Il cammino verso il tradimento della Socialdemocrazia tedesca

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La guerra del 1914-18 non sarebbe stata possibile senza la sconfitta politica del proletariato, che impedendogli di lottare in quanto classe contro la borghesia lo ha di conseguenza trascinato nelle trincee a massacrare altri lavoratori. E questa sconfitta è stata preparata e realizzata dal tradimento della maggior parte dei partiti operai dell'epoca, soprattutto del più grande e più esemplare partito a livello internazionale: il Partito socialdemocratico di Germania (SPD) che votò i crediti di guerra nell'agosto 1914.

Questo lungo e completo articolo è incentrato sulla questione organizzativa, ed è un'analisi storica del processo attraverso il quale la socialdemocrazia tedesca degenerò al punto da tradire raggiungendo il campo borghese. Come è potuta accadere una tale cosa? Che cosa possiamo apprendere oggi dal degrado del tessuto organizzativo in seno al partito, dalla censura e dalla repressione dell'ala sinistra, dall’esclusione del dibattito e dalla decadenza morale di un partito che era la "fierezza di ogni socialista?" Questo articolo fornendo materiale storico concreto resta sempre d’attualità per la riflessione e la discussione.

Tra tutti i partiti della 2a Internazionale, l’SPD, Sozialdemokratische Partei Deutschlands, (Partito socialdemocratico tedesco) era in assoluto il più potente. Nel 1914, l’SPD contava più di 1 milione di membri e aveva guadagnato più di 4 milioni di voti alle elezioni legislative del 1912[1]: in effetti, era l’unico partito di massa in Germania ed il più grande partito al Reichstag – anche se non aveva alcuna possibilità di formare realmente un governo sotto il regime autocratico imperiale del Kaiser Guglielmo II.

Per gli altri partiti della 2a Internazionale, l’SPD era il partito di riferimento. Karl Kautsky[2], redattore capo della Neue Zeit, la rivista teorica del partito, era riconosciuto come il “papa del marxismo”, il faro teorico dell’Internazionale. All’epoca del Congresso del 1900 dell’Internazionale, Kautsky scrisse la risoluzione che condannava la partecipazione del socialista francese Millerand ad un governo borghese, ed al Congresso di Dresda dell’SPD del 1903, sotto la direzione del suo presidente August Bebel[3], condannò le teorie revisioniste di Eduard Bernstein riaffermando gli obiettivi rivoluzionari dell’SPD. Lenin aveva elogiato lo “spirito di partito” dell’SPD e del suo essere immune rispetto alle meschine animosità personali come quelle che avevano condotto i Menscevichi a provocare la scissione nel POSDR (Partito Operaio Socialdemocratico della Russia), dopo il Congresso del 1903[4]. Infine e soprattutto, la supremazia teorica ed organizzativa dell’SPD fu  incoronata chiaramente di successo sul campo: nessuno altro partito dell’Internazionale avrebbe potuto neanche lontanamente rivendicare i successi elettorali come quelli dell’SPD e rispetto all’organizzazione sindacale solo i britannici potevano competere con i tedeschi in quanto al numero e alla disciplina dei loro membri.

“Durante i congressi, durante le sessioni del bureau  dell'Internazionale socialista, tutti aspettavano l’opinione dei tedeschi. In particolare quando nei dibattiti sui problemi posti dalla lotta contro il militarismo e sulla questione della guerra, la posizione della socialdemocrazia tedesca era sempre determinante. “Per noi altri tedeschi, questo è inaccettabile”, regolarmente bastava una tale frase per decidere l’orientamento dell’Internazionale. Con una fiducia cieca, quest’ultima si rimetteva alla direzione della potente e tanto ammirata socialdemocrazia tedesca: essa era l’orgoglio di ogni socialista ed il terrore delle classi dirigenti in tutti i paesi”[5].

Di conseguenza, mentre le nuvole di guerra avevano cominciato ad accumularsi durante il luglio 1914, fu evidente che l’atteggiamento della socialdemocrazia tedesca sarebbe stato cruciale per decidere l’uscita da questa situazione. I lavoratori tedeschi - le grandi masse organizzate in seno al partito e ai sindacati per l’esistenza dei quali avevano fatto dure lotte - si trovarono in una posizione in cui erano i soli a poter fare inclinare il piatto della bilancia: resistenza e difesa dell’internazionalismo proletario, oppure collaborazione di classe e tradimento, con anni di massacro, i più cruenti che l’umanità abbia mai conosciuto.

“E che cosa abbiamo visto in Germania al momento della grande prova storica? La caduta più catastrofica, il crollo più formidabile. Da nessun’altra parte l’organizzazione del proletariato è stata messa così completamente a servizio dell’imperialismo, da nessuna parte lo Stato di assedio è stato sopportato con tanta poca resistenza, da nessuna parte la stampa così imbavagliata, l’opinione pubblica così strangolata, la lotta di classe economica e politica della classe operaia così totalmente abbandonata quanto in Germania”[6].

Il tradimento della socialdemocrazia tedesca provocò un tale shock per i rivoluzionari che quando Lenin lesse nel Vorwärts[7] 7 che la frazione parlamentare dell’SPD aveva votato i crediti di guerra, inizialmente pensò che questo numero del giornale era un falso preparato dalla propaganda “nera” del governo imperiale. Come era stato possibile un tale disastro? Come il fiero e potente SPD aveva potuto, in pochi giorni, rinnegare le sue promesse più solenni, trasformarsi dall’oggi al domani da gioiello dell’Internazionale operaia nella più potente arma dell’arsenale guerriero della classe dirigente?

Nel tentativo di rispondere a questa domanda, può sembrare paradossale concentrarsi in questo articolo maggiormente  sugli scritti e le azioni di un numero relativamente ristretto di individui; dopotutto, l’SPD e i sindacati erano delle organizzazioni di massa, capaci di mobilitare centinaia di migliaia di lavoratori. Tuttavia, un tale modo di procedere si giustifica perché individui come Karl Kautsky o Rosa Luxemburg rappresentavano tendenze definite all’interno del partito. In questo senso, i loro scritti esprimevano tendenze politiche con le quali masse di militanti e di lavoratori - rimasti anonimi nella storia - si identificavano. Se si vuole capire il peso che queste personalità avevano nel partito è anche necessario tener conto delle loro biografie politiche. August Bebel, Presidente dell’SPD dal 1892 fino alla sua morte nel 1913, fu uno dei fondatori del partito e fu imprigionato insieme a Wilhelm Liebknecht, anche lui deputato al Reichstag, per il rifiuto di sostenere la guerra della Prussia contro la Francia nel 1870. Kautsky e Bernstein furono entrambi costretti all’esilio a Londra per le leggi anti-socialiste di Bismarck, dove lavorarono sotto la direzione di Engels. Per questa esperienza godettero nel partito di immenso prestigio e altrettanta autorità morale. Anche Georg von Vollmar, uno dei leader riformistici della Germania del Sud, era considerato come appartenente all’ala sinistra ed anche come organizzatore dinamico e di talento nella clandestinità, avendo subito ripetuti arresti.

Era dunque una generazione che si era politicizzata durante la guerra franco-tedesca e la Comune di Parigi, durante anni di propaganda clandestina e di agitazione sotto la sferza delle leggi anti-socialiste di Bismarck (1878-1890). Di una tempra molto diversa erano uomini come Gustav Noske, Friedrich Ebert o Philipp Scheidemann, tutti membri dell’ala destra della frazione parlamentare dell’SPD che votò i crediti di guerra nel 1914 e che giocò un ruolo chiave nella repressione della rivoluzione tedesca del 1919 - e nell’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht da parte dei Corpi Franchi. Come Stalin più tardi, si trattava di uomini di apparato, che lavoravano nei retroscena piuttosto che partecipare attivamente al dibattito pubblico; rappresentanti di un partito che, crescendo, tendeva a somigliare ed a identificarsi sempre più allo Stato tedesco, il cui abbattimento rimaneva pur sempre l’obiettivo ufficiale.

La sinistra rivoluzionaria aveva preso le distanze rispetto alla tendenza crescente nel partito a fare concessioni alla “politica pratica”. Questa era in grande parte composta da stranieri e da giovani (con l’eccezione notevole del vecchio Franz Mehring). A parte l’olandese Anton Pannekoek e il figlio di Wilhelm Liebknecht, Karl, uomini come Parvus, Radek, Jogiches, Marchlewski, venivano tutti dell’Impero russo e si erano forgiati come militanti nelle difficili condizioni dell’oppressione zarista. Sicuramente, la figura di sinistra più grande fu Rosa Luxemburg, lei che era un “outsider” nel partito tedesco su tutti i piani possibili: giovane, donna, polacca, ebrea e, forse peggio di tutto dal punto di vista di alcuni dirigenti tedeschi, dominava intellettualmente e teoricamente gli altri leader del partito che non le arrivavano nemmeno alla caviglia.

La fondazione dell’SPD

Il SAP (Partito operaio tedesco) che diventerà l’SPD, fu fondato nel 1875 a Gotha, attraverso la fusione di due partiti socialisti: l’SDAP (Partito operaio socialdemocratico - Sozialdemokratische Arbeiterpartei)[8], diretto da Wilhelm Liebknecht ed August Bebel, e l’ADAV (Associazione dei lavoratori tedeschi - Allgemeiner Deutscher Arbeiterverein) inizialmente fondata da Ferdinando Lassalle nel 1863.

La nuova organizzazione ebbe dunque due origini molto differenti. Il SDAP aveva solamente sei anni di esistenza all'epoca della fusione. Grazie alla relazione di lunga data di Liebknecht con Marx ed Engels, questi ultimi portarono un contributo importante allo sviluppo del SDAP - anche se Liebknecht non fu per niente un teorico, ebbe un ruolo importante nell'introduzione delle idee di Marx in uomini come Bebel e Kautsky. Nel 1870, il SDAP adottò risolutamente una linea internazionalista contro la guerra di aggressione della Prussia contro la Francia. Così a Chemnitz, una riunione di delegati rappresentante 50.000 operai sassoni, adottò all'unanimità la seguente risoluzione: "In nome della democrazia tedesca, e specialmente degli operai del Partito socialdemocratico, dichiariamo che la guerra attuale è esclusivamente dinastica.... siamo felici di stringere la mano fraterna che ci tendono gli operai di Francia. Attenti alla parola d'ordine dell'Associazione internazionale dei Lavoratori: Proletari di tutti i paesi unitevi! Non dimenticheremo mai che gli operai di tutti i paesi sono i nostri amici ed i despoti di tutti i paesi, i nostri nemici"! [9]

L'ADAV, invece, rimase fedele alla posizione del suo fondatore, Lassalle, contrario allo sciopero e convinto che la causa dei lavoratori avrebbe potuto avanzare attraverso un'alleanza con lo Stato di Bismarck e, più generalmente, grazie a ricette di "socialismo di Stato" [10]. Durante la guerra franco-prussiana, l'ADAV rimase pro-tedesca, ed il suo Presidente di allora, Mende, pretese dalla Francia il pagamento dei risarcimenti di guerra da utilizzare per la creazione di laboratori nazionali a favore dei lavoratori tedeschi [11].

Marx ed Engels furono profondamente critici verso il programma adottato all'epoca della fusione. Tuttavia, le note marginali di Marx su questo programma sono state rese pubbliche ben più tardi [12]. In effetti, Marx riteneva che "Ogni passo fatto in avanti, ogni progressione reale conta più di una dozzina di programmi" [13]. Pur astenendosi entrambi dal criticare apertamente il nuovo partito, essi annunciarono con chiarezza il loro punto di vista ai suoi dirigenti ed Engels, scrivendo a Bebel, sottolineò due punti deboli che, se ignorati, avrebbero seminato i semi del successivo tradimento, che poi, di fatto, avvenne nel 1914:

- "il principio dell'internazionalismo del movimento operaio è, in pratica, per il presente completamente abbandonato, e ciò da persone che, per cinque anni e nelle circostanze più difficili, hanno difeso altamente questo principio rendendosi degni dei più alti elogi. Il fatto che gli operai tedeschi sono oggi alla testa del movimento europeo si basa innanzitutto sull'atteggiamento veramente internazionale che hanno avuto durante la guerra; nessun altro proletariato avrebbe potuto comportarsi così bene.  Ed è oggi, dove ovunque all'estero gli operai affermano questo principio con lo stesso vigore e dove i governi fanno del tutto per impedire che esso si manifesti in un'organizzazione, che essi dovrebbero abbandonarlo"?

- "la sola rivendicazione sociale che il programma faccia valere è l'aiuto lassaliano di Stato, presentato sotto una forma meno velata rispetto a quello che Lassalle ha rubato a Buchez. E ciò, dopo che Bracke abbia provato tutto il niente di una simile rivendicazione; dopo che quasi tutti, se non tutti gli oratori del nostro Partito siano stati obbligati, nella loro lotta contro i lassalliani a combatterla! Il nostro partito non poteva cadere più in basso nell'umiliazione. L'internazionalismo sceso a livello di Armand Goegg, il socialismo a quello del repubblicano-borghese Buchez, che opponeva questa rivendicazione ai socialisti per combatterli"! [14]

Queste faglie nella pratica politica non erano tanto sorprendenti se si considera la base teorica eclettica del nuovo partito. Quando Kautsky fondò la Neue Zeit nel 1883, era intenzionato che questa venisse "pubblicata come un organo marxista avente per compito di elevare il debole livello teorico della socialdemocrazia tedesca, di distruggere il socialismo eclettico e fare ottenere la vittoria al programma marxista" ; scriveva ad Engels: "forse sono riuscito attraverso i miei tentativi a fare della Neue Zeit il punto di riunione della scuola marxista. Guadagno la collaborazione di numerose forze marxiste, mentre mi sbarazzo dell'eclettismo e del Rodbertussianismo". [15]

Fin dall'inizio, anche durante la sua esistenza clandestina, il  SDAP rappresentò dunque un campo di battaglia tra tendenze teoriche contraddittorie - come è la norma in ogni organizzazione proletaria in buona salute. Ma, secondo le parole di Lenin, "senza teoria rivoluzionaria, non c’è pratica rivoluzionaria", e queste differenti tendenze, o visioni dell'organizzazione e della società, dovevano avere delle conseguenze molto pratiche.

