La pubblicazione del “Capitale” di Marx in manga è una risposta ad un bisogno della classe operaia

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Da curiosità destinata ai giovani degli anni 80, fan di “Goldrake” ed altri “Dragonball Z”, il manga[1] è diventato un vero fenomeno culturale. A tal punto che tutta una generazione e la successiva ne hanno fatto le loro letture preferite e dei segni di adesione sociale, con il rammarico di numerosi genitori ed insegnanti che disperano di vedere questa “generazione manga” aprire un giorno un “vero” libro senza immagini! La semplicità del disegno, quella dei testi, ridotti spesso a onomatopee[2], il tutto letto da destra a sinistra per aumentare al fascino dell’esotismo, hanno fatto l’universalità dei manga, in un periodo di scarsa socializzazione e di calo generalizzato dell’alfabetizzazione, associata alla perdita del gusto per la lettura che prende tutti gli strati sociali. Yusuke Maruo dirige presso l’editore East Press la collezione “Leggere tutto in fumetti”, specializzata nella ripresa di grandi opere (Dante, Machiavelli, Dostoïevski, Kafka, Buddha, ecc.) e di testi dal passato grave, come Mein Kampf di Hitler. Al di là della finzione, la violenza o la pornografia ai quali, fuori dall’arcipelago giapponese, molto spesso riduciamo i manga, il genere permette di diffondere una gran quantità di informazioni e conoscenze.

Facendo leva sull’inquietudine e le riflessioni crescenti generate nella classe operaia, e nella sua nuova generazione, dalla crisi del 2007, questo editore è riuscito a fare un manga dell’opera maggiore di Karl Marx e di Friedrich Engels, Il Capitale. Vent’anni e più di ricerche e scrittura, quattro libri divisi ciascuno in parecchi volumi, più di 3000 pagine, si trovano condensati in due volumi di disegni di 190 pagine.

Non è un caso che questa pubblicazione, sia apparsa in primo luogo in Giappone. Innanzitutto perché è la terra natale del manga. Ma anche perché il Partito comunista giapponese ha superato i 400.000 aderenti nel 2008 e ne guadagna 1000 al mese, con uno slancio di sindacalizzazione che cresce presso i giovani giapponesi. Ed infatti fino ad oggi sono state vendute più di un milione di copie di questo manga.

Una tale infatuazione per questi “vecchi” Marx ed Engels, destinati regolarmente alla gogna, regolarmente denunciati come i precursori del futuro stalinismo da numerosi filosofi e da altri “teorici” socio-politici, non è insignificante. Essa, innanzitutto è direttamente emersa dalla crisi dei subprime del 2007 e dall’incapacità della borghesia e dei suoi economisti a dare una spiegazione soddisfacente di questo evento che ha gettato dappertutto decine di milioni di persone sul lastrico e nella miseria. Ci hanno ripetuto che in fondo, è stata una “sfortuna”, ma che la produzione stava per ripartire. E non è stato così. Esiste pertanto una ricerca profonda nell’insieme della classe operaia mondiale e nella sua generazione giovanile per cercare di capire e darsi delle prospettive al di fuori di questo sistema di sfruttamento che mostra ogni giorno la sua incapacità a soddisfare i bisogni umani più elementari. Questo manga su Il Capitale si sforza di rispondere a questo bisogno. Un editore francese, “Soleil Manga”, se ne è così impossessato pubblicando 50.000 esemplari, il che potrebbe sembrare strano dato che il fondatore di questa casa editrice è anche il proprietario del Racing Club di Tolone, ambito sportivo che in genere non milita per l’emancipazione politica delle masse. Il fatto è che l’interesse per Marx ed il marxismo da parte di un qualsivoglia padrone, anche se dall’animo “socialista”, non è per elevare la coscienza collettiva ma per la presenza di un mercato. Come lo era negli anni 1960 e 1970 il mercato delle opere di Mao, di Stalin, ma anche di Marx e di Engels da parte di editori maoisti come le edizioni Maspéro o di librai trotskisti come Fnac[3].

Per quanto riguarda il manga, il risultato è molto sorprendente. Contro tutte le negative aspettative da parte delle vecchie barbe che prevedevano una volgarizzazione pietosa e falsa del Capitale, il risultato, malgrado alcune note insolite come quella di un Marx presentato sotto forma di un arcangelo sceso dal cielo a predicare, o ancora un Engels che chiama Marx “Signore”, è abbastanza preciso[4].

