Riunione pubblica a Madrid: Il prezioso contributo di “Bilan” alla lotta per il partito mondiale del proletariato

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Il 27 gennaio, la CCI ha tenuto una Riunione pubblica a Madrid, in presenza e online, sul contributo di Bilan alla lotta per il partito mondiale del proletariato. Non si è trattato di un appello ad una vuota discussione, perché abbiamo potuto constatare che nell'ambiente politico c'è un interesse per Bilan già precedentemente espresso per due volte a Madrid.

Perché organizziamo una riunione pubblica su “Bilan”?

Le organizzazioni comuniste di oggi non sono nulla senza la loro piena iscrizione nella continuità storica critica delle organizzazioni comuniste del passato. Noi rivendichiamo due legami in questa continuità: Bilan e Internationalisme[1]. Come abbiamo annunciato nella riunione pubblica: “il proletariato ha bisogno del suo partito mondiale e per formarlo, quando le sue lotte raggiungeranno una massiccia forza internazionale, la sua base sarà la Sinistra Comunista alla quale ci rivendichiamo [..] L’incontro pubblico che proponiamo mira a provocare un dibattito per elaborare una valutazione critica del contributo di Bilan, per apprezzare dove Bilan è pienamente valido, dove deve essere criticato, dove è necessario andare oltre. Le sue forze, i suoi errori, la sua esperienza organizzativa e teorica sono materiali essenziali per la lotta dei rivoluzionari di oggi”.

Invitiamo i lettori a proseguire il dibattito attraverso contributi o partecipando a incontri pubblici e permanenze della CCI.

La continuità storica critica del marxismo

Un partecipante ha aperto il dibattito dichiarando che il marxismo è qualcosa di dogmatico, d'immutabile. Per lui il marxismo non deve tener conto dell'evoluzione della situazione storica ma deve rimanere fisso e bloccato su posizioni affermate fin dalle sue origini. A questo proposito lui stesso si è definito “sclerotico” e addirittura “trapezoide” arrivando a dire che solo i morti cambiano. I partecipanti in presenza e quelli che hanno partecipato tramite Internet hanno messo avanti i seguenti argomenti contro questo punto di vista:

– Nel marxismo ci sono posizioni e principi fondamentali che non cambiano e non cambieranno: che la lotta di classe è il motore della storia, che la lotta di classe del proletariato è la sola che può portare al comunismo, che ogni modo di produzione, e quindi anche il capitalismo, vive un’epoca di ascesa e un’epoca di decadenza, che la distruzione del capitalismo è necessaria per costruire il comunismo, che la costituzione di un partito mondiale è essenziale per il proletariato, che il marxismo svolge un ruolo motore nello sviluppo della coscienza di classe, ecc.

– Tuttavia, a partire da questi fondamenti che ne costituiscono il solco, il marxismo si sviluppa rispondendo ai nuovi problemi posti dall’evoluzione del capitalismo e dalla lotta di classe, ma anche correggendo eventuali errori, insufficienze o limiti legati a ciascuna epoca storica. Questo approccio è fondamentale nella scienza, ma è ancora più vitale per il proletariato che deve, come classe sfruttata e rivoluzionaria, sviluppare la sua lotta per il comunismo facendosi strada tra innumerevoli errori e debolezze, imparando dalle sue lotte e dalle sue sconfitte, criticando spietatamente i suoi errori. Egli deve tanto più sviluppare la sua lotta contando sulla piena coscienza, che non ha altro che la sua forza lavoro e che non può, a differenza delle classi storiche del passato, sviluppare il suo progetto senza distruggere il capitalismo da cima a fondo estirpando con esso le radici di tutte le società di sfruttamento.

– Ciò vale anche per le sue organizzazioni rivoluzionarie, che devono essere in grado di analizzare criticamente le posizioni precedenti e le proprie posizioni. Così Marx ed Engels nel 1872 hanno corretto, alla luce dell'esperienza della Comune di Parigi, l'idea che lo Stato dovesse essere preso alla classe dominante così com'era, per proporre rispetto alla nuova lezione storica appena acquisita a caro prezzo da parte del proletariato l’assoluta necessità di distruggere lo Stato borghese. Lenin, nelle Tesi di aprile, ha posto la necessità di modificare il programma del partito, integrandovi la posizione del carattere globale e socialista della rivoluzione e della presa del potere da parte dei soviet.