Nel mezzo degli anni 1870, il SDAP raggruppava circa 32.000 membri in più di 250 distretti e, nel 1878, il cancelliere Bismarck impose una legge "anti-socialista" con l'intento di paralizzare l'attività del partito. Decine di giornali, riunioni, organizzazioni furono vietate, e migliaia di militanti imprigionati o multati. Ma la determinazione dei socialisti restò intatta di fronte alla legge anti-socialista. L'attività del  SDAP prosperò nelle condizioni di semi-illegalità. Essere messo fuori legge costrinse il partito ed i suoi membri ad organizzarsi fuori dai circuiti della democrazia borghese – anche della stessa democrazia limitata della Germania di Bismarck - ed a sviluppare una forte solidarietà contro la repressione poliziesca e la sorveglianza permanente dello Stato. A dispetto dell'assillo poliziesco costante, il partito riuscì a mantenere la sua stampa ed ad aumentare la circolazione di quest'ultima, al punto che il giornale satirico Der wahre Jacob, fondato nel 1884, contava da solo 100.000 abbonati.      

Malgrado le leggi anti-socialiste, un'attività pubblica fu  ancora accessibile al SDAP: era ancora possibile per i membri del SDAP partecipare alle elezioni al Reichstag in quanto candidati indipendenti non affiliati. Ciò fu possibile perché gran parte della propaganda del partito fu incentrata intorno alle campagne elettorali a livelli nazionali e locali. Ciò può spiegare il perché la frazione parlamentare doveva rimanere rigorosamente subordinata ai congressi ed all'organo centrale del partito, il Vorstand [16], ed anche il peso crescente della frazione parlamentare nel partito dal momento che il suo successo elettorale era in aumento. Bismarck conduceva la classica politica della "carota e del bastone". Mentre impediva ai lavoratori di organizzarsi, lo Stato imperiale cercava di tagliare l'erba sotto i piedi ai socialisti instaurando, a partire dal 1883, sussidi di assicurazione sociale in caso di disoccupazione, di malattia o di pensione. E tutto questo una buona ventina di anni prima dell'instaurazione, in Francia, della Legge sulle pensioni dei lavoratori e dei contadini (1910) e, in Gran Bretagna, della Legge sull'assicurazione nazionale (1911). Alla fine degli anni 1880, circa 4,7 milioni dei lavoratori tedeschi  ricevettero delle indennità di sicurezza sociale.

Sia le leggi anti-socialiste che l'introduzione della sicurezza sociale non ebbero l'effetto desiderato, e cioè l'indebolimento del sostegno di cui godeva la socialdemocrazia. Al contrario, tra il 1881 ed il 1890, il risultato elettorale del SDAP passò da 312.000 a 1.427.000 voti, rendendolo il più grande partito della Germania. Nel 1890, i suoi membri raggiunsero il numero di 75.000 e circa 300.000 lavoratori avevano aderito ai sindacati. Nel 1890, il cancelliere Bismarck fu destituito dal nuovo Imperatore Guglielmo II e le leggi anti-socialiste furono abrogate.

Uscito dalla clandestinità, il SDAP fu rifondato come organizzazione legale, il SPD (Partito socialdemocratico tedesco - Sozialdemokratische Partei Deutschlands), all'epoca del suo congresso di Erfurt nel 1891. Il Congresso adottò un nuovo programma, e benché Engels considerò  il programma di Erfurt migliorato rispetto al suo predecessore di Gotha, ritenne necessario attaccare la tendenza all'opportunismo: "Ma, ad ogni modo, le cose devono andare avanti. Quanto ciò sia necessario, è provato oggi proprio dall'opportunismo che comincia a propagarsi in gran parte della stampa socialdemocratica. Nel timore di un rinnovo della legge contro i socialisti o ricordandosi di certe opinioni emesse prematuramente al tempo in cui questa legge era in vigore, si vuole adesso che il Partito riconosca l'ordine legale attuale in Germania come sufficiente a poter realizzare tutte le sue rivendicazioni per via pacifica (…) Una simile politica a lungo andare, non può che portare il Partito su una falsa via. Si mettono in primo piano astratte questioni politiche generali, e si nascondono, in tal modo, le più pressanti questioni concrete che, ai primi avvenimenti importanti, alle prime crisi politiche, diventano al momento esse stesse cruciali. Che cosa ne può risultare, se non che, improvvisamente, al momento decisivo, il Partito sarà preso alla sprovvista e che sui punti decisivi regnerà la confusione e l'assenza di unità, perché queste questioni non saranno mai discusse? (…) Questo oblio delle grandi considerazioni essenziali davanti agli interessi passeggeri del giorno, questa corsa ai successi effimeri e la lotta che si libera intorno, senza preoccuparsi delle ulteriori conseguenze, questo abbandono dell'avvenire del movimento che viene sacrificato al presente, tutto ciò forse ha anche dei moventi onesti. Ma ciò è e resta opportunismo. E, l'opportunismo "onesto" è forse il più pericoloso". [17]

Engels qui ha dato prova di una notevole prescienza: le dichiarazioni pubbliche su intenti rivoluzionari dovevano rivelarsi impotenti senza un piano di azione concreto per salvaguardarle. Nel 1914, il partito si è ritrovato difatti "improvvisamente preso alla sprovvista".

Tuttavia, lo slogan ufficiale del SPD rimaneva: "Non un uomo né un soldo per questo sistema", ed i suoi deputati al Reichstag rifiutavano sistematicamente ogni sostegno ai bilanci pubblici, in particolare per le spese militari. Questa opposizione di principio ad ogni compromesso di classe restava solo una possibilità in seno al sistema parlamentare perché il Reichstag non aveva alcun potere reale. Il governo dell'Impero tedesco di Guglielmo era autocratico, poco differente da quello della Russia zarista [18], e l'opposizione sistematica del SPD non aveva in effetti alcuna conseguenza pratica immediata.

Nel sud della Germania, le cose erano differenti. Là, il SPD locale, sotto la direzione di uomini come Vollmar, affermava che esistevano certe "condizioni particolari" e che se il SPD non votava in modo significativo nelle elezioni dei Länder e non si dotava di una politica agraria richiesta dalla classe dei contadini poveri, sarebbe stato destinato all'impotenza ed all'inutilità. Questa tendenza apparve appena il partito fu legalizzato all'epoca del Congresso di Erfurt del 1891 e, da allora, i deputati SPD dei parlamenti provinciali di Wurtemberg, Baviera e Bade votarono a favore dei bilanci governativi. [19]

La reazione del partito a questo attacco diretto contro la sua politica, espressa in modo ripetuta nelle risoluzioni dei congressi, fu di lasciare la questione sotto il tappeto. Un tentativo di Vollmar di proporre un programma agrario speciale fu rigettato dal Congresso di Francoforte del 1894 ma lo stesso Congresso rigettò anche una risoluzione che vietava il voto di ogni deputato SPD in favore di qualsiasi bilancio governativo. Si considerò che finché la politica riformista si fosse limitata "eccezionalmente" al Sud della Germania, essa poteva essere tollerata. [20]

La legalità destabilizza lo spirito di combattività del SPD 

L'esperienza per la classe operaia di una decina di anni di semi-illegalità stava per essere minata rapidamente dal veleno della democrazia. Per loro stessa natura, la democrazia borghese e l'individualismo, che va di pari passi con quest’ultima, sabotano i tentativi del proletariato di sviluppare una propria visione come classe storica con una sua prospettiva opposta a quella della società capitalista. Poiché l'ideologia democratica divide la classe operaia in una semplice massa di cittadini atomizzati, essa rappresenta un ostacolo continuo alla solidarietà operaia. Durante questo periodo, i successi elettorali del partito, sia come voti che come seggi al Parlamento, aumentavano velocemente nel mentre che i lavoratori si organizzavano, sempre più, nei sindacati e vedevano anche migliorate le loro condizioni materiali.

La crescente potenza politica del SPD e la forza della classe operaia industriale organizzata diedero nascita ad una nuova corrente politica che cominciò a teorizzare l'idea secondo la quale non solo era possibile costruire il socialismo in seno al capitalismo, di dar luogo ad una transizione progressiva senza che fosse necessario rovesciare il capitalismo attraverso una rivoluzione, ma anche che il SPD avrebbe dovuto avere una politica estera espansionista specificamente tedesca: questa corrente si cristallizzò nel 1897 intorno a la Sozialistische Monatshefte (Fascicoli mensili socialisti), una rivista fuori dal controllo del SPD, negli articoli di Max Schippel, Wolfgang Heine e Heinrich Peus. [21]

Questa situazione, scomoda ma sopportabile, esplose nel 1898 con la pubblicazione delle Precondizioni del socialismo ed i compiti della socialdemocrazia (Die Voraussetzungen dei Sozialismus und die Aufgaben der Sozialdemokratie) di Eduard Bernstein. L'opuscolo di Bernstein spiegava apertamente ciò che lui ed altri stavano sostenendo già da tempo: "praticamente, scriveva nel 1896 a Kautsky, noi non siamo che un partito radicale; noi facciamo solo ciò che fanno tutti i partiti borghesi radicali, se non fosse per il fatto che noi lo dissimuliamo sotto un linguaggio interamente sproporzionato alle nostre azioni ed ai nostri mezzi" [22]. Le posizioni teoriche di Bernstein attaccavano i fondamenti stessi del marxismo nel senso che rigettavano il carattere inevitabile del declino del capitalismo e del suo crollo finale. Basandosi sulla prosperità in pieno sviluppo degli anni 1890, associata alla veloce espansione colonialista del capitalismo attraverso il pianeta, Bernstein sosteneva che il capitalismo aveva superato la sua tendenza verso le crisi autodistruttive. In queste condizioni, lo scopo era niente, il movimento era tutto, la quantità doveva prevalere sulla qualità, l'antagonismo tra gli Stati e la classe operaia doveva essere superato [23].

Bernstein proclamò apertamente che il principio fondamentale del Manifesto comunista secondo cui i lavoratori non hanno patria, era "obsoleto". Chiamò i lavoratori tedeschi a portare il loro sostegno alla politica coloniale dell'Imperatore in Africa ed in Asia. [24]

In realtà, tutta un'epoca, quella dell'espansione e dell'ascesa del sistema capitalista, stava volgendo alla sua fine. Per i rivoluzionari, tali periodi di profonda trasformazione storica pongono sempre una maggiore sfida poiché per comprendere i cambiamenti fondamentali in corso, ed anche adattare il loro programma, se necessario, loro devono analizzare le caratteristiche del nuovo periodo e sviluppare un quadro teorico pur continuando a difendere lo stesso obiettivo rivoluzionario.

L'espansione veloce del capitalismo attraverso il globo, il suo massiccio sviluppo industriale, la nuova fierezza della classe dirigente ed il suo posizionamento imperialistico, tutto ciò fece pensare alla corrente revisionista che il capitalismo sarebbe durato sempre, che al socialismo si sarebbe potuto arrivare a partire dal capitalismo ed in sua continuità, e che lo Stato capitalista avrebbe potuto servire gli interessi della classe operaia. L'illusione di una transizione pacifica dimostrava che i revisionisti erano diventati prigionieri del passato, incapaci di comprendere che un nuovo periodo storico si profilava all'orizzonte: il periodo di decadenza del capitalismo e dell'esplosione violenta delle sue contraddizioni. La loro incapacità ad analizzare la nuova situazione storica e la teorizzazione del carattere "eterno" delle condizioni del capitalismo alla fine del 19° secolo significavano anche che i revisionisti erano incapaci di vedere che le vecchie armi di lotta, il parlamentarismo e la lotta sindacale, non erano più utilizzabili. La polarizzazione sul lavoro parlamentare come asse dell'attività del partito, l'orientamento in favore della lotta per le riforme in seno al sistema, l'illusione di un "capitalismo esente da crisi" e la possibilità di arrivare pacificamente al socialismo attraverso il capitalismo, dimostrarono che una grande parte della direzione del SPD si era identificata col sistema. La corrente apertamente opportunista in seno al partito esprimeva una perdita di fiducia nella lotta storica del proletariato. Dopo anni di lotte difensive per il programma "minimo", l'ideologia democratica borghese era penetrata nel movimento operaio. Ciò significò che l'esistenza e le caratteristiche delle classi sociali erano messe in discussione, che una visione individualistica tendeva a dominare ed a sciogliere le classi ne "il popolo". L'opportunismo rigettava così il metodo marxista di analisi della società in termini di lotta di classe e di contraddizioni di classe; in effetti, l'opportunismo significava l'assenza di ogni metodo, di ogni principio e di ogni teoria.

La sinistra contrattacca 

La reazione della direzione del partito al testo di Bernstein fu quella di minimizzarne l'importanza (il Vorwärts l'accolse come uno "stimolante contributo da dibattere", dichiarando che tutte le correnti in seno al partito dovrebbero essere libere di esprimere le loro opinioni) pur rammaricandosi, in privato, che tali idee venissero espresse apertamente. Ignaz Auer, il segretario del partito, scriveva a Bernstein: "Mio caro Ede, formalmente non prendiamo la decisione di fare le cose che voi suggerite, queste cose non si dicono, semplicemente le facciamo". [25]

In seno al SPD, l'opposizione più determinata a Bernstein giunse dalle forze che non erano state abituate al lungo periodo di legalità seguito alla fine delle leggi anti-socialiste. Non fu un caso se ad opporsi con maggiore chiarezza e virulenza alla corrente di Bernstein furono militanti stranieri, in particolare, dell'Impero russo. Parvus, d'origine russa, che era emigrato in Germania negli anni 1890 e che, nel 1898, lavorò come redattore capo della stampa del SPD a Dresda, il Sächsische Arbeiterzeitung [26], lanciò un attacco infuocato alle idee di Bernstein sostenuto dalla giovane rivoluzionaria, Rosa Luxemburg che emigrata in Germania nel maggio 1898 già aveva conosciuto la repressione in Polonia. Appena si trasferì in Germania, Rosa Luxemburg cominciò a condurre la lotta contro i revisionisti col suo testo Riforma sociale o rivoluzione redatto nel 1898-99. In questo testo, presentando il metodo di Bernstein, confutava l'idea dell'avvento del socialismo attraverso riforme sociali, denunciava la teoria e la pratica dell'opportunismo. Nella sua risposta a Bernstein, sottolineò che la tendenza riformistica si era notevolmente sviluppata dall'abolizione delle leggi anti-socialiste e con la possibilità di lavorare legalmente. Il socialismo di Stato di Vollmar, l'approvazione del bilancio bavarese, il socialismo agrario Sud-tedesco, le proposte di compensi di Heine, la posizione di Schippel sulle dogane e la milizia, tutti costituivano gli elementi di una pratica opportunista crescente.

