Iraq

Iraq: lo Stato Islamico è un prodotto della decomposizione dell’ordine mondiale

All’inizio di quest’anno la CCI scriveva: “Oggi, il ritiro programmato delle truppe americane e della NATO dall’Iraq e dall’Afghanistan lascia in questi paesi un’instabilità senza precedenti con il rischio che essa partecipi all’aggravamento dell'instabilità di tutta la regione” (“Risoluzione sulla situazione Internazionale (20° Congresso della CCI), punto 5).

Iraq. Il massacro continua

L’estate del 2007 è stata ancora una volta marcata dal crescente caos militare e dall’orrore nella maggior parte del mondo. Mentre in Libano la situazione si è momentaneamente calmata (con l’eccezione della carneficina nel campo profughi di Nahr el-Bared dopo una lunga tregua tra l’esercito e gli islamici), in Afghanistan si è avuta una netta ascesa nello scontro e negli attacchi terroristici da parte dei Talebani. Nel frattempo il massacro in Iraq è continuato senza tregua. A dozzine muoiono ogni giorno, sia nei conflitti armati che negli attentati suicidi, la maggior parte dei quali diretti sulla popolazione inerme.

A proposito del Convegno Internazionalista di aprile a Milano

Come abbiamo già riferito1, il 14 aprile scorso si è tenuto a Milano, ad iniziativa del Comitato di lotta internazionalista, un “Convegno contro l’aggressione imperialista nel Medio Oriente”. I motivi della nostra partecipazione ad un convegno che avrebbe attirato un insieme eterogeneo e frastagliato di componenti politiche, ivi comprese formazioni falsamente proletarie ed obiettivamente di sinistra borghese, nascevano dalla convinzione che esiste una dinamica generale che spinge una nuova generazione di elementi alla ricerca di una strada da percorrere per uscire dall’inferno di questa società e che era compito dei rivoluzionari partecipare a simili iniziative per cercare di promuovere questa chiarificazione e contrastare al suo interno l’influenza delle posizioni borghesi e piccolo-borghesi.

Le contraddizioni di Programma Comunista

La dottrina materialistica, secondo la quale gli uomini sono prodotti delle circostanze e dell’educazione, dimentica che sono proprio gli uomini che modificano le circostanze e che l’educatore stesso deve essere educato. Essa è perciò costretta a separare la società in due parti, una delle quali sta al di sopra dell’altra. La coincidenza nel variare delle circostanze dell’attività umana, o autotrasformazione, può essere concepita o compresa razionalmente solo come prassi rivoluzionaria”. (K. Marx, Tesi su Feuerbach).

Red Link: come sabotare l’internazionalismo proletario

Abbiamo già ricordato come la nostra apertura sia determinata dalla convinzione dell’esistenza di una nuova generazione di proletari alla ricerca di una chiarificazione politica. Ma se noi siamo del tutto aperti alla discussione, non per questo facciamo concessioni sulle nostre posizioni politiche che difendiamo con determinazione. E lo percepiscono bene proprio quelle forze come Red Link che, per spingere sulle proprie posizioni borghesi la discussione del convegno, ci hanno continuamente “marcato ad uomo”, continuando la loro opera di maldicenze sul blog “no-war” che, come detto, ha mantenuto la discussione tra alcuni dei partecipanti al convegno.

Piano Baker: la politica imperialista americana in un vicolo cieco

Le borghesie di tutti i paesi più sviluppati, ognuna per la difesa dei propri interessi imperialisti, compresi gli Stati Uniti, hanno salutato il piano Baker sulla politica estera americana, elaborato da un gruppo di studio comprendente alti responsabili politici americani, conservatori e democratici. Dopo la scottante sconfitta del presidente Bush e della sua amministrazione alle ultime elezioni americane per il rinnovo delle camere dei rappresentanti, provocata essenzialmente dall'insuccesso totale della politica imperialista degli Stati Uniti in Afghanistan e ancora più in Iraq, la borghesia americana doveva tentare di reagire. L’impantanarsi crescente del suo esercito in Iraq, l’assenza totale di prospettive, ed un caos crescente sono le manifestazioni dell’indebolimento della prima potenza imperialista. In un vicolo cieco totale, la borghesia americana stava già lavorando da mesi ad un nuovo orientamento che si voleva più credibile e meglio adattato alla difesa dei propri interessi imperialisti. La costituzione della commissione di inchiesta sull’Iraq ed il suo rapporto corrispondono a questa esigenza.

Iran, Iraq, Medio Oriente: l’inesorabile sprofondamento del capitalismo nella barbarie e nel caos

Il triplice attentato del 24 aprile a Dahab, stazione balneare egiziana molto frequentata dai turisti, che ha fatto circa 30 morti e 150 feriti, è venuto a ricordare alle popolazioni del mondo che non c’è niente al riparo dal furore terrorista e guerriera che infuria sul pianeta. E non saranno le “condanne unanimi” e le dichiarazioni ipocrite degli uomini di Stato, per i quali questo attentato “solleva sentimenti di orrore ed indignazione” o che rigettano questo atto di “violenza odiosa”, che cambieranno qualche cosa. Al contrario, questo attacco rivolto contro degli innocenti che erano venuti a passare qualche giorno di vacanza ha costituito per essi una nuova occasione, dietro le loro lacrime da coccodrillo, di riaffermare la loro “lotta contro il terrorismo”, cioè la prospettiva della continuazione di nuovi massacri, a scala ancora più ampia.

