englishfrançaisdeutschitalianosvenskaespañoltürkçenederlandsportuguêsΕλληνικά
русскийहिन्दीفارسی한국어日本語filipino中文বাংলাmagyarsuomi
CAPTCHA
This question is for testing whether or not you are a human visitor and to prevent automated spam submissions.
  • Reimposta la tua password
Home
Corrente Comunista Internazionale
Proletari di tutti i paesi, unitevi!

Navigazione principale

  • contatti
  • che cosa è la CCI?
    • Posizioni di Base
    • Piattaforma della CCI
    • 1975 Manifesto
    • 1991 Manifesto
    • Storia della CCI
    • Como diventare membro
  • stampa
    • ICConline
    • Rivista Internazionale
    • Rivoluzione Internazionale
  • opuscoli
    • Manifesto sulla rivoluzione di Ottobre, Russia 1917
    • Ottobre 1917, inizio della rivoluzione mondiale
  • abbonamenti
  • opuscoli e libri

Iran, Israele, Stati Uniti... Tutti gli Stati sono guerrafondai! L’unica soluzione per l'umanità è l’Internazionalismo!

Briciole di pane

  • Home
  • ICConline - 2020s
  • ICConline 2025- 2° semestre

Iran, Israele, Stati Uniti...

Tutti gli Stati sono guerrafondai!

L’unica soluzione per l'umanità è l’Internazionalismo!

 

“Il più grande attacco B-2 della storia.” Le parole scelte dal generale Dan Caine, capo di Stato maggiore delle Forze armate americane, per descrivere il bombardamento di diversi siti nucleari iraniani nella notte tra il 21 e il 22 giugno, dimostrano l’importanza storica dell'evento. 125 aerei in volo, un sottomarino e diverse navi mobilitate, 75 missili di precisione e 14 bombe GBU-57 sganciate in poche ore. Con l'Operazione Martello di Mezzanotte, gli Stati Uniti sono appena entrati in guerra in modo sensazionale.

Non è ancora possibile valutare l’entità dei danni e il numero di vittime in Iran e Israele dall’inizio dei combattimenti, il 13 giugno, ma la potenza di fuoco è notevole e distruttiva. Mentre questo volantino va in stampa, apprendiamo che dopo gli attacchi iraniani alle basi militari americane, i belligeranti hanno annunciato un “cessate il fuoco” mentre i missili continuavano a piovere da entrambe le parti.

 

Il Medio Oriente precipiterà nella barbarie e nel caos

 

La propaganda di guerra strombazza a gran voce che il bombardamento dell’Iran è un enorme successo, che il regime dei mullah è permanentemente indebolito e potrebbe persino scomparire, che Israele e l’America hanno messo fine alla minaccia nucleare, che imporranno la pace e la sicurezza in Medio Oriente.

Tutto questo è una menzogna! Il Medio Oriente continuerà a sprofondare nel caos, caos che avrà un impatto sull’intero pianeta. Incapace di rispondere direttamente, la Repubblica islamica, con le spalle al muro, non esiterà a seminare barbarie ovunque possa, ad attivare tutti i gruppi armati sotto il suo controllo o addirittura a usare l’arma del terrorismo su larga scala. Le minacce dell’Iran allo strategico Stretto di Hormuz ci fanno capire da sole che la crisi economica globale si approfondirà e l’inflazione continuerà a peggiorare.

E se il regime di terrore dei mullah non sopravviverà, le conseguenze saranno altrettanto terribili: spartizioni del paese tra i signori della guerra, cicli di vendetta tra le diverse cricche, nascita di gruppi terroristici ancora più armati e pericolosi del Daesh, esodi di massa della popolazione...

Non si tratta di una profezia apocalittica, ma di una lezione appresa da tutti i conflitti bellici degli ultimi vent’anni. Nel 2003, l’invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti, che avrebbe dovuto infliggere un colpo mortale all’asse del male e imporre la Pax Americana nella regione, ha trasformato il paese in un campo di rovine in cui gruppi armati e cricche mafiose si stavano dilaniando a vicenda. Nel 2011 è stata la volta della vicina Siria a precipitare nella guerra civile, con il coinvolgimento di gruppi armati e terroristici come Daesh, di potenze regionali come Turchia, Iran e Israele e potenze internazionali come Stati Uniti e Russia. Nel 2014, lo Yemen è entrato in una danza macabra.

