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Il 9/10 ottobre 2010 a Milano, presso il circolo Arci Bellezza, si è tenuta un’importante riunione indetta da coordinamenti e lavoratori in lotta contro i licenziamenti e il precariato intitolata 2° Incontro Nazionale Autoconvocati in lotta contro la crisi - Stati generali della precarietà[1]. Di questa tendenza dei lavoratori a riunirsi e della convocazione di questa seconda riunione avevamo dato notizia nel numero scorso del nostro giornale[2].
Nel volantino di convocazione[3] si legge che “la crisi internazionale del capitalismo è tutt'altro che finita. Di conseguenza l’attacco senza precedenti alle nostre condizioni di lavoro e ai nostri salari si sta amplificando e portando alle estreme conseguenze.” …“in questa situazione di profonda sconfitta che stiamo attraversando (…) tutti noi lavoratori dobbiamo trovare la capacità di riunirci, di riorganizzarci in maniera autonoma e indipendente, per ricostruire la nostra capacità di organizzazione e resistenza e mettere efficacemente in discussione fino a rigettare i piani di ristrutturazione dei padroni.”
A questa riunione, dove si discutevano in contemporanea più aree tematiche[4] in diversi locali, hanno partecipato, secondo gli organizzatori, circa 500 persone. La sessione a cui abbiamo partecipato - Lavoratori uniti contro la crisi - vedeva un’enorme sala piena di lavoratori di molte città del centro e del nord Italia. Anche se non mancava la presenza di elementi del sindacato e del sindacalismo di base, finanche tra le firme del volantino di convocazione, nei fatti chi era presente interveniva come lavoratore, spinto dalla crisi economica e dal duro attacco della borghesia e dello Stato alle nostre condizioni di vita.
La discussione è stata introdotta da una presentazione sulla situazione economica e sociale molto interessante in cui si diceva tra l’altro che:
- siamo di fronte ad una crisi che è di natura internazionale, permanente, e che è una crisi di sovrapproduzione che si produce a fronte della saturazione di tutti i mercati;
- non dobbiamo avere nessuna fiducia nel fatto che i sindacati ci possano difendere e la stessa opposizione espressa dalla Fiom negli ultimi tempi è superficiale;
- occorre perciò creare organi di base controllati dai lavoratori;
- riconoscere l’importanza dello sviluppo della solidarietà tra i lavoratori, essenziale per evitare la sconfitta di lotte isolate e per raggruppare immigrati, studenti, precari, etc.;
- riconoscere la necessità di manifestare per strada e in maniera solidale; in questo contesto è importante partecipare alla manifestazione del 16 ottobre a Roma, non per dare man forte alla Fiom, ma per mostrare una grande presenza della classe operaia che contesta ciò che i sindacati stanno facendo, ovvero la divisione della classe dietro ai singoli sindacati;
- lavorare meno e lavorare tutti con salario uguale;
- nessuna separazione tra precari e non precari, tra settore pubblico e privato, tutti sono sotto l’attacco della borghesia;
- nessun lavoro è garantito, siamo tutti precari.
La discussione, che si è sviluppata successivamente con interventi ordinati di 10 minuti massimo a testa, ha ripreso sviluppandoli diversi dei punti della relazione introduttiva, arricchendo ognuno di questi con la passione e le sofferenze dei vari compagni che sono intervenuti. La discussione ha espresso il chiaro sentimento che non c’è possibilità di uscita dalla crisi, che non ci sono settori privilegiati, che gli attacchi prima o poi colpiranno tutti, ed ancora è emerso con altrettanta chiarezza che non c’è in generale granché da fidarsi dei sindacati, anche se sullo strumento del sindacalismo restano dei dubbi perché i proletari ancora non hanno preso coscienza della propria forza e della possibilità di prendere in mano la gestione della propria lotta.
Da qualche intervento è venuta fuori anche la necessità di andare oltre: non è abbastanza la denuncia della situazione presente, noi dobbiamo fare un salto qualitativo, oggi la lotta è per il lavoro e per vivere: “basta con i lavoratori che vanno sui tetti o che si suicidano!”