La Luxemburg metteva in evidenza il denominatore comune di questa corrente: l'ostilità verso la teoria:"Ciò che distingue [tutte le tendenze opportuniste in seno al partito] in superficie? L'avversione della "teoria" e ciò è naturale visto che la nostra teoria, cioè a dire le basi del socialismo scientifico, assegna alla nostra attività pratica dei compiti chiari e dei limiti, sia per quanto riguarda gli obiettivi da raggiungere, sia per i mezzi da utilizzare ed infine per il metodo della lotta. Naturalmente, coloro che vogliono solo correre appresso alle realizzazioni pratiche sviluppano velocemente un desiderio di liberarsi, in altre parole di separare la pratica dalla teoria". [27]

Per lei, il primo compito dei rivoluzionari era difendere lo scopo finale. "Il movimento come tale senza legame con l'obiettivo finale, il movimento come scopo in sé non è niente, ciò che conta è l'obiettivo finale". [28]

In un testo del 1903, Stagnazione e progresso del marxismo, Rosa Luxemburg considerò l'insufficienza teorica della socialdemocrazia in questi termini: "lo sforzo scrupoloso di restare "nei limiti del marxismo" talvolta è stato tanto disastroso per l'integrità del processo di pensiero quanto l'altro estremo - il rinnegamento completo della prospettiva marxista e la determinazione di manifestare "l'indipendenza della pensiero" di fronte a tutti i pericoli".

Attaccando Bernstein, la Luxemburg pretese anche che l'organo di stampa centrale del partito difendesse le posizioni decise dai congressi del partito. Quando a marzo 1899, il Vorwärts rispose che la critica della Luxemburg alla posizione di Bernstein (in un articolo intitolato "Vane speranze" - Eitle Hoffnungen), era ingiustificata, quest’ultima replicò che il Vorwärts "si trova nella situazione comoda di non correre mai il rischio di avere un'opinione erronea o di cambiare parere, un peccato che ama trovare in altri, semplicemente perché non ha mai difeso né difende alcuna opinione". [29]

Continuando sulla stessa linea, scrisse "ci sono due tipi di creature organiche: quelle che hanno una colonna vertebrale e che possono camminare in piedi, talvolta anche correre; e ci sono altre che non hanno colonna vertebrale e non possono dunque che strisciare e arrancare". A coloro i quali volevano che il partito abbandonasse ogni posizione programmatica ed ogni criterio politico, rispose all'epoca della Conferenza del partito a Hannover nel 1899: "se ciò significa che il partito - in nome della libertà di critica - non deve prendere posizione né dichiararla per mezzo di un voto alla maggioranza, noi non difendiamo questa posizione. Dobbiamo dunque protestare contro questa idea, perché noi non siamo un club di discussione ma un partito di lotta politica che deve difendere certe visioni fondamentali". [30]

La palude vacilla 

Tra l'ala sinistra determinata, intorno a Rosa Luxemburg, e la destra che difendeva le idee di Bernstein e la revisione dei principi, c'era una "palude" che Bebel descrisse nei seguenti termini all'epoca del Congresso di Dresda del 1903: "è sempre la stessa vecchia ed eterna lotta tra una sinistra ed una destra e, tra le due, la palude. Sono elementi che non sanno mai ciò che vogliono o piuttosto che non lo dicono mai. Sono i Signori-io-so-tutto i quali, abitualmente, prima ascoltano per vedere chi dice e che cosa, e ciò che viene detto qua e là. Cercano sempre di capire dove si trova la maggioranza ed abitualmente la raggiungono.   Abbiamo anche questo genere di persone nel partito (...) l'uomo che difende apertamente la sua posizione, ed almeno so dove si trova; almeno posso battermi con lui. O vince lui o io, ma gli elementi parassiti che schivano e sempre evitano una decisione chiara, che sempre dicono "siamo tutti d'accordo, sì siamo tutti fratelli", sono i peggiori. Io li combatto duramente". [31]

Questa palude, incapace di prendere una posizione chiara, vacillava tra quelli che erano chiaramente revisionisti, la destra, e la sinistra rivoluzionaria. Il centrismo è uno dei volti dell'opportunismo. Si posiziona sempre tra forze antagoniste, tra correnti reazionarie e correnti radicali, tenta di conciliare le due. Evita il confronto aperto delle idee, sfugge al dibattito, pensa sempre che "un lato non ha completamente ragione", ma che "neanche l'altro c’è l’abbia del tutto". Considera il dibattito politico con degli argomenti chiari ed un tono polemico come "esagerato", "estremista", "sconcertante", addirittura "violento". Pensa che il solo modo di mantenere l'unità, per preservare l'organizzazione, sia quello di permettere a tutte le tendenze politiche di coesistere, ivi compreso quelle i cui obiettivi sono in contraddizione diretta con quelli dell'organizzazione. Inorridisce a prendersi in carico le sue responsabilità ed a posizionarsi. Il centrismo nel SPD tendeva ad allearsi con reticenza con la sinistra, pur rammaricandosi de "l'estremismo" e della "violenza" di quest’ultima, impedendo nei fatti che venissero prese ferme misure - come l'espulsione dei revisionisti dal partito - e che fosse preservata la natura rivoluzionaria del partito.

Rosa Luxemburg, al contrario, riteneva che il solo modo di difendere l'unità del partito in quanto organizzazione rivoluzionaria era di insistere sulla più completa esposizione  e discussione pubblica dei punti di vista opposti. 

"Dissimulando le contraddizioni per "l'unità" artificiale di posizioni incompatibili, le contraddizioni non possono che  raggiungere un apice, finché esplodono violentemente prima o poi in una scissione (...) Coloro che portano avanti le divergenze di posizione, e combattono le opinioni divergenti, lavorano all'unità del partito. Ma coloro che dissimulano le divergenze lavorano ad una reale scissione nel partito". [32]

Il massimo del centrismo in quel momento della vita del SPD ed il suo più prestigioso rappresentante era Karl Kautsky.  

Quando Bernstein cominciò a sviluppare la sua posizione revisionista, Kautsky, inizialmente, rimase in silenzio, preferendo non opporsi pubblicamente al suo vecchio amico e compagno. Non riusciva neanche a vedere fino a che punto le teorie revisioniste di Bernstein stessero destabilizzando i fondamenti rivoluzionari su cui il partito era stato costruito. Come sottolineato dalla Luxemburg, dal momento in cui si accetta l'idea che il capitalismo possa durare eternamente, che non è destinato a crollare a causa delle sue contraddizioni interne, si è condotti inevitabilmente ad abbandonare lo scopo rivoluzionario. [33]  L'insuccesso di Kautsky - come quello della maggior parte della stampa del partito - fu un evidente segno della perdita dello spirito di lotta nell'organizzazione: il dibattito politico non fu più una questione di vita o di morte per la lotta di classe, era diventato una preoccupazione accademica di esperti intellettuali.

L'arrivo di Rosa Luxemburg a Berlino nel 1898 (da Zurigo dove aveva terminato con vivacità i suoi studi con una tesi di dottorato sullo sviluppo economico della Polonia) e le sue reazioni alle teorie di Bernstein, avrebbero giocato un ruolo pesante nel condizionare l'atteggiamento di Kautsky.

Quando Luxemburg, prese coscienza delle esitazioni di Bebel e di Kautsky e del loro rifiuto a combattere le posizioni di Bernstein, criticò questo atteggiamento in una lettera a Bebel [34]. Ella chiese perché non insistevano nel rispondere energicamente a Bernstein e, nel marzo 1899, dopo che ebbe cominciato la serie di articoli, che più tardi sarebbe diventata l'opuscolo Riforma sociale o rivoluzione, riportò a Jogiches: "in quanto a Bebel, in una conversazione con Kautsky mi sono lamentata del fatto che lui non si ergesse  né si battesse. Kautsky mi ha detto che Bebel aveva perso il suo dinamismo, aveva perso la fiducia in sé e non aveva più nessuna forza. Lo apostrofai nuovamente e gli chiesi: 'perché non lo stimolate voi, non lo incoraggiate ridandogli forza? Kautsky ha risposto: 'dovreste farlo voi, andate a parlare a Bebel, dovreste voi incoraggiarlo'". Quando Luxemburg chiese allo stesso Kautsky perché non avesse reagito, lui rispose: "Come posso io impegnarmi ora negli assembramenti e nelle riunioni, dal momento che sono impegnato pienamente nella lotta parlamentare, ciò significa solamente che ci saranno scontri, e dove porterebbe ciò? Per questo non ho né il tempo né l'energia". [35]

Nel 1899, in Bernstein ed il programma socialdemocratico - un'anti-critica (Bernstein und das sozialdemokratische Programm - Eine Antikritik), Kautsky si espresse finalmente contro le idee di Bernstein sulla filosofia marxista e l'economia politica così come sulle sue posizioni relative allo sviluppo del capitalismo. Tuttavia, salutando il libro di Bernstein come un prezioso contributo al movimento, si oppose all'idea della sua espulsione dal partito ed evitò di dire che Bernstein stava tradendo il programma marxista. In breve, secondo Rosa Luxemburg, Kautsky voleva evitare sia ogni contestazione alla routine piuttosto comoda della vita del partito che la necessità di criticare in pubblico il suo vecchio amico. E lo stesso Kautsky lo ammise in privato a Bernstein: "Parvus e Luxemburg hanno già ben colto la contraddizione del vostro punto di vista con i nostri principi programmatici, mentre io non ho voluto ancora ammetterlo credendo fermamente che tutto ciò fosse un malinteso (...) Questo è stato il mio errore, non sono stato perspicace quanto Parvus e Luxemburg che, già all'epoca, avevano fiutato la linea di pensiero del vostro opuscolo".[36]  In effetti, nel Vorwärts, Kautsky minimizzò e camuffò l'attacco costituito dalla nuova teoria revisionista di Bernstein, dicendo che era stata amplificata fuori da ogni proporzione, da un modo di "immaginazione assurda" tipico di una mentalità piccolo-borghese. [37]

Lealtà agli amici o alla classe

Per fedeltà al suo vecchio amico, Kautsky ritenne che avrebbe dovuto scusarsi con Bernstein in privato, e scrisse: "Sarebbe stato da vile rimanere in silenzio. Non credo che vi abbia fatto del male adesso che ho parlato. Se non avessi detto ad August Bebel che avrei risposto alla vostra dichiarazione, l'avrebbe fatto lui stesso. Conoscendo il suo temperamento e la sua insensibilità, immaginate ciò che avrebbe potuto dire" [38]. Ciò significò che lui preferiva rimanere muto e cieco di fronte al suo vecchio amico. Reagì contro la sua volontà e solamente dopo essere stato costretto dalla sinistra. Più tardi, ammise che "aveva peccato" permettendo alla sua amicizia con Bernstein di dominare il suo giudizio politico: "Nella mia vita, ho peccato solamente una volta per amicizia, ed oggi io rimpiango ancora questo peccato. Se non avessi esitato tanto con Bernstein, e se l'avessi affrontato fin dall'inizio con la necessaria rettitudine, avrei potuto risparmiare al partito numerosi problemi sgradevoli". [39] Tuttavia, questa "confessione" resta senza valore se non va alla radice del problema. Malgrado avesse confessato il suo "peccato", Kautsky non diede mai una spiegazione politica più profonda, dando le ragioni per le quali un tale atteggiamento, basato sull'affinità personale piuttosto che sui principi politici, avrebbe rappresentato un pericolo per un'organizzazione politica. In realtà, questo atteggiamento lo portò ad accordare ai revisionisti una "libertà di opinione" illimitata in seno al partito. Come lo stesso Kautsky dice alla vigilia del Congresso del partito di Hannover: "In generale, bisogna lasciare ad ogni membro del partito la possibilità di decidere se condivide o no ancora i principi del partito. Espellendo una persona, agiamo solamente contro coloro che recano offesa al partito; nessuno è stato espulso ancora dal partito a causa di critiche ragionevoli, perché il nostro partito ha sempre apprezzato molto la libertà di discussione. Anche se Bernstein non avesse meritato tanta stima per la sua partecipazione nella nostra lotta, e per il fatto che si è dovuto esiliare a causa delle sue attività di partito, comunque non avremmo intenzione di espellerlo". [40]

La risposta di Rosa Luxemburg fu chiara. "Per quanto grande sia il nostro bisogno di autocritica e per quanto larghi siano i limiti tracciati, tuttavia, deve esistere un minimo di principi che costituisca la nostra energia e la nostra stessa esistenza, il fondamento della nostra cooperazione in quanto membri di un partito. Tra le nostre fila la 'libertà di critica' non può applicarsi a questi principi, poco numerosi e molto generali, giustamente perché sono la condizione preliminare di ogni attività nel Partito, e di conseguenza anche di ogni critica esercitata nei con  fronti di questa attività. Non dobbiamo tapparci le orecchie quando questi stessi principi sono criticati da qualcuno che si trova all'infuori del nostro Partito. E’ da tempo che noi li consideriamo come il fondamento della nostra esistenza in quanto partito, per cui dobbiamo rimanerne legati e non lasciarli smantellare da nostri membri. Su questo argomento, possiamo solamente concedere una libertà: quella di appartenere o non al nostro Partito". [41]

L'implicazione logica de "l'assenza di posizione" di Kautsky, è che tutti potrebbero restare in seno al partito e difendere ciò che gli piace, che il programma sia edulcorato, che il partito diventi un "crogiuolo" di opinioni differenti e non la punta di lancia di una lotta determinata. L'atteggiamento di Kautsky mostrò che lui preferiva la fedeltà ad un amico alla difesa delle posizioni di classe. Nello stesso tempo, volle adottare la posizione di un "esperto" teorico. È vero che aveva scritto alcuni libri molto importanti e preziosi (vedere sotto), e che godeva della stima di Engels, ma, come rilevò Luxemburg in una lettera a Jogiches: "Karl Kautsky si limita alla teoria" [42]. Preferendo astenersi da ogni partecipazione alla lotta per la difesa dell'organizzazione e del suo programma, Kautsky perse progressivamente ogni atteggiamento combattivo, e ciò significava che poneva ciò che considerava come i suoi obblighi verso i suoi amici al di sopra di ogni obbligo morale verso la sua organizzazione ed i suoi principi. Ciò portò a che la teoria venisse staccata dall'azione pratica e concreta: per esempio, il prezioso lavoro di Kautsky sull'etica, in particolare il capitolo sull'internazionalismo, non era legato ad una difesa indissolubile dell'internazionalismo nell'azione.

