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Che in Iraq ci sia una guerra è evidente a tutti. Ogni giorno arrivano notizie di attentati, di scontri a fuoco, di morti e di feriti. Ma, ci dicono i politici italiani, i nostri soldati sono là per una missione di pace. Una volta si diceva che per fare la guerra, come per fare l’amore, bisogna essere in due. Invece in Iraq c’è questa bizzarra situazione per cui le milizie irachene farebbero la guerra contro chi sta lì solo con intenzioni di pace. E, bizzarria nella bizzarria, i guerrafondai sarebbero solo quelli che abitano laggiù e non anche quelli che ci sono andati di propria iniziativa senza nessun invito (una volta si sarebbe detto invasori). Così questi guerrafondai iracheni sparano addosso ai soldati italiani, che rispondono al fuoco, ma evidentemente sulle loro pallottole c’è scritto pace. Chissà se gli iracheni caduti sotto il fuoco italiano saranno morti contenti sapendo di essere morti per la pace.
Quanta vergognosa ipocrisia! Adesso le cose non si giudicano più per quelle che sono, ma per come le chiamano quelli che le fanno. Tu ammazzi, ma basta che dici che lo hai fatto nell’interesse del morto e diventi anche un eroe!
E questa ipocrisia non è solo del governo e della sua maggioranza che hanno votato la spedizione in Iraq e che, contro ogni evidenza, continuano a dire che i soldati italiani devono rimanere là per continuare questa missione di pace. No, ipocriti sono anche quelli delle cosiddette formazioni di sinistra che hanno votato contro la spedizione ma non certo perché si tratta di una missione di guerra, non certo perché sono contro le “guerre preventive”, le “spedizioni umanitarie” e tutte le spregevoli denominazioni con cui le borghesie del mondo intero stanno chiamando i loro interventi di guerra. No, questi signori si oppongono alle decisioni di Berlusconi solo perché questo è troppo ossequioso nei confronti dei piani di Bush, ed infatti continuano a dire che ci vuole una decisione dell’ONU, che loro diventerebbero favorevoli all’occupazione dell’Iraq se questa fosse fatta in nome dell’ONU. Insomma il problema non è che i soldati italiani stanno facendo una guerra ma che lo fanno appoggiando i piani americani. Come se bastasse ancora una volta cambiare un po’ la facciata (in questo caso la bandiera a stelle e strisce con quella dell’ONU) per far sì che una guerra non sia più una guerra, anche se continuano scontri, morti, uccisioni.
E del resto questa stessa sinistra non si è opposta all’invasione dell’Afghanistan, quando ha ritenuto valida la scusa della lotta al terrorismo per i bombardamenti delle popolazioni afgane, anche se ancora una volta ha criticato l’unilateralità della decisione americana. Ed essa stessa non ha esitato, quando era al governo, a mandare i soldati italiani in Kossovo, dove ancora una volta sono state bombardate e massacrate le popolazioni civili, con la scusa di avere per questo un mandato dell’ONU. Questa sinistra non può denunciare la guerra in Iraq perché essa stessa è favorevole a che l’imperialismo italiano si faccia sentire sullo scacchiere internazionale, quello che la distingue dalla destra sono le alleanze e le bandiere con cui portare avanti questo obiettivo: gli USA per Berlusconi e i suoi alleati, l’ONU o meglio ancora l’Unione Europea per Bertinotti e compagni.
Ed infatti questi signori, che pure si infiltrano nelle manifestazioni “per la pace”, anzi le favoriscono, visto che il pacifismo dei benpensanti non è altro che un modo per disarmare la classe operaia, si guardano bene dal denunciare puramente e semplicemente la spedizione italiana come una spedizione di guerra; la loro critica è che, con tutte le buone intenzioni, i soldati italiani non dovrebbero stare là perché “gli altri”, si comportano male, per cui si rischia di essere complici involontari degli assassini. Insomma anche loro contribuiscono alla mistificazione degli italiani “brava gente”, che possono solo fare missioni di pace, mentre sono gli altri a fare le guerre e le torture. Peccato che anche i soldati italiani furono beccati, in Somalia, dove ci fu un altro intervento “umanitario”, a torturare i prigionieri somali, esattamente come hanno fatto i soldati americani in questi mesi in Iraq.
Non saranno certo questi a dire che i soldati italiani stanno in Iraq (come in Afghanistan, in Kossovo, ecc.) per difendere gli interessi dell’imperialismo italiano, per impedire che questo sia tenuto fuori dalla divisione del mondo in sfere di influenza, base strategica per una eventuale guerra generalizzata e per la difesa degli interessi economici immediati. Se l’Italia in tutte queste spedizioni mantiene un basso profilo, è perché questo si addice di più a un imperialismo di basso livello, come quello italiano: per fare un esempio, se gli USA possono, sulla base della loro schiacciante supremazia militare ed economica, sostenere che tocca loro la missione storica di mantenere l’ordine nel mondo (1), un paese come l’Italia non può giustificare il suo intenso impegno militare che presentandolo sotto le bandiere della “pace”, dell’intervento “umanitario”, e così via.
In questa mistificazione il ruolo della sinistra è fondamentale: sono proprio questi partiti che hanno maggiori possibilità di far credere ai proletari che le ragioni dell’interventismo italiano sono tutte benevoli. Essa è quindi complice piena delle malefatte dell’imperialismo italiano nel mondo.
Tutti i paesi e tutte le forze capitaliste portano avanti gli interessi imperialisti del capitale nazionale, quello che cambia è la strategia del momento, è la maniera in cui pensano sia meglio difendere i loro interessi, cosa che spiega non solo la posizione della sinistra in Italia, ma anche quello della destra al governo in Francia, o la stessa sinistra in Germania, che si sono opposti all’intervento americano in Iraq solo perché vedevano giustamente in questo l’affermazione della supremazia americana, mentre in un intervento sotto l’egida dell’ONU potevano sperare di ricavarci qualcosa anche loro.
Helios
1. Anche se quello della “pax americana”, cioè di un ordine che significhi controllo incontrastato degli USA su ogni zona del mondo, resta ormai un sogno impossibile ed ogni intervento americano sia ormai destinato a contribuire ad aumentare il caos e il disordine, come è avvenuto in questi mesi in Iraq.