LIBERAZIONE SGRENA ED UCCISIONE DI CALIPARI: Una nuova occasione per incitare all’unità nazionale

Avrà certamente bestemmiato Berlusconi, la sera della liberazione di Giuliana Sgrena; ‘ma come’, avrà pensato, ‘avevo fatto tutto così bene, avevo fatto liberare una “comunista”, e quei coglioni di americani si mettono a sparare, per giunta non uccidendo nemmeno la “comunista”, ma un fedele servitore dello Stato! Così mi hanno fatto saltare ogni possibilità di utilizzare la liberazione della Sgrena per ridare credibilità alla nostra presenza in Iraq’. Ed invece proprio la morte del “fedele servitore dello Stato”, per giunta nell’atto “eroico” di proteggere la persona che aveva liberato (1), è servita a dare la stura ad una campagna nazionalista di grande portata. Una campagna che ha visto, come in ogni guerra che si rispetta, una “union sacrée” che ha abbracciato tutte le forze politiche dalla destra alla sinistra.

Iraq: la barbarie senza fine

In Iraq si succedono attentati dopo attentati. La morte falcia le vittime a dozzine. L’esercito americano conta fino ad oggi 1276 morti (dei quali più di 100 nell’ultimo mese) e 9765 feriti. L’assalto su Falluja ha fatto almeno 2000 vittime tra i ribelli. Nessun bilancio è stato reso noto circa le dozzine di migliaia di abitanti intrappolati negli scontri che non erano potuti scappare. Il bilancio della guerra è di minimo 15.000 vittime. Una rivista medica inglese avanza un bilancio realistico di almeno 100.000 morti!

Fahrenheit 9/11. Realtà oscure della guerra in Iraq

Si è fatta la fila quest’estate per vedere il film di Michael Moore, Fahrenheit 9/11, che ha vinto la Palma d’oro al Festival del Cinema di Cannes, più per i suoi aspetti politici che per le qualità artistiche. Negli Stati Uniti le varie controversie sul film sono state il riflesso delle divisioni all’interno della borghesia americana sulla condotta della guerra in Iraq. La Walt Disney, produttrice del film, all’inizio aveva deciso di bloccarne la distribuzione temendo di offendere l’amministrazione di Bush per il suo duro attacco politico. L’ex-governatore di New York Mario Cuomo, importante politico democratico e legale di Moore nei suoi tentativi di far distribuire il film, ha detto che stava lottando per far vedere il film in tutto il paese perché credeva che ogni americano dovesse vederlo, che il suo messaggio fosse vitale per la democrazia.

La borghesia italiana utilizza gli orrori da essa creati contro il proletariato

Ormai non passa giorno senza che arrivino notizie di nuovi orrori da qualche angolo del mondo. E questo nonostante il fatto che le varie democrazie occidentali nascondano la gran parte delle notizie, di cui arriva a noi una parte considerevole solo per la loro grande quantità e atrocità (vedi quanto siano tagliate e deformate le informazioni sulla recente strage di Beslan in Ossezia o quelle relative alle torture ai danni dei prigionieri di guerra in Iraq).

Iraq, Medio Oriente, Torture: la barbarie delle grandi democrazie capitaliste

Tutti i giorni ci sono scontri mortali in ogni città irakena. I massacri della popolazione civile si ripetono, come nel villaggio di Makredid dove una festa di matrimonio è stata bombardata facendo almeno 40 morti, per lo più donne e bambini. Le esecuzioni sommarie di ostaggi all’arma bianca da parte di gruppuscoli fanatici e armati sempre più numerosi diventano un’abitudine. Ma quello che c’è veramente di nuovo è l’apparizione, sugli schermi televisivi, della storia delle torture inflitte ai prigionieri irakeni nel carcere di Abu-Graib. E c’è da credere che le torture non riguardano solo questa prigione, e che non sono cominciate nel mese di maggio.

Missione italiana in Iraq: destra e sinistra uniti nel difendere gli interessi dell'imperialismo italiano

Che in Iraq ci sia una guerra è evidente a tutti. Ogni giorno arrivano notizie di attentati, di scontri a fuoco, di morti e di feriti. Ma, ci dicono i politici italiani, i nostri soldati sono là per una missione di pace. Una volta si diceva che per fare la guerra, come per fare l’amore, bisogna essere in due. Invece in Iraq c’è questa bizzarra situazione per cui le milizie irachene farebbero la guerra contro chi sta lì solo con intenzioni di pace.

La tragedia dell’Iraq mostra la prospettiva del mondo attuale in mancanza di un’alternativa di classe

Le drammatiche notizie provenienti in questi ultimi giorni dall’Iraq stanno sempre più spingendo milioni di persone in tutto il mondo a capire cosa sta succedendo in questo paese e perché. In particolare la cattura e l’uccisione di ostaggi italiani, dopo la strage di carabinieri consumata a Nassyria, e a poca distanza dalla strage di quasi duecento lavoratori per gli attentati di Madrid, pone in termini sempre più crudi la domanda: “ma come siamo arrivati a tanto?”.

La borghesia italiana dopo l’Iraq

Berlusconi & company possono certamente restare soddisfatti per come hanno giocato le loro carte nell’avventura irachena. Senza neanche mettere in pericolo un solo soldato, Berlusconi può adesso sedere al tavolo dei vincitori e mandare finanche le proprie truppe di occupazione… pardon, gli uomini per l’ennesima missione umanitaria.

Sulle manifestazioni pacifiste in tutto il mondo: per lottare contro la guerra bisogna combattere il capitalismo

Lo scorso 15 febbraio, nel mondo intero, le strade delle principali metropoli di tutti i continenti hanno risuonato di slogan quali: “No alla guerra!”, “Niente sangue per il petrolio!”, “Rifiutiamo una nuova carneficina!”, “Bush, Sharon, assassini!”, “Che assurdità è la guerra!” ed altri dello stesso tipo.
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