C'è un contrasto sorprendente tra gli atteggiamenti di Kautsky nei confronti di Bernstein e quello di Rosa Luxemburg nei confronti di  Kautsky. Al suo arrivo a Berlino, Luxemburg intrattenne relazioni strette con Kautsky e la sua famiglia. Ma rapidamente sentì che la grande stima che la famiglia di Kautsky le mostrava diventava per lei un fardello. Già nel 1899 si lamentò con Jogiches: "Comincio a schivare le loro belle parole. I Kautsky mi considerano come facente parte della loro famiglia". (11/12/1899). "Io sento tutti questi segni di affetto (è molto benintenzionato verso di me, posso vederlo) come un terribile fardello, invece di un piacere. In effetti, ogni amicizia nata in età adulta e più ancora quando è basata sull'appartenenza al partito, è un fardello: vi impone certi obblighi, è una costrizione, ecc. E proprio questo aspetto dell'amicizia che è un handicap. Dopo la redazione di ogni articolo, mi chiedo: non sarà deluso, ciò non comprometterà la nostra amicizia"? [43].

Lei era consapevole dei pericoli indotti da un atteggiamento fondato su delle affinità, dove le considerazioni di obbligo personale, di amicizia o di gusti comuni, oscurano il giudizio politico del militante ma, anche, quello che potremmo chiamare il suo giudizio morale, pronta a riconoscere se una linea di azione fosse conforme ai principi dell'organizzazione [44]. Tuttavia, Luxemburg osava confrontarsi apertamente con Kautsky: "Ho un problema fondamentale sul modo di affrontare le cose con Kautsky. In conclusione mi ha detto che fra vent'anni io la penserò come lui; ho risposto che se ciò dovesse accadere fra 20 anni io sarò diventata una zombie". [45]

 All'epoca del Congresso di Lubecca nel 1901, Luxemburg fu accusata di deformare le posizioni degli altri compagni, un'accusa che ritenne diffamatoria e per la quale esigé un chiarimento pubblico. A questo scopo, presentò una dichiarazione da pubblicare nel Vorwärts [46]. Ma Kautsky, in nome della Neue Zeit, l'esortò a ritirare la sua richiesta di pubblicazione. Rispose a Kautsky: "Certamente, sono pronta a rinunciare a pubblicare la mia dichiarazione nella Neue Zeit, ma permettetemi di aggiungere alcune parole di spiegazione. Se fossi stata uno di quelli che, senza considerazione per nessuno, avessi protetto i miei diritti ed i miei interessi - e questi sono numerosi nel nostro partito – anzi, sono tutti così - insisterei naturalmente per la pubblicazione, perché voi stesso, in quanto redattore capo, ammettete che avete certi obblighi verso di me in questo affare. Ma, pure ammettendo quest'obbligo, ponete allo stesso tempo un revolver di esortazione e di domanda amichevole sul mio cuore e mi chiedete di non fare uso di quest'obbligo e dunque di non difendere i miei diritti. Ebbene sono nauseata all'idea di dovere insistere su questi diritti se questi sono concessi solamente a mezzo di sospiri e digrignar di denti e quando le persone mi afferrano non solo per il braccio nella speranza che "mi difenda" da sola, ma in più cercano di ridurmi in poltiglia, nella speranza che così sarò convinta a rinunciare ai miei diritti. Avete avuto ciò che cercate, siete libero di ogni obbligo verso me in questo affare.

Ma sembrerebbe che agiate nell'illusione che è unicamente per amicizia e nel mio interesse. Permettetemi di distruggere questa illusione. In quanto amico, avreste dovuto dirmi: 'vi consiglio, costi quel che costi e senza condizione, di difendere il vostro onore come redattore, perché scrittori più grandi (…) come Marx ed Engels, hanno scritto interi opuscoli, condotto guerre di penna senza fine, quando qualcuno aveva osato accusarli di falsificazione. Voi tanto più, come giovane scrittrice che ha molti nemici, dovete cercare di ottenere intera soddisfazione'... Ecco ciò che avreste dovuto consigliarmi in quanto amico.  L'amica, tuttavia, è stata relegata velocemente in secondo piano dal redattore capo della Neue Zeit, e quest'ultimo ha solamente un desiderio dopo il Congresso del partito [di Lubecca]; vuole la pace, vuole mostrare che la Neue Zeit ha appreso la lezione dopo avere ricevuto una batosta, ha imparato a chiudere la bocca [47]. Ed è per tali ragioni che i diritti essenziali di un redattore capo aggiunto e collaboratore regolare... devono essere sacrificati. Permettiamo che un collaboratore della Neue Zeit - che non fa certamente il peggiore lavoro - ingoia anche un'accusa pubblica di falsificazione purché la pace e la calma siano mantenuti! Ecco come stanno le cose, amico mio! Ed adesso con i migliori saluti, vostra Rosa" [48].

Qui, vediamo una giovane rivoluzionaria, determinata, e per di più donna, dichiarare che l'autorità di un "anziano", l'autorità "ortodossa", esperta, dovrebbe assumersi la propria responsabilità in prima persona. Kautsky rispose a Luxemburg: "Vedete, noi non dovremmo contrariare le persone della frazione parlamentare, non dovremmo dare l'impressione che li si prende con arroganza. Se voi desiderate inviare loro un suggerimento, è preferibile farlo con una lettera privata che sarà molto più efficace" [49]. Ma Rosa Luxemburg tentò di "rianimargli" il suo spirito combattivo: "Veramente voi dovreste battervi con le viscere e con gioia, e  non come se si trattasse di un intermezzo noioso; il pubblico è sempre sensibile allo stato di spirito combattivo e la gioia della lotta dà risonanza alla controversia, ed assicura la superiorità morale" [50]. Questo atteggiamento di non volere disturbare il corso normale della vita del partito, di non prendere posizione nel dibattito, di non spingere al chiarimento delle divergenze, di evitare il dibattito e di tollerare i revisionisti, allontanava Rosa Luxemburg e mostrava chiaramente fino a che punto la perdita della combattività, della morale, la perdita di convinzione, di determinazione, erano diventate la caratteristica dominante dell'atteggiamento di Kautsky: "Ho appena letto il suo [articolo] "Nazionalismo ed internazionalismo" era orribile e dava la nausea. Presto non sarò più capace di leggere uno solo dei suoi scritti. Ho  l'impressione che una ragnatela nauseabonda mi ricopra la testa"... [51]. "Kautsky diventa sempre più duro da mandare giù. È sempre più fossilizzato, non ha più alcuna  preoccupazione umana verso chiunque, salvo la sua famiglia. Mi sento veramente a disagio con lui". [52]   

L'atteggiamento di Kautsky può così considerarsi all’opposto  di quello di Luxemburg e Léo Jogiches. Dopo la rottura della relazione di Rosa Luxemburg con Léo Jogiches nel 1906 (che le  causò non solo uno stress ed un immenso dolore ma anche una grande delusione verso di lui come compagno di vita), sono entrambi rimasti molto vicino come compagni di lotta fino al giorno dell'assassinio di Rosa. Malgrado i profondi rancori personali, la delusione e la gelosia, questi sentimenti emozionali profondi consecutivi alla rottura della loro relazione non hanno mai impedito loro di essere fianco a fianco nella lotta politica.

Si potrebbe obiettare che, nel caso di Kautsky, l’atteggiamento di quest’ultimo rifletteva solo la sua mancanza di personalità ed il suo carattere, ma è più corretto dire che egli personificava la putrefazione morale in seno alla socialdemocrazia nel suo insieme.

Luxemburg fu costretta, fin dall'inizio, a far fronte alla resistenza della "vecchia guardia". Quando criticò la politica revisionista all'epoca del Congresso di Stoccarda 1898, "Vollmar mi ha rimproverato amaramente, in quanto giovane del movimento, di volere dare delle lezioni ai vecchi veterani (...) Ma se Vollmar risponde alle mie argomentazioni con un 'voi inesperta, potrei essere vostro nonno', in questo non vedo altro se non la prova che è a corto di argomenti". [53]. Per quanto riguarda l'indebolimento della combattività dei veterani più centristi, in un articolo redatto dopo il Congresso del 1898, lei dichiarò che: "Avremmo preferito che i vecchi combattenti avessero ripreso la lotta fin dall'inizio del dibattito (...) Se il dibattito è decollato, non è a causa, ma a dispetto del comportamento dei leader del partito (...) Abbandonando il dibattito alla sua sorte, guardando passivamente per due giorni per vedere in che direzione avrebbe soffiato il vento ed intervenendo solamente quando i portavoce dell'opportunismo sono stati obbligati a mostrarsi alla luce del giorno, poi facendo delle osservazioni sarcastiche sul tono tagliente di quelli di cui si difende poi il punto di vista, è una tattica che non proietta una buona immagine dei dirigenti del partito. E le spiegazioni di Kautsky in quanto alle ragioni per le quali non ha fatto finora dichiarazione pubblica sulla teoria di Bernstein, perché voleva riservarsi il diritto di dire l'ultima parola durante un possibile dibattito, per la verità non danno alcuna idea di  una buona scusa. A febbraio, pubblica l'articolo di Bernstein senza alcun commento editoriale nella Neue Zeit, poi resta muto per 4 mesi, in giugno, apre le discussioni con alcuni complimenti al "nuovo" punto di vista di Bernstein, questa nuova copia mediocre di socialista da camera, poi di nuovo, resta muto per 4 mesi, lascia cominciare il Congresso del partito, poi dichiara durante il dibattito che preferirebbe fare le osservazioni finali.

Preferiremmo che il "teorico di ufficio" intervenisse sempre nei dibattimenti e non accontentarsi di fare la conclusione di queste questioni cruciali; che non dia l'impressione erronea ed ingannatrice che, per molto tempo, non abbia saputo ciò che doveva dire." [54]

Così, molti membri della vecchia guardia che avevano combattuto sotto le condizioni della Legge anti-socialista, furono disarmati dal peso del democratismo e del riformismo. Furono incapaci di comprendere il nuovo periodo e cominciarono a teorizzare l'abbandono dell'obiettivo socialista. Al posto di trasmettere le lezioni della lotta condotta durante le condizioni della Legge anti-socialista ad una nuova generazione, avevano perso la loro combattività. E la corrente centrista che si nascondeva ed evitava il combattimento, evitando la battaglia aperta contro l'opportunismo, apriva la via alla salita della destra.

Mentre i centristi evitarono la lotta, l'ala sinistra intorno a Luxemburg mostrò il suo spirito combattivo ed era pronta ad assumersi le proprie responsabilità. Vedendo che in realtà "lo stesso Bebel è diventato già vecchio e lascia andare le cose; è alleggerito se altri lottano, ma lui stesso non ha né l'energia né lo slancio per prendere l'iniziativa. K [Kautsky] si limita alla teoria, nessuno si assume alcuna responsabilità". [55] "Ciò significa che il partito è su una cattiva strada (...) Nessuno lo dirige, nessuno si prende responsabilità". L'ala sinistra mirava a guadagnare più influenza ed era convinta della necessità di agire come punta di lancia. Luxemburg scrisse a Jogiches: "Ancora un anno di lavoro perseverante, positivo e la mia posizione sarà forte. Per il momento non posso attenuare il taglio del mio discorso, perché dobbiamo difendere la posizione più  intransigente" [56]. Questa influenza non doveva essere ottenuta al prezzo di una diluizione delle posizioni.

Convinta della necessità di una leadership determinata e  che avrebbe potuto affrontare la resistenza degli esitanti, volle spronare il partito. "Una persona, che in più non appartiene alla cricca al potere, che non vuole contare sul sostegno di nessuno ma utilizza solamente i suoi gomiti, una persona preoccupata non solo dell'avvenire a causa di avversari così scoperti come Auer e Co. ma anche degli alleati (Bebel, Kautsky, Singer), una persona che è meglio tenere a distanza perché potrebbe superarli di molto (…) Non ho alcuna intenzione di limitarmi a criticare. Al contrario, veramente ho l'intenzione ed il desiderio di "spronare" in modo positivo, non gli individui ma il movimento nel suo insieme... di mostrare vie nuove, di combattere, di non agitarsi inutilmente  - in una parola, di essere uno stimolo permanente per l'insieme del movimento" [57]. Nell'ottobre del 1905, Luxemburg si vide proporre la possibilità di partecipare al Comitato di redazione del Vorwärts. Fu intransigente su una possibile censura delle sue posizioni. "Se a causa dei miei articoli c'è un conflitto con la direzione o con il Comitato di redazione, non sarò la sola a lasciarlo, ma è l'insieme della sinistra che esprimerà la sua solidarietà e lascerà il Vorwärts, ed il Comitato di redazione sarà spazzato via". Per un breve periodo, la sinistra guadagnò una certa influenza.

Il declino della vita proletaria nel SPD

Il processo di degenerazione del partito non fu contrassegnato solamente dai tentativi aperti di abbandono delle posizioni programmatiche e per la mancanza di combattività di larghi settori al suo interno. Sotto la superficie, esisteva in modo permanente una corrente fatta di rancori meschini e di denigrazioni personali, diretti contro coloro che difendevano nella maniera più intransigente i principi dell'organizzazione e perturbavano la facciata di unità. L'atteggiamento di Kautsky nei confronti della critica di Luxemburg a Bernstein, per esempio, era ambivalente. Malgrado le sue relazioni di amicizia con Luxemburg, poteva tuttavia scrivere a Bernstein: "Questa maligna creatura Luxemburg è scontenta della tregua fino alla pubblicazione del vostro opuscolo, ogni giorno, infligge un altro colpo alle tattiche [58]

Talvolta, come vedremo, questa corrente sotterranea emergeva in superficie attraverso accuse calunniose ed attacchi personali.

È soprattutto la destra che reagiva personalizzando e facendo de "il nemico" in seno al partito un capro espiatorio. Mentre un chiarimento delle divergenze profonde attraverso un confronto aperto era necessario, la destra, al posto di portare degli argomenti al dibattito, arretrò e si mise a calunniare i membri più importanti della sinistra.

Mostrando un chiaro sentimento di inferiorità sul piano teorico, i membri della destra diffusero insinuazioni calunniose in particolare su Luxemburg, facendo commenti maschilisti ed insinuazioni sulla sua vita sentimentale e le sue "sfortunate" relazioni sociali (la sua relazione con Léo Jogiches non era conosciuta dal partito): "Questa vecchia ragazza intelligente e meschina verrà lo stesso ad Hannover. La rispetto e ritengo che lei sia più brava di Parvus. Ma mi detesta dal fondo del suo cuore". [59]

Il segretario dell'ala destra del partito, Ignaz Auer, disse a Bernstein:"Anche se non siamo uguali ai nostri avversari, perché nessuno è in grado di giocare un grande ruolo, non cediamo contro la retorica ed i propositi ingiuriosi. Ma se ci fosse "proprio" un divorzio, che nessuno considera del resto seriamente, Clara [Zetkin] e Rosa si ritroverebbero sole. Neanche i loro [innamorati] prenderebbero la loro difesa, né i vecchi né gli attuali". [60]

Lo stesso Auer non esitò ad utilizzare toni xenofobi; diceva che "i principali attacchi contro Bernstein ed i suoi sostenitori e contro Schippel non provenivano dai compagni tedeschi  o comunque dal movimento in Germania. Le attività di queste persone, in particolare della Sig.ra Rosa Luxemburg, sono state sleali e non bene accolte tra i compagni" [61].

