englishfrançaisdeutschitalianosvenskaespañoltürkçenederlandsportuguêsΕλληνικά
русскийहिन्दीفارسی한국어日本語filipino中文বাংলাmagyarsuomi
CAPTCHA
This question is for testing whether or not you are a human visitor and to prevent automated spam submissions.
  • Reimposta la tua password
Home
Corrente Comunista Internazionale
Proletari di tutti i paesi, unitevi!

Navigazione principale

  • contatti
  • che cosa è la CCI?
    • Posizioni di Base
    • Piattaforma della CCI
    • 1975 Manifesto
    • 1991 Manifesto
    • Storia della CCI
    • Como diventare membro
  • stampa
    • ICConline
    • Rivista Internazionale
    • Rivoluzione Internazionale
  • opuscoli
    • Manifesto sulla rivoluzione di Ottobre, Russia 1917
    • Ottobre 1917, inizio della rivoluzione mondiale
  • abbonamenti
  • opuscoli e libri

Caos e opposizione nella politica americana: per "Le Prolétaire" niente di nuovo!

Briciole di pane

  • Home

I primi sei mesi dell'amministrazione Trump 2 sono stati turbolenti. Ha revocato non meno di 78 ordini esecutivi dell'amministrazione Biden che non erano in linea con i suoi obiettivi politici; ha licenziato più alti ufficiali militari e funzionari della sicurezza nazionale di qualsiasi altra amministrazione presidenziale nella storia. Trump ha invocato lo stato di emergenza otto volte nei suoi primi 100 giorni. Ciò ha creato un vortice di imprevedibilità e incertezza, particolarmente evidente dopo i primi annunci di dazi record ad aprile, con i principali mercati azionari statunitensi che hanno registrato le maggiori perdite dal 2020. Inoltre, ha spaventato il resto del mondo con le sue dichiarazioni sull'annessione della Groenlandia e del Canada, sulla guerra in Ucraina e sul fatto che l'Europa non era più vista come un alleato degli Stati Uniti.

Le Prolétaire ha pubblicato di recente un articolo[1]in cui critica la CCI per aver adottato "Il vago concetto di "populismo", la torta alla crema dei media» e dice che la politica di Trump non sarebbe «in contrasto con gli interessi fondamentali della borghesia americana». Ogni critica ragionata delle nostre posizioni da parte di un'organizzazione proletaria merita di essere considerata, anche se, come dimostreremo, il suo approccio è discutibile.

Rottura con le politiche della borghesia americana

Le Prolétaire sembra riconoscere le peculiarità della politica di Trump e conclude, in una certa misura giustamente, che "la coerenza di queste misure è indubbiamente discutibile, la loro efficacia è dubbia e le loro conseguenze dannose per certi interessi borghesi". Paradossalmente, però, l'articolo non si chiede perché queste misure abbiano effetti così dubbi e dannosi, ma afferma anche che non si tratta di una novità, perché la politica di Trump "corrisponde a una tendenza fondamentale che era già all'opera negli anni precedenti".

A sostegno della sua affermazione, Le Proletaire cita tre esempi della politica estera degli Stati Uniti, come il perno verso l'Asia, il ritiro dell'esercito americano dai focolai di guerra, la minaccia di abbandonare i suoi "alleati". Cita anche la campagna contro i "marxisti lunatici" e le politiche "woke" contro la discriminazione razziale o sessuale. I primi due esempi sono corretti: il "perno sull’Asia" e il "ritiro dai focolai di guerra" erano già un caposaldo delle politiche di Obama e Biden.

Ma gli altri non erano affatto un elemento essenziale, anzi. Biden ha mobilitato i membri della NATO per sostenere l'Ucraina contro la Russia. Trump ha rotto radicalmente con questa politica di massiccio sostegno all'Ucraina. Dopo aver dichiarato che l'UE è stata progettata per "fregare» gli Stati Uniti, ha deciso di tagliare i ponti e cominciato a ricattare i suoi ex alleati. Il divorzio tra gli Stati Uniti e l’Europa è consumato, con la conseguenza che «la garanzia assoluta di un intervento militare a sostegno della NATO e dell'ombrello nucleare americano non fossero più da prendere in considerazione».[2] Inoltre, all'ultimo vertice della NATO all'Aia, ha fatto pressione sugli altri membri della NATO affinché dedicassero il 5% del loro PIL all’acquisto di armi dagli Stati Uniti.

