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Dall’inizio del 2010 ad oggi ci sono state molte novità. Il governo e il padronato da una parte hanno sferrato attacchi furibondi contro la classe operaia, dimostrando così di essere perfettamente consapevoli del fatto che la crisi economica non è affatto finita e che il peggio deve ancora venire. Ma anche i lavoratori, da parte loro, non sono rimasti a guardare è hanno espresso una resistenza niente affatto passiva, sviluppando uno strumento che va acquisendo sempre più peso e importanza per la classe operaia: la solidarietà tra settori diversi.
Quali sono i fatti? Vediamo.
Innanzitutto i licenziamenti striscianti o nascosti che si sono ripetuti a migliaia e migliaia su tutto il territorio nazionale, a partire da quelli prodotti dal cosiddetto decreto Gelmini che ha fatto sì che i precari della scuola, insegnanti e personale ATA, a decine di migliaia quest’anno non lavoreranno, passando così da una situazione di precarietà lavorativa a quella di una precarietà sociale, senza stipendi e senza sussidi, se non una piccola e temporanea indennità di disoccupazione. Ma anche i tanti casi in cui aziende di dimensioni importanti, avendo al loro interno settori non più competitivi o comunque a rischio, vengono sottoposte a quello che ha preso il significativo nome di spezzatino, cioè lo smembramento in più aziende diverse tra cui una viene caricata di tutti i debiti e di tutti gli esuberi di manodopera, mentre le altre, alleggerite da questi problemi, vengono rilanciate sul mercato. E’ questo ad esempio il caso dell’Agile srl ex Eutelia dove, come viene giustamente denunciato dagli stessi lavoratori implicati, si è trovata la maniera di “Licenziare 9000 persone senza che nessuno se ne accorga!!! E’ iniziato il licenziamento dei primi 1200 lavoratori di Olivetti-Getronics-Bull-Eutelia-Noicom-Edisontel tutti confluiti in: AGILE s.r.l. ora Gruppo Omega Agile ex Eutelia (che) è stata consegnata a professionisti del FALLIMENTO. Agile ex Eutelia è stata svuotata di ogni bene mobile ed immobile. Agile ex Eutelia è stata condotta con maestria alla perdita di commesse e clienti. Il gruppo Omega continua la sua opera di killer di aziende in crisi, l’ultima è Phonemedia 6600 dipendenti che subirà a breve la stessa sorte. Siamo una realtà di quasi 10.000 dipendenti e considerando che ognuno di noi ha una famiglia, le persone coinvolte sono circa 40.000 eppure nessuno parla di noi.”[1]
In secondo luogo, naturalmente, condizioni di vera schiavitù per quelli che restano al lavoro, con un tentativo di generalizzare il più possibile la precarietà, sia dal punto di vista della sicurezza di potersi garantire un salario nel tempo, sia di quello delle condizioni di lavoro. Il cosiddetto piano Marchionne, imposto con una insolenza incredibile non solo dalla FIAT, ma dall’insieme dei partiti e dei sindacati alla classe operaia di quello stabilimento attraverso tutta una campagna di obiettivo ricatto, è ben più di un contratto locale e limitato ad un settore, ma esprime ormai chiaramente lo spartito su cui si muoverà d’ora in poi tutta l’imprenditoria nostrana. La deregulation a livello di contratti collettivi di lavoro, la libertà del padrone di poter imporre gli straordinari quando gli servono e di vietare qualunque reazione degli operai, la riduzione del salario, tutto ciò è il portato della politica padronale degli ultimi mesi.
Ma se gli attacchi sono arrivati a questo punto la reazione non si è fatta attendere. Le lotte di questi ultimi tempi riguardano molti settori e aziende a rischio. Così i precari della scuola, di fronte ad un vero e proprio licenziamento di massa che non ha dato luogo a nessuna protesta sindacale, a nessun intervento di quelle forze politiche che si dicono progressiste e di sinistra, si sono organizzati da soli, promuovendo la loro lotta con i mezzi che potevano utilizzare visto che a loro, senza posto di lavoro, non è concesso nemmeno scioperare. Sono state le manifestazioni di piazza che questi lavoratori hanno scelto per portare avanti la lotta: presidii davanti agli uffici scolastici provinciali o davanti al ministero, occupazione di questi uffici, manifestazioni di strada. Collegati fra loro tramite internet e le assemblee cittadine, i precari hanno cercato innanzitutto di far conoscere la loro situazione e le loro rivendicazioni, con manifestazioni anche clamorose, come lo sciopero della fame, effettuato in diverse città, o il blocco dello stretto di Messina[2], che ha visto la partecipazione di migliaia di lavoratori sulle due sponde dello stretto. Accanto a questo, i precari hanno cercato la solidarietà degli altri lavoratori della scuola[3], e quella dei genitori degli alunni, chiamati a manifestare con i precari in difesa di una scuola dove i loro figli possano vivere in condizioni più decenti e non stipati in 35 in aule che non li possono contenere.
