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Nove mesi dopo il terremoto che ha devastato Haiti, l’incuria della borghesia non poteva evidentemente limitarsi agli appetiti imperialisti che la catastrofe non ha mancato di sviluppare, alle false promesse di aiuto finanziario, alle centinaia di migliaia di morti e al sovraffollamento spaventoso di milioni di vittime nei campi sovraffollati[1]. Dopo la vera e propria ondata di quasi 10.000 organizzazioni non governative[2] piombate dopo il terremoto e di questi innumerevoli ricercatori di scoop della stampa e del mondo politico, dopo tutto l’ipocrita e putrido battage strappalacrime dei dirigenti del mondo intero, non è stato fatto nulla di serio. Per mancanza di mezzi a disposizione che dipende dalla mancanza del benché minimo interesse per questa popolazione abbandonata alla povertà e al banditismo più spietati. Mentre tutti gli esperti del mondo annunciavano già in aprile che il peggio doveva ancora venire con la stagione delle piogge con una situazione sanitaria che sarebbe divenuta catastrofica, con l’improvvisa comparsa di epidemie, la borghesia internazionale ha … aspettato la pioggia!
Questa epidemia annunciata di colera avrà delle conseguenze drammatiche. Ormai da diverse settimane la malattia si diffonde con una rapidità e un tasso di mortalità estremamente elevati. Al momento della stesura di questo articolo, il governo locale ha denunciato più di 330 vittime e migliaia di infetti, ma in questo disgraziato paese le stime sono impossibili da stabilire e molti indici fanno sospettare un contagio in realtà molto più vasto[3].
Le continue e ipocrite lamentazioni della “comunità internazionale” sono attualmente piuttosto rarefatte, in netto contrasto con il nauseante show mediatico organizzato subito dopo il terremoto. E per una buona ragione! C’è il rischio che venga fuori tutta l’inconseguenza della borghesia di fronte alle catastrofi e al dolore umano. E’ perciò che occorre denunciare come, a tutti i livelli e senza alcuna ambiguità, la borghesia sia direttamente responsabile di questo nuovo disastro.
Il colera è una malattia connessa alle condizioni di vita malsane di cui sono vittime gli Haitiani. Si sviluppa attraverso un batterio presente soprattutto in acque contaminate da feci infette. In un paese dove meno del 3% delle macerie provocate da un terremoto di nove mesi prima è stato evacuato, si può facilmente immaginare la qualità e l’igiene delle acque che la popolazione è costretta a consumare. Il problema è che la ricostruzione di un paese significa risorse materiali e finanziarie che, anche se promesse da una borghesia alla ricerca di influenza e dei mercati, non sono state mai devolute: più del 70% delle sovvenzioni annunciate non sono state mai versate.
Peggio ancora, la diffusione dei batteri è favorita dai flussi migratori caotici a causa delle migliaia di sfratti da parte di proprietari impazienti di recuperare i loro terreni occupati. La legge del profitto farà sempre della borghesia una classe di assassini senza scrupoli.
V. (30 ottobre)
[1] Cfr. l’articolo “Ad Haiti, l’alibi dell’umanitarismo” in World Revolution n. 409.
[2] Come diceva un funzionario dell’ONU, “Haiti è diventata una Parigi-Dakar dell’umanitarismo.
[3] “Secondo i dati del ministero della Sanità, sono oltre 1000 i morti mentre i contagiati sono più di 15mila. Nell'isola devastata a gennaio dal terremoto e soprattutto nella capitale, dove un milione e mezzo di sfollati vivono in accampamenti di fortuna, si teme che l’epidemia possa colpire fino a 200mila persone.” (www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo495874.shtml, 15 /11/2010).