Sotto Biden, alcuni Stati americani avevano vietato i contenuti "woke" nell'istruzione. La Camera dei Rappresentanti è stata persino in grado di approvare misure anti-woke, ma questa non era certamente la politica generale del governo federale e della maggior parte degli Stati. Sotto Trump, d'altra parte, questa politica anti-woke si è trasformata in una vera e propria caccia alle streghe. All'inizio della sua presidenza, firmò un ordine esecutivo contro la "cultura woke" e invitò il vicepresidente J. D. Vance a rimuovere qualsiasi "ideologia inappropriata, polarizzante o anti-americana". Nella sua prima proposta di bilancio, la Casa Bianca ha annunciato tagli ai "programmi woke", per eliminare "le ideologie radicali di genere e razza che avvelenano le menti degli americani" e contrastare  il "marxismo culturale".

Un altro esempio inevitabile è la politica degli Stati Uniti sui dazi. Anche Biden aveva imposto numerosi dazi, ma solo parzialmente e su beni strategici. Inoltre aveva favorito un approccio multilaterale alla competizione economica, avvalendosi di organismi internazionali. Trump ha messo la questione dei dazi, "la parola più bella", al centro della politica statunitense e ha definito il loro annuncio "Giorno della Liberazione" per gli Stati Uniti. Secondo lui, queste tariffe garantiscono la liberazione dell'economia statunitense dal flagello delle merci straniere a basso costo e dalle pratiche commerciali sleali adottate da altri paesi. La politica di Trump si basa sul protezionismo e sui negoziati bilaterali al fine  di "garantire il ritorno massiccio dei posti di lavoro e delle fabbriche nel nostro Paese".

Le critiche di Le Prolétaire alla posizione della CCI sul carattere dirompente della politica di Trump si basano sulla sua famosa "Invarianza del marxismo dal 1848». Nella sua concezione, il programma marxista non è «il prodotto di una costante lotta teorica per analizzare la realtà e trarne insegnamenti, ma un dogma rivelato nel 1848, di cui non c'è bisogno di cambiare una virgola».[3] Questa posizione ha conseguenze molto più gravi di una semplice distorsione teorica. Affermare che il marxismo è immutabile, che il programma comunista non può essere arricchito con nuovi elementi dell'evoluzione del capitalismo e della lotta proletaria, significa congelare la realtà.

Ecco perché Le Prolétaire nega sistematicamente che siano avvenuti cambiamenti fondamentali nell'evoluzione del capitalismo e nella politica della borghesia, e si interessa solo di fenomeni che confermano la sua fede invariante. Di conseguenza, non solo la sua critica alla posizione della CCI è superficiale e vana, ma soprattutto la sua comprensione dell'evoluzione del modo di produzione capitalistico e dei rapporti di forza tra borghesia e proletariato è in contraddizione con lo stesso approccio marxista.

Il populismo, espressione della vita politica tradizionale della borghesia?

L'amministrazione Trump non è un caso isolato, è l'espressione di una dinamica generale. Bolsonaro in Brasile, Orban in Ungheria, Modi in India, ecc. sono tutte manifestazioni dell'ondata populista. E questa ondata è in realtà la forma più spettacolare di un processo di disgregazione molto più vasto, che colpisce l'intera borghesia mondiale, colpita dall'epidemia dell'ognuno per sé. Ma il fatto che un tale sciocco incompetente sia diventato presidente del paese più potente del mondo (e questo per la seconda volta), sommato alla sua totale indifferenza per le gravi disfunzioni dell'apparato statale causate dalle sue stesse azioni, la dice lunga sulle crescenti difficoltà di questa borghesia nella gestione del suo sistema politico.

Con lo strumento metodologico della "invarianza", Le Prolétaire rifiuta di riconoscere che il populismo è qualcosa di diverso da un'espressione della vita politica tradizionale della borghesia. Rifiuta l'idea che il populismo sia l'espressione di una perdita di controllo da parte della borghesia del proprio gioco politico. Secondo lui, la borghesia ha persino il controllo totale della situazione!