Il risultato: centinaia di migliaia di morti e un paese devastato. Nel 2021 l’Afghanistan è tornato nelle mani dei talebani, dopo vent'anni di guerra condotta dagli Stati Uniti che miravano a.… rovesciare i talebani.

Alla fine del 2023, Hamas ha lanciato un attacco terroristico di rara barbarie contro i civili israeliani. L’esercito israeliano ha reagito con una brutalità sfrenata con una campagna di distruzione di massa nella Striscia di Gaza, che si è rapidamente trasformata in un vero e proprio genocidio. Nei mesi successivi, la diffusione del caos ha raggiunto proporzioni inimmaginabili: di fronte agli alleati di Hamas, Netanyahu ha lanciato un’offensiva omicida a tutto campo in Libano, Siria e ora in Iran. Fondamentalmente, la stessa dinamica è all'opera in Ucraina, Sudan, Mali e Congo. È il mondo capitalista che sta sprofondando nel caos della guerra: come a Gaza o in Libano negli ultimi mesi, i possibili “cessate il fuoco” in Iran saranno solo momentanei e precari, conclusi per prepararsi al meglio ai prossimi massacri. La “Guerra dei Dodici Giorni” (il nome ufficiale dato a quest’ultimo episodio della guerra in Iran) va avanti da quasi cinquant’anni e si è progressivamente aggravata nei decenni …

 

Una guerra con ripercussioni globali catastrofiche

 

La guerra con l’Iran indebolirà i principali avversari degli Stati Uniti: la Russia, che ha bisogno di droni iraniani in Ucraina, ma anche la Cina, che ha bisogno del petrolio iraniano e dell’accesso al Medio Oriente per la sua “Nuova Via della Seta”. Per quanto riguarda l’Operazione Midnight Hammer, questa dimostra ancora una volta l’innegabile superiorità dell’esercito americano, capace di intervenire massicciamente dall’altra parte del pianeta e spazzare via tutti i suoi nemici. Questi attacchi sono un messaggio esplicito alla Cina, così come le bombe atomiche sul Giappone nel 1945 furono soprattutto un avvertimento alla Russia.

Ma questa dimostrazione di forza è solo una vittoria momentanea che non risolverà alcun conflitto, né calmerà nessuno degli altri squali imperialisti. Al contrario, le tensioni aumenteranno dappertutto, ogni Stato, piccolo o grande, ogni cricca borghese cercherà di approfittare del caos per difendere i suoi sordidi interessi, il che aumenterà ulteriormente il disordine mondiale. La Cina, in particolare, non permetterà che ciò accada e finirà per mostrare i muscoli, a Taiwan o altrove.

Ancora una volta, queste sono le lezioni che impariamo dalla storia. Dalla caduta dell’URSS nel 1991, gli Stati Uniti sono rimasti l’unica superpotenza. Non ci sono più blocchi all’interno dei quali i paesi alleati dovrebbero rispettare una qualche forma di disciplina e ordine. Al contrario, ogni paese sta giocando la propria carta, ogni alleanza è sempre più fragile e circostanziale, rendendo la situazione sempre più caotica e incontrollabile. Gli Stati Uniti hanno capito subito questa nuova dinamica storica. Per questo nel 1991 si scatenò la Guerra del Golfo, una vera e propria dimostrazione di forza per trasmettere a tutti il messaggio: “Noi siamo i più forti, dovete obbedirci”. L’annuncio di Bush, padre di un “nuovo ordine mondiale”, non affermava altro. Eppure, due anni dopo, nel 1993, la Francia sosteneva la Serbia, la Germania la Croazia, gli Stati Uniti la Bosnia, in una guerra che alla fine avrebbe fatto esplodere la Jugoslavia.

La lezione è chiara e non è mai stata negata per trentacinque anni: più aumenta la contestazione della supremazia americana, più duramente gli Stati Uniti devono colpire... e più duramente colpiscono, più alimentano la protesta e l’atteggiamento dell’ognuno per sé su tutto il pianeta. A livello regionale, lo stesso vale per Israele. In altre parole, con la guerra in Iran, lo sviluppo del caos e del disordine attraverso la guerra accelererà ulteriormente. L’Asia diventerà il punto caldo delle tensioni imperialiste globali, stretta tra le crescenti pretese della Cina e la presenza militare sempre più massiccia degli Stati Uniti. La borghesia americana sa che è qui che dovrà d’ora in poi concentrare la maggior parte delle sue forze armate.

 

“No King”, “Free Palestine”, “Stop al genocidio”: l'unico futuro del Capitalismo è la guerra!

