inflazione da parte di Sunak, il deficit pubblico era destinato a continuare a crescere.
La stampa della borghesia è piena di previsioni funeste sul futuro dell'economia (insieme alle loro "soluzioni" preferite), ma è compito dei rivoluzionari mostrare che la crisi dell'economia, pur essendo grave (e di lunga durata), è un aspetto della crisi di un modo di produzione in cui la guerra imperialista è diventata una parte fondamentale del suo funzionamento e il degrado ambientale una conseguenza naturale di cosa e come produce. L'economia britannica è la peggiore del G7, e questo è uno dei motivi per cui gli attacchi al tenore di vita sono più brutali. Le debolezze dell'economia britannica risiedono nel declino storico del capitalismo britannico, iniziato molto tempo fa e identificato da Bilan negli anni '30 e dal movimento operaio prima di allora. Lenin, ad esempio, in “Imperialismo, fase suprema del capitalismo” (1917), osserva che "Nel complesso, il capitalismo sta crescendo molto più rapidamente di prima; ma questa crescita non solo sta diventando sempre più ineguale in generale, la sua ineguaglianza si manifesta anche, in particolare, nella decadenza dei paesi più ricchi di capitale (la Gran Bretagna)". La crisi della Gran Bretagna oggi segue ancora la tendenza generale al declino del capitalismo mondiale, tendenza che è stata solo accelerata dalle debolezze storiche della Gran Bretagna, oltre che dall'impatto della Brexit, della pandemia di coronavirus, della guerra in Ucraina e della crisi energetica internazionale.
Edvin, 1 febbraio 2023
[1] "A citizens' protest is not the class struggle", (Una protesta da cittadini non è lotta di classe) CCI on line
[2] Bilan 1934: Evolution of British imperialism (part 1) (Evoluzione dell’imperialismo britannico)
[4] Report on the British situation for the 18th WR congress (Rapporto sulla situazione in Gran Bretagna per il 18° Congresso di World Revolution, sezione della CCI in Gran Bretagna)