Questo tipo di tono xenofobo – specialmente contro Luxemburg che era di origine ebraica - diventerà un fattore permanente della campagna della destra che si evolverà in modo sempre più violento durante gli anni che precederanno la Prima Guerra mondiale. [62]

L'ala destra del partito scrisse anche commenti satirici o testi su Luxemburg [63]. Luxemburg ed altre personalità di sinistra erano già state prese di mira in una maniera particolarmente meschina in Polonia. Paul Frölich riporta, nella sua biografia di Luxemburg, che molte calunnie furono  lanciate contro personalità di sinistra come Warski e Luxemburg. Luxemburg fu accusata di essere pagata dall'ufficiale di polizia di Varsavia, Markgrafski, quando pubblicò un articolo sulla questione dell'autonomia nazionale; fu ancora accusata di essere un agente al soldo  dell'Okhrana, la polizia segreta russa. [64]

Rosa Luxemburg fu sempre più nauseata dall'ambiente in seno al partito. "Ogni contatto più stretto con la gang del partito crea un tale sentimento di malessere che ogni volta sono determinata a dire: a tre miglia marine dal punto più basso della bassa marea! Dopo essere stata con loro, sento un tale odore di sporcizia, provo una tale impotenza caratteriale, una tale meschinità, che mi precipito a rientrare nella mia tana di topo". [65]

Era il 1899, ma dieci anni più tardi, la sua opinione sul comportamento dei dirigenti del partito non migliorò. "Dopo tutto, provate a restare calmi e a non dimenticare che all'infuori della direzione del partito e dei furfanti del tipo Zietz, ci sono ancora molte cose belle e pure. Oltre all'inumanità immediata, lui [Zietz] manifesta un sintomo doloroso della miseria generale in cui è sprofondata la nostra "leadership", il sintomo di uno stato d'animo spaventoso e terribilmente povero. Ancora una volta, io spero, che quest’alga in decomposizione verrà spazzata via da un'onda spumeggiante" [66].

Ed espresse spesso la sua indignazione di fronte  all'atmosfera burocratica soffocante in seno al partito: "Talvolta mi sento proprio miserabile qui e ho voglia di fuggire dalla Germania. In qualsiasi villaggio della Siberia di cui avete voglia di parlare, c'è più umanità che nell'insieme della socialdemocrazia tedesca". [67] Questo atteggiamento di designare capri espiatori miranti a distruggere la reputazione della sinistra seminò i germi del futuro assassinio di Rosa Luxemburg da parte dei Corpi Franchi che la trucidarono, a gennaio 1919, su ordine del SPD. Il tono adoperato contro di lei in seno al partito preparò l'atmosfera di pogrom contro i rivoluzionari durante l'ondata rivoluzionaria del 1918-1923. La diffamazione che, poco a poco, si era infiltrata nel partito e l'assenza di indignazione rispetto a questo argomento, in particolare da parte del centro, contribuirono a disarmare moralmente il partito.

Censurare e zittire l'opposizione 

Oltre a creare capri espiatori, personalizzare e condurre attacchi xenofobi, le differenti istanze del partito, sotto l'influenza della destra, cominciarono a censurare gli articoli della sinistra ed in particolare della Luxemburg. Soprattutto dopo il 1905, nel momento in cui la questione dell'azione di massa era all'ordine del giorno (vedere sotto), il partito tendeva sempre più ad imbavagliare Rosa Luxemburg ed impedire la pubblicazione dei suoi articoli sulla questione dello sciopero di massa e dell'esperienza russa. Sebbene la sinistra disponesse di bastioni in certe città [68], l'insieme dell'ala destra dell'apparato del partito tentava di impedire la propagazione delle posizioni di Rosa Luxemburg nell'organo centrale del partito, il Vorwärts: "Dobbiamo purtroppo declinare il vostro articolo dato che, conformemente ad un accordo tra gli esecutivi del partito, il Consiglio esecutivo dell'organizzazione provinciale prussiana [del SPD] ed il redattore capo, ci impedisce per il momento di esaminare la questione dello sciopero di massa nel Vorwärts". [69]

Come vedremo, il declino morale e l'indebolimento della solidarietà in seno al partito ebbero un effetto nocivo quando le tensioni imperialistiche si acuirono, mentre la sinistra insisteva sulla necessità di rispondervi attraverso un'azione di massa. 

Anche Franz Mehring, personalità molto conosciuta e rispettata della sinistra, fu egualmente e spesso attaccato. Ma, contrariamente a Rosa Luxemburg, lui si offendeva facilmente e tendeva a ritirarsi dalla lotta se riteneva di essere stato attaccato ingiustamente. Per esempio, prima del Congresso del partito a Dresda nel 1903, Mehring aveva denunciato l'incompatibilità, per dei socialdemocratici, di essere affiliati al partito e, allo stesso tempo, scrivere nella stampa borghese. Gli opportunisti gli lanciarono contro una campagna diffamatoria. Mehring si appellò al tribunale del partito. Questo si riunì ed emise un "giudizio clemente" contro gli opportunisti. Ma, dal momento che su di lui aumentava sempre più la pressione crescente della destra, Mehring tese a ritirarsi dalla stampa del partito. Luxemburg insisté affinché resistesse alla pressione della destra ed alle sue calunnie: "Voi avvertite sicuramente che ci avviciniamo sempre più ai momenti in cui le masse del partito avranno bisogno di una direzione energica, spietata e generosa e che, senza di voi, i nostri poteri, cioè l'esecutivo, l'organo centrale, le primarie al Reichstag ed il 'giornale scientifico', diventeranno sempre più pietosi, meschini e vili. È chiaro che ci accingiamo a far fronte a questo attraente avvenire, e noi dobbiamo occupare e tenere tutte le posizioni che ci permettono di neutralizzare la direzione ufficiale esercitando il diritto di criticare. (…) È nostro dovere dunque resistere e non favorire i padroni ufficiali del partito ritirandoci dal gioco. Dobbiamo accettare le lotte e le frizioni continue, particolarmente quando qualcuno ha attaccato questo santo dei santi, il cretinismo parlamentare, così fortemente come l'avete fatto voi. Ma a dispetto di tutto, non cedere di un passo sembra essere la giusta parola d'ordine. La Neue Zeit non deve essere consegnata tutta intera alla senilità ed alla burocrazia". [70]

La svolta del 1905

Nel momento in cui si apriva un nuovo secolo, il fondamento sul quale revisionisti e riformisti avevano basato la loro teoria e la loro pratica cominciò a sgretolarsi. 

Superficialmente ed a dispetto di difficoltà occasionali, la salute dell'economia capitalista sembrava robusta; continuava irresistibilmente ad espandersi nelle ultime regioni ancora libere dalle potenze imperialiste, in particolare Africa e Cina. L'espansione del capitalismo aveva raggiunto nel mondo intero uno stadio in cui le potenze imperialiste non potevano estendere oltre la loro influenza se non a scapito delle loro rivali. Tutte le grandi potenze si trovarono costrette sempre più in una corsa agli armamenti senza precedenti, la Germania in particolare si era impegnata in un programma di rafforzamento massiccio della sua marina da guerra. Benché in quel periodo pochi se ne resero conto, l'anno 1905 segnò una svolta: un conflitto tra due grandi potenze condusse ad una guerra a grande scala, e la guerra condusse alla prima grande apparizione rivoluzionaria della classe operaia.

La guerra esordì nel 1904 tra Russia e Giappone per il controllo della penisola coreana. La Russia subì un’umiliante sconfitta, e gli scioperi di gennaio 1905 furono una reazione diretta contro gli effetti della guerra. Per la prima volta nella storia, una gigantesca ondata di scioperi massicci scosse un intero paese. Il fenomeno non si limitò alla Russia. Anche se non in modo così massiccio, con rivendicazioni ed in contesti differenti, movimenti di sciopero simili esplosero in una serie di paesi europei: nel 1902 in Belgio, nel 1903 in Olanda, nel 1905 nella regione della Ruhr in Germania e in Olanda. Un certo numero di scioperi selvaggi massicci ebbe luogo anche negli Stati Uniti tra il 1900 ed il 1906, in particole nelle miniere di carbone in Pennsylvania. In Germania, Rosa Luxemburg - agitatrice e giornalista rivoluzionaria per il partito tedesco e membro del Comitato Centrale del SDKPiL [71] seguì attentamente le lotte in Russia ed in Polonia [72]. Nel dicembre 1905, essa ritenne che non poteva restare più in Germania come semplice osservatrice e partì per la Polonia per partecipare direttamente al movimento. Fortemente coinvolta giorno per giorno al processo della lotta di classe e all'agitazione rivoluzionaria, fu testimone diretto della nuova dinamica di sviluppo dello sciopero di massa [73]. Con altre forze rivoluzionarie, cominciò a trarne le lezioni. Nello stesso momento in cui Trotsky scriveva il suo celebre libro sul 1905, in cui metteva in evidenza il ruolo dei consigli operai, Luxemburg nel suo testo, Sciopero di massa, partito e sindacati [74] sottolineò l'importanza storica della "nascita dello sciopero di massa" e le sue conseguenze per la classe operaia a livello internazionale. Il suo testo sullo sciopero di massa fu un primo testo programmatico delle correnti di sinistra nella 2a Internazionale, mirante a tirare le più ampie lezioni ed a sottolineare l'importanza di un'azione autonoma, massiccia della classe operaia. [75]

La teoria di Luxemburg dello sciopero di massa andò completamente contro la visione della lotta di classe generalmente accettata dal partito e dai sindacati. Per i secondi, la lotta di classe era un poco come una campagna militare nella quale lo scontro doveva essere ricercato solo dopo che l'esercito avesse riunito una forza schiacciante, ed i dirigenti dei sindacati e del partito dovevano agire come uno Stato Maggiore generale che dirigesse la massa dei lavoratori. Tutto ciò era molto distante dall'insistenza della Luxemburg sull'autoattività creatrice delle masse, ed ogni idea secondo la quale gli stessi lavoratori potrebbero agire indipendentemente dalla direzione rappresentava un anatema per i dirigenti sindacali che, nel 1905, per la prima volta si dovettero scontrare con la prospettiva di essere sommersi da un'ondata massiccia di lotte autonome. La reazione dell'ala destra del SPD e della direzione sindacale fu semplicemente quella di vietare ogni discussione sulla questione. Al Congresso dei sindacati nel maggio 1905 a Colonia, venne rigettata ogni discussione sullo sciopero di massa come "riprovevole" [76] e si giunse a dire che "il Congresso dei Sindacati raccomanda a tutti i lavoratori organizzati di opporsi energicamente a ciò [la propagazione dello sciopero di massa]". Questo atteggiamento annunciava la cooperazione del SPD e dei sindacati con la classe dirigente nella lotta contro la rivoluzione.

Anche la borghesia tedesca aveva seguito il movimento con attenzione per impedire innanzitutto ai lavoratori tedeschi di "copiare l'esempio russo". A causa del suo discorso sullo sciopero di massa al Congresso del SPD di Iena nel 1905, Rosa Luxemburg fu accusata "di incitamento alla violenza" e fu condannata a due mesi di prigione. Kautsky, nello stesso tempo, tentò di minimizzare l'importanza dello sciopero di massa, insistendo sul fatto che esso era innanzitutto un prodotto di condizioni arretrate  della Russia e pertanto non poteva essere applicato in un paese avanzato come la Germania. Utilizzò "il termine 'Metodo russo' come simbolo della mancanza di organizzazione, di primitivismo, di caos, di ferocia" [77].

Nel suo libro del 1909, Le strade del potere, Kautsky affermò che "l'azione di massa è una strategia obsoleta per rovesciare il nemico" e la oppose alla strategia di "guerra di logoramento" da lui proposta. [78]

Il partito di massa contro lo sciopero di massa 

Negando di considerare lo sciopero di massa come una valida prospettiva per la classe operaia mondiale, Kautsky attaccò la posizione della Luxemburg come se si trattasse di un semplice ghiribizzo personale di quest'ultima. Kautsky scrisse a Luxemburg: "Non ho il tempo di spiegarvi le ragioni che Marx ed Engels, Bebel e Liebknecht hanno considerato come sostanziali. In breve, ciò che voi volete è un genere totalmente nuovo di agitazione, che finora abbiamo sempre rifiutato. Ma questa nuova agitazione è di una natura tale che non conviene dibatterla in pubblico. Se pubblicassimo l'articolo, agireste per conto vostro, come un individuo e proclamereste un'agitazione ed un'azione totalmente nuova, sempre rigettata dal partito. Una sola persona, qualunque sia il suo stato, non può agire per proprio conto e creare così un fatto compiuto, ciò che avrebbe delle conseguenze imprevedibili per il partito".[79]

Luxemburg rigettò il tentativo di presentare l'analisi e l'importanza dello sciopero di massa come una "politica personale" [80]. Sebbene i rivoluzionari debbano riconoscere l'esistenza di condizioni differenti in differenti paesi, devono però innanzitutto afferrare la dinamica globale dell'evoluzione delle condizioni della lotta di classe, in particolare le tendenze che annunciano l'avvenire. Kautsky si opponeva a "l'esperienza russa" considerata come espressione dell'arretramento della Russia, rifiutando così indirettamente la solidarietà internazionale e diffondendo un punto di vista impregnato di pregiudizi nazionali, pretendendo che i lavoratori in Germania con i loro potenti sindacati fossero più avanzati ed i loro metodi "superiori" ... e ciò in un momento in cui i dirigenti sindacali già combattevano lo sciopero di massa e l'azione autonoma del proletariato! E quando Luxemburg fu mandata in prigione per avere fatto la propaganda allo sciopero di massa, Kautsky ed i suoi sostenitori non mostrarono alcun segno di indignazione e non protestarono.

