Inviato da RivoluzioneInte... il
Durante queste manifestazioni, mentre il Dipartimento di Stato americano chiedeva a più riprese ai dirigenti arabi di dar prova di moderazione verso i manifestanti, il governatore Walker minacciava, in caso di necessità, di chiamare la Guardia Nazionale per reprimere le lotte!
Ma alcuni gruppi di vecchi militari hanno risposto che il compito della Guardia Nazionale era di intervenire di fronte alle catastrofi e non di mettersi al servizio della squadra di delinquenti del governatore. La situazione politica nel Wisconsin è fragile, con la minaccia di una crisi costituzionale. L’insieme dei 14 senatori democratici dello Stato hanno disertato l’Assemblea. In più, il sindacato e i dirigenti democratici parlano apertamente di revocare il governatore e i senatori che sostengono il suo progetto di legge. Ad ogni crisi, la politica americana somiglia sempre più ad un fumetto comico!
La crisi nel Wisconsin è stata presentata dai mezzi di informazione nazionali come il primo vero scontro di un dirigente repubblicano, sostenuto dal Tea Party, che utilizza il suo nuovo potere politico per metter su un programma ideologico di distruzione dei sindacati degli impiegati del settore pubblico, che molti membri del Tea Party e del Partito Repubblicano rimproverano per il quasi fallimento dei governi dei vari Stati americani. Questi repubblicani sostengono che è necessario adottare misure di austerità per equilibrare i bilanci dello Stato paralizzato da un enorme deficit di 137 milioni di dollari. D’altra parte i Democratici e i loro amici nei sindacati lanciano grida di indignazione verso il governatore Repubblicano e i suoi alleati nazionali. Il Tea Party fa buon uso politico di un vero dilemma finanziario per alimentare la sua ideologia antisindacale. Chi ha ragione?
E’ vero che, proprio come in Europa, anche gli Stati americani sono confrontati con l’insolvibilità. Mentre a livello centrale il governo federale può disporre ancora di una certa flessibilità (stampando più dollari), i singoli Stati non hanno questo privilegio e sono dunque confrontati con il bisogno urgente di far adottare rigide misure di austerità per equilibrare i loro bilanci e mantenerli finanziariamente affidabili sul mercato obbligazionario. Nel merito, il progetto di legge del governatore Walker sembra rispondere al bisogno vitale della borghesia di ridurre i costi della forza lavoro nello Stato e guadagnare un vantaggio durevole nei futuri negoziati limitando la portata dei prossimi contratti. Questo potrebbe costituire un modello da seguire in altri Stati nella lotta per superare la loro terribile situazione fiscale.
Tuttavia, più in generale, la borghesia è anche consapevole del rischio politico e sociale insito nel lanciare attacchi pesanti contro lavoratori già martellati da un’alta disoccupazione, dal congelamento dei salari, da licenziamenti e dal crollo del mercato immobiliare. Da qui la strategia utilizzata negli USA consistente nel lanciare degli attacchi a livello locale o a quello di un singolo Stato, piuttosto che lanciare un assalto frontale, diretto e immediato sui programmi del diritto federale. Tuttavia c’è il rischio che la legge del governatore Walker vada troppo lontano destabilizzando i sindacati, che agiscono come delle unità di polizia per controllare la collera dei lavoratori, e lo stesso Partito Democratico che si appoggia sui sindacati per il finanziamento di gran parte della sua campagna elettorale. La politica del governatore Walker rischierebbe non solo di evirare i sindacati quando la borghesia ne avrà più bisogno, ma potrebbe anche minacciare di perturbare il sistema a due partiti in un vitale “Stato oscillante” che il presidente Obama ha conquistato nel 2008.
L’anno scorso ci sono state manifestazioni in California contro i tagli al bilancio dell’istruzione e recentemente gli operai nell’Ohio hanno protestato contro un progetto di legge che avrebbe limitato la negoziazione collettiva per i lavoratori dello Stato, come avevano già fatto gli insegnanti a Indianapolis. Quando il bisogno di nuovi attacchi si fa sentire, la borghesia ha bisogno di un apparato sindacale in ordine di battaglia per contenere la combattività dei lavoratori e assicurarsi che la lotta resti sul terreno della negoziazione sui salari e sui sussidi piuttosto che minacciare lo Stato stesso.
