imperialismo italiano

2. Vita della borghesia

Come abbiamo ricordato più volte, la formazione del governo Monti a metà novembre dello scorso anno, se è stato un atto indispensabile da parte della borghesia per recuperare una situazione economica e politica che rischiava di andare sempre più fuori controllo, ha comportato per i vari partiti politici rappresentati in parlamento un sacrificio importante ma soprattutto ha creato per loro una situazione molto difficile per il futuro.

Rapporto sull’Italia 2012

Questo testo costituisce il rapporto che periodicamente la nostra organizzazione produce sulla situazione dei vari paesi in cui è presente, nel caso specifico l’Italia, ed ha come obiettivo quello di creare una base di discussione, anzitutto all’interno dell’organizzazione, ma anche all’esterno tra i contatti, i lettori in genere, per favorire un più efficace orientamento dell’attività e della presenza politica all’interno della classe operaia.

Attentati di mafia: I regolamenti di conti tra capitalisti

Nello spazio di soli due mesi sono stati assassinati tre personaggi di grande importanza nella lotta alla mafia in Italia. La sequenza di omicidi, da quella del giudice Falcone il 23 maggio a quella del suo probabile successore il giudice Paolo Borsellino il 19 luglio fino a quella del capo della polizia di Catania pochi giorni dopo, ha avuto lo scopo di dimostrare che Cosa Nostra era decisa a impedire che si indagasse sulle sue attività e che aveva i mezzi per farlo. Tuttavia nei giorni che hanno seguito questi assassini era sulla bocca di tutti, e sugli stessi organi di stampa, che ci dovesse essere qualcosa di più oltre la mafia per spiegare questi episodi.

L’imperialismo italiano si difende nel mondo

Se c’è un mito a cui molti credono, a proposito della storia patria, è quello degli “italiani brava gente”, secondo il quale l’Italia non ha mai fatto male a nessuno (eccezion fatta ovviamente per la parentesi nera del fascismo), e che anzi, se si è impegnata nel mondo, è solo per “difendere la pace”, per imporla alle popolazioni in guerra civile, e così via.

Missione di “pace” in Afghanistan, rapimento Mastrogiacomo, Emergency: come l’imperialismo italiano gioca le sue carte in

Il rapimento di Mastrogiacomo e gli eventi ad esso legati sono stati messi al centro dell’attenzione da parte dei media per circa due mesi. Adesso, le notizie sulle sorti del mediatore di Emergency, Rahmatullah, e lo stesso ritiro di Emergency dall’Afghanistan sono ridotte a piccole note redazionali.

La politica estera del governo Prodi: una politica di aggressione imperialista

Con la caduta del governo Prodi si è infuocata la discussione sulla politica estera, con il governo sottoposto ad attacchi da “destra” e da “sinistra”: dal Polo che lo attacca perché “antiamericano”, dalla sinistra della sua stessa maggioranza che, all’opposto, lo accusa di non distinguersi abbastanza dalla politica degli USA, in Afganistan, per esempio, o non negando a questi l’allargamento della base di Vicenza.

L’imperialismo italiano va alla guerra con la benedizione dei pacifisti

In meno di sei mesi il nuovo governo di centrosinistra ha già abbondantemente dimostrato come qualsiasi coalizione stia al governo non fa altro che gli interessi della propria borghesia a scapito di quelli dei lavoratori.

 

Infatti, come se non bastassero a giustificare questo giudizio le misure prese sul piano economico con la manovra bis di giugno, tutte improntate a tagli e inasprimenti tariffari, o quelle che il governo si accinge a fare con la finanziaria 2006 (che vanno nella stessa direzione, vedi l’articolo in questo stesso numero), il governo Prodi si è dato un gran da fare sul piano internazionale per ridare slancio all’iniziativa imperialista dell’Italia, dopo gli anni di appannamento provocati dall’appiattimento del governo Berlusconi sulla politica degli USA.

 

 

 

Elezioni regionali. Verso la fine del berlusconismo?

I recenti risultati delle elezioni regionali e, soprattutto la crisi del governo che le ha seguite, fanno pensare, e molti già lo dicono, che sarebbe finita l’epoca di Berlusconi, e che anche le prossime elezioni politiche (nel 2006 o addirittura anticipate) vedrebbero la sicura sconfitta di Berlusconi e del centrodestra. Prima di dire se è questa effettivamente la situazione, vediamo quali sono i criteri che spingono la borghesia a scegliere una compagine governativa invece di un’altra. E già, perché innanzitutto va ricordato che la democrazia borghese è una grande finzione e che se tutti i partiti politici ufficiali rappresentano gli interessi del capitale, non è sulla base della libera competizione tra di loro che viene fuori chi vince le elezioni, ma, al contrario, è il capitale nazionale che in base alle esigenze del momento decide chi deve rappresentarlo a livello di governo.

I criteri che guidano questa scelta sono essenzialmente tre:

1) lo stato dei rapporti tra borghesia e proletariato, ovverosia, lo stato della lotta di classe;

2) le inclinazioni imperialiste della borghesia nazionale;

3) la capacità di una certa compagine di difendere meglio gli interessi dell’economia nazionale

Missione italiana in Iraq: destra e sinistra uniti nel difendere gli interessi dell'imperialismo italiano

Che in Iraq ci sia una guerra è evidente a tutti. Ogni giorno arrivano notizie di attentati, di scontri a fuoco, di morti e di feriti. Ma, ci dicono i politici italiani, i nostri soldati sono là per una missione di pace. Una volta si diceva che per fare la guerra, come per fare l’amore, bisogna essere in due. Invece in Iraq c’è questa bizzarra situazione per cui le milizie irachene farebbero la guerra contro chi sta lì solo con intenzioni di pace.

In Iraq come in Afghanistan, nel Kossovo, ecc., l’Italia difende i suoi interessi imperialisti

Ci volevano 19 morti italiani per fare finalmente uscire fuori che l’Italia è in guerra. E non ci sta da adesso, dopo l’attentato, ma fin da quando la missione è stata decisa, perchè in Iraq non c’è nessun governo locale che ha chiesto l’aiuto di un esercito straniero per difendersi da un nemico interno od esterno (1), ma degli eserciti di occupazione che si sono imposti grazie ad una guerra di aggressione.

La borghesia italiana dopo l’Iraq

Berlusconi & company possono certamente restare soddisfatti per come hanno giocato le loro carte nell’avventura irachena. Senza neanche mettere in pericolo un solo soldato, Berlusconi può adesso sedere al tavolo dei vincitori e mandare finanche le proprie truppe di occupazione… pardon, gli uomini per l’ennesima missione umanitaria.
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