Lo sciopero di massa in Polonia nel 1980: lezioni per il futuro

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"Quaranta anni fa, durante l’estate 1980, la classe operaia in Polonia metteva il mondo in ansia. Un gigantesco movimento di sciopero si estendeva nel paese: parecchie centinaia di migliaia di operai entravano in sciopero selvaggio in diverse città, facendo tremare la classe dominante in Polonia e in altri paesi"[1]. Ciò accadeva quarant'anni fa, ma quel "gigantesco movimento di sciopero" puntava il dito al futuro. Per la classe operaia, per le inevitabili battaglie che dovrà intraprendere, le lezioni da trarre da questa grande esperienza sono effettivamente innumerevoli e preziose: presa in mano delle lotte, auto-organizzazione, rappresentanti eletti revocabili, estensione del movimento, solidarietà operaia, assemblee generali, ritrasmissione dei dibattiti con altoparlanti, ... ecco ciò che è stata la lotta operaia in Polonia. Una lotta contro gli attacchi alle loro condizioni di vita, contro l'aumento del prezzo della carne e per la rivalutazione dei salari. L'organizzazione di questo movimento di protesta mostra di cosa è capace la classe operaia. La Polonia 1980 è una delle grandi esperienze del movimento operaio che indica alla nostra classe che può e deve avere fiducia in sé stessa, che quando è unita ed organizzata è forte.

Questo movimento mostra anche di cosa è capace la classe dominante, quali trappole sofisticate può tendere contro coloro che sfrutta, fino a che punto le borghesie di tutti i livelli sono pronte a unire le forze per schiacciare la classe operaia. La gestione di questa lotta di classe è una nuova dimostrazione della forza e del machiavellismo degli apparati borghesi. Sia all'Est che ad Ovest, tutte le forze possibili sono state utilizzate per estinguere questo pericoloso incendio e impedirne la diffusione, specialmente nella Germania dell'Est.

Cosa è successo nel 1980 in Polonia?

Il movimento del 1980 non apparve come un fulmine a ciel sereno, anzi. Dal Maggio 1968 in Francia, il contesto internazionale fu segnato dalla ripresa delle lotte. Anche se la presenza della cortina di ferro limitava l'influenza reciproca tra le lotte della classe operaia ad Ovest e ad Est, la stessa dinamica era all'opera. Pertanto, gli anni '70 in Polonia furono caratterizzati da un profondo processo di sviluppo della combattività e della riflessione.

Negli anni '70, spinto dalla crisi economica e dalla debolezza del suo capitalismo di Stato, il governo polacco attaccò le condizioni di vita della classe: spaventosi aumenti del prezzo del cibo accompagnavano la penuria alimentare, mentre la Polonia continuava ad esportare patate in Francia. "Nell'inverno 1970-71, i lavoratori dei cantieri navali del Baltico scesero in sciopero contro l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di prima necessità. All'inizio, il regime stalinista reagì alle manifestazioni con una feroce repressione uccidendo diverse centinaia di persone, soprattutto a Danzica. Tuttavia, gli scioperi non cessarono. Alla fine, il leader del partito, Gomulka, fu destituito e sostituito da un personaggio più "amichevole", Gierek. Quest'ultimo dovette parlare per 8 ore con gli operai dei cantieri navali di Stettino prima di convincerli a riprendere il lavoro. Evidentemente, ha rapidamente tradito le promesse che aveva fatto loro in quel momento. Nel 1976, ulteriori brutali attacchi economici scatenarono scioperi in diverse città, in particolare a Radom e Ursus. La repressione provocò diverse decine di morti".