Luxemburg, che non voleva essere ridotta al silenzio da questi tentativi di censura, rimproverò alla direzione del partito di concentrare ogni sua attenzione sulla preparazione delle elezioni: "Tutte le questioni di tattica dovrebbero essere soffocate dal delirio di gioia intorno ai nostri successi elettorali attuali e futuri? Il Vorwärts crede veramente che l'approfondimento e la riflessione politica di larghi strati del partito potrebbero essere favoriti da questa atmosfera permanente di acclamazione dei futuri successi elettorali un anno, forse un anno e mezzo prima della tenuta delle elezioni e facendo tacere ogni autocritica in seno al partito? [81]

Oltre Rosa Luxemburg, il più critico della "strategia di logorio" di Kautsky fu Anton Pannekoek. Nel suo libro "Differenze tattiche nel movimento operaio" [82] Pannekoek intraprese una critica fondamentale e sistematica dei "vecchi attrezzi" del parlamentarismo e della lotta sindacale. Pannekoek divenne così la vittima della censura e della repressione in seno alla Socialdemocrazia e all'apparato sindacale e perse anche il suo impiego alla scuola del partito. Sempre più, sia gli articoli di Luxemburg che quelli di Pannekoek vennero censurati dalla stampa del partito. Nel novembre 1911, per la prima volta, Kautsky impedì la pubblicazione di un articolo di Pannekoek nella Neue Zeit. [83]

Così, gli scioperi di massa del 1905 costrinsero la direzione del SPD a mostrare il suo vero volto ed ad opporsi ad ogni mobilitazione della classe operaia che tentava di riprendere sul suo conto l'esperienza "russa". Molti anni prima dello scoppio della Guerra, i dirigenti sindacali erano diventati un bastione del capitalismo. L'argomento consistente nel "prendere in conto condizioni differenti della lotta di classe" era in realtà un pretesto per rigettare la solidarietà internazionale, mentre l'ala destra della socialdemocrazia tentava di evocare timori ed anche di attizzare il risentimento nazionale nei confronti del "radicalismo russo"; ciò costituirà un'arma ideologica importante nella guerra che esploderà alcuni anni più tardi. Dopo il 1905, il centro, che fino a quel momento era stato esitante, fu attirato progressivamente e sempre più verso la destra. L'incapacità ed il rifiuto del centro a sostenere la lotta della sinistra nel partito volevano dire che la sinistra era più isolata in seno al partito.

Come sottolineò Luxemburg: "l'effetto pratico dell'intervento del compagno Kautsky si riduce dunque a questo: egli ha fornito una copertura teorica a quelli che, nel partito e nei sindacati, vivono con un sentimento di malessere la crescita impetuosa del movimento di massa e che desidererebbero mettervi  un freno e riportarlo il più rapidamente possibile sulla buona vecchia e comoda strada della routine parlamentare e sindacale. Kautsky ha fornito un alibi ai loro scrupoli di coscienza, e ciò sotto l'egida di Marx ed Engels, ma anche  un mezzo per rompere la schiena di un movimento di manifestazioni che lui pretendeva rendere 'sempre più potente'". [84]

La minaccia di guerra e l'Internazionale 

Il Congresso dell'Internazionale a Stoccarda nel 1907 tentò di trarre le lezioni dalla guerra russo-giapponese e di far pesare l’intervento della classe operaia organizzata contro la minaccia crescente di guerra. Circa 60000 persone parteciparono ad una manifestazione dove gli oratori di più di una dozzina di paesi misero in guardia contro il pericolo di guerra. August Bebel propose una risoluzione contro il pericolo di guerra che però evitava la questione del militarismo come facente parte integrante del sistema capitalista e non menzionò la lotta dei lavoratori in Russia contro la guerra. Il Partito tedesco tentò di evitare di essere colpito da qualsiasi prescrizione in quanto alla sua azione in caso di guerra, sotto forma di uno sciopero generale innanzitutto. Luxemburg, Lenin e Martov proposero insieme un emendamento che dava un taglio più energico alla risoluzione: "Nel caso in cui scoppiasse la guerra, [i partiti socialisti] hanno il dovere di intervenire per farla cessare prontamente e di utilizzare con tutte le loro forze la crisi economica e politica creata dalla guerra per agitare i più profondi strati popolari e aiutare a buttare giù il dominio capitalista" [85]. Al Congresso di Stoccarda si votò all'unanimità questa risoluzione, ma in seguito la maggioranza della 2a Internazionale non riuscì a rafforzare la sua opposizione ai crescenti preparativi di guerra. Il Congresso di Stoccarda è entrato nella storia come un esempio di dichiarazioni verbali senza azione della maggior parte dei partiti partecipanti [86]. Ma fu un momento importante di cooperazione tra le correnti dell'ala sinistra che, malgrado le loro divergenze su molte altre questioni, presero una posizione comune sulla questione della guerra.

A febbraio 1907, Karl Liebknecht pubblicò il suo libro Militarismo ed antimilitarismo con un'attenzione particolare per il movimento internazionale dei giovani, in cui denunciava in particolare il ruolo del militarismo tedesco. Nell'ottobre 1907, fu condannato a 18 mesi di prigione per alto tradimento. Durante lo stesso anno, un dirigente dell'ala destra del SPD, Noske, dichiarava in un discorso pronunciato al Reichstag che, in caso di una "guerra di difesa", la socialdemocrazia avrebbe sostenuto il governo e "difenderebbe la patria con grande passione.... il nostro atteggiamento nei confronti dell'esercito è determinato dal nostro parere sulla questione nazionale. Esigiamo l'autonomia di ogni nazione. Ma ciò significa che insistiamo anche sulla preservazione dell'autonomia del popolo tedesco. Siamo pienamente coscienti che è nostro dovere e nostro obbligo assicurarci che il popolo tedesco non sia spinto contro il muro da altri popoli" [87]. Si trattava dello stesso Noske che, nel 1918, sarebbe diventato il "cane sanguinario" (come lui stesso si definiva) della repressione che la SPD esercitò contro i lavoratori.

Sbarazzarsi dell'internazionalismo per i successi elettorali 

Nel 1911, la spedizione tedesca della cannoniera Panther ad Agadir provocò la seconda crisi marocchina con la Francia. La direzione del SPD aveva allora rinunciato ad ogni azione antimilitarista per evitare di mettere in pericolo il suo successo elettorale alle prossime elezioni del 1912. Quando Luxemburg denunciò questo atteggiamento, la direzione del SPD l'accusò di tradire i segreti del partito. Nell'agosto 1911, dopo molta esitazione e tentativi di eludere la questione, la direzione del partito distribuì un volantino che voleva essere una protesta contro la politica dell'imperialismo tedesco in Marocco. Il volantino fu molto criticato da Luxemburg nel suo articolo il "Il nostro volantino sul Marocco" ignorando, come lei stessa scrisse [88], che Kautsky ne fosse l'autore. Kautsky rispose allora con un attacco molto personalizzato.

Luxemburg rispose: "Kautsky, lei disse, ha presentato la sua critica come 'un cattivo colpo di coltello nella schiena, un perfido attacco contro [Kautsky] in quanto persona'. (…) Il compagno Kautsky farà fatica a dubitare del mio coraggio nel fare apertamente fronte ad una persona, nel criticare o battermi direttamente contro qualcuno. Non ho mai attaccato nessuno tendendogli un'imboscata e rigetto fermamente l'idea del compagno Kautsky secondo la quale io già fossi a conoscenza dell’autore del volantino e che – anche senza nominarlo - l'avrei indicato. (…) Ma avrei fatto attenzione a non cominciare una polemica inutile con un compagno che reagisce in modo eccessivo con un tale diluvio di vituperazione personale, di amarezza e di sospetto contro una critica rigorosamente puntuale, sebbene forte, e che suppone un'intenzione personale, maligna, un letamaio dietro ogni parola della critica" [89]. Al Congresso del partito di Iena nel settembre 1911, la direzione del partito distribuì un opuscolo speciale contro Rosa Luxemburg, pieno di attacchi, accusandola di violazione di confidenzialità e di avere informato il Bureau socialista internazionale della 2a Internazionale della corrispondenza interna del SPD.

Kautsky diserta la lotta contro la guerra

Sebbene nel suo libro del 1909, la strada del potere, Kautsky abbia avvertito che "la guerra mondiale si avvicinava pericolosamente", nel 1911 predisse che "tutti sarebbero diventati patrioti" quando la guerra fosse esplosa. E che se la Socialdemocrazia decidesse di andare contro corrente, sarebbe ridotta in briciole dalla folla in collera. Poneva le sue speranze di pace nei "paesi rappresentanti la civiltà europea" costituiti da alcuni Stati Uniti d'Europa. Nello stesso tempo, cominciò a sviluppare la sua teoria del "superimperialismo", basandola sull'idea che il conflitto imperialistico non è una conseguenza inevitabile dell'espansione capitalista, ma semplicemente una "politica" che gli Stati capitalisti illuminati potrebbero scegliere di rigettare. Kautsky già pensava che la guerra avrebbe potuto respingere le contraddizioni di classe e che l'azione di massa del proletariato sarebbe destinata all'insuccesso, che - come dirà quando la guerra esploderà - l'Internazionale era utile solamente in tempo di pace. Questo atteggiamento, consistente nell'essere cosciente del pericolo di guerra ma di inclinarsi davanti alla pressione nazionalista dominante schivando una lotta determinata, disarmava la classe operaia ed apriva la via al tradimento degli interessi del proletariato. Così, da una parte, Kautsky minimizzava il carattere esplosivo reale delle tensioni imperialistiche con la sua teoria del "superimperialismo" fallendo completamente nel percepire la determinazione delle classi dirigenti a preparare la guerra; e, d'altra parte, cedeva all'ideologia nazionalista del governo, e sempre più all'ala destra del SPD, piuttosto che affrontarla, per timore di un insuccesso elettorale del SPD. La sua spina dorsale, il suo spirito combattivo, erano scomparsi.

Allorquando risultava necessaria una denuncia determinata della preparazione della guerra, e l'ala sinistra faceva del suo meglio per organizzare riunioni pubbliche contro la guerra attirando a migliaia i partecipanti, la direzione del SPD si mobilitò fino all'esaurimento per le prossime elezioni legislative del 1912. Luxemburg denunciò il silenzio imposto sul pericolo di guerra come un tentativo opportunista di guadagnare seggi al Parlamento, sacrificando l'Internazionalismo per ottenere più voti. 

Nel 1912, la minaccia per la pace rappresentata dalla seconda guerra balcanica condusse il Bureau socialista internazionale ad organizzare con urgenza un Congresso straordinario che si tenne a novembre a Basilea, in Svizzera, allo scopo di mobilitare la classe operaia internazionale contro il pericolo imminente di guerra. Luxemburg criticò il fatto che il partito tedesco si fosse limitato a mettersi in coda ai sindacati tedeschi che avevano organizzato alcune manifestazioni discrete, dimostrando che il partito come organo politico della classe operaia aveva manifestato solo un interesse puramente formale alla denuncia della guerra. Mentre alcuni partiti in altri paesi reagirono vigorosamente, il SPD, il più grande partito dei lavoratori del mondo, essenzialmente si ritirò dall'agitazione astenendosi anche dalle proteste più energiche sul piano della mobilitazione. In realtà, il Congresso di Basilea che, ancora una volta, si concluse con una grande manifestazione ed un appello alla pace, servì a mascherare nei fatti la putrefazione ed il tradimento futuro di un gran numero di partiti membri dell'Internazionale.

Il 3 giugno 1913, la frazione parlamentare del SPD votò a favore di una tassa militare speciale: 37 deputati SPD che si opposero al voto di questa tassa furono ridotti al silenzio dal principio dalla disciplina della frazione parlamentare. La violazione aperta del motto "non un solo uomo, non un solo centesimo" per il sistema preparava il voto dei crediti di guerra da parte della frazione parlamentare nell'agosto 1914 [90]. Il declino morale del partito si rivelò anche nella reazione di Bebel. Nel 1870/71, August Bebel - così come Wilhelm Liebknecht (padre di Karl Liebknecht) - si era distinto per la sua opposizione risoluta alla guerra franco-prussiana. Adesso, quattro decenni più tardi, Bebel è stato incapace di adottare una posizione risoluta contro il pericolo di guerra [91].

Diventò sempre più evidente che, non solo la destra si accingeva a tradire apertamente, ma anche che i centristi vacillanti avevano perso ogni spirito di lotta ed erano falliti nell'opporsi alla preparazione alla guerra in un modo determinato. L'atteggiamento difeso dal più celebre rappresentante del "centro", Kautsky, secondo cui il partito doveva adattare la sua posizione sulla questione della guerra in funzione delle reazioni della popolazione (sottomissione passiva se la maggioranza del paese si sottometteva al nazionalismo o un atteggiamento più risoluto se cresceva un'opposizione alla guerra), fu allora giustificato con il rischio di "isolarsi dalla maggior parte del partito". Quando, dopo il 1910, la corrente intorno a Kautsky pretese essere il "centro marxista", in opposizione alla sinistra (radicale, estremista, non marxista), Luxemburg etichettò questo "centro" di rappresentanti di vigliaccheria, di prudenza e di conservatorismo.

Il suo abbandono della lotta, la sua incapacità ad opporsi alla destra ed a seguire la sinistra nella sua lotta determinata, contribuì a disarmare i lavoratori. Così, il tradimento dell'agosto 1914 da parte della direzione del partito non fu una sorpresa; era stato preparato poco a poco in un processo frammentario. Il sostegno all'imperialismo tedesco diventò tangibile con i parecchi voti al Parlamento a sostegno dei crediti di guerra, negli sforzi che mirarono a bloccare le manifestazioni contro la guerra, nell'atteggiamento a favore dell'imperialismo tedesco e l'incatenamento della classe operaia al nazionalismo ed al patriottismo. Il processo di imbavagliamento dell'ala sinistra fu cruciale nell'abbandono dell'internazionalismo e per preparare la repressione dei rivoluzionari nel 1919.

L’accecamento per la crescita numerica e l’integrazione graduale nello Stato

Mentre la direzione del SPD aveva concentrato le sue attività sulle elezioni legislative, lo stesso partito, accecato dal successo elettorale, perdeva di vista l'obiettivo finale del movimento operaio. Il partito salutò l'apparente continua crescita dei suoi elettori, del numero dei suoi deputati e di quello dei lettori della stampa del partito. La crescita fu difatti impressionante: nel 1907, il SPD aveva 530000 membri; nel 1913, la cifra aveva più che superato 1,1 milione. Il SPD in realtà era il solo partito di massa della 2a Internazionale ed il più grande partito di qualsiasi parlamento europeo. Questa crescita numerica dava l'illusione di una grande forza. Lo stesso Lenin rimase molto sorpreso dalle "cifre impressionanti" relative all'impatto del partito, al numero dei suoi elettori e dei suoi membri [92].