Di questi giorni è ancora la lotta degli operai della Fincantieri, azienda in crisi che minaccia centinaia di licenziamenti e la chiusura di centri di produzione. Gli operai non ci stanno e hanno dato luogo a diverse manifestazioni, sia locali che a Roma, dove sono andati a rivendicare l’intervento del governo che, con le sue commesse, potrebbe evitare questi licenziamenti. Nelle loro manifestazioni gli operai si sono presi anche le manganellate della polizia, alla faccia della democrazia![4]
La lista non si ferma qui, molti altri sono gli episodi di lotta sparpagliati nel resto d’Italia. Ma la lotta non si manifesta solo attraverso scioperi e manifestazioni, ma anche attraverso una serie di altri fenomeni della più alta importanza, il cui elemento comune è la ricerca della solidarietà di classe come risultato finale di una riflessione su come lottare. La questione di come rendere più efficace la lotta è al centro di tutte le manifestazioni di questi mesi, in Italia come altrove. Nel recente passato la strada scelta è stata spesso quella della ricerca di manifestazioni clamorose, spettacolari, che i mezzi di informazione non potessero nascondere. Dalla presa in ostaggio dei dirigenti (copiata dai lavoratori francesi), all’occupazione di tetti e di carroponte (come all’INSE di Milano), agli scioperi della fame, all’occupazione del carcere dell’Asinara, ecc., i lavoratori le hanno inventate tutte per rompere il black-out con cui la borghesia cerca di nascondere le manifestazioni della lotta della classe. E che questa questione sia al centro della riflessione dei lavoratori è testimoniato dal dibattito che c’è stato a Milano tra una delegazione di operai della Tekel (Turchia) in lotta da anni contro i licenziamenti[5], e una di operai dell’INSE: qui i lavoratori si sono esplicitamente posti la questione se è più efficace accentrare l’attenzione sulla propria fabbrica anche con manifestazioni spettacolari (INSE) o se lo è invece di più andare a cercare gli altri lavoratori con manifestazioni di piazza (Tekel).
Ma questa tendenza alla solidarietà si manifesta anche in maniera esplicita in altri episodi. E’ indubbio che intorno a lotte che hanno segnato delle tappe in Italia c’è stata un’attenzione e una solidarietà, per lo meno morale, da parte di tantissimi proletari, come nel già citato caso dell’INNSE di Milano, quello dell’Agile ex Eutelia, della FIAT di Pomigliano, ecc. ecc. E questa solidarietà per la prima volta comincia, in Italia ma non solo, a superare le frontiere, con le due lettere di solidarietà che gli operai di Pomigliano hanno ricevuto da quelli della Fiat di Tichy in Polonia[6] o il sentimento di solidarietà che ha attraversato i proletari d’Italia all’ascolto delle notizie degli scioperi in Grecia, per esempio.
Ma c’è di più. Ormai da almeno un anno c’è una ricerca attiva della solidarietà attraverso la creazione di coordinamenti cittadini – tra cui i più interessanti sono a Milano, Roma e Torino - dei vari comitati di operai attivi nei vari posti di lavoro per cercare di dare una risposta unitaria agli attacchi che continuano a piovere da tutte le parti. Questi coordinamenti, che raccolgono un’impressionante lista di aziende e luoghi di lavoro diversi, sono assolutamente trasversali e raccolgono qualunque tipo di settore. Accanto a questi esiste poi il coordinamento precari della scuola, un coordinamento dei lavoratori della cultura ed una serie di altri coordinamenti più o meno di settore. Questi vari coordinamenti hanno avuto vari momenti di unificazione a livello nazionale. In particolare un’assemblea a giugno scorso e una prossima si terrà il 9 ottobre a Milano. La nascita di questi “coordinamenti di lavoratori in lotta” parte in generale da una forte insoddisfazione nei confronti dei sindacati:
“Dopo la finanziaria, la quasi certa approvazione del “collegato lavoro” e i diktat sull’austerità promossi dalla comunità europea, i padroni non sono soddisfatti e hanno concretamente trasformato unilateralmente in pratica, sostenuti da cisl-uil-ugl e dall’inerzia CGIL, tutte le loro richieste di flessibilità, precarietà, e produttività (…) Il sindacalismo di base, pur contribuendo in modo significativo nelle lotte di resistenza, allo stato attuale dimostra ancora i suoi limiti e una insufficiente capacità di attrazione tra le classi lavoratrici. La FIOM invece, l’unico sindacato tra i confederali, incatenata da decine di contraddizioni interne, fortemente limitata da una CGIL che non vuole rinnegare la via della concertazione coi padroni, oppone un corretta resistenza di principio che però non si traduce immediatamente in una forte mobilitazione almeno tra i metalmeccanici”.[7]
Ed anche se si considera il sindacato uno strumento ancora valido in generale, c’è una fortissima spinta a prendere nelle proprie mani l’iniziativa della lotta e a unificarla il più possibile:
“Quanto sta succedendo ci pone come lavoratrici e lavoratori di fronte a delle scelte da condividere in modo trasversale a prescindere dalla sigle sindacali di appartenenza e non (…).Seguiamo le proposte e le dinamiche di costruzione di mobilitazioni contro la precarietà e la disoccupazione a livello internazionale”.[8]”
“E’ necessario ricostruire, il più velocemente possibile, un´unità sempre maggiore della classe lavoratrice a prescindere dal comparto lavorativo, dall'appartenenza sindacale, dalla nazionalità, ecc.”[9]
Questa spinta all’unità sulla base degli interessi di classe è quello che ha orientato giustamente l’Assemblea autoconvocata del 18 giugno a Milano a partecipare, “con uno spezzone unitario ad entrambe le manifestazioni, della CUB e della CGIL, per coinvolgere nel percorso di unità quanti più lavoratori possibile”,[10] saltando a piè pari uno dei principali strumenti di divisione che offre da sempre il sindacato, quello di chiamare ognuno i propri aderenti a delle iniziative separate.