Questo chiaramente non era il caso del 6 gennaio 2021, con l’assalto al Campidoglio, perpetrato da un'orda di vandali fomentati dal presidente uscente. Ma, a quanto pare, Le Prolétaire vede le cose in modo diverso: «Il capitalismo è ancora in piedi e riesce a mantenere il dominio politico e sociale della classe borghese; l'ordine democratico che maschera questo dominio è ancora in piedi.[…] Anche quando la borghesia è la prima a dimostrare di non esitare a calpestare le proprie leggi e il proprio sistema politico al solo scopo di difendere i propri interessi privati, il mito della democrazia non scompare».[4] L’oltraggio allo “Stato di diritto", con il colpo di Stato non riuscito di Trump, l’occupazione del Congresso, la messa in discussione del concetto stesso di legittimità di una elezione... per Le Prolétaire tutto questo sembra essere il modo normale in cui la borghesia difende i suoi propri interessi! Ma l'ex presidente George W. Bush, membro del partito di Trump, aveva una visione diversa: «Ecco come vengono contestati i risultati elettorali in una repubblica delle banane».

L'articolo di Le Prolétaire sugli eventi dà addirittura l'impressione che la borghesia abbia provocato l'assalto al Campidoglio, visto che "per proteggere il Campidoglio dalle prevedibili incursioni dei manifestanti pro-Trump, c'era solo un sottile cordone di polizia... che ha aperto le porte per far passare la folla».[5] Ma l'articolo non specifica cosa avrebbe motivato la borghesia a mettere in atto una tale manovra o quale frazione della sua classe ne avrebbe beneficiato. Infatti Le Prolétaire sottovaluta totalmente l'impatto dei disordini e l'intensificazione del caos causato da questo tipo di escalation populista.

Senza essere imbarazzato dalla sua spiegazione completamente distorta degli eventi del 6 gennaio 2021, Le Prolétaire critica poi la CCI, considerando che la sua posizione sul populismo è "un giudizio impressionista" e non marxista. Noi sappiamo, come Le Prolétaire, che gli eventi, i fenomeni e le tendenze della società possono essere ricondotti all'anatomia della vita sociale, all'apparato economico. E la CCI ha sempre basato le sue analisi su questo approccio, come si può leggere ad esempio in "Come la borghesia si organizza" (Revue Internationale n°172). Questo articolo dimostra in modo inequivocabile che "è quindi sulla base del continuo aggravarsi della crisi economica e dell'incapacità della borghesia di mobilitare la società per la guerra mondiale che la disgregazione dell'apparato politico trova la sua principale forza motrice". Per la CCI, questa citazione, come il resto dello stesso articolo, illustra chiaramente il legame, anche se indiretto, tra l'economia capitalista in crisi, per la quale la borghesia non ha via d'uscita, e l'ognuno per sé o l'indisciplina nella politica borghese, che porta all'emergere di cricche populiste.

Così Le Prolétaire si sbaglia quando nega ostinatamente che il populismo sia "Un fenomeno autonomo con una sua dinamica». Questa è un'altra questione di metodo cruciale per comprendere la politica della borghesia. La posizione de Le Prolétaire implica che il capitalismo è governato da una causalità semplice, in cui la politica è determinata meccanicamente dall'economia. Bisogna deludere i compagni, perché la politica borghese non è un semplice riflesso della situazione economica. Gli elementi della sovrastruttura, compreso quello politico, seguono le loro dinamiche, come spiega Friedrich Engels in una delle sue lettere a Conrad Schmidt: «C'è un'azione reciproca di due forze diseguali, il movimento economico da una parte, e il nuovo potere politico dall'altra, che aspira alla massima indipendenza possibile e che, una volta costituito, è anche dotato di un movimento proprio»[6]. La negazione dell'interazione tra base e sovrastruttura e di una dinamica specifica della dimensione politica della classe dominante è a dir poco miope.