Sebbene sia impossibile stabilire una relazione meccanica tra l'intransigenza politica ed i punteggi elettorali, le elezioni del 1907, quando il SPD condannava ancora la repressione barbara dell'imperialismo tedesco contro i sollevamenti degli  Herero nel sud-ovest africano, si conclusero con una "sconfitta". Il SPD perse 38 seggi al Parlamento e si ritrovò "solamente" con 43 seggi. Nonostante la percentuale di voto globale del SPD fosse effettivamente aumentata, per la direzione del partito, questa sconfitta elettorale sembrò sancita dagli elettori ed innanzitutto da quelli della piccola borghesia, a causa della sua denuncia dell'imperialismo tedesco. La conclusione tratta fu che il SPD doveva evitare una opposizione intransigente all'imperialismo ed al nazionalismo, perché ciò gli avrebbe fatto perdere voti. Al contrario, il partito doveva concentrare tutte le sue forze sulla campagna per le prossime elezioni, anche se ciò significava censurare le discussioni al suo interno ed evitare qualsiasi cosa che rischiava di mettere in pericolo il suo punteggio elettorale. All'epoca delle elezioni del 1912, il partito ottenne 4,2 milioni voti (il 38,5% dei suffragi espressi) ed ottenne 110 seggi. Era diventato il più grande partito parlamentare, ma solamente seppellendo l'internazionalismo ed i principi della classe operaia. Nei parlamenti locali, aveva più di 11000 eletti. Il SPD contava 91 giornali e 1,5 milioni di abbonati. All'epoca delle elezioni del 1912, l'integrazione del SPD nel gioco della politica parlamentare andò ancora oltre poiché ritirò i suoi candidati in parecchi circoscrizioni a profitto del Partito popolare progressista (Fortschrittliche Volkspartei), sebbene questo partito appoggiasse incondizionatamente la politica dell'imperialismo tedesco. Durante questo tempo, il Sozialistische Monatshefte (in principio una pubblicazione indipendente del partito, ma in realtà l'organo teorico dei revisionisti) sostenne apertamente la politica coloniale della Germania e le rivendicazioni dell'imperialismo tedesco per una ridistribuzione delle colonie.

In effetti, la mobilitazione totale del partito per le elezioni legislative andò di pari in passo con la sua integrazione progressiva nell'apparato di Stato. Il voto indiretto per il bilancio a luglio 1910 [93], il rafforzamento della cooperazione con i partiti borghesi che fino a quel momento era stato un tabù, la rinuncia di candidati per fare eleggere deputati borghesi del Fortschrittliche Volkspartei, la designazione di un candidato per le elezioni municipali a Stoccarda - queste furono alcune delle tappe del percorso di partecipazione diretta del SPD nell'amministrazione dello Stato.

Questa tendenza globale ad un'interconnessione crescente tra le attività parlamentari del SPD e la sua identificazione con lo Stato fu fustigata dalla sinistra, in particolare da Anton Pannekoek e Rosa Luxemburg. Pannekoek dedicò tutto un libro alle Differenze tattiche in seno al movimento operaio. Luxemburg che era estremamente attenta all'effetto asfissiante del parlamentarismo, fece pressione per l'iniziativa e l'azione della base: "L'esecutivo più ideale di un partito non sarebbe in grado di giungere a niente, affonderebbe involontariamente nell'inefficacia burocratica, se la fonte naturale di energia, la volontà del partito, non si facessero sentire, se il pensiero critico, l'iniziativa della massa dei membri del partito fosse dormiente. In effetti era più di questo. Se la sua energia, la vita intellettuale indipendente della massa del partito, non è abbastanza attiva, le autorità centrali tendono allora non solo ad arrugginirsi nella burocrazia ma anche a farsi un'idea totalmente falsa della loro autorità e della loro posizione di forza all'interno del partito. Il più recente decreto detto "segreto" dell'esecutivo riguardante il personale editoriale del partito può servire da recente prova, un tentativo di prendere delle decisioni per la stampa del partito, che può solo essere rigettato nella maniera più severa. Tuttavia, anche qui, necessita precisare: contro l'inefficacia e le illusioni eccessive del potere delle autorità centrali del movimento operaio, non c'è altra strada che la sua propria iniziativa, il suo proprio pensiero e la vita politica fresca, palpitante della larga massa del partito" [94].

In effetti, Luxemburg insistette costantemente sulla necessità per la massa dei membri del partito di "svegliarsi" e di assumere la loro responsabilità contro la direzione del partito   che degenerava. "Le grandi masse [del partito] devono attivarsi sulla propria strada, devono essere in grado di sviluppare la loro energia di massa, la loro condotta, devono diventare attive in quanto masse, agire, mostrare e sviluppare passione, coraggio e determinazione" [95].

"Ogni passo avanti nella lotta per l'emancipazione della classe operaia deve significare allo stesso tempo un'indipendenza intellettuale crescente della massa degli operai, la crescita della propria attività, l'autodeterminazione e l'iniziativa (...) Ciò è d'importanza vitale per lo sviluppo normale della vita politica nel partito, per tenere sveglio ed attivo il pensiero politico e la volontà della massa del partito. Abbiamo, certamente, la Conferenza annua del partito, la più alta istanza che fissa regolarmente la volontà di tutto il partito. Tuttavia, è evidente che le conferenze dei partiti possono solo dare grandi linee tattiche per la lotta socialdemocratica. L'applicazione di queste linee direttrici alla pratica esige un pensiero infaticabile e dell'iniziativa (...) Volere che un quadro del partito sia responsabile del compito enorme di vigilanza quotidiana e di iniziative politiche su un'organizzazione di quasi 1 milione di membri che aspettano passivamente di essere comandate, è la cosa più scorretta che ci sia dal punto di vista della lotta di classe proletaria. È probabilmente questa riprovevole "ubbidienza cieca" che, sicuramente, i nostri opportunisti vogliono vedere nella subordinazione che va da sé a tutte le decisioni del partito nel suo insieme" [96].

La "disciplina di frazione" strangola la responsabilità individuale

Il 4 Agosto 1914, la frazione parlamentare del SPD votò all'unanimità i crediti di guerra. La direzione del partito e della frazione parlamentare aveva preteso la "disciplina di frazione". La censura (censura dello Stato o autocensura?) e la falsa unità del partito seguivano la loro logica, tutto il contrario della responsabilità individuale. Il processo di degenerazione significava che la capacità di pensiero critico e di opposizione alla falsa unità del partito erano stati eliminati. I valori morali del partito furono sacrificati sull'altare del capitale. In nome della disciplina del partito, si esigeva l'abbandono dell'internazionalismo proletario. Karl Liebknecht il cui padre osò rigettare il sostegno ai crediti di guerra nel 1870, in quel momento cedette alle pressioni del Partito. Solo alcune settimane dopo, dopo un primo raggruppamento di compagni restati fedeli all'internazionalismo, si espresse apertamente contro il rigetto della mobilitazione per la guerra da parte della direzione del SPD. Ma il voto dei crediti di guerra da parte del SPD tedesco scatenò una valanga di sottomissione al nazionalismo in altri paesi europei. Con il tradimento del SPD, la 2a Internazionale firmò la sua condanna a morte e si disgregò.

L'ascesa della corrente opportunista e revisionista che era apparsa chiaramente nel più grande partito della 2a Internazionale, e che aveva abbandonato l'obiettivo del capovolgimento della società capitalista, significava che la vita proletaria, la combattività e l'indignazione morale erano sparite dal SPD, o almeno nei ranghi della sua direzione e della sua burocrazia. Allo stesso tempo, questo processo fu indissolubilmente legato alla degenerazione programmatica del SPD, visibile nel suo rifiuto di adottare le nuove armi della lotta delle classi, lo sciopero di massa e l'autoorganizzazione dei lavoratori, e nell'abbandono progressivo dell'internazionalismo. Il processo di degenerazione della socialdemocrazia tedesca che non fu un fenomeno isolato nella 2a Internazionale, condusse al suo tradimento nel 1914. Per la prima volta, un'organizzazione politica di lavoratori non aveva tradito solamente gli interessi della classe operaia, era diventata una delle armi più efficaci tra le mani della classe capitalista. La classe dirigente in Germania poteva contare oramai sull'autorità del SPD, e la fedeltà che essa aveva ispirato nella classe operaia, per scatenare una guerra e schiacciare la rivolta contro la guerra da parte dei lavoratori. Le lezioni della degenerazione della Socialdemocrazia restano dunque di un'importanza cruciale per i rivoluzionari di oggi.

Heinrich / Jens

 


[1] Con il 38,5% dei suffragi espressi, l’SPD ebbe 110 seggi al Reichstag.

[2] Karl Kautsky nacque a Praga nel 1854. Suo padre era capo decoratore e sua madre attrice e scrittrice. La famiglia si installò a Vienna quando Kautsky aveva 7 anni. Studiò all’università di Vienna e raggiunse il partito socialista austriaco (SPÖ) nel 1875. A partire dal 1880, dopo Zurigo, contribuì ad introdurre la letteratura socialista in Germania.

[3] August Bebel nacque nel 1840, in quella che è oggi una periferia di Colonia. Orfano a 13 anni, fece l’apprendista presso un carpentiere e, da ragazzo, viaggiò molto in Germania. Incontrò Wilhelm Liebknecht nel 1865, e fu impressionato immediatamente dalla sua esperienza internazionale. Nella sua autobiografia, Bebel ricorda di aver esclamato: “È un uomo da cui si può imparare qualcosa” (“Donnerwetter, von dem kann man das lernen”, Bebel, Aus Meinen Leben, Berlino 1946, citato in James Joll, La Seconda Internazionale). Con Liebknecht, Bebel divenne uno dei leader di primo piano della socialdemocrazia tedesca nei suoi primi anni.

[4] Questo lo si può vedere in particolare nel libro di Lenin, Un passo avanti e due indietro, sulla crisi del POSDR nel 1903. Parlando dei futuri Menscevichi, Lenin si esprime in questi termini: “Lo spirito di circolo e la sorprendente mancanza di maturità politica, che non può sopportare il vento fresco di un dibattito pubblico, appare qui in tutta la sua nettezza (…) Immaginate per un istante che una simile assurdità, che un litigio come la lagnanza di una “falsa accusa di opportunismo” si sia potuto produrre nel partito tedesco! L’organizzazione e la disciplina proletaria hanno da molto fatto dimenticare laggiù questa mollezza da intellettuali (…). Solo lo spirito di circolo più abitudinario, con la sua logica “un pugno in faccia o un baciamano, per favore”, ha potuto sollevare questa crisi d’isteria, questa vana disputa e questa scissione del Partito intorno ad una "falsa accusa di opportunismo" contro la maggioranza del gruppo Liberazione dal Lavoro". (Capitolo J, “Quelli che hanno sofferto per essere falsamente accusati di opportunismo”).

[5] Rosa Luxemburg, La crisi della Socialdemocrazia, anche conosciuta come Junius Brochure.

[6] Rosa Luxemburg. Ibidem

[7]Organo di stampa dell’SPD.

[8] Anche conosciuto come Partito eisenachiano, dal nome della sua città di fondazione, Eisenach.

[9] Primo Indirizzo del Consiglio Generale dell'AIT sulla guerra franco-tedesca

https: / / www.marxists.org/francais/ait/1870/07/km18700723.htm

[10] Una tendenza simile è sopravvissuta nel socialismo francese attraverso la nostalgia per il programma di "laboratori nazionali" che fece seguito al movimento rivoluzionario del 1848.

[11] Cf. Toni Offerman, in Between reform and revolution (Tra riforma e rivoluzione): German socialism and communism from (Socialismo e comunismo tedesco dal) 1840 al 1990, Berghahn Books, 1998, p. 96.  

 

[12] È conosciuta oggi sotto il titolo di Critica del Programma di Gotha.

[13] Lettera di invio di Karl Marx a W. Bracke, il 5 maggio 1875. Nella Critica del Programma di Gotha.

[14] Engels, Sul Programma di Gotha. Lettera ad August Bebel. Marzo 1875.

[15] Citato in Aspects of internationale socialism (Aspetti del socialismo internazionale) 1871-1914. Cambridge University Press & Éditions della Casa delle Scienze dell'uomo (Maison des Sciences de l'Homme). Traduzione nostra.

[16] Il voto al Parlamento dei crediti di guerra ha costituito dunque una chiara violazione degli statuti e delle decisioni del congresso del SPD, come sottolineato da Rosa Luxemburg.

[17] Engels, Critica del progetto di programma socialdemocratico del 1891. II - Rivendicazioni politiche.

[18] Anche se l'autocrazia russa era più estrema, non bisogna dimenticare che l'equivalente russo del Reichstag, la Duma di Stato, non è stata appellata che sotto la pressione del movimento rivoluzionario del 1905.

[19] Vedere la rimarchevole biografia di Rosa Luxemburg di JP Nettl, p. 81 (edizione Schocken trasformata in un sunto dall'edizione Oxford University Press del 1969, con un saggio introduttivo di Hannah Arendt). In tutto questo articolo, le citazioni sono state prese dal sunto o dall'edizione integrale.

[20] È significativo che, mentre il partito tollerava il riformismo dell'ala destra, il circolo degli "Jungen" ("giovani") che aveva criticato violentemente l'evoluzione verso il parlamentarismo, venisse espulso dal partito all'epoca del Congresso di Erfurt. Se era vero che questo gruppo era essenzialmente un'opposizione intellettuale e letteraria con tendenze anarchiche (infatti, un certo numero dei suoi membri ha deviato verso l'anarchismo, dopo avere lasciato il SPD), è però anche significativo che il partito abbia reagito più duramente di fronte ad una critica della sinistra che di fronte alla pratica opportunista della destra.

[21] Cf. Jacques Droz, Storia generale del socialismo, p.41, Edizioni Quadrige/PUF, 1974.

[22] Lettera a Kautsky, 1896, citata da Droz, op. cit., p.42

[23] Il revisionismo di Bernstein non era in nessun caso un'eccezione isolata. In Francia, il socialista Millerand raggiungeva il governo Waldeck-Rousseau, affiancandosi al  generale Gallifet, il boia della Comune di Parigi; una tendenza simile esisteva in Belgio; il movimento laburista britannico era dominato completamente dal riformismo e da un sindacalismo nazionalista limitato.