Come detto anche in un articolo precedente, questa tendenza a incontrarsi per confrontarsi e coordinarsi nell’azione a livello di tutto il territorio nazionale e tra lavoratori di tutte le categorie, disoccupati, precari, immigrati, studenti, ecc., costituisce in sé un elemento di grande forza e di incoraggiamento per tutti. La traiettoria finora seguita è la traiettoria vincente. Ma questo non significa che non ci siano debolezze nel percorso seguito e delle insidie poste sul cammino che stiamo percorrendo che è importante individuare.
La prima questione riguarda la richiesta ripetuta più e più volte di uno sciopero generale. Questa richiesta, ripresa in diversi interventi, era già presente nel volantino di convocazione:
“organizzare la partecipazione comune alla manifestazione del 16 ottobre a Roma per renderla una giornata di riorganizzazione e ricompattamento di tutta l’opposizione di classe nel nostro paese, per promuovere una mobilitazione dal basso, articolata e permanente fino all’autorganizzazione dello sciopero generale come momento finale e decisivo di una grande mobilitazione di massa dei lavoratori contro governo e padroni.”
Diciamo che noi, in prima battuta, abbiamo letto questa richiesta di sciopero generale anzitutto come il desiderio di tutti i proletari che l’hanno evocato di realizzare una unità nella lotta a livello territoriale e fra tutte le diverse categorie. Da questo punto di vista non si può che essere d’accordo con questa aspirazione. Dov’è dunque la debolezza? La debolezza non è di chi aspira a questo obiettivo parlando di sciopero generale, ma nel fatto che questa parola d’ordine può essere facilmente recuperata dai sindacati che usano questa carta per “addormentare” la lotta in attesa del fatidico sciopero generale che, quando arriva, finisce per essere una sfilata vuota e anonima. Di scioperi generali indetti, controllati e manovrati dai sindacati ne abbiamo visti a bizzeffe e non sono mai stati decisivi nel bloccare l’attacco dei padroni e dello Stato. Al contrario essi sono stati spesso l’atto finale, di chiusura di una ondata di lotte, come l’ultima arma da usare. E perciò vengono preparati con mesi di anticipo in modo tale che anche la controparte possa prepararsi, spostano l’attenzione sulla giornata fatale che si dimostra una grande passeggiata, una prova di forza del ... sindacato. Non dei lavoratori.
Un secondo elemento critico riguarda la parte conclusiva della riunione di Milano che, al di là dello spirito appassionato e assolutamente fraterno con cui si è svolta, ha espresso a nostro avviso una debolezza. Nella risoluzione finale[5] infatti non è stato ripreso il punto riguardante la crisi del capitalismo intesa come crisi di sovrapproduzione e di saturazione dei mercati, come detto nella presentazione e non messo in discussione da nessuno. Al contrario si fa riferimento a speculazioni edilizie e finanziarie come cause principali della chiusura di fabbriche e delle delocalizzazioni. L’introduzione di un’interpretazione della crisi basata sui giochi del capitale finanziario, oltre a favorire una lettura della realtà con dei capitalisti “cattivi” (gli speculatori) a cui potrebbero corrispondere altri capitalisti … “buoni”, esprime anche una forzatura politica procedurale. Nella misura in cui le assemblee dei lavoratori devono servire soprattutto a fare chiarezza, le risoluzioni diventano utili ed acquistano forza quando ribadiscono ciò che è stato detto nella discussione e su cui c’è accordo.
Ma queste debolezze possono essere superate se c’è dietro la spinta all’unità e alla solidarietà. Perciò sono così importanti questi momenti di discussione intercategoriali, in cui si costruisce solidarietà tra settori diversi e si pongono le basi per sentirsi un’unica classe di lavoratori con un unico nemico, la borghesia e il suo Stato.
Oblomov 5 dicembre 2010
[2] Italia: la maturazione della lotta di classe, in Rivoluzione Internazionale n°167.
[3] https://www.precaria.org/stati-generali-2010/ii-incontro-nazionale-dei-lavoratori-uniti-contro-la-crisi/
[4] II Incontro Nazionale dei Lavoratori Uniti Contro la Crisi - Welfare europei: una panoramica - EuroMayDay: General Assembly - Le lotte dei precari - Saperi, formazione e reti - Grandi Eventi - Safety o Security? - Laboratorio sulla Precarietà.
[5] uniti.gnumerica.org/2010/10/12/comunicato-finale-ii-incontro-nazionale