È una grave irresponsabilità restare dogmaticamente aggrappati a posizioni che non sono più valide. I partiti socialdemocratici non volevano comprendere né la decadenza del capitalismo, né le conseguenze che ne derivavano: la fine della possibilità di strappare miglioramenti e riforme duraturi a questo sistema di sfruttamento attraverso la lotta, né la natura della guerra imperialista, né lo sciopero di massa, ecc. Ciò li ha portati al tradimento. L'Opposizione di Sinistra di Trotzkij aggrappandosi dogmaticamente alla difesa incondizionata del programma dei primi quattro congressi dell'IC, è stata spinta nell'opportunismo, e non ha mai adottato un approccio critico nei confronti dell'ondata rivoluzionaria del 1917-1924. Alla fine, dopo la morte di Trotzkij, il trotzkismo ha tradito l’internazionalismo proletario sostenendo uno dei campi imperialisti presenti al tempo della Seconda Guerra Mondiale passando così al campo borghese.

Un’organizzazione proletaria che non è capace di una valutazione critica spietata del proprio percorso e di quello delle precedenti organizzazioni del movimento operaio è destinata a perire o a tradire. Bilan ci fornisce il metodo di tale valutazione critica nell'articolo “Verso un'Internazionale due e tre quarti?” (Bilan n°1, novembre 1933) in risposta all'Opposizione di Sinistra di Trotzkij: “In ogni periodo storico della formazione del proletariato come classe, la crescita degli obiettivi del Partito diventa evidente. La Lega dei Comunisti ha marciato con una frazione della borghesia. La prima Internazionale delineerà le prime organizzazioni di classe del proletariato. La Seconda Internazionale fonderà i partiti politici e i sindacati di massa dei lavoratori. La Terza Internazionale realizzerà la vittoria del proletariato in Russia.

In ogni periodo storico vedremo che la possibilità di formare un partito è determinata sulla base delle esperienze precedenti e dei nuovi problemi che si sono presentati al proletariato. La Prima Internazionale non avrebbe mai potuto essere fondata in collaborazione con la borghesia radicale. La Seconda Internazionale non avrebbe potuto essere fondata senza l’idea della necessità di raggruppare le forze proletarie in organizzazioni di classe. La Terza Internazionale non avrebbe potuto essere fondata in collaborazione con le forze che agiscono all’interno del proletariato per condurlo non all’insurrezione e alla presa del potere, ma alla riforma graduale dello Stato capitalista. In ogni epoca il proletariato può organizzarsi come classe e il partito può fondarsi sui seguenti due elementi:

1. La coscienza della più avanzata posizione che il proletariato deve occupare, l’intelligenza delle nuove strade da percorrere. 

2. La delimitazione crescente delle forze che possono agire a favore della rivoluzione proletaria”.

Questo lavoro non si fa partendo da zero, prendendo come riferimento i nuovi sviluppi isolati, o esaminando possibili errori senza confrontarli con le posizioni precedenti. Viene fatto sulla base di un rigoroso esame critico delle posizioni precedenti, vedendo ciò che è valido, ciò che è insufficiente o obsoleto e ciò che è errato, richiedendo lo sviluppo di una nuova posizione. Un partecipante, attratto dallo specchietto per le allodole della teorizzazione sull’“invarianza del programma comunista”, ha proposto di adattare il marxismo alle moderne teorie del comportamento umano e della psicologia, combinandolo con le nuove scoperte scientifiche. Tuttavia, il metodo marxista non opera un “cambiamento di posizione”, né si adatta a idee apparentemente nuove, ma procede ad uno sviluppo e ad un confronto rigoroso della realtà con il proprio quadro iniziale, arricchendolo e portandolo ben più avanti.

Sulla repressione della rivolta di Kronstadt

Il partecipante, che si è dichiarato un “invariante”, ha definito la repressione di Kronstadt una “vittoria del proletariato” e l'ha giustificata affermando che il partito deve imporre la sua dittatura alla classe. Questa posizione ci è sembrata una mostruosità e l'abbiamo sostenuta con la partecipazione attiva di numerosi altri partecipanti nel modo seguente:

la classe operaia non è una massa informe che ha bisogno di essere presa a calci o bastonata per farla avanzare e “liberarla”. È evidente che dietro questa cieca difesa della repressione di Kronstadt si cela una visione del tutto errata del partito del proletariato e dei suoi rapporti con la classe. Il partito proletario non è, come i partiti borghesi, un candidato al potere statale, un partito statale. La sua funzione non può essere quella di amministrare lo Stato, cosa che inevitabilmente cambierebbe il suo rapporto con la classe in un rapporto di forza, il suo contributo consiste invece nel guidarla politicamente. Diventando amministratore statale, il partito cambierà impercettibilmente il suo ruolo per diventare un partito di funzionari, e tutto ciò implica una indiscutibile tendenza alla burocratizzazione. Il caso dei bolscevichi è a tale riguardo del tutto esemplare.

