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In Gran Bretagna la classe dominante può anche utilizzate il patriottismo mostrato a Wooton Bassett[1] per sostenere ideologicamente la propaganda che il conflitto in Afganistan è “umanitario” e “contro il terrore”, ma non può nascondere il fatto che masse di giovani, che molto spesso sono obbligati a fare il soldato per motivi economici, stanno ritornando a casa nelle bare mentre il caos continua a regnare nella regione.
C’è un altro fattore: il fatto che la classe lavoratrice non è sconfitta. Fin dalla fine del periodo di controrivoluzione, verso la fine degli anni 60, la classe operaia a livello internazionale ha continuato, attraverso alti e bassi, a sviluppare la sua combattività. Basta guardare i recenti scioperi in Turchia, in Grecia ed in Gran Bretagna per rendersene conto. La borghesia questo lo sa e sono queste lotte o il pericolo che rappresentano a costituire un fattore frenante della tendenza a guerre più generalizzate. L’incapacità della borghesia a dominare completamente la scena sociale le impedisce, per quanto sofisticata possa essere sua propaganda, di farci marciare verso la guerra mondiale come ha fatto nel 1914 e nel 1939.
Per sua natura la classe operaia è una classe internazionale, non ha nazioni da difendere, nessuna parte da sostenere nelle guerre fra gli Stati capitalisti. I lavoratori di tutti i paesi devono, come ha scritto Lenin nel 1914, trasformare le guerre imperialiste in guerre civili e combattere l’unica guerra che può mettere un fine a tutte le guerre: la guerra di classe.
La nebbia ideologica del patriottismo che è calata nel 1914 e nel 1939, che ha oscurato questa necessità, è stata dispersa fino ad un certo punto dalla lotta di classe ma i rivoluzionari devono lavorare alla sua scomparsa totale per permettere alla classe operaia di vedere lo Stato capitalista per ciò che è in realtà, un mostro militarista assetato di sangue.
Queste erano le idee che hanno dominato le discussioni in entrambe le riunioni. Alla prima riunione, di novembre, sull’internazionalismo e la seconda guerra mondiale il punto centrale era su come la borghesia utilizza l’ideologia per difendere la guerra imperialista e quale è l’alternativa proletaria alla guerra. Ma più interessante è stata la discussione alla seconda riunione a febbraio su come gli internazionalisti rispondono alla guerra.
Durante gli ultimi anni la CCI ha visto uno sviluppo internazionale di un nuovo ambiente internazionalista. Alcuni di questi gruppi si identificano con la tradizione della Sinistra comunista mentre altri con l’anarchismo e il sindacalismo. Ma quale che sia la loro origine, questi pongono al centro della loro politica l’internazionalismo. Questo sviluppo ci ha obbligato a rivedere il nostro atteggiamento verso l’anarchismo. C’è un ampio movimento con una gamma di posizioni e i comunisti di sinistra, piuttosto che rifarsi a vecchi schemi, devono trovare il modo di lavorare con gli elementi internazionalisti di questo milieu ogni volta che è possibile. In questa ottica WR ha invitato esplicitamente i compagni della Anarchist Federation (AF), di Solidarity Federation e della Communist Workers Organisation (CWO) a partecipare alla riunione con lo scopo di chiarificare su che cosa siamo d’accordo o in disaccordo e come gli internazionalisti possono intervenire insieme in futuro. Dalla riunione è emerso chiaramente che tutti i presenti (i compagni della CWO e di AF e alcuni anarchici sciolti) erano d’accordo sulla centralità dell’internazionalismo come risposta alla guerra imperialista. La presenza di un membro della Tendenza Internazionale Bolscevica Trotzkista ha reso questo accordo più esplicito quando tutti i presenti hanno denunciato la versione dell’antimperialismo difesa da questa tendenza: essenzialmente un grezzo antiamericanismo basato sul chiamare gli sfruttati ed i diseredati a sostenere la propria borghesia, in quanto “male minore”, contro l’imperialismo più grande. C’è stato anche un certo accordo, basato sull’esperienza condivisa dei gruppi di No War But the Class War a Londra e Sheffield, su come i comunisti di sinistra e altri internazionalisti possono discutere e lavorare insieme. Le azioni esemplari e l’attivismo frenetico del passato sono stati rifiutati in favore di ulteriori discussioni e interventi unitari sui principi nel caso di altre campagne di guerra e manifestazioni pacifiste.
Questa riunione rappresenta un piccolo passo avanti nei rapporti tra internazionalisti in Gran Bretagna e per questo deve essere salutata, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Questa prima discussione deve essere sviluppata e noi facciamo un appello a tutti gli internazionalisti, con qualsiasi corrente essi si identifichino, a prendere contatti con noi per organizzare riunioni comuni e sviluppare la discussione.
Kino 8/3/10
[1] Cittadina inglese dove si svolti i funerali dei soldati morti il l’1 ed il 5 aprile scorso in Afghanistan.