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UE, Brexit, populismo: lottare contro tutti i nazionalismi!

“Inoltre, si è rimproverato ai comunisti ch'essi vorrebbero abolire la patria, la nazionalità. Gli operai non hanno patria. Non si può togliere loro quello che non hanno.” (Il Manifesto del Partito Comunista, 1848).

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BREXIT: crescenti difficoltà per la borghesia e per la classe operaia

Quando il 52% degli elettori del referendum in Gran Bretagna sul mantenimento del paese nell’Unione europea ha scelto di uscirne, questo non è stato un evento isolato, ma un ulteriore esempio del peso crescente del populismo.

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Crisi dell’emigrazione alla frontiera Spagna-Marocco: l’ipocrisia della borghesia democratica

Nel corso delle ultime due settimane abbiamo assistito ad una serie di scene allucinanti alla frontiera sud dell’Unione Europea. Prima ci sono stati gli assalti di massa alle barriere spinate istallate dal governo spagnolo che migliaia di emigranti sono riusciti a superare, non prima di avervi lasciato brandelli di vestiti e sangue. Poi ci sono state le raffiche di pallottole che hanno stroncato la vita di 5 emigranti, raffiche sparate, con tutta probabilità, a dispetto delle contorsioni dei portavoce ufficiali, dalle forze del tanto ”democratico” e tanto “pacifista” governo Zapatero, che ama  presentarsi come un Bambi, un cerbiatto inoffensivo. Infine è arrivato lo spiegamento massiccio di truppe della Legione e della Guardia Civile con la consegna di respingere “in maniera umana” (sic!) gli emigranti. Il 6 ottobre, dopo oscuri negoziati tra i governi di Marocco e Spagna, gli avvenimenti subiscono una accelerazione: 6 emigranti muoiono mitragliati in territorio marocchino. Queste morti sono l’inizio dello scatenamento di una serie di atti sempre più brutali: emigranti abbandonati nel deserto a sud di Oujda  il 7 ottobre, rastrellamenti di massa nelle città marocchine dove si concentrano gli emigranti; voli charter per rimpatriare verso il Mali e il Senegal, con uomini e donne ammassati;  nuove deportazioni di massa di emigranti, negli autobus della morte verso il deserto del Sahara
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dietro il mito de “l'unità europea”, la realtà delle tensioni imperialiste

L’allargamento tanto atteso dell'Europa a venticinque paesi ha avuto infine luogo il Primo maggio 2004. E ciò ha certamente provocato grandi festeggiamenti nelle capitali europee. Come dopo il vertice di Maastricht a fine 1991, ci hanno bombardato di grandi dichiarazioni su questa grande Europa, “continente infine unito nella sua totalità” (1) ed in modo pacifico. Vantato come una “svolta storica”, l’allargamento dell’Unione Europea (UE), “formidabile macchina per esportare la pace e la stabilità” (2) costituirebbe “l'esperienza principale” ed “il completamento più importante dell'Europa” (
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