Nel Capitolo 1, il lettore segue l’avventura di Robin, giovane caseario figlio di artigiano, che lascia l’impresa familiare per fondare una fabbrica di formaggio grazie ai sussidi di un giovane e rampante finanziatore pieno di soldi che gli presta il denaro necessario per fondare la sua impresa. In piena rivoluzione industriale (non viene specificato nel manga ma si tratta del 19° secolo), il giovane caseario passa dunque da una fabbrica artigianale e familiare ad una più grande con maggiori ambizioni. Robin scopre le responsabilità e gli arrovellamenti di un giovane padrone, la necessità di conciliare la qualità del prodotto, le scadenze di produzione, la massa salariale. Deve far fronte al suo investitore che lo spinge a sfruttare sempre più i suoi operai per produrre sempre più ed a basso costo, dunque ad aumentare i ritmi e farli lavorare più a lungo. A ciò si aggiunge il “sorvegliante” (cioè il “caposquadra”) della fabbrica, un bruto demenziale che manganella gli operai e che Robin inizialmente tenta di calmare prima di rassegnarsi a lasciarlo picchiare perché la produttività dipende da questo aguzzino. Arringati da uno di loro che prende coscienza che i padroni traggono il loro profitto dalla parte dei loro salari non pagata, gli operai abbozzano un tentativo di rivolta (per tre/quattro pagine) che viene domata dalla polizia e tutto ritorna rapidamente nei ranghi. Quello che emerge, lasciando da parte l’aspetto piuttosto moralizzatore e manicheo dell’opera, è che il capitalismo è in effetti disumano perché riduce degli individui alla miseria e che sfrutta la loro forza lavoro come nessun altro sistema precedente.

L’esempio di un piccolo padrone come Robin mostra anche che questo è uno sfruttatore non perché è una carogna (vuole solo diventare ricco) ma perché questa è la logica del sistema capitalista. E se non segue questa legge si fa schiacciare dalla concorrenza e per prospettiva ha solo quella di chiudere bottega con i debiti da pagare per il suo fallimento. Ad essere “carogne” sono invece gli investitori e, lo si vedrà nel secondo capitolo, il banchiere. Ma, per la platea questa è “attualità”.

Il capitolo 2, più teorico, vede Friedrich Engels rivolgersi direttamente al lettore in una sorta di corso magistrale illustrato. Tramite esempi viventi, vengono spiegati il “valore d’uso”, il “valore di scambio”, il “valore monetario” (il denaro) ed il “plusvalore” che “si ottiene grazie al lavoro del proletariato”, poi la sovrapproduzione ed infine le crisi capitaliste. Si tratta di una volgarizzazione del linguaggio economico che è spiegato in modo chiaro e semplice ma senza essere troppo riduttivo, avente per supporto pedagogico delle situazioni comprensibili e che non falsificano il pensiero marxista.

In questa seconda parte è ben visto e riassunto il processo che porta alla crisi. La competizione tra padroni implica l’acquisto di materiali sotto forma di macchine più moderne che costano di più e costringono ad esigere una maggiore produttività da parte degli operai ed un abbassamento dei loro salari in termini reali. Inoltre la competizione tra capitalisti spinge alla sovrapproduzione ed alla saturazione dei mercati. Il tutto provoca la crisi economica con la chiusura di fabbriche ed il licenziamento degli operai ed il fallimento di un certo numero di capitalisti. Questa logica implacabile per la quale il capitalismo non può che condurre alla crisi è affermata chiaramente: “Lo scopo della posta in gioco per i capitalisti è arrivare ad approfittare al massimo dei lavoratori per ottenere quanto più profitto possibile! E per riuscire a superare la concorrenza, vengono prodotte sempre più nuove macchine (…) Ma è a questo punto preciso che il capitalismo mostra il suo volto contraddittorio [perché] le macchine rappresentano un capitale costante che non genera valore aggiunto” e dunque fanno abbassare “il tasso di profitto [e la] redditività”, alimentando ancora di più la concorrenza e la competizione su tutto il pianeta e con esse le crisi.

Questo secondo capitolo si conclude su un appello di Marx che sale al cielo in compagnia di Engels con un’aureola sulla testa (!!!): “l’ombra nefasta del capitalismo ricopre il pianeta intero. Quest’ombra provoca degli effetti devastanti (…) Per i capitalisti, tutto si vende, tutto si acquista, tutto è buono per fare profitto. (…) Lasciate dunque parlare coloro che non vedono la realtà in faccia! Ma voi, prendete la strada della giustizia! Rimettete in discussione il capitalismo!”

