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Le truppe britanniche, nel frattempo, hanno adottato nuove regole da seguire denominate “courageous restraint” (riduzione coraggiosa). Ciò significa che il prode esercito britannico ha generosamente deciso di utilizzare meno artiglieria pesante nelle zone popolate. L’idea è che la popolazione afgana, non essendo più macellata indiscriminatamente, sarà riconoscente agli alleati e si allineerà dietro il governo di Karzai.
Presi tra due fuochi
Gli alleati stanno provando a spostarsi da un uso della nuda forza ad una strategia più sfumata destinata a vincere su ‘i cuori e la mente’ della popolazione afgana. La brutalità dell’occupazione è bene illustrata da un avvenimento orribile (riportato solamente da The Times in Gran Bretagna) - il presunto massacro di parecchi bambini da parte delle truppe degli Stati Uniti nella provincia di Nurang nel dicembre 2009: “gli investigatori del governo afgano hanno detto che otto scolari sono stati uccisi, tutti eccetto uno della stessa famiglia. La gente del posto ha detto che alcune vittime erano state ammanettate prima di essere uccise". Questa atrocità ha innescato dimostrazioni antiamericane a Kabul, dove ci sono stati altri numerosi ‘errori’in sparatorie, esecuzioni, attacchi missilistici e raid aerei sui civili.
Ma malgrado la nuova politica della ‘riduzione’, sono state ancora utilizzate armi pesanti e durante i primi giorni del ‘Moshtarak’ un missile ha distrutto una casa, uccidendo 12 persone, di cui 6 bambini. Inizialmente, gli Stati Uniti si sono scusati e hanno addotto problemi tecnici, ma successivamente hanno ritrattato, dicendo che la casa veniva usata dai Talebani. Naturalmente questo è il logico risultato dell’incoraggiamento degli alleati nei confronti dei residenti a rimanere nelle loro case durante l’offensiva. I residenti sono stati avvertiti con un volantino che diceva di non dare riparo ai Talebani.
Qualunque sia la realtà che si cela dietro questo avvenimento, è chiaro che dei civili innocenti sono, ancora una volta, le reali vittime del conflitto. Se riescono a resistere ai ribelli armati che entrano nelle loro case, si trasformano in legittimi obiettivi dei missili degli Stati Uniti.
Questo non vuol dire che i Talebani applicano la politica della ‘riduzione’ quando uccidono i civili. Per niente. Secondo la missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, i morti tra i civili nel 2009 sono stati 2412 con in più 3566 feriti. Il 67% è direttamente attribuibile alle forze antigovernative (cioè ai Talebani), il 25% alle forze filogovernative, il resto è poco chiaro.
Prospettive di successo
Indipendentemente dalla valutazione dell’entità delle forze in gioco, non c'è motivo di supporre che l’Operazione Moshtarak giunga ad una rapida conclusione. Questo l’abbiamo già detto. Il nucleo originale dei Talebani è stato in gran parte schiacciato dall’offensiva iniziale degli Stati Uniti nel 2001. Ciò non ha impedito il ricostituirsi e il reinsediamento del governo fantoccio di Karzai. In effetti, il risorgere dei Talebani è dovuta almeno in parte alla corruzione e al gangsterismo diffuso dal regime di Karzai.
In una recente inchiesta fatta da Oxfam in Afghanistan “il 70 per cento della popolazione intervistata ha visto la povertà e la disoccupazione come le principali conseguenze del conflitto. Quasi la metà degli intervistati ha detto che la corruzione e l’inefficacia del loro governo erano i motivi principali per il combattimento continuo, mentre il 36 % ha detto che la colpa era dell’insurrezione dei Talebani”.
La terribile povertà della maggior parte della popolazione afgana è dovuta al 40% del tasso di disoccupazione, una base di potenziali reclute per i Talebani. Per quanto riguarda la corruzione, in qualche inchiesta viene evidenziata come ancora più preoccupante della violenza e della povertà. Le tangenti rappresentano quasi il 23% del P.I.L. nazionale (approssimativamente uguale al commercio dell’oppio). Non sono gli afgani a guadagnarci nell’affare: tre quarti di tutte le indagini di corruzione riguardano gli occidentali.
Lungi dal risolvere questi problemi così profondamente radicati, è chiaro che la presenza occidentale serve solo ad esacerbarli. Questo potente mix farà in modo che il disordine continuerà a permanere, indipendentemente dalle vittorie o dalle sconfitte militari.
Il ruolo che ha la povertà nello spingere i giovani ad arruolarsi nelle forze armate è ben illustrato dal caso afgano. Grazie alla continua crescita della disoccupazione, l’esercito britannico ha raggiunto per la prima volta dopo anni i suoi obiettivi di reclutamento. In realtà, il soldato britannico medio è stato condotto sul campo di battaglia dalla stessa penuria generata dal capitalismo che ha mosso i loro nemici talebani.
Sia gli Alleati che i Talebani sono nemici della classe lavoratrice
L’Afghanistan incarna la realtà della guerra nell’epoca del capitalismo decadente. In assenza di una speranza che possa rassicurare se stessi e le proprie famiglie, i lavoratori ed altri strati sfruttati sono spinti nelle braccia dei capitalisti e dei loro eserciti e milizie reazionarie. Là si massacrano l’uno con l’altro al servizio della classe dirigente che è responsabile in primis del loro impoverimento.
Le terribili condizioni di questi conflitti, l’indottrinamento e la disciplina imposti loro allo scopo di superare la naturale riluttanza umana ad uccidere, tendono a disumanizzare i militari fino a che i brutali massacri testimoniati in Afghanistan non diventano inevitabili.
I comunisti non sostengono nessuna delle parti in questi conflitti. Noi denunciamo i crimini di tutte le parti in causa mentre mettiamo in mostra i processi della società capitalista che li producono. Soltanto quando gli sfruttati rifiuteranno di sacrificarsi per i loro sfruttatori, inizierà a farsi strada la prospettiva di sostituire il capitalismo con una società veramente umana senza sfruttamento e senza guerra.
Ishamael 4/3/10