Secondo un certo "buon senso" logico che sopravvive in alcune parti dell'ambiente proletario: "essendo il partito la parte più cosciente della classe, la classe deve fidarsi di lui, in modo che naturalmente e automaticamente sia il partito a prendere il potere e ad esercitarlo”. Tuttavia, "il partito comunista è una parte della classe, un organismo che, nel suo movimento, la classe genera e si dà per lo sviluppo della sua lotta storica fino alla vittoria, cioè fino alla trasformazione radicale dell'organizzazione e dei rapporti sociali per fondare una società che realizzi l’unità della comunità umana globale[2]. Se il partito si identifica con lo Stato, non solo nega il ruolo storico del proletariato nel suo insieme a favore di una concezione borghese della direzione della società, ma nega anche il suo ruolo specifico e indispensabile all'interno del proletariato per promuovere metodicamente, con le unghie e con i denti, lo sviluppo della coscienza del proletariato, non in senso conservatore, ma nella prospettiva della rivoluzione e del passaggio al comunismo.

Inoltre, Bilan, pur agendo con maggiore cautela e circospezione su altre questioni, ha avuto una posizione molto chiara nella sua difesa dei principi proletari per opporsi fermamente all’uso della violenza nella risoluzione dei problemi e delle controversie che possono sorgere all’interno della nostra stessa classe: “Può darsi che una parte del proletariato – e ammettiamo che essa possa anche essere stata prigioniera involontaria delle manovre del nemico – venga spinta a combattere lo Stato proletario. Come affrontare questa situazione partendo dalla questione di principio secondo cui il socialismo non può essere imposto al proletariato con la forza o con la violenza? Era meglio perdere Kronstadt che preservarla dal punto di vista geografico, perché, in fondo, una simile vittoria poteva avere più di un risultato: alterare le basi stesse, la sostanza dell'azione portata avanti dal proletariato[3].

La rivoluzione mondiale conoscerà molti episodi complicati, ma per difendere la sua direzione e il suo sviluppo dovrà difendere con fermezza i principi fondamentali nell'azioni del proletariato. Uno di questi è immutabile e invariabile: non potranno e non dovranno mai esserci rapporti di violenza all'interno della classe operaia, tanto più quando si agisce in suo nome per esercitare e giustificare la repressione contro una sua parte ed a maggiore ragione se essa rappresenta un tentativo di difesa della rivoluzione. La repressione di Kronstadt ha accelerato il cammino verso la degenerazione e la sconfitta della rivoluzione in Russia e verso la distruzione della sostanza proletaria deteriorata del partito bolscevico.

Trarre conclusioni militanti dalle riunioni pubbliche

Si sono svolte altre discussioni molto interessanti e controverse, e non solo su posizioni apparentemente “invarianti”. Abbiamo insistito sulla differenza sostanziale tra il metodo organizzativo, teorico e storico di Bilan rispetto a quello dell'Opposizione di Sinistra di Trotzkij[4]:

- Bilan è rimasto fedele al principio della lotta contro la deformazione dei principi da parte dell'ideologia borghese. Mentre l'Opposizione di Sinistra si rivendicava ai Congressi dell'IC che teorizzavano l'opportunismo e aprivano la strada allo stalinismo, le frazioni di Sinistra si adoperarono per criticare tutte le teorizzazioni opportuniste apparse e sviluppatesi a partire dal Secondo Congresso. Esse hanno condotto una paziente lotta polemica per cercare di convincere quante più forze militanti possibili racchiuse nel quadro opportunistico delle “tattiche” dell’Opposizione di Sinistra.

- Bilan ha saputo fare una critica profonda e rigorosa, che gli ha permesso di trarre insegnamenti dalle posizioni errate della IC che hanno poi portato quest'ultima al tradimento, come la tattica del Fronte Unico, la difesa delle lotte di liberazione nazionale, la lotta democratica, le milizie partigiane... permettendogli di preservare per il futuro la difesa delle posizioni rivoluzionarie di classe, in linea con le posizioni difese dalla Sinistra Comunista.

– La sua analisi del rapporto di forza tra le classi è stata vitale nel determinare la funzione delle organizzazioni rivoluzionarie durante questo periodo, in contrasto con “l’influenza permanente sulle masse” che l’opposizione cercava di ottenere a tutti i costi.

