Inviato da RivoluzioneInte... il
Il 27 settembre migliaia di cittadini del Bahrein, appartenenti alle classi sfruttate, sono scesi in piazza a manifestare per la democrazia. Manifestare per la democrazia? Si illudono di cambiare la loro situazione con la democrazia!
Noi viviamo in Italia e non sappiamo nulla di ciò che succede in Bahrein, a meno che non si usi internet e si cerchino notizie particolari. Ma le nostre tv non ci nascondono solo il Bahrein: ci solo le lotte degli studenti in Cile, degli insegnanti in Messico e Spagna, dei disoccupati in Brasile e chissà in quanti altri posti. Lotte di lavoratori, di proletari.
Non ci nascondono solo le lotte dei lavoratori in altre parti del pianeta ma anche le nostre lotte, le nostre proteste, le nostre situazioni, quelle dei disoccupati, dei precari, dei cassaintegrati, dei licenziati, dei nullatenenti, dei pensionati e degli studenti, in poche parole dei proletari italiani.
A dire la verità in alcuni servizi televisivi, talk show, i proletari in tutte le loro forme appaiono ma come contorno, come a dire “visto che ci occupiamo anche dei fatti vostri!”. C’è una giornalista che intervista il sindacalista di turno che parla in nome dei lavoratori licenziati davanti la fabbrica, oppure un giornalista che intervista i pensionati che non riescono a fare la spesa e nello studio televisivo chi c’è? Carfagna, Gelmini, Santanchè, etc.. e altri omologhi del PD insieme ai soliti giornalisti de “Il Fatto” o “Il Giornale” e qualcun altro. Di che cosa parlano? Di Berlusconi!! Del fatto che è un colpo di stato farlo dimettere da senatore, che LUI ha abolito l’IMU, che la legge Severino non deve essere retroattiva, bla bla bla. Tutta questa commedia non ha senso se non per nascondere altro. Per quanto riguarda Berlusconi è comprensibile la paura di essere ridimensionato dalla scena politica, ma per la restante parte della borghesia italiana qual è il problema?
È stato difficile formare il governo ma una volta fatto avrebbe dovuto mettere in opera le misure necessarie per raddrizzare la barca che affonda. Ma ci sono queste misure e soprattutto si ha la forza e la capacità di metterle in opera? E ancora è possibile rimettere in modo la fabbrica Italia?
Qual è la situazione economica reale dell’Italia?
Per quanto riguarda il debito pubblico: “Nei primi sette mesi dell’anno il debito pubblico è cresciuto di 84,2 miliardi rispetto alla fine del 2012. Lo comunica la Banca d’Italia. (…). A luglio invece, si è attestato a 2.072,863 miliardi di euro, in diminuzione di 2,3 miliardi rispetto a giugno. Nei primi sette mesi dell’anno le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 225 miliardi, in aumento dell’1,4% (3,2 miliardi) rispetto a quelle dello stesso periodo del 2012.”[1].
Come si vede Il debito non fa che aumentare a passi da gigante (84.1 miliardi in 7 mesi) mentre le entrate tributarie fanno piccoli spostamenti, solo 3,2 miliardi in più. L’evasione, più di 200 miliardi l’anno, resta tale.
Il PIL è in diminuzione costante, quest’anno scenderà dell’1,3% secondo le statistiche Eurostat[2] . E così il rapporto debito/Pil non fa che aumentare, ha superato il 130%. E se il debito aumenta nonostante tagli e nuove tasse, non è lecito chiedersi a che servono tutti questi sacrifici?
Qual è la situazione della popolazione italiana?
La popolazione sta subendo un vero salasso economico perché di fronte all’aumento costante dei prezzi, con o senza l’IVA al 22%, si assiste alla continua diminuzione della massa salariale dovuta ai licenziamenti, alla precarizzazione dei posti di lavoro in tante forme diverse, il che comporta salari senza anzianità e indennità varie, al mancato turnover, 500.000 occupati in meno in un anno[3], all’aumento delle imposte varie sia locali sia nazionali. I trasporti aumentano, gli affitti pure mentre i prezzi delle case diminuiscono, ma le compravendite crollano (dal 2007 si sono dimezzate). Soldi non ce ne sono e le banche non concedono mutui facilmente per il timore di non vederseli ripagare.