Fu in questo contesto e di fronte all'aggravarsi della crisi economica che la borghesia polacca decise di aumentare il prezzo della carne di quasi il 60% nel luglio 1980. L'attacco fu frontale, senza il travestimento ideologico di cui, ad esempio, sono capaci le borghesie occidentali. Caratteristiche dei brutali metodi stalinisti che sono assolutamente inadatti di fronte a un proletariato combattivo, le decisioni della borghesia polacca non poterono che generare una risposta operaia. Forti della loro esperienza degli anni '70, "gli operai della Tczew vicino Danzica e dell’Ursus nella periferia di Varsavia entrano in sciopero. Alla Ursus si tengono assemblee generali, viene eletto un comitato di sciopero e sono stabilite rivendicazioni comuni. Nei giorni seguenti gli scioperi continuano ad estendersi: Varsavia, Lodz, Danzica, ecc. Il governo cerca di impedire una estensione maggiore del movimento facendo rapide concessioni, tra cui aumenti salariali. A metà luglio gli operai di Lublino, un importante crocevia ferroviario, entrano in sciopero. Lublino è situata sulla linea ferroviaria che collega la Russia alla Germania dell’est. Nel 1980 costituiva una linea vitale per il vettovagliamento delle truppe russe nella Germania dell’est. Le rivendicazioni degli operai sono le seguenti: nessuna repressione contro gli operai in sciopero, ritiro della polizia dalle fabbriche, aumenti salariali e libere elezioni dei sindacati". Il movimento si estese, i tentativi di fermarlo e di dividerlo fallirono: lo sciopero di massa era in corso. In due mesi la Polonia rimase paralizzata. Il governo non poteva reprimere, la situazione era diventata troppo esplosiva. Inoltre, il pericolo non si limitava ai soli confini polacchi. Nella regione mineraria di Ostrava in Cecoslovacchia, e nelle regioni minerarie rumene, in Russia a Togliattigrad, minatori e lavoratori percorrevano le stesse orme. "Nei paesi dell'Europa occidentale, se non ci sono scioperi in diretta solidarietà con le lotte dei lavoratori polacchi, tuttavia operai di molti paesi riprendono gli slogan dei loro fratelli di classe in Polonia. A Torino, nel settembre 1980, si sentono gli operai scandire: “Danzica ci indica il cammino”.

Di fronte a quel pericolo di estensione, le borghesie cominciarono a lavorare insieme per schiacciare il movimento. Era necessario da un lato isolarlo e dall'altro snaturarlo. I confini con la Germania dell'Est, la Cecoslovacchia e l'Unione Sovietica vennero rapidamente chiusi. Le borghesie internazionali lavoreranno mano nella mano per racchiudere e isolare il movimento: il governo polacco finse la radicalizzazione nei confronti dell'URSS, i sovietici conciarono a minacciare gli operai con i loro carri armati al confine. L'Europa occidentale finanzierà e consiglierà il sindacato "libero e indipendente" Solidarnosc, la propaganda internazionale metterà in luce l'eroico Solidarnosc e la necessità di un "vero" sindacato democratico libero e indipendente.

Questa alleanza delle differenti borghesie occidentali con la borghesia polacca sarà fatale per il movimento di massa polacco. Ed è per tale motivo che, contrariamente alla teoria dell'anello debole, la rivoluzione non può che partire dai paesi centrali: "Finché gli importanti movimenti di classe toccheranno solo paesi alla periferia del capitalismo (come è avvenuto in Polonia) ed anche se la borghesia locale è completamente sopraffatta, la Santa Alleanza di tutte le borghesie del mondo, con alla testa le più potenti, sarà in grado di attuare un cordone sanitario economico, politico, ideologico e perfino militare attorno ai settori proletari interessati. Solo quando la lotta proletaria toccherà il cuore economico e politico del sistema capitalista:

• quando l'attuazione di un cordone sanitario economico diventerà impossibile, perché saranno le economie più ricche ad esserne state colpite,

• quando l'attuazione di un cordone sanitario politico non avrà più alcun effetto perché sarà il proletariato più sviluppato che affronterà la borghesia più potente, è solo allora che questa lotta darà il segnale per la conflagrazione rivoluzionaria mondiale"[2].

Illusioni democratiche e sindacali: le debolezze della classe operaia in Polonia

L'arma principale della borghesia sarà quindi lo stesso sindacato Solidarnosc. Chiamato a svolgere il ruolo di 'sinistra' del capitale, che continuerà ad assumere anche nella 'clandestinità' dal 1982, non cesserà di deviare la lotta sul terreno nazionalista, di portare gli operai alla sconfitta e consegnarli alla repressione. Questo sindacato, emerso dalla linea di pensiero KOR (comitato di difesa degli operai, costituito da intellettuali dell'opposizione democratica, nato dopo le repressioni del 1976 e militante per la legalizzazione del sindacalismo indipendente), sarà rappresentato attraverso 15 dei suoi membri al presidium del MKS (comitato di sciopero interaziendale).

