Bilancio di un compagno che ha partecipato alla giornata di discussione

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20 aprile 2008

Cari Compagni, un’eccellente discussione-ricerca tenuta ieri a Napoli ha posto in chiaro due questioni vitali: carattere della crisi e la morfologia sociale del moderno proletariato. Non è poco, perché si tratta di acquisire due strumenti di lavoro politico indispensabili. Un terzo elemento che è emerso dalla discussione è il riconoscimento dei processi di autoformazione di elementi, ancora allo stato embrionale, di coscienza e di organizzazione.

Orbene, da ciò conseguono alcune questioni, la prima delle quali riguarda il modo in cui diviene possibile saldare i settori del proletariato industriale tradizionale a quelli nuovi che si sono venuti formando in questa fase. Una seconda questione riguarda le forme di lotta del moderno proletariato. Una terza riguarda la forma-partito, cioè come il partito dei comunisti deve attrezzarsi per intervenire all’interno del nuovo proletariato. L'incedere della crisi recessiva, le sue devastanti conseguenze, lo sconvolgimento che ne consegue ecc. pongono urgenza a dare risposte a queste domande, sia pure sotto forma sperimentale. I quesiti, come si vede non sono affatto di mera natura tecnico-tattica, anche se questo aspetto è importantissimo. Inoltre dalla stessa discussione è emersa la necessità di adottare linguaggi e forme di comunicazioni in grado di essere chiaramente percepiti dall’attuale proletariato.

Il fondo di queste domande è la preoccupazione che, in seguito alla crisi ed alle misure sempre più dure che i governi adotteranno per scaricarla sul proletariato, si possano avere fenomeni di ribellismo che, in assenza della funzione pedagogica del partito, possano o degenerare o subire disastrose sconfitte. Inoltre, in simili circostanze, è prevedibile che si ripresentino i partiti della sinistra borghese che sono stati estromessi dal parlamento in seguito alle elezioni, sempre con lo scopo di disarticolare le lotte ed indirizzarle verso obiettivi posticci. Infine bisogna considerare che molti elementi in buona fede che hanno militato in questa sinistra e che hanno compreso in parte il suo ruolo funzionale alla strategia generale di controllo del proletariato da parte della borghesia, si trovano in uno stato di demoralizzazione e di perplessità sul quale sarebbe necessario intervenire energicamente al fine di riqualificarli e recuperarli al campo proletario. Siamo ad un nuovo "Che fare?" e bisogna rispondere.

Saluti fraterni, P.

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