Infine, Le Proletaire sostiene che "la politica di Trump non è il risultato del capriccio di un personaggio o delle fantasie di una cerchia di persone illuminate". Tuttavia, questo argomento non ha senso, perché non è quello che abbiamo detto nel nostro articolo. Piuttosto, abbiamo detto che la politica di Trump è in contraddizione con gli interessi delle fazioni più responsabili della borghesia americana e con le politiche che stanno cercando di perseguire, perché la politica di Trump è essenzialmente:

– motivata dalla vendetta, basata sulla convinzione consolidata che ogni opposizione politica è un sabotaggio e che la lealtà personale a Trump è la più alta virtù politica;

– caratterizzata da una devastazione sistematica dello Stato di diritto attraverso l'appropriazione del potere esecutivo, epurazioni istituzionali, attacchi alla stampa, rappresaglie contro il sistema giudiziario, ecc.

Le politiche di Trump sono l'espressione di una rivolta disperata contro il declino degli Stati Uniti come superpotenza "orientate non verso il futuro ma verso il passato, basati non sulla fiducia ma sulla paura, non sulla creatività ma sulla distruttività e sull'odio»[7].

Un dibattito responsabile tra le organizzazioni della Sinistra Comunista

Infine, un punto merita di essere sollevato. Non sappiamo quale articolo ha letto Le Prolétaire ... poiché l'articolo che critica non vuole dire che è la borghesia americana che ha subito un "una sconfitta schiacciante». Afferma letteralmente che il ritorno di Trump a capo degli Stati Uniti rappresenta "un clamoroso fallimento per la fazione più 'responsabile' della borghesia americana».[8] L'articolo de Le Prolétaire quindi inizia e finisce con una critica basata su questa affermazione citata, che potrebbe mettere alcuni lettori sulla strada sbagliata. L'attenzione su questo particolare aspetto dell'articolo, a discapito di altri più importanti, come l'attacco di Trump a quello che lui definisce "lo Stato profondo», non contribuirà certamente in modo sostanziale a un chiarimento del fenomeno del populismo.

E questo ci riporta a un'altra domanda: come dovrebbe svolgersi il dibattito tra le organizzazioni della Sinistra Comunista? Le Prolétaire non solo fatica a leggere e citare il nostro articolo, ma non fa nemmeno riferimento ad altri articoli della CCI sull'argomento dal 2018 (data dell'ultima polemica tra Le Prolétaire e la CCI). Abbiamo già citato sopra l'articolo "Come si organizza la borghesia", ma ce ne sono altri, come "L'ascesa del populismo è un puro prodotto della decomposizione capitalista" e "Trump 2.0: nuovi passi verso il caos capitalista". Sarebbe un onore per Le Prolétaire fare un nuovo, più serio tentativo di criticare la posizione della CCI sul populismo sulla base di letture e argomenti più dettagliati.

Come organizzazione rivoluzionaria, questa è la sua responsabilità politica nei confronti della classe operaia e delle minoranze politicizzate che emergono da essa.

Dennis, 10 settembre 2025


[1] "La CCI e il “populismo”. Le elezioni americane sono "un amaro fallimento per la borghesia americana"?» (Le prolétaire n. 557 (aprile-maggio-giugno 2025). Le Prolétaire è il giornale del Partito Comunista Internazionale in Francia, in italiano pubblica “Il comunista”. 

[2] "Il divorzio transatlantico, abbandono dell’Ucraina e riavvicinamento con la Russia: lo sconvolgimento delle alleanze esacerba la logica del tutti contro tutti», in francese su Révolution Internationale n. 504 (2025).

[3] 15° Congresso della CCI: “Rafforzare l'organizzazione di fronte alle sfide del periodo”, in francese su Révue Internationale n. 114.

[4] « 6 gennaio 2021, Washington: un giorno buio per il Campidoglio, simbolo della democrazia americana», Le Prolétaire n. 17 (primavera 2021).
[5] ibidem 

[6] Engels, Lettera a Conrad Schmidt, 27 ottobre 1890.
[7] "Contributo sul problema del populismo", in francese su Revue Internationale n. 157 (2016). [8] Cosa che non ha le stesse conseguenze, perché una sconfitta della borghesia nel suo insieme implica qualcosa di positivo per la classe operaia, mentre la sconfitta di una frazione della borghesia non è, per definizione, vantaggiosa per la classe operaia. Al contrario, comporta il rischio che il proletariato sia trascinato in una lotta tra diverse frazioni borghesi.
 

Bordighismo
Dibattito nel milieu politico proletario
Home
Corrente Comunista Internazionale
Proletari di tutti i paesi, unitevi!

Footer menu

  • Posizioni di base
  • Contatto