Lo stato drammatico delle finanze del Wisconsin non è un’eccezione. Quest’anno deve far fronte a un deficit di 137 milioni di dollari e per i prossimi due anni alla modica cifra di 3,6 miliardi. L’aspetto più feroce del riassetto del bilancio statale portato avanti dal governatore Walker è che la maggior parte degli impiegati dello Stato e degli enti locali devono contribuire con la metà del costo dei loro contributi pensionistici e almeno per il 12,6% dei loro premi di assicurazione malattia. Comunque, tutto questo serve a far incassare allo Stato 30 milioni di dollari da qui alla fine di giugno, cioè solo il 10% del deficit. Il resto del progetto di legge propone di economizzare quest’anno 165 milioni di dollari attraverso il semplice rifinanziamento del debito statale. Così, i risparmi più importanti non hanno niente a che vedere con gli impiegati pubblici. Ma questo non è di conforto per i lavoratori colpiti da un aumento pesante dei contributi pensionistici e dei costi sanitari. Secondo una stima, il progetto equivale mediamente a una riduzione del 10% del reddito per gli insegnanti della città di Madison.
Dato che la negoziazione dei contratti dura in media 15 mesi, il governatore ha rifiutato di incontrare i sindacati, ha prospettato misure drastiche, minacciando di licenziamento 1500 lavoratori dello Stato se il piano non fosse stato accettato. Sembra così voler rimanere fedele alla sua reputazione di soggetto aggressivo. Dobbiamo forse pensare che si tratta di un altro caso in cui un Repubblicano si piazza all’estrema destra del suo partito smantellando i sindacati? Walker è stato chiaro in proposito: “Per noi è semplice. Siamo senza un quattrino. Non ce ne frega niente dei sindacati. Noi dobbiamo riequilibrare il bilancio”. (New York Times). Dal fronte sindacale, David Ahrens, dell’UW-Madison’s Carbone Cancer Center, contesta il carattere di urgenza della situazione, dicendo: “Il tutto sarebbe più credibile se, per cominciare, il governatore avesse avuto la preoccupazione di incontrare i sindacati”. (Wisconsin State Journal)
Lo stesso presidente Obama si è speso a favore dei sindacati con il rimborso dei 200 milioni di dollari che essi avevano speso per la sua campagna elettorale a novembre e definendo i propositi di Walker “un attacco contro i sindacati”. Invece il Presidente della Camera, il repubblicano John Boehner, dell’Ohio, si è congratulato con Walker per “aver affrontato i problemi che ha davanti, che sono stati trascurati per anni a discapito dell’occupazione e della crescita economica”.
Come ci si poteva aspettare, la sinistra è corsa in difesa dei sindacati in quanto migliore difesa dei lavoratori nei momenti difficili, mentre la destra li descrive come anacronismi storici che ostacolano la crescita economica e ammazzano l’occupazione. Di fronte a questo cosa devono fare i lavoratori?
Innanzitutto è importante capire il ruolo chiave che i sindacati giocano nel quadro dell’apparato statale. Essi sono i “pompieri sociali”, che agiscono da valvola di sicurezza a livello economico e politico. I contratti collettivi, gli accordi sulle negoziazioni, che sono oggi sotto attacco, sono stati introdotti da gente come il Presidente Kennedy che ci hanno visto un interesse in termini di controllo sociale offerto dai sindacati, in particolare quando certe “vittorie” ottenute dai sindacati includevano la rinuncia agli scioperi! Alla fine degli anni 60 e 70, queste “concessioni” erano certamente più abbordabili in termini economici di quanto lo siano oggi. Quaranta anni di crisi economica hanno portato a una grande erosione del salario sociale di cui aveva goduto la generazione figlia del “boom” del dopoguerra. Ma anche se i sindacati costano in termini economici, essi sono allo stesso tempo degli strumenti efficaci per imporre l’austerità alla classe operaia. Per esempio, nel Wisconsin i sindacati “avevano già negoziato un accordo con l’amministrazione precedente di 100 milioni di dollari di tagli nelle prestazioni con una riduzione secca dei salari del 3%.”. Si percepisce chiaramente che la collera dei sindacati rispetto al progetto del governo non è tanto causata dalle riduzioni per i lavoratori che loro dovrebbero rappresentare, ma dalla prospettiva di non essere più considerati dei partner dello Stato nella gestione dell’economia. Nei fatti Marty Beil, il capo del sindacato degli impiegati pubblici del Wisconsin, ha sostenuto che il sindacato era perfettamente disposto ad accettare alcuni tagli, ma non poteva sopportare l’insolenza del governatore: “Siamo pronti ad accettare le concessioni finanziarie proposte per aiutare ad equilibrare il bilancio del nostro Stato, ma non ci lasceremo privare del nostro diritto, dato da Dio, di aderire ad un vero sindacato… non lasceremo, lo ripeto, non lasceremo che venga negato il nostro diritto alla negoziazione collettiva”. In una conferenza telefonica con la stampa, ha aggiunto “Non è una questione di soldi (…) Noi comprendiamo la necessità dei sacrifici” (Milwaukee Journal Sentinel).