Un aspetto importante è la comprensione che la crisi è una crisi generale che tocca tutti, che l’attacco è unico e che la reazione deve essere altrettanto unica, anche se su questo piano occorre andare ancora avanti in quanto sussiste una debolezza nella comprensione della sua origine. Infatti, nelle varie prese di posizione, la crisi viene considerata spesso come il prodotto della cattiva gestione dei padroni e non come l’espressione del fallimento della società capitalista. Questa debolezza, che la classe saprà superare man mano che si confronterà con la dimensione mondiale di questa crisi e con l’impossibilità di poterla superare, è poi a sua volta all’origine di un’altra debolezza che consiste nel rivendicare la difesa di un certo settore produttivo o di una certa fabbrica (vedi INNSE) perché produttivi e moderni! Il che può essere sfruttato dai padroni per giustificare la chiusura di quei settori poco moderni o poco redditizi (vedi Termini Imerese)!
Ma quali che siano le debolezze che possono essere oggi presenti nel movimento della nostra classe, l’aspetto più importante, più dinamizzante, più potente è questa determinazione a non rimanere più isolati che viene con estrema chiarezza formulato in questo appello per la prossima assemblea nazionale:
“In questa situazione di profonda sconfitta che stiamo attraversando, in cui anche le singole vertenze contro le chiusure e i licenziamenti stanno mostrando tutti i limiti dell’isolamento e della mancanza di prospettiva, tutti noi lavoratori dobbiamo ritrovare la capacità di riunirci, di riorganizzarci in maniera autonoma e indipendente, per ricostruire la nostra capacità di organizzazione e resistenza e mettere efficacemente in discussione fino a rigettare i piani di ristrutturazione dei padroni. Dopo la riunione del febbraio scorso a Roma, nella quale lanciammo la proposta di cominciare a lavorare per la costruzione di un coordinamento stabile di lotta nazionale contro la crisi, nel quale ricomporre e organizzare le lotte dei lavoratori di tutti i comparti, crediamo sia giunto il momento di riconvocarci e rilanciare la piattaforma comune di tutti i lavoratori in lotta, organizzare la partecipazione comune alla manifestazione del 16 ottobre a Roma per renderla una giornata di riorganizzazione e ricompattamento di tutta l’opposizione di classe nel nostro paese, per promuovere una mobilitazione dal basso, articolata e permanente fino all’autorganizzazione dello sciopero generale come momento finale e decisivo di una grande mobilitazione di massa dei lavoratori contro governo e padroni.
SABATO 9 OTTOBRE, ORE 11.00 ALL’ARCI BELLEZZA
Milano, via Giovanni Bellezza 16, nell’ambito degli stati generali della precarietà.
Per aderire all’appello: [email protected] – 3494906191 – 3495107754
Primi firmatari: Coordinamento Lavoratori Uniti Contro la Crisi, Milano; Comitato di Lotta per il Diritto al Lavoro, Livorno; Assemblea Lavoratori Autoconvocati, Torino; Coordinamento Lavoratori Autoconvocati, Roma”.
E’ per questo che invitiamo tutti i lavoratori, tutti i compagni, a partecipare a questa assemblea e a sostenere lo sforzo che la classe operaia, in Italia come nel resto del mondo, sta cercando di portare avanti per costruire la sua unità e la sua coscienza, le due armi indispensabili per affrontare l’inevitabile scontro di classe.
30/09/2010 CCI
[2] Vedi gli articoli riportati sul web ai seguenti indirizzi: www.orizzontescuola.it/node/11452.
[5] Il resoconto di questo dibattito si trova sul forum Napolioltre, all’indirizzo https://napolioltre.forumfree.it/?t=49536058 mentre notizie sulla lotta alla Tekel si trovano sullo stesso forum e sul n°166 di Rivoluzione Internazionale.
[6] https://www.dirittidistorti.it/articoli/12-...pomigliano.html, https://libcom.org/article/letter-fiat-workers-tychy www.infoaut.org/articolo/lettera-dalla-fiat-di-tychy-lavoriamo-con-lentezza, https://libcom.org/news/strikes-fiat-letter...poland-15072010
[7] "Appello dal basso per una assemblea nazionale dei lavoratori contro la crisi".
[10] Risoluzione finale dopo l'assemblea del 18 giugno: "22.06.10 - Milano - Assemblea autoconvocata dei lavoratori in lotta"