Inviato da RivoluzioneInte... il
La società in cui viviamo, società capitalista, sta ancora una volta marciando in guerra: la Serbia ieri, l'Afghanistan e Iraq oggi, l'Iran o la Siria domani ed conflitti ancor più gravi in futuro. Non stiamo andando verso una nuova grande guerra mondiale, ma verso guerre sempre più caotiche sparse in tutto il mondo. La minaccia è comunque la stessa: la distruzione dell’umanità, a meno che questo sistema non venga rovesciato.
Nel 1914, la civiltà capitalista ha mostrato di non aveva più alcun utilità per l'umanità avendo immerso l’Europa nel più grande macello imperialista che il mondo avesse mai visto. Nel 1917-19, da Pietrogrado a Berlino, da Torino a Glasgow, la risposta operaia è stata un'ondata internazionale di scioperi di massa e rivoluzioni. L'Internazionale comunista ha descritto la prospettiva: la vittoria della rivoluzione socialista in tutti i paesi o un'epoca di guerre sempre più distruttive.
L'ondata rivoluzionaria è stata sconfitta e l’Internazionale è morta; ma aveva ragione. Dopo 20 anni, una nuova ed ancor più sconvolgente guerra mondiale ha devastato il pianeta. Ancor prima che questo incubo fosse finito, gli imperialisti alleati nel campo ‘antifascista’ si fronteggiavano gli uni agli altri per il controllo del pianeta. Nei 40 anni successivi l'umanità ha vissuto sotto l'ombra di una terza e ultima guerra mondiale fra l’imperialismo americano e quello russo, mentre a milioni sono morti nelle guerre per procura dietro la maschera delle lotte di “liberazione nazionale” dal Vietnam al Medio Oriente ed in Africa.
Nel 1989 il debole blocco russo, circondato dal suo rivale Usa, è sprofondato come un castello di carta; e ci hanno detto da George Bush senior che un nuovo ordine mondiale di pace era all'ordine del giorno. Quasi immediatamente, gli ex soci del vecchio blocco degli Stati Uniti sono scesi anche loro in campo nelle guerre per procura in Africa e nei Balcani. L'America ha risposto con un massiccio dispiegamento di forza militare nel Golfo nel 1991 ed in Serbia nel 1999. E dal 2001 ha dato inizio alla “guerra contro il terrorismo”, il cui scopo reale è controllare i principali rifornimenti di energia del mondo e costruire una barriera intorno all’Europa ed alla Russia.
In breve: il capitalismo decadente significa guerra infinita. La storia degli ultimi 90 anni mostra che tutti i colloqui di pace in questo sistema sono una frottola. La pace è nient'altro che una tregua imperialista tra le guerre.
Il pacifismo: una pericolosa illusione
Se il capitalismo non può fare la pace, allora il pacifismo è una frottola. Il pacifismo, il cosiddetto movimento contro le guerre condotto da quelli che selettivamente sostengono di essere contro questa o quella guerra, quale l’attuale avventura militare in Iraq, ci dice che, con le dimostrazioni legali e le elezioni democratiche, noi possiamo persuadere lo Stato capitalista a trasformare le spade in vomeri. Ci dice che se sosteniamo un certo uomo politico capitalista contro un altro - ad esempio Kerry contro Bush - possiamo invertire la tendenza alla guerra. Ci dice persino che possiamo servire la causa della pace sostenendo determinate potenze imperialiste - come la Francia e la Germania - contro altre, come l'America o la Gran Bretagna, o convincendo l'America e l’Europa a lavorare insieme nel quadro delle buone vecchie Nazioni Unite (persino George Bush è in accordo a parole con questa idea).
Come abbiamo detto: tutto questo è una menzogna. Il capitalismo non sta trascinando l'umanità attraverso l'inferno della guerra perché ha i capi sbagliati, ma perché è un sistema sociale in profondo ed irreversibile deperimento.
La lotta contro la guerra può essere solo una lotta contro il capitalismo.
Molti risponderanno: sono belle parole, ma nel frattempo, che cosa pensiamo di fare noi? Certamente le dimostrazioni pacifiste sono meglio di niente!
La questione è falsa. La lotta contro il capitalismo non è un ideale utopico. Comincia dalla realtà quotidiana della lotta di classe, la lotta degli operai per difendersi contro gli attacchi crescenti ai loro livelli di vita. Contro gli effetti della stessa crisi economica che spinge il capitalismo verso la guerra. Naturalmente la lotta degli operai deve estendersi ed unificarsi e soprattutto deve diventare esplicitamente una lotta politica. Ma essa esiste e si rafforza ogni volta che gli operai riconoscono come classe i loro interessi comuni.
Le campagne pacifiste indeboliscono la lotta di classe spingendo gli operai a concepirsi come componenti di un movimento democratico di rispettabili cittadini. Queste campagne ostacolano lo sviluppo della coscienza di classe nel momento in cui sostengono che la pace è possibile senza rivoluzione.
Di fronte all'estensione della guerra nel mondo, l’unica risposta della classe operaia, in tutti i paesi, può essere solo il rifiuto di tutti i sacrifici richiesti dall'economia capitalista e dalla sua macchina di guerra; combattere per i propri interessi di classe contro l'interesse nazionale difeso apertamente sia dai guerrafondai che dai pacifisti; opporre alla logica nazionalista della guerra il programma internazionalista della rivoluzione mondiale e di una comunità umana mondiale.
CCI 5.3.05