Ci sono anche differenze sostanziali tra la concezione di Bilan e quella del KAPD tedesco, sebbene entrambe rientrino nel quadro di posizioni difese dalla Sinistra Comunista. Il KAPD, e questa è stata la sua più grande debolezza, non si basava su un'analisi storica, rifiutò addirittura la continuità del legame rivoluzionario delle sue posizioni con la Rivoluzione d'Ottobre e trascurò completamente la questione organizzativa. In altre parole, è stato Bilan a lasciarci la sua visione del lavoro politico e organizzativo COME FRAZIONE: “La frazione è l'organo che permette la continuità dell'intervento comunista nella classe, anche nei periodi più bui o quando tale intervento non ha un'eco immediata. Tutta la storia delle frazioni della Sinistra comunista lo dimostra ampiamente. Accanto alla rivista teorica “Bilan”, la frazione italiana pubblicava un periodico in italiano, “Prometeo”, la cui diffusione in Francia era superiore a quella dei trotzkisti francesi, anche se molto impegnati nell’attivismo[5]. Allo stesso modo, la Frazione ha il ruolo essenziale di gettare le basi per la costruzione del futuro partito proletario mondiale e di saper analizzare le misure concrete da adottare e il momento in cui è necessario iniziare a lottare per la sua formazione diretta.

Nell’ambito del lavoro concepito come quello di frazione, come l'ha difeso Bilan, la discussione delle riunioni pubbliche deve avere un orientamento MILITANTE e non restare un incontro in cui ognuno esprime la propria “opinione”, senza raggiungere alcun risultato. Ciò è stato interpretato dal partecipante autoproclamato "sclerotico" come una manifestazione di settarismo della CCI, una modalità di discussione e reclutamento su base settaria e, con questo pretesto, si è opposto alle conclusioni tratte e ha abbandonato in fretta la riunione prima di ascoltarle, trascinando dietro di sé il compagno con cui era arrivato[6].

Una riunione proletaria deve essere in grado di trarre conclusioni che comprendano il richiamo dei punti di accordo e di disaccordo nella discussione, delineando così coscientemente dove si è arrivati o le questioni affrontate su cui si è registrato un progresso nel chiarimento, e costruendo un ponte verso altre discussioni a venire. In questo senso abbiamo insistito affinché i due fuggitivi restassero per esporre i loro eventuali disaccordi rispetto alle conclusioni. Purtroppo non siamo riusciti a convincerli perché, a quanto pare, anche il loro gusto per l'eclettismo informale è un principio immobile!

CCI, febbraio 2024

 

[1] Abbiamo particolarmente accolto con favore la pubblicazione in spagnolo di undici numeri di Bilan: “La continuidad histórica, una lucha indispensabili y permanent para las organizaciones revolucionarias” (La continuità storica una lotta indispensabile e permanente per le organizzazioni rivoluzionarie), pubblicata sul sito web della CCI in spagnolo (2023).

[2] “El partido desfigurado: la conception bordiguista” (Il partito sfigurato: la concezione bordighista) Revista internacional nº 23 (1980) e “Il Partito e i suoi rapporti con la classe”, Rivista Internazionale nº 8, https://it.internationalism.org/content/il-partito-e-il-suo-rapporto-con-la-classe.

[3] “La questione dello Stato”, Octobre n°2 (1938)

[4] "¿Cuáles son las diferencias entre la Izquierda Comunista y la IVª Internacional?” (Quali sono le differenze tra la Sinistra Comunista e la IVª Internazionale?), pubblicato sul sito della CCI (2007) https://es.internationalism.org/cci-online/200706/1935/cuales-son-las-diferencias-entre-la-izquierda-comunista-y-la-iv-internacional.

[5] “La relación entre Fracción y Partido en la tradición marxista II" (La relazione tra Frazione e Partito nella tradizione marxista II) – La Izquierda comunista international (La Sinistra Comunista Internazionale), 1937-1952” Revista international nº 61 - Frazione e Partito nel dibattito della Sinistra Comunista, https://it.internationalism.org/rint/3_dibattito

[6] È chiaro che hanno anche dimenticato il principio della Sinistra Comunista di lottare fino in fondo nell'ambiente proletario per trarne quanta più chiarezza e insegnamenti possibili. Troviamo molto strano che essi rivendichino la continuità con Bilan, quando sarebbe stato molto più coerente e produttivo per la lotta della nostra classe se avessero espresso apertamente il loro evidente disaccordo con Bilan. Invece hanno preferito evitare il confronto delle argomentazioni.

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