Non è dunque l’avidità di alcuni sfruttatori, ma è il sistema nella sua interezza a condurre alla catastrofe permanente.

Tuttavia a quest’appello manca la reale prospettiva rivoluzionaria che non può realizzarsi realmente se non con la coscienza che le crisi finiscono per condurre al fallimento generale del sistema capitalista e con la coscienza dell’alternativa marxista “Socialismo o barbarie”. Quest’ultima non solo è assente ma il manga, per bocca di Marx, presenta le crisi come una cura di giovinezza, dura ma utile: “È innegabile che nelle società capitaliste … il panico e le crisi economiche sono moneta corrente … ma non andate a biasimare le crisi! In effetti, sono esse che vanno a ristabilire l’equilibrio tra l’offerta e la vera domanda. Ma dopo quali danni?” In fin dei conti, il capitalismo in qualche modo auto-regola le sue crisi ed in modo infinito. Ciò ha un’implicazione fondamentale: la rivolta contro questo sistema non può essere una rivoluzione ma una reazione contro l’ingiustizia, contro lo sfruttamento, ecc., una specie di volontà morale di “risanamento” o di “riforma”, senza una reale prospettiva di superamento e di abolizione del capitalismo. Ora, da oltre un secolo, questo sistema è in decadenza e mostra le espressioni del suo fallimento generalizzato, attraverso le crisi, ma anche attraverso le catastrofi in serie e tutti gli aspetti della vita quotidiana che vanno aggravandosi a ritmo accelerato, anche nei paesi “ricchi”[5].

Difficilmente si potrebbe rimproverare questa mancanza a questa edizione, che peraltro ha fatto un enorme lavoro. In compenso c’è la prefazione dell’edizione francese, firmata Olivier Besancenot. Alla mano, parlando con il tu al lettore, nell’insieme di buona fattura, ed in tutta evidenza in accordo con il Capitale, possiamo anche leggervi: “Così, il sistema capitalista produce più, senza riuscire più a vendere la sua produzione. È il marchio  delle crisi di sovrapproduzione, come le conosciamo oggi”. Che lucidità! Besancenot si rivendica anche a Marx: “Marx è il fondatore della prima associazione internazionale dei lavoratori il cui scopo era rovesciare il capitalismo ed edificare il socialismo”. Ed è qui che casca l’asino. Perché l’NPA[6] il cui leader Besancenot rivendica la necessità della rivoluzione sulla base di una comprensione marxista delle leggi del capitalismo “le cui crisi a ripetizione disgregano sempre la società a più di 140 anni dalla sua apparizione [del Capitale]”, e concorda con questo manga che non si tratta di “cattiveria” o di “cupidigia” in sé dei padroni, continua a ripetere che bisogna “riformare” questo sistema; che occorre “un capitalismo dal volto umano”, “più giusto”, che bisogna perciò “nazionalizzare", rendere lo Stato più sociale … In sostanza, questo è il gioco del doppio linguaggio, quello del venditore da fiera che ti dice che ti dà due cose al prezzo di una e in realtà ti prende il doppio. Come il capitalista che pretende di pagarti il salario al giusto valore e ti sottrae di nascosto il plusvalore necessario alla sua sopravvivenza.

Mulan (24 febbraio)



[1] Manga è un termine giapponese che in Giappone indica i fumetti in generale, mentre nel resto del mondo viene usato per indicare “storie a fumetti giapponesi”.In Giappone i fumetti hanno un ruolo culturale ed economico rilevante e sono considerati un mezzo artistico ed espressivo non meno degno della letteratura, del cinema o di altre espressioni culturali.

[2] L’onomatopea è una figura retorica che riproduce, attraverso i suoni linguistici di una determinata lingua, il rumore o il suono associato a un oggetto o a un soggetto cui si vuol fare riferimento.

[3] In Italia potremmo citare Feltrinelli o Samonà e Savelli.

[4] Ha inoltre la qualità, a differenza del normale “modo d’uso” di potere essere letto da sinistra a destra, ciò che non è trascurabile per coinvolgere un pubblico più largo ed eventualmente raccogliere diverse generazioni.

[5] D’altra parte una delle debolezze di questo manga è dare ad intendere, come messaggio più che subliminale, la distinzione tra paesi poveri sfruttati e paesi popolati da “benestanti”.

[6] Nouveau Parti anticapitaliste (Nuovo Partito Anticapitalista), partito della sinistra borghese nato in Francia nel 2009.

Questioni teoriche: