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Più recentemente Saviano è intervenuto anche su tematiche più generali, raccontando di soprusi commessi da regimi come quello iraniano, che uccide chi protesta in piazza, quello castrista, che elimina uno scrittore scomodo ed omosessuale, quello stalinista per i suoi gulag, ed altri ancora[2] fino a farsi promotore dell’Appello[3] al presidente del Consiglio perché venga ritirata la legge sul “processo breve” che ha raccolto, fino ad oggi, più di 500 mila firme.
I fatti che denuncia Saviano nei suoi scritti e nei suoi interventi sono senz’altro veri, così come è vero il quadro di corruzione, di malaffare e di oppressione che ne viene fuori. Ed è certo che queste denunce, in particolare con Gomorra, gli sono costate assai care dal punto di vista personale, costringendolo ad una vita nei fatti peggiore che da recluso. Per questo motivo noi rispettiamo la persona di Saviano perché lo riteniamo onesto, anche se pensiamo che la terapia da lui suggerita per combattere il malaffare sia sbagliata.
La visione di Saviano
Per Saviano la mafia è essenzialmente un parassita virulento che, dal sud Italia, invade e occupa lo Stato democratico attraverso la corruzione di politici e uomini d’affari, riuscendo così a ramificarsi e ad assumere un potere tale da condizionare le sorti di intere regioni e le scelte politiche nazionali. Questo sarebbe stato possibile da una parte per sottovalutazione, da parte della classe politica e dello Stato, della pericolosità di questo agente patogeno: “Mentre la politica si disinteressava della mafia, la mafia si è interessata alla politica cooptandola sistematicamente”[4]; dall’altra per la complice omertà delle popolazioni meridionali che assumerebbero un ruolo da spettatori passivi per “paura” o “autoconservazione”, “senza credere o richiedere che sia dallo stesso territorio che possa venire una richiesta di cambiamento. (…) Omertà non è più soltanto tacere. Ormai è chiaro che omertà è soprattutto non voler sapere. Non sapere, non conoscere, non capire, non prendere posizione, non prendere parte. Questa è la nuova omertà”[5].A partire da una tale visione è normale che la risposta conseguente per sconfiggere questo male, e ridare dignità alla nazione e alle popolazioni meridionali, sia la denuncia, la mobilitazione della popolazione nella collaborazione con lo Stato e le forze dell’ordine per segnalare, denunciare i mafiosi e i loro sporchi affari: “La denuncia del killer potrebbe essere l’unico modo di riscattare un’umanità ormai sempre più a suo agio nella disumanità cui è costretta e in cui sembra comodamente vivere”[6]. Secondo Saviano infatti “… dovremmo tutti renderci conto che né media né magistratura saranno mai in grado di produrre da soli alcun cambiamento, fino a quando questo non sia richiesto e sostenuto da una larga parte dei cittadini”[7].
La mafia è veramente un corpo estraneo allo Stato democratico?
Sicuramente molti hanno scoperto con Gomorra vicende impensabili e raccapriccianti, ma la stragrande maggioranza non sa (perché certo non si trova sui libri di storia) che gli Stati, tra cui quello italiano, hanno spesso e volentieri utilizzato la mafia sia sul piano interno che internazionale per quei lavori sporchi che non potevano fare in prima persona ma che erano determinanti per indirizzare nel senso voluto scelte politiche e strategiche di estrema importanza per la borghesia. Giusto qualche esempio:
- Con l’entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1941 viene riconosciuta l’importanza strategica della Mafia. Sul piano interno bisognava evitare la creazione di un fronte interno nel seno dell’immigrazione di origine italiana, e la Mafia, che controllava tra l’altro i sindacati dei portuali e dei camionisti, settore chiave per l’approvvigionamento di armi, diventa un interlocutore insostituibile dello Stato americano. La Marina americana chiede a Washington l’autorizzazione a negoziare con la Mafia ed il suo capo Luciano che sta in prigione; autorizzazione che Roosevelt si affretta ad accordare[8]. Inoltre la Mafia impegnerà i suoi sindacati nello sforzo bellico tenendo a bada gli operai.
- Nel 1943 lo sbarco delle truppe americane in Sicilia viene realizzato grazie ad un’intesa con la Mafia locale che spiana il terreno dietro indicazioni precise del capo mafia italo americano Lucky Luciano. Quest’ultimo, condannato a 50 anni di carcere, grazie a questo servizio sarà presto liberato e si trasferirà a Napoli dove organizzerà il contrabbando di sigarette e droga. A beneficiare di questo “aiuto” sarà anche il boss siciliano locale Don Calogero Vizzini - che sarà “eletto” sindaco di Villalba - e Vito Genovese, braccio destro di Lucky Luciano, che diventerà prima uomo di fiducia di C. Poletti, governatore militare americano di tutta l’Italia occupata e poi, una volta rientrato negli USA, il principale boss mafioso del dopo guerra.
- Il 1° Maggio del 1947 la banda di Salvatore Giuliano spara su una folle inerme di operai, contadini, donne e bambini a Portella della Ginestra, vicino Palermo, per porre fine alle lotte contro il latifondo e frenare l’avanzata del PCI sul posto non gradita al governo ed al suo alleato USA. Giuliano verrà assassinato nel 1950 dal suo luogotenente Pisciotta che, a sua volta, verrà avvelenato in carcere dopo aver fatto delle prime dichiarazioni sui legami tra Giuliano, mafia e l’allora ministro degli interni Scelba della nuova e democratica Repubblica italiana.
- Nel 1948 gli USA vogliono che sia la Democrazia Cristiana (DC), sua fedele alleata, a vincere le elezioni per mantenere il controllo di un bastione strategico fondamentale come l’Italia contro il blocco russo. Mentre gli Usa finanziano con 227 milioni di dollari il governo italiano, la Mafia, in particolare Cosa nostra, si impegna attivamente nella campagna elettorale finanziando la DC e “dando consigli sul voto”.
- Negli anni seguenti Gladio e la Loggia P2, strutture parallele messe su dalla Nato e dalla CIA con la complicità dei servizi segreti nostrani, mantengono un legame con la Mafia a diversi livelli, da cui nascono numerosi attentati che dagli anni 60 fino agli anni 90 hanno scandito le fasi più delicate della politica italiana e dello scontro sia sociale[9] che tra le diverse opzioni all’interno della borghesia italiana rispetto alle alleanze imperialiste.
Già questi pochi elementi[10] ci fanno capire che la mafia non è un prodotto tipico italiano, e tanto meno meridionale, né un corpo estraneo al sistema democratico, ma al contrario ne è parte integrante e funzionale, in Italia, come negli USA, in Cina, in Giappone, in Russia e in massima misura in tutti i paesi dell’Europa dell’est. Inoltre ci fanno capire che il potere che la mafia è riuscita a sviluppare, in Italia ad esempio, non è dovuto solo alla potenza economica prodotta dagli affari illeciti o al numero considerevole di politici e imprenditori facilmente corruttibili del nostro paese, ma è soprattutto il risultato di precise scelte imperialiste e della sostanziale immunità di cui questa gode (tranne qualche arresto ogni tanto giusto per salvare la facciata democratica e legalitaria) per i preziosi servizi che ha offerto e potrà ancora offrire alla classe dominante.
Perché la visione di Saviano è sbagliata
Tornando a Saviano, possiamo ricondurre la sua visione a quella secondo cui ci sono i “buoni” e i “cattivi”, gli onesti ed i disonesti e dove c’è uno Stato che, per quanto funzioni male, assicura comunque un vivere civile e democratico; c’è dunque una parte marcia della società che si può eliminare solo appoggiandosi e sostenendo questo Stato democratico ed una massa amorfa ed abbrutita che si pone solo l’obiettivo di non avere più problemi di quelli che già ha.
La stessa impostazione la ritroviamo nell’intervento di Saviano a Che tempo che fa dell’11 novembre scorso dove, a proposito degli episodi di oppressione avvenuti in Iran, Cile, URSS, ecc., si evidenziava tacitamente una distinzione tra questi Stati totalitari ed oppressori e quelli democratici dove non si muore o non si viene segregati per le idee che si esprimono.
Saviano ci ha raccontato, con giusto sdegno, delle due ragazze uccise dallo Stato iraniano solo perché erano scese in piazza a manifestare la loro voglia di vivere in una società più libera. Ma qual è la differenza tra questo omicidio e quello di Carlo Giuliani al G8 di Genova del 2001 o con i numerosi massacri di operai compiuti dal democratico Stato italiano - nato dalla Resistenza e la cui costituzione recita che l’Italia è una Repubblica basata sul lavoro - in occasione di manifestazioni di sciopero?[11] Qual è la differenza tra le atrocità dell’ex Stato sovietico (stalinista e non certo comunista come lo ha definito Saviano) e lo sterminio di 250.000 vite umane effettuato con il bombardamento di Dresda nel febbraio del 1945 o il genocidio di 200.000 persone e l’agonia inflitta ad altre centinaia di migliaia durata anni e conseguenti allo sganciamento di bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9 agosto 1945? Tanto più che queste operazioni, studiate a tavolino tra i democratici USA e Inghilterra, avevano il solo scopo di dare l’ultima stangata ad un nemico ormai sconfitto perché non potesse diventare un domani un forte concorrente? E perché il nostro democratico Stato manda i suoi soldati a combattere in Afghanistan, in Iran ed ovunque si scontrino gli interessi delle grandi potenze anche se questo significa morte e miseria per migliaia e migliaia di persone, come in Serbia e nel Kosovo dove gli aerei italiani erano in prima fila a bombardare?
L’errore di fondo dell’impostazione di Saviano sta nel considerare le cose partendo dall’individuo o da una somma di individui al di fuori del contesto economico, sociale e politico in cui vivono in una data epoca storica. Il contesto che noi viviamo è quello della società capitalista che si fonda sullo sfruttamento ed il dominio di una classe dominante sulla stragrande maggioranza dell’umanità. Il cui motore economico è il profitto e la concorrenza spietata al suo interno tra singoli capitalisti e soprattutto tra le nazioni. Lo Stato, le sue leggi e le sue forze dell’ordine sono lo strumento che ogni borghesia nazionale si dà per mantenere il suo dominio sulla società e fare gli interessi economici, politici, e militari della propria nazione nella concorrenza internazionale. In una tale società non può essere al centro la vita degli uomini, né può esserci spazio per i bisogni dell’umanità, dove per bisogni non intendiamo solo quelli economici ma come dice giustamente Saviano anche di “libertà, … giustizia, … dignità dell’uomo e io aggiungo anche il diritto alla felicità”[12].
Il sopruso, l’oppressione, la violenza fisica e morale, la corruzione, la mancanza di etica e moralità, il malaffare non sono propri di questo o quell’individuo e gruppo di potere, ma fanno parte della natura di questo sistema capitalista.
Se il territorio campano si ritrova oggi avvelenato da tonnellate di rifiuti tossici delle imprese del nord sotterrate dalla camorra non è per una particolare dose di immoralità dei responsabili di queste imprese, ma perché queste, dovendo rispondere alla legge del profitto, hanno utilizzato la via a minor costo per smaltire i loro rifiuti tossici. Se l’apparato politico italiano si è servito per decenni della mafia, delle bombe e della menzogna non è perché i politici dell’epoca fossero particolarmente dei farabutti, ma perché questo corrispondeva agli interessi dello Stato, che sarà pronto a farlo ancora, se necessario.
Regime totalitario o democratico, la sostanza resta la stessa. La democrazia è solo lo strumento più adatto a far accettare questo stato di cose, attraverso l’illusione che se i cittadini chiedono a chi governa una società migliore, saranno ascoltati.
Per questo gli appelli a denunciare i killer, a chiedere con più forza allo Stato di eliminare la mafia ed il malcostume, gli appelli ai capi di Stato per “la difesa del diritto” non funzionano, anzi diventano un mezzo per alimentare l’illusione che sia possibile vivere meglio in questo sistema. Mentre l’unico modo per liberarci di tutto questo marciume è liberarci del capitalismo e questo non lo può fare la massa indistinta dei cittadini, la classe storicamente antagonista a quella dominante e che non ha veramente nulla da perdere.
Eva, 10 dicembre 2009
[1] Roberto Saviano, Gomorra, Mondadori.
[2] Trasmissione Che tempo che fa dell’11 novembre.
[4] “La camorra alla conquista dei partiti in Campania”, la Repubblica, 24 ottobre.
[6] “In cinque minuti la banalità dell'inferno, ora sogno la ribellione del quartiere”, la Repubblica, 30 ottobre.
[7] “Siamo tutti casalesi”, L’Espresso, 7 ottobre, scritto in occasione dell’uccisione di immigrati da parte della camorra a Castel Volturno, Napoli.
[8] Per maggiori elementi su questo argomento vedi il nostro articolo Comment est organisée la bourgeoisie: Le mensonge de l’Etat “démocratique”, II partie. L’exemple des rouages secrets de l’Etat italien, Rivista Internazionale n.77 (in francese, inglese e spagnolo).
[9] Vedi le bombe di piazza Fontana del 1989.
[10] Altro materiale è scaricabile dalla rete, come ad esempio: la storia dell'eroina, In Sicilia si gioca la Storia d'Italia (Mafia C..., …
[11] Oltre al già citato massacro di Portella delle Ginestre, si può fare riferimento all’articolo sull’autunno caldo pubblicato sul n°31.
[12] “Ecco perché non possiamo tacere” risposta al ministro Bondi, la Repubblica, 23 novembre.