Per contrastare la povertà crescente in Grecia hanno messo in commercio, a prezzo ridotto, i prodotti scaduti. In Italia stanno aumentando i supermercati low cost e mense per chi non riesce a sfamarsi. Le foto di persone che vanno al mercato a raccogliere i prodotti scartati non fanno più notizia, come non fanno più notizia i suicidi e i gesti disperati perché sono all’ordine del giorno.
Per quanto riguarda i negozi, le statistiche dicono che c'è un saldo negativo di 15.000 unità. E anche le imprese chiudono[4] o vengono svendute a prezzi stracciati in quanto piene di debiti, come nel caso della Telecom consegnata agli spagnoli. E quando avvengono queste acquisizioni si procede immediatamente alla riduzione del personale.
Qual è stata la politica economica adottata dal governo?
Il governo “del fare” è nato sull'onda della eliminazione della tassa sulla prima casa, cavallo di battaglia di Berlusconi. É riuscito a bloccare la prima rata di questa tassa creandone un'altra che graverà su tutti, anche su chi non ha casa. Ma questo è servito a far dire a Berlusconi che lui mantiene le promesse. Per quanto riguarda il settore del lavoro ci sono state promesse di assunzione di precari e un aumento delle risorse scolastiche ma per ora sono solo promesse e comunque del tutto insufficienti alle reali necessità.
Per poter dare un serio segnale di cambiamento il governo avrebbe dovuto far aumentare le entrate, diminuire le spese, detassare i settori lavorativi e incrementare l'occupazione con investimenti strutturali.
Ma ad ognuna di queste voci corrisponde una risposta contraria.
Tagliare il budget militare, cioè l'acquisto degli F35, significava ridurre l'occupazione negli stabilimenti Finmeccanica e l'importanza di questa azienda strategica per l'imperialismo italiano. Lo stesso vale per la riduzione del settore militare all'estero: smettere con le “missioni di pace” significherebbe rinunciare a giocare un ruolo sullo scacchiere imperialista, cioè accettare di non contare niente.
Tagliare ulteriormente le spese statali, cioè nella sanità, scuola significa chiudere ospedali e scuole perché sono al collasso.
Aumentare le entrate significa effettuare un controllo serio degli evasori ma questo significa darsi la zappa sui piedi. Non dimentichiamo che i governi sono espressione della classe al potere, cioè della borghesia. E lo stesso sarebbe aumentare il prelievo fiscale sui milionari. Berlusconi che si aumenta le tasse? Tagliare le tasse sui salari dei lavoratori? Ma se sono loro a mantenere lo Stato!
Qualsiasi cosa si faccia si può rovesciare la situazione? Non c'è soluzione alla crisi dello Stato, non solo a quello italiano ma a tutti. I debiti sono aumentati a tal punto che non c'è più possibilità di ridurli. In Italia poi c'è una instabilità governativa che fa paura ad ogni investitore estero.
La farsesca storia della crisi di governo prima dichiarata e poi ritirata dà un’idea chiara di come sia precario il sistema politico italiano. E questa precarietà politica non fa che aggravare la situazione economica, sia perché espone il paese alla speculazione dei mercati, sia perché non si riesce nemmeno a trovare delle pezze per tappare le falle.
Oblomov, 29 settembre ’13
[1] https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/13/bankitalia-debito-pubblico-cresciuto-di-842-miliardi-dallinizio-dellanno/710446/
[2] epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do?tab=table&init=1&language=en&pcode=tec00115&plugin=1
[4] Fallimenti in costante crescita: sono 3637 le aziende fallite nel primo trimestre 2013, www.cribis.com/Pages/News-Fallimenti-Iq-2013.aspx?gclid=CLbyi5fd8LkCFYmN...