Mentre all'inizio del movimento dell'estate 1980 "non c’era influenza sindacale, i membri dei “sindacati liberi” si misero ad ostacolare la lotta. Mentre all’inizio i negoziati erano condotti in maniera pubblica, si avanzò, dopo un certo tempo, la pretesa che necessitavano degli “esperti” per mettere a punto i dettagli dei negoziati con il governo. Progressivamente gli operai non potettero più seguire i negoziati, e ancor meno parteciparvi, perché gli altoparlanti che dovevano trasmetterli 'non funzionavano più a causa di problemi tecnici'”.  Il lavoro di sabotaggio era iniziato. Le rivendicazioni all'origine di natura politica ed economica (tra l'altro, la rivalutazione dei salari) si concentrarono sugli interessi dei sindacati più che su quelli degli operai: veniva proposto il riconoscimento dei sindacati indipendenti. Il 31 agosto gli accordi di Danzica, sfruttando le illusioni democratiche e sindacali, segnarono la fine dello sciopero di massa. "Poiché gli operai erano stati chiari sul fatto che i sindacati ufficiali camminavano con lo Stato, la maggior parte di essi pensava ora che il sindacato Solidarnosc, appena fondato e forte di dieci milioni di operai, non fosse corrotto e avrebbe difeso i loro interessi. Essi non avevano vissuto l’esperienza degli operai occidentali che si sono confrontati per decenni con i sindacati “liberi”.

Solidarnosc assunse perfettamente il suo ruolo di pompiere del capitalismo per estinguere la combattività operaia. "Sono state queste illusioni democratiche a costituire il terreno su cui la borghesia e il suo sindacato Solidarnosc hanno potuto condurre la loro politica antioperaia e scatenare la repressione. [...] Nell'autunno del 1980, quando i lavoratori ritornarono in sciopero per protestare contro gli accordi di Danzica, avendo constatato che anche con un sindacato 'libero' al loro fianco, la loro situazione materiale era peggiorata, Solidarnosc cominciava già a mostrare il suo vero volto.  Già alla fine degli scioperi di massa Walesa girava di qua e di là con un elicottero dell’esercito per fare appello agli operai perché terminassero gli scioperi con urgenza. 'Non abbiamo bisogno d'altri scioperi perché stanno spingendo il nostro paese verso il baratro, dobbiamo calmarci'". [...] Ogni volta che è possibile, si impadronisce dell'iniziativa degli operai, impedendo loro di lanciare nuovi scioperi". Per un anno Solidarnosc sabota e prepara il terreno alla repressione.

Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1981, il governo polacco ristabilirà "l'ordine" e istituirà uno "stato di guerra": interruzioni di tutte le comunicazioni, arresti di massa, carri armati a Varsavia, occupazione militare del paese. "Mentre durante l'estate del 1980 nessun lavoratore era stato colpito o ucciso grazie all'auto-organizzazione e all'estensione delle lotte, e perché non c'era un sindacato per inquadrare i lavoratori, nel dicembre 1981 più di 1200 lavoratori vennero assassinati, decine di migliaia furono messi in prigione o cacciati in esilio". Le condizioni di vita che seguirono furono peggiori di quelle imposte all'inizio di luglio 1980. Durante il 1982 la combattività non era scomparsa, ma terminerà sotto i colpi di una feroce repressione unita all'incessante sabotaggio di Solidarnosc, lasciando impoverita la classe operaia polacca, costretta all'esilio per vendere la propria forza lavoro.