Tutti i discorsi sullo smantellamento dei sindacati è in fondo un tentativo per far deviare il malcontento manifestato dai lavoratori contro gli attacchi alle loro condizioni di vita nel vicolo cieco della difesa dei sindacati stessi e della democrazia che essi dovrebbero incarnare, allontanandosi così da una lotta efficace per difendere le condizioni di vita e di lavoro. Nel movimento del Wisconsin i sindacati sono stati molto bravi rappresentandolo con l’espressione “difesa della democrazia” (da cui il legame con l’Egitto), anche se sono i loro alleati, i senatori democratici, che sembrano al momento aver ostacolato il funzionamento dell’apparato al governatore democratico borghese, abbandonando l’Assemblea. I militanti del Tea Party hanno organizzato delle contromanifestazioni in sostegno del governatore “democraticamente eletto” e per proteggere “la maggioranza dei cittadini del Wisconsin” che hanno votato per le sue azioni severe contro i sindacati. Se uno ha come obiettivo principale la “difesa della democrazia”, non è scontato sapere quale campo va a sostenere!
In un certo senso, la caccia ai senatori spariti da parte della polizia di Stato è emblematica della caccia più importante che la borghesia americana sta facendo per trovare una soluzione alla crisi economica. Poiché questa soluzione si rivela più improbabile che mai, la borghesia a tutti i livelli, federale, statale e locale, dovrà fare ricorso a nuovi attacchi contro la classe operaia. Gli impiegati, i pompieri, i lavoratori della nettezza urbana e soprattutto gli insegnanti, saranno i primi a subirli. Non è un caso né un’inclinazione ideologica della destra, se il Tea Party e i Repubblicani hanno preso di mira gli impiegati pubblici. Il progetto di legge contro i loro salari e i loro contributi è quello che avrà l’impatto più immediato sulla solvibilità finanziaria dello Stato.
Inoltre, gli attacchi contro gli impiegati pubblici non si sono limitati agli Stati governati dai Repubblicani. A New York, il governatore democratico Cuomo ha minacciato quasi 10.000 licenziamenti se i negoziati con i sindacati si bloccano, mentre il democratico Jerry Brown in California ha parlato della necessità di tagli dolorosi per risolvere i perpetui problemi di bilancio. A livello federale, il presidente Obama stesso ha congelato i salari degli impiegati federali e la sua commissione bilancio ha minacciato di licenziare il 10% degli effettivi! Nondimeno, lo zelo con il quale repubblicani del Tea Party come Walker hanno portato avanti la loro crociata contro le basi stesse di esistenza dei sindacati può avere l’effetto opposto se portato fino in fondo. Se la lotta di classe continua a svilupparsi la borghesia avrà inevitabilmente bisogno dei sindacati. Il tentativo di un governatore repubblicano novellino di far sparire i sindacati dal suo Stato è ancora un altro esempio delle difficoltà della borghesia americana a controllare il proprio apparato politico a causa della decomposizione sociale che si aggrava ogni giorno in questo sistema.
Internationalism
(organo della CCI negli USA)
[1] Il Tea Party (https://it.wikipedia.org/wiki/Boston_Tea_Party) è un movimento politico populista americano che é generalmente riconosciuto come conservatore e libertario. Sostiene la necessità che i governi spendano meno e che ci siano meno tasse in modo da ridurre il debito nazionale e il deficit budgetario federale.
[2] Vedi la lettera spedita dai manifestanti egiziani ai lavoratori del Wisconsin, riportata sul forum https://napolioltre.forumfree.it/?t=54195028