[24] "La questione coloniale (...) è una questione di propagazione della cultura e, finché esistono grandi differenze culturali, si tratta della propagazione, o piuttosto dell'affermazione, della cultura superiore. Perché, presto o tardi, capiterà inevitabilmente che le culture superiori ed inferiori entrino in collisione e, in ciò che riguarda questa collisione, questa lotta per l'esistenza tra le culture, la politica coloniale dei popoli colti deve essere valutata come un processo storico. Il fatto che generalmente altri scopi siano perseguiti con altri mezzi e forme che noi social-democratici condanniamo, può condurci in casi particolari a rigettarli ed a lottare contro, ma ciò non può costituire una ragione per cambiare il nostro giudizio in quanto alla necessità storica della colonizzazione". (Bernstein, 1907, citato in Discovering Imperialism, 2012, Haymarket Books, p. 41).

[25]  Cf. Nettl, op. cit. p. 101 

[26] Parvus, conosciuto anche con il nome di Alexander Helphand, era una figura strana e controversa nel movimento rivoluzionario. Dopo alcuni anni alla sinistra della socialdemocrazia in Germania, poi in Russia durante la rivoluzione del 1905, si trasferisce in Turchia dove creò una società di commercio in armamenti, arricchendosi grazie alla guerra dei Balcani e, allo stesso tempo, dando luogo, in quanto consigliere finanziario e politico, al movimento nazionalista "Giovani turchi", che editava la pubblicazione nazionalista Yurdu Turk. Durante la guerra, Parvus diventò un sostenitore aperto dell'imperialismo tedesco, con grande dispiacere di Trotsky che era stato molto influenzato dalle sue idee sulla "rivoluzione permanente" (Cf Deutscher, Il profeta armato, "La guerra e l'Internazionale").

[27] Citato in Nettl, op. cit., p.133.

[28] Parteitag der Sozialdemokratie (Congresso di partito della socialdemocrazia), Ottobre 1898 a Stoccarda, Rosa Luxemburg, Gesammelte Werke (Ges Werke – Opere raccolte), T. 1/1 p. 241. Traduzione nostra.

[29] Rosa Luxemburg, Ges. Werke, T. 1/1, p. 565, 29 settembre 1899. Traduzione nostra.

[30] Rosa Luxemburg, 1899, Ges. Werke, T. 1/1, p. 578, 9 -14. Ottobre. Traduzione nostra.

[31] August Bebel, Dresden (Desdra), 13 settembre 1903, citato da Luxemburg After the Jena Party congress (dopo il congresso del partito a Iena), Ges. Werke, T. 1/1, p.351. Traduzione nostra.

[32] "Unser leitendes Zentralorgan" (Il nostro organo centrale direttivo), Leipziger Volkszeitung (Giornale di Lipsia), 22 settembre 1899, Rosa Luxemburg in Ges. Werke, T. 1/1, p.558. Traduzione nostra

[33] Inoltre, Bernstein "aveva cominciato ad abbandonare lo scopo finale per il movimento. Ma poiché in pratica non può esistere un movimento socialista senza scopo socialista, lui è obbligato a rinunciare allo stesso movimento" (Riforma sociale o rivoluzione? Capitolo 4: Il crollo).

[34] "Sono molto riconoscente per la notizia. Essa mi aiuta a comprendere meglio gli orientamenti del partito. Certamente, era chiaro per me che Bernstein e le idee che ha presentato fino a questo momento non erano più in linea con il nostro programma, ma è doloroso che non possiamo più contare su di lui. Ma se voi ed il compagno Kautsky avevate questa valutazione, sono sorpresa che non abbiate messo a profitto l'atmosfera favorevole del Congresso per lanciare immediatamente un dibattito energico, ma che voi abbiate voluto incoraggiare Bernstein a scrivere un opuscolo, ciò che farà ritardare ancora più la discussione". Rosa Luxemburg, Ges. Briefe (raccolta di lettere), Bd 1, p.210, lettera a Bebel, 31 ottobre 1898. Traduzione nostra.

[35] Rosa Luxemburg. Ges. Briefe, Bd 1, p. 289, lettera a Léo Jogiches, 11 marzo 1899. Traduzione nostra.

[36] Kautsky a Bernstein, 29 luglio 1899, II SG-Kautsky-Nachlass, C. 227, C. 230, citato in Till Schelz-Brandenburg, Eduard Bernstein und Karl Kautsky, Entstehung und Wandlung dei sozialdemokratischen Parteimarxismus im Spiegel ihrer Korrespondenz (Nascita e trasformazione di socialdemocratici marxisti riflessa nella loro corrispondenza) 1879 bis 1932, Köln, 1992. Traduzione nostra.

[37] Rosa Luxemburg, "Parteifragen im Vorwärts" (Questioni future del partito), Ges. Werke, T. 1/1, p.564, 29 settembre 1899.

[38] Laschitza, Im Lebensrausch, Trotz Alledem, p.104, 27 ottobre 1898, Kautsky-Nachlass C 209: Kautsky e Bernstein. Traduzione nostra.

[39] Karl Kautsky a Victor Adler, 20 luglio 1905, in Victor Adler Briefwechsel (Corrispondenza), a.a.O. S. 463, citato  in Till Schelz-Brandenburg, p.38. Traduzione nostra.

[40] Rosa Luxemburg - Ges. Werke, T. 1/1, p.528, citazione in "Kautsky zum Parteitag in Hannover" (Kautsky al congresso di partito ad Hannover), Neue Zeit 18, Stoccarda 1899-1900, 1. Bd. S. 12. Traduzione nostra.

[41] Rosa Luxemburg, "Libertà della critica e della scienza". 

https: / / www.marxists.org/francais/luxembur/works/1899/rl189909.htm

[42] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe, T. 1, p. 279, lettera a Léo Jogiches, 3 marzo 1899. Traduzione nostra.

[43] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe, T. 1, p. 426, Lettera a Léo Jogiches, 21 dicembre 1899. Traduzione nostra.

 

[44] Luxemburg fa un punto d'onore di apportare un suo sostegno totale, in quanto agitatrice (era un'oratrice pubblica molto richiesta), anche ai membri del partito che lei criticava molto, per esempio durante la campagna elettorale del revisionista Max Schippel.  

[45] Rosa Luxemburg Ges. Briefe, T. 1, p. 491, Lettera a Léo Jogiches, 7 luglio 1890. Traduzione nostra.

[46] Rosa Luxemburg, Erklärung (Spiegazioni), Ges. Werke, T. 1/2, p. 146, 1 ottobre 1901.

[47] All'epoca del Congresso di Lubecca, la Neue Zeit e Kautsky in quanto redattore capo erano stati fortemente attaccati dagli opportunisti a causa della controversia sul revisionismo.

[48] JP Nettl, Rosa Luxemburg, Vol. 1, p. 192 (questa citazione è tratta dall'edizione integrale), Rosa Luxemburg, lettera a Kautsky, 3 ottobre 1901. Traduzione nostra.

[49] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe, T. 1. P. 565, Lettera a Jogiches, 12 gennaio 1902. Traduzione nostra.

[50] Citato in Nettl, op. cit., p127. Traduzione nostra.

[51] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe, T. 3, p. 358, Lettera a Kostja Zetkin, 27 giugno 1908. Traduzione nostra.

[52] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe, T. 3, p. 57, Lettera a Kostja Zetkin, 1 agosto 1909. Traduzione nostra.

[53] Rosa Luxemburg, Ges. Werke, T. 1/1, p.239, p.245, - Parteitag der Sozialdemokratie 1898 Stoccarda, Ottobre 1898.

[54] Rosa Luxemburg, Ges. Werke Bd 1 1/1, S. 255, Nachbetrachtungen zum Parteitag (Osservazioni dopo il congresso di partito) 12-14. Ottobre 1898, Sächsische Arbeiter-Zeitung Dresden. Traduzione nostra.

[55] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe, Bd 1, p.279, Lettera a Léo Jogiches, 3 marzo 1899. Traduzione nostra.

[56] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe Bd 1, p. 384, Lettera a Léo Jogiches, 24 settembre 1899. Traduzione nostra.

[57] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe, Bd 1, p.322, lettera a Jogiches, 1 maggio 1899. Traduzione nostra.

[58] Kautsky a Bernstein, 29 ottobre 1898, IISG, Amsterdam, Kautsky-Nicholas, C 210. Traduzione nostra.

[59] Laschitza, Ibid, p.129, (Ignatz Auer in una lettera a Bernstein. Traduzione nostra. Nella sua Storia generale del socialismo, Giacomo Droz descrive Auer nel seguente modo: "È un 'praticone', un 'riformista' della pratica che si fa gloria di non conoscere altre dottrine, ma nazionalista al punto di esaltare davanti agli uditori socialisti l'annessione dell'Alsazia-Lorena e di opporsi alla ricostituzione della Polonia, e cinico fino a negare l'autorità dell'Internazionale; in effetti, copre l'orientamento dei Sozialistische Monatshefte (Fascicoli socialisti mensili) e favorisce attivamente lo sviluppo del riformismo". (p.41)

[60] Laschitza, ibid, p.130. Traduzione nostra.

[61] Laschitza, ibid, p.136, in Sächsische Arbeiterzeitung, 29 novembre 1899. Traduzione nostra.

 

[62] Rosa Luxemburg fu presto cosciente dell'ostilità nei suoi riguardi. All'epoca del Congresso del partito di Hannover nel 1899, la direzione non voleva lasciarle prendere la parola sulla questione delle dogane. Descrisse il suo atteggiamento in una lettera a Jogiches: "Faremmo meglio a regolare questo nel partito, cioé nel clan. Ecco come loro fanno funzionare le cose: se la casa brucia, hanno bisogno di un capro espiatorio (un giudeo), se l'incendio è stato spento, il giudeo è cacciato". (Rosa Luxemburg, Ges. Briefe, Bd 1, p.317, lettera a Léo Jogiches, 27 aprile 1899).

Victor Adler scrive a Bebel nel 1910 che lei aveva "sufficientemente dei bassi istinti per provare un certo piacere per il fatto che Karl [Kautsky] soffra tra le mani dei suoi amici. Ma questo è proprio un  danno - la cagna tossica va a fare ancora molti danni, tanto più che è intelligente  quanto una scimmia mentre d'altra parte il suo senso delle responsabilità è totalmente assente e la sua sola motivazione è un desiderio quasi perverso di auto-giustificazione". (Nettl, 1, p.432, versione integrale, Victor Adler a Bebel, 5 agosto 1910). Traduzione nostra.

[63] Il giornale satirico settimanale Simplicissimus ha anche pubblicato una poesia cattiva diretta contro Luxemburg (Laschitza, 136, Simplicissimus, 4. Jahrgang, Nr.33, 1899/1900, S. 263).

[64] Frölich, Paul, "Gedanke und Tat" (Pensiero ed Azione), Rosa Luxemburg, Dietz-Verlag Berlino, 1990, p.62. 

65. Rosa Luxemburg, Ges. Briefe Bd 1, S. 316, lettera a Léo Jogiches, 27 aprile 1899. Traduzione nostra.

[65] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe Bd  1, S.  316, lettera a Leo Jogiches, 27  avril  1899. Traduzione nostra.

[66] Rosa Luxemburg, Ges. Briefe, Bd  3 S.  89, lettera a Clara Zetkin, 29  septembre  1909. Traduzione nostra.

[67] Rosa Luxemburg Ges. Briefe, Bd 3, p.268, lettera a Kostja Zetkin, 30 novembre 1910. Nostra traduzione. Queste righe furono provocate dalla reazione filistea della direzione del partito ad un articolo che lei aveva scritto su Tolstoj, che era stato considerato fuori luogo (le discipline artistiche non erano importanti) e poco desiderato nella stampa del partito perché elogiava un artista che era russo e mistico.

[68] Visto che il partito aveva un gran numero di giornali, la maggior parte non erano sotto il controllo diretto della direzione di Berlino. La pubblicazione di articoli della corrente di sinistra dipendeva spesso dall'atteggiamento del Comitato di redazione locale. L'ala sinistra aveva maggiore pubblico  a Lipsia, Stoccarda, Brema e Dortmund.

[69] Nettl 1, p.421 (edizione integrale). Traduzione nostra.

[70] Nettl, I, p.464 (edizione integrale). Traduzione nostra.

[71] Socialdemocrazia del regno di Polonia e della Lituania. Il partito fu stato fondato nel 1893 come socialdemocrazia del Regno di Polonia (SDKP), i suoi membri più conosciuti furono Rosa Luxemburg, Léo Jogiches, Julian Marchlewski ed Adolf Warszawski. In seguito divenne il SDKPiL con la  fusione con il Sindacato dei lavoratori in Lituania diretto, tra altri, da Feliks Dzerzhinski. Una delle sue più importanti caratteristiche era il suo internazionalismo incrollabile, la sua convinzione che l'indipendenza nazionale polacca non era nell'interesse dei lavoratori e che al contrario il movimento operaio polacco dovrebbe allearsi strettamente con la socialdemocrazia russa ed in particolare con i bolscevichi. Ciò costituì continuamente un motivo di disaccordo col partito socialista polacco (PPS - Polska Partia Socjalistyczna) che adottò un orientamento sempre più nazionalista sotto la direzione di Josef Pilsudski, che diventò più tardi, come Mussolini, dittatore della Polonia.

[72] La Polonia, conviene ricordarlo, non esisteva come paese separato. Grande parte della Polonia storica faceva parte dell'impero degli zar, mentre altre parti erano stati assorbite dalla Germania e dall'Impero austroungarico.

[73] Fu arrestata a marzo 1906, con Léo Jogiches che era ritornato in Polonia. Poiché c'erano seri timori per la sua sicurezza, il SDKPiL fece sapere che avrebbe effettuato una rappresaglia fisica contro gli agenti del governo se l'avessero toccata. Una mescolanza di sotterfugio e di aiuto da parte  della sua famiglia riuscì a tirarla fuori dai carceri zaristi, facendo ritornò in Germania. Jogiches fu condannato ad otto anni di lavori forzati ma riuscì ad evadere di prigione.

[74] Il testo integrale può essere trovato su marxists.org 

[75] Vedere la serie di articoli sul 1905 nei numeri 120, 122, 123 e 125 della Revue Internationale (Rivista Internazionale in francese).

[76] Rosa Luxemburg, Ges. Werke, T. 2, p. 347.

[77] Rosa Luxemburg, "Das Offiziösentum der Theorie", Ges. Werke, T. 3, p.307, articolo pubblicato sulla Neue Zeit, 1912. Traduzione nostra.

[78] Il dibattito tra Kautsky, Luxemburg e Pannekoek è stato  pubblicato in francese sotto il titolo Socialismo, la via occidentale, Stampe Universitarie di Francia