Le lezioni dell'estate 1980

Nonostante questa sconfitta, l'esperienza di questo movimento operaio è inestimabile. È stato il punto più alto di un'ondata internazionale di lotte. Ha fornito un esempio del fatto che la lotta di classe è l'unica forza che può costringere la borghesia a mettere da parte le sue rivalità imperialiste dal momento che l'esistenza di un proletariato imbattuto nel blocco dell'Est era stata un freno allo sforzo bellico dell'URSS in Afghanistan, che aveva invaso nel 1979. Ma non solo. Ha dimostrato dal vivo quale è la forza della classe operaia. Ed è di questa che dobbiamo appropriarci:

"Nell'estate del 1980, gli operai presero direttamente l'iniziativa della lotta. Non aspettandosi istruzioni dall'alto, marciarono insieme, tennero assemblee per decidere da soli il luogo e l'ora delle loro lotte. Vennero avanzate rivendicazioni comuni nelle assemblee di massa. Fu formato un comitato di sciopero. All'inizio, le rivendicazioni economiche erano in primo piano. I lavoratori erano determinati. Non volevano che si ripetesse il sanguinoso schiacciamento della lotta come nel 1970 e nel 1976. Nel centro industriale di Danzica-Gdynia-Sopot, fu istituito un comitato di sciopero interfabbrica (MKS), composto da 400 membri (due delegati per azienda). Nella seconda metà di agosto si incontrarono dagli 800 ai 1000 delegati. Ogni giorno si tenevano assemblee generali nei cantieri navali Lenin. Vennero installati altoparlanti per consentire a tutti di seguire le discussioni dei comitati di sciopero e le trattative con i rappresentanti del governo. Poi, i microfoni furono installati anche all'esterno della sala riunioni dell'MKS, in modo che gli operai presenti nelle assemblee generali potessero intervenire direttamente nelle discussioni dell'MKS. La sera, i delegati - la maggior parte con cassette con le registrazioni degli atti - rientravano ai loro posti di lavoro e presentavano le discussioni e la situazione nella 'loro' assemblea generale di fabbrica, rendendo il loro mandato. Tali erano i mezzi con cui il maggior numero di lavoratori poteva partecipare alla lotta. I delegati dovevano restituire il loro mandato, erano revocabili in qualsiasi momento e le assemblee generali rimanevano sempre sovrane. Tutte queste pratiche sono in totale opposizione alla pratica sindacale. Nel frattempo, dopo l'unione degli operai di Danzica-Gdynia-Sopot, il movimento si allargò ad altre città. Per sabotare la comunicazione tra i lavoratori, il 16 agosto il governo tagliò le linee telefoniche. Immediatamente, i lavoratori minacciarono di estendere ulteriormente il loro movimento se il governo non le avesse immediatamente ripristinate. Quest'ultimo fece marcia indietro. L'assemblea generale decise quindi di costituire una milizia operaia. Poiché il consumo di alcol era largamente diffuso, si decise collettivamente di vietarlo. I lavoratori sapevano che dovevano essere lucidi nel confronto con il governo. Quando il governo minacciò di reprimere a Danzica, i ferrovieri di Lublino dissero: 'Se gli operai di Danzica vengono attaccati fisicamente e se solo uno di loro viene colpito, paralizzeremo la linea ferroviaria strategicamente più importante tra la Russia e la Germania dell'Est'. In quasi tutte le principali città gli operai si mobilitarono. Più di mezzo milione di loro capirono di essere la sola forza decisiva nel Paese in grado di opporsi al governo. Essi sentivano cosa stava dando loro quella forza:

• la rapida estensione del movimento invece del suo esaurimento in scontri violenti come nel 1970 e nel 1976;

• la loro auto-organizzazione, cioè la loro capacità di prendere l'iniziativa da soli invece di fare affidamento sui sindacati;

• la tenuta di assemblee generali in cui possono unire le forze, esercitare il controllo sul movimento, consentire la massima partecipazione di massa possibile e negoziare con il governo davanti a tutti.

E, in effetti, l'estensione del movimento fu la migliore arma di solidarietà; gli operai non si erano accontentati di fare dichiarazioni, loro stessi presero l'iniziativa nelle lotte. Questa dinamica rese possibile lo sviluppo di un diverso rapporto di forza. Finché i lavoratori avessero lottato in modo così massiccio e unito, il governo non avrebbe potuto attuare alcuna repressione".