 

Di fronte a questi orrori insopportabili, di fronte a massacri su larga scala, molte persone hanno voglia di reagire, di gridare la loro rabbia, di unirsi, di dire “basta”. Ed è davvero una necessità perché se lasciamo che accada, se non reagiamo, il capitalismo porterà tutta l’umanità in un’enorme fossa comune, una serie di conflitti sparsi, incontrollabili e sempre più mortali. Molti di coloro che hanno la volontà di reagire si trovano oggi nelle strade in diversi movimenti di “resistenza alla guerra”: No Kings, Free Palestine, Stop Genocide, tutti movimenti sostenuti dalle forze di sinistra del capitale.

Ma gli slogan della sinistra, anche quelli in apparenza più radicali, sono sistematicamente trappole che equivalgono sempre ad attribuire le cause della guerra a questo o quel leader, a Netanyahu, a Hamas, a Trump, a Putin o a Khamenei e, infine, a scegliere una parte contro l’altra. Con i loro discorsi ipocriti “per la pace”, per “la difesa della democrazia”, per il “diritto dei popoli all'autodeterminazione”, le forze del capitale cercano di illuderci, farci credere che il Capitalismo potrebbe essere meno bellicoso, più umano, che basterebbe eleggere i “giusti rappresentanti”, “fare pressione sui dirigenti” per stabilire la pace nel mondo e relazioni “più giuste” tra le nazioni capitaliste.

Tutto ciò contribuisce a sdoganare la dinamica di guerra in cui invece è l’intero sistema capitalistico, sono tutte le nazioni, tutte le cricche borghesi che stanno inesorabilmente sprofondando.

Trump, Netanyahu o Khamenei sono senza dubbio leader sanguinari. Ma il problema che abbiamo di fronte non è questo o quel leader: è il Capitalismo. Qualunque sia la fazione borghese al potere, di sinistra o di destra, autoritaria o democratica, tutti i paesi sono guerrafondai. Lo sono perché il Capitalismo sta sprofondando in una crisi storica che non può risolvere: la competizione tra le nazioni è solo esacerbata, brutalizzata e fuori controllo. Questo è ciò che la sinistra sta cercando di nascondere. E questa è la trappola in cui cadono coloro che partecipano a queste manifestazioni, nella convinzione di combattere contro la guerra.

Denunciare tutti questi movimenti come trappole in questo modo può sorprendere o addirittura provocare rabbia tra coloro che vogliono agire sinceramente di fronte alla portata dei massacri: “Allora, non c'è niente da fare, secondo te?” “Tu critichi, ma qualcosa deve essere fatto!”.

Sì, qualcosa deve essere fatto, ma cosa?


 

Per porre fine alle guerre, il Capitalismo deve essere rovesciato

 

I lavoratori di tutti i paesi devono rifiutarsi di lasciarsi trascinare dal discorso nazionalista, devono rifiutarsi di schierarsi con l’uno o l’altro campo borghese, in Medio Oriente come dappertutto. Devono rifiutarsi di farsi ingannare da discorsi che chiedono loro di mostrare la loro “solidarietà” con questo o quel popolo per meglio schierarsi contro un altro “popolo”. “Palestinesi martirizzati”, “Iraniani bombardati", “Israeliani terrorizzati”, sono tante espressioni che ci costringono a scegliere una Nazione contro l’altra. In tutte le guerre, da una parte e dall’altra, gli Stati reclutano sempre facendo credere che si tratti di una lotta tra il bene e il male, tra la barbarie e la civiltà. Bugie! Le guerre sono sempre uno scontro tra nazioni in competizione, tra borghesie rivali. Sono sempre conflitti in cui gli sfruttati muoiono a vantaggio dei loro sfruttatori.

“Iraniani”, “Israeliani" o “Palestinesi”, dovunque ci sono sfruttatori e sfruttati. La solidarietà dei proletari non va ai “popoli”, deve andare agli sfruttati dell’Iran, di Israele o della Palestina, come va ai lavoratori di tutti gli altri paesi del mondo. Non è manifestando per un illusorio capitalismo in pace, non è scegliendo di sostenere una parte cosiddetta aggredita o più debole contro un altro cosiddetto aggressore o un campo più forte che possiamo portare una vera solidarietà alle vittime della guerra. L’unica solidarietà consiste nel denunciare tutti gli Stati capitalistici, tutti i partiti che invocano una linea di opposizione dietro questa o quella bandiera nazionale, questa o quella causa di guerra!