La Polonia 1980 è una delle grandi esperienze storiche del movimento operaio, un'esperienza di cui il proletariato deve riappropriarsi per preparare le sue lotte future, per avere fiducia nella sua forza, nelle sue capacità, per sapere come organizzarsi, come dare vita alla sua solidarietà, ma anche aver coscienza delle trappole che la borghesia è capace di tendere, a cominciare dai suoi sindacati.

È per partecipare a questo processo di riappropriazione da parte della classe operaia della propria storia che indichiamo di seguito numerosi articoli della CCI, scritti per la maggior parte all'epoca dei fatti.

Riferimenti e accesso agli articoli della CCI

1. Le prime lotte degli anni '70

Per affrontare la crisi economica e, costretto dalla debolezza del suo capitalismo di Stato, il governo polacco attacca ferocemente le condizioni di vita della classe, chiedendo sempre più sacrifici ai lavoratori. "All'Est la quasi assenza di prodotti di prima necessità (carne, zucchero, …) manifestano la crisi del capitale; all'Ovest, è una disoccupazione sempre più massiccia e una crescente inflazione. Sia all'Est che all'Ovest, la crisi del capitalismo significa per gli operai la generalizzazione della miseria"[3]. Gli anni '70 in Polonia furono caratterizzati da aumenti dei prezzi incessanti e indecenti, da carenza di cibo, disoccupazione mascherata da recessione ecc. In risposta, la classe operaia non smetterà di lottare, principalmente nel 1970 e nel 1976.

Sulla situazione precisa in Polonia nel 1976:

Paesi dell'Est - Sovrapproduzione, penuria e classe operaia - Révolution Internationale n°23 (marzo 1976) (in francese)

Polonia - Il capitalismo di Stato affronta la crisi e la classe operaia - Révolution International n°28 (agosto 1976) (in francese)

Sull'evoluzione della maturazione all'interno della classe operaia in Polonia negli anni '70:

Sulla situazione nei paesi dell'Europa dell'Est (compresa la Polonia) negli anni '70 e '80:

La crisi capitalista nei paesi dell'Est - Revue Internationale n°23 (4° trimestre 1980) (in francese)

Lotta di classe nell'Europa dell'Est (1970- 1980) (parte I) - Revue Internationale n°28 (1° trimestre 1982) (in francese)

Lotta di classe nell'Europa dell'Est (1970-1980) (parte II) – Revue Internationale n°29 (2° trimestre 1982) (in francese)

2. Gli anni '80 e il 1981: lotte massicce e repressione

Nell'estate del 1980, il governo polacco decise di nuovo un aumento brutale del prezzo della carne, provocando un'esplosione di rabbia. Dal luglio all'agosto 1980 ci fu lo sciopero di massa: estensione del movimento, costituzione di comitati di lotta, rappresentanti eletti e revocabili, discussioni ritrasmesse in diretta dagli altoparlanti, solidarietà di classe, auto-organizzazione dei lavoratori... A fine agosto 1980, gli accordi di Danzica segnarono la fine dello sciopero di massa e l'indebolimento della classe operaia nei suoi rapporti di forza con la borghesia. Nonostante tutto, la combattività e la rabbia dureranno fino alla feroce repressione del dicembre 1981. Molto presto, le borghesie si renderanno conto del pericolo di questo movimento. E occorreranno gli sforzi congiunti del POUP (governo polacco), del KOR e di Solidarnosc (che svolgono il ruolo di opposizione "di sinistra"), nonché del prezioso aiuto delle borghesie di tutti i tipi, dell'Est e dell'Ovest, per venire a capo di questo movimento e portare i lavoratori alla sconfitta.

Estate 1980 e le prime lezioni da imparare:

Sciopero di massa in Polonia 1980: aperta una nuova breccia - Revue Internationale n °23 (4° trimestre 1980)

Dall'estate del 1980 alla repressione del dicembre 1981: le azioni di Solidarnosc e di tutte le borghesie:

Polonia: nonostante i sindacati, la classe operaia non molla - Révolution International n°80 (dicembre 1980) (in francese)

Polonia - Rompere l'isolamento nazionale e l'inquadramento sindacale - Révolution Internationale n°82 (febbraio 1981) (in francese)

Dietro Jaruzelski c’è la borghesia mondiale  Révolution Internationale n°93 (gennaio 1982) (in francese)

1982: stato di guerra e repressione

Per fuorviare il proletariato, Solidarnosc è ancora lì - Révolution Internationale n°98 (giugno 1982) (in francese)

Il proletariato in Polonia paga il prezzo del suo isolamento - Révolution Internationale n°102 (ottobre 1982) (in francese)

• Polonia - Jaruzelski-Walesa, stessa lotta – Revolution International n°105 (gennaio 1983)

3. Comprendere meglio ciò che è stato il fenomeno dello sciopero di massa in Polonia

Le lotte in Polonia non sono "un esempio isolato del fenomeno dello sciopero di massa, ma piuttosto la massima espressione di una tendenza internazionale generale nella lotta di classe proletaria"[4]. "Lo sciopero di massa è un fenomeno in movimento e non segue uno schema rigido e vuoto. Non è un mezzo inventato per rafforzare l'effetto della lotta proletaria, ma è il movimento stesso della massa proletaria in condizioni storiche determinate. È un movimento spontaneo che, per la sua estensione, la sua auto-organizzazione, i suoi avanzamenti, i suoi riflussi, conoscerà un'evoluzione, acquisisce un'ampiezza [...] Una delle sue caratteristiche è il concatenarsi di rivendicazioni economiche e politiche"[5].

Che cos'è lo sciopero di massa e come il movimento polacco dell'estate 1980 ne è stato uno:

Note sullo sciopero di massa - Rivista Internazionale n°6 (1982) (in italiano)

Sciopero di massa - Révolution International n°81 (gennaio 1981) (in francese)

4. Lezioni dal movimento di lotta in Polonia

Nel 1968, il proletariato riprendeva il cammino della lotta. Nel 1980, il movimento in Polonia, attraverso la sua longevità e il suo sciopero di massa, costituirà la manifestazione più importante di questa tendenza verso la ripresa internazionale della lotta di classe. Tracciare il bilancio di queste lotte, trarne gli insegnamenti, riappropriarsi dei loro punti di forza e di debolezza, capire come gli operai si sono organizzati concretamente, analizzare le manovre delle borghesie, smascherare i sindacati, la sinistra, ecc. È tutto questo che il movimento polacco apporta alla classe operaia.

Sulle lezioni e sul bilancio del movimento di lotta in Polonia:

Un anno di lotte operaie in PoloniaRevue Internationale n°27 (4° trimestre 1981) (in francese)

Stato di guerra in Polonia: la classe operaia contro la borghesia - supplemento Revue Internationale n°28 (1° trimestre 1982) (in francese)

Dopo la repressione in Polonia: prospettive delle lotte di classe mondiale - Rivista Internazionale n°6 (1982) (in italiano)

La dimensione internazionale delle lotte operaie in PoloniaRevue Internationale n°24 (1° trimestre 1981) (in francese)

Polonia dicembre 1981: quale sconfitta? - Révolution Internationale n°95 (marzo 1982)

L'internazionalizzazione delle lotte, unica risposta alle trappole della borghesia - Révolution Internationale n°103 (novembre 1982)

5. Il sindacalismo in decadenza, arma per la difesa degli interessi del capitale: l'esempio di Solidarnosc

Basandosi sulle illusioni democratiche della classe operaia, la borghesia polacca farà sorgere nell'estate del 1980 il sindacato libero Solidarnosc. Proprio quello che metterà al primo posto la rivendicazione del diritto ad un sindacato libero piuttosto che agli aumenti salariali. Quello che firmerà gli accordi di Danzica, che saboterà le ritrasmissioni dei negoziati attraverso gli altoparlanti, che non smetterà mai di fermare le lotte fino a quando non verranno condotte alla repressione. Solidarnosc sarà IL mezzo, in opposizione ai consigli operai, per mistificare la classe operaia, facendo credere a una rinascita del sindacalismo: un sindacalismo indipendente, libero, autogestito, e assumendo il ruolo di "sinistra". Nonostante tutto, Solidarnosc farà fatica ad imporsi completamente e le lotte in Polonia dureranno fino al 1981, quando il sindacato più "solidale" del mondo condurrà i lavoratori verso la repressione. Dal 1982 Solidarnosc, passato alla clandestinità, continuerà a servire gli interessi del capitale nel suo ruolo di opposizione di sinistra.

1980, il vero volto di Solidarnosc:

Gli operai pongono la vera domanda: soviet o sindacati? - estratti dal giornale World Revolution n°33 (ottobre 1980)

Solidarietà con lo Stato capitalista - Révolution Internationale n°81 (gennaio 1981) (in francese)

1981, come Solidarnosc ha isolato per portare alla sconfitta e preparare il terreno per deviare la combattività in tutto il blocco dell'Est:

Solidarnosc - Una difesa aperta del capitale nazionale"- Révolution Internationale n°85 (maggio 1981)

Polonia - Il sindacato Solidarnosc ha preparato la repressione"- Révolution Internationale n°93 (gennaio 1982)

• 1982, il 'clandestino' Solidarnosc continua il suo ruolo di opposizione di sinistra:

Polonia - Solidarnosc al servizio dello Stato - Révolution Internationale n°109 (maggio 1983)

6. Isolamento nazionale: quando TUTTE le borghesie lavorano per lo stesso obiettivo: schiacciare la classe operaia

L'estensione geografica delle lotte operaie a tutta la Polonia durante l'estate del 1980 è stata uno dei punti di forza del movimento. Estensione, organizzazione e solidarietà proletaria. E sarà questo isolamento nazionale ad aver ragione su questo movimento durante l'anno 1981.

Coscienti del pericolo rappresentato dal movimento e dall'influenza che esso poteva avere a livello internazionale sulla classe operaia, tutte le borghesie, dall'Est all'Ovest, lavorarono per il suo confinamento e il suo schiacciamento all'interno della nazione polacca. Tutte le borghesie unite per attuare tutte le strategie conosciute per deviare i lavoratori dalla strada intrapresa: chiusura delle frontiere, sindacalismo 'libero', costituzione di un'opposizione di sinistra, radicalizzazione contro l'URSS, minaccia di intervento sovietico, propaganda.

Sul lavoro delle borghesie, dell'Est e dell'Ovest:

Polonia - POUP-Solidarnosc-Washington-Mosca: La borghesia unita per attaccare il proletariato - Révolution Internationale n°84 (aprile 1981)

• Lotte di classe nel mondo: Polonia - Révolution Internationale n°87 (luglio 1981)

Sul confinamento nazionale e l'isolamento per settori:

Polonia – La morsa nazionale - Révolution Internationale n°90 (ottobre 1981)

Polonia - la borghesia è forte nell'isolamento degli operai - Révolution Internationale n°91 (novembre 1981)

Sulle manovre borghesi attorno a un'opposizione di sinistra:

"KOR: una 'opposizione' al servizio della capitale polacco" - Révolution Internationale n°77 (settembre 1980)

7. Intervento della CCI nella lotta

Nel bel mezzo degli eventi, la CCI ha distribuito 3 volantini internazionali, di cui 2 tradotti in polacco:

• Il primo, pubblicato il 6 settembre 1980, descrive la situazione della lotta di massa dell'estate del 1980, evidenziando la forza del movimento (generalizzazione e auto-organizzazione), denunciando il sindacalismo e dimostrando che i proletari non hanno patria. Questo volantino è stato distribuito a livello internazionale, in una decina di paesi, ovunque la CCI poteva arrivare.

• Il secondo volantino, pubblicato il 10 marzo 1981, tradotto in polacco e distribuito in Polonia con i limitati mezzi disponibili[6], denuncia la pretesa natura "socialista" dei paesi dell'Est, propone l'internazionalismo, denuncia le azioni delle borghesie e dei sindacati. Questo volantino è stato ampiamente distribuito a livello internazionale.

• Il terzo volantino è stato pubblicato il giorno dopo la dichiarazione di stato di guerra (13 dicembre 1981). Denuncia la feroce repressione, porta la sua solidarietà agli operai polacchi e fa valere la necessità della solidarietà internazionale operaia, denunciando tutti i vicoli ciechi e le piste false proposte dalle borghesie di ogni tipo. Oltre alla sua massiccia distribuzione internazionale, essendo stato tradotto questo volantino in polacco, i compagni hanno potuto distribuirlo a Parigi e New York alla comunità polacca e a New York ai marinai polacchi in scalo.