Questa solidarietà passa soprattutto attraverso lo sviluppo delle nostre lotte contro il sistema capitalista responsabile di tutte le guerre, una lotta contro le borghesie nazionali e i loro Stati.

La storia ha dimostrato che l’unica forza che può porre fine alla guerra capitalistica è la classe sfruttata, il proletariato, il nemico diretto della classe borghese. Questo fu il caso quando gli operai della Russia rovesciarono lo Stato borghese nell’ottobre 1917 e gli operai e i soldati tedeschi si ribellarono nel novembre 1918: questi grandi movimenti di lotta proletarie costrinsero i governi a firmare l’armistizio.


 

È stata la forza del proletariato rivoluzionario a porre fine alla prima guerra mondiale! La pace vera e definitiva dappertutto dovrà essere conquistata dalla classe operaia rovesciando il capitalismo su scala mondiale.


 

Questa lunga strada ci attende e ora comporta un aumento delle lotte contro gli attacchi economici sempre più duri che un sistema sprofondato in una crisi insormontabile ci sta infliggendo. Rifiutando il deterioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro, rifiutando sacrifici perpetui in nome della competitività dell’economia nazionale o degli sforzi bellici, cominciamo a sollevarci contro il cuore del capitalismo: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

In queste lotte, restiamo uniti, sviluppiamo la nostra solidarietà, discutiamo e prendiamo coscienza della nostra forza quando siamo uniti e organizzati.

Il proletariato ha iniziato a percorrere questa lunga strada durante l’“estate della rabbia” nel Regno Unito nel 2022, durante il movimento sociale contro la riforma delle pensioni in Francia all’inizio del 2023, durante gli scioperi nei settori della sanità e dell’automobile negli Stati Uniti nel 2024, negli scioperi e nelle manifestazioni che vanno avanti da mesi e stanno continuando in Belgio. Questa dinamica internazionale segna il ritorno storico della combattività operaia, il crescente rifiuto di accettare il degrado permanente delle condizioni di vita e di lavoro, la tendenza a mostrare solidarietà tra i settori e tra le generazioni, come lavoratori in lotta, indipendentemente dalla nazionalità, dall’origine o dalla religione.

Si potrebbe rimproverare ai rivoluzionari questo: “Di fronte alla guerra, voi proponete di non fare nulla, di rinviare a tempo indeterminato la lotta contro i massacri che si svolgono sotto i nostri occhi!” Oggi le lotte del proletariato non hanno ancora la forza di sollevarsi direttamente contro la guerra, questa è una realtà. Ma ci sono due strade possibili: o partecipiamo ai cosiddetti “movimenti per la pace ora e subito” e ci lasciamo disarmare sul terreno della lotta per un capitalismo “più giusto”, “più democratico”, quelle ideologie che contribuiscono allo sviluppo generale dell’imperialismo spingendoci a sostenere la nazione, il campo, la cricca qualificata come “meno cattiva”, “più progressista”. O partecipiamo pazientemente, attraverso le lotte sul nostro terreno di classe, alla ricostruzione della nostra solidarietà e della nostra identità, lavoriamo cioè per un movimento storico che è l’unico che può distruggere la radice delle guerre, della miseria e dello sfruttamento: il capitalismo.

Sì, questa è una lunga lotta! Sì, ci vorrà una grande fiducia nel futuro, una capacità di resistere alla paura, alla disperazione che la borghesia vuole metterci in testa. Ma è l’unico modo possibile!

Per partecipare a questo movimento, dobbiamo raggrupparci, discutere, organizzare, scrivere e diffondere volantini, difendere il vero internazionalismo proletario e la lotta rivoluzionaria. Contro il nazionalismo, contro le guerre in cui i nostri sfruttatori vogliono trascinarci, riprendiamo le vecchie parole d’ordine del movimento operaio, quelle del Manifesto dei Comunisti del 1848:


 

"I proletari non hanno patria! Lavoratori di tutti i paesi, unitevi!”


 

Per lo sviluppo della lotta di classe del proletariato internazionale!


 

Corrente Comunista Internazionale, 24 giugno 2025

Volantino internazionale

Link di attraversamento del book per Iran, Israele, Stati Uniti... Tutti gli Stati sono guerrafondai! L’unica soluzione per l'umanità è l’Internazionalismo!

  • ‹ ICConline 2025- 2° semestre
  • Su
Home
Corrente Comunista Internazionale
Proletari di tutti i paesi, unitevi!

Footer menu

  • Posizioni di base
  • Contatto