La nostra organizzazione ha anche condotto la lotta pubblicando numerosi articoli che denunciano le trappole tese (principalmente il sabotaggio sindacale e l'isolamento), invocando solidarietà e facendo vivere le lezioni dello sciopero di massa e polemizzando con gli altri gruppi rivoluzionari:

I manifesti della CCI:

Polonia: all'Est come all'Ovest, una stessa lotta operaia contro lo sfruttamento capitalista! - Volantino internazionale della CCI (6/09/1980)

Agli operai della Polonia!"- Volantino internazionale della CCI, tradotto anche in polacco, (10/03/1981)

Polonia: una sola solidarietà - Lo sviluppo internazionale delle lotte operaie" - Volantino internazionale della CCI, tradotto anche in polacco, (18/12/1981) (in francese)

Sul ruolo dei rivoluzionari:

Alla luce degli eventi in Polonia, il ruolo dei rivoluzionari - Revue Internationale n°24 (1 trimestre 1981)

Sulla propaganda gauchista (estrema sinistra borghese):

I falsi amici degli operai- Révolution Internationale n°77 (settembre 1980)

Contro le menzogne trotzkiste - Anche in Polonia il capitalismo deve essere distrutto - Révolution Internationale n°79 (novembre 1980)

Per quanto riguarda le riunioni sui paesi dell'Europa dell'Est - Quale solidarietà? - Révolution Internationale n°82 (febbraio 1981)

Sull'appello alla solidarietà e a fare vivere le lezioni della lotta:

Scioperi nella Polonia capitalista - Generalizziamo il "cattivo esempio" degli operai polacchi! - Révolution Internationale n°77 (settembre 1980)

La lotta degli operai polacchi è la nostra lotta! - Révolution Internationale n°83 (marzo 1981)

A Est e ad Ovest - Contro la stessa crisi, la stessa lotta di classe - Révolution Internationale n°85 (maggio 1981)

Nessuna lotta operaia dovrebbe rimanere isolata - Révolution Internationale n°93 (gennaio 1982)

Sulla denuncia dell'isolamento nazionale:

Polonia: la necessità della lotta in altri paesi - Révolution Internationale n°89 (settembre 1981)

Polonia - Solo la lotta internazionale del proletariato può frenare il braccio della repressione - Révolution Internationale n°81 (gennaio 1981)

Sulle convergenze e divergenze con i gruppi del campo politico proletario:

Polemica - I rivoluzionari e la lotta di classe in Polonia - Révolution Internationale n°80 (dicembre 1980)

 • A proposito di alcuni volantini sulla situazione in PoloniaRévolution Internationale n°102 (ottobre 1982)

 

 

 

 

[1] Tutte le citazioni provengono dall'articolo: Pologne (août 1980): Il y a 40 ans, le prolétariat mondial refaisait l’expérience de la grève de masse - Révolution Internationale n°483 (luglio-agosto 2020)

[2] The proletariat of Western Europe at the centre of the generalization of the class struggle International Review n.31 (4° trimestre 1984), disponibile anche in spagnolo e francese alle rispettive pagine web

[3] Introduzione al nostro opuscolo di raccolta di testi sulla Polonia 80, che può essere richiesto al nostro indirizzo

[4] Vedi nota 3

[5] Sciopero di massa - Révolution International n°81 (gennaio 1981).

[6] Una delegazione della CCI si era recata in un'altra occasione in Polonia. Le sue conclusioni, a seguito delle discussioni in loco, hanno portato alla luce un livello molto alto di illusioni all'interno del proletariato di questo paese, che contribuivano a creare notevoli difficoltà nell'affrontare la situazione con la quale si doveva scontrare. E questo mentre il campo proletario in Occidente sopravvalutava molto le possibilità della classe operaia della Polonia, in particolare la CWO con il suo "Revolution now!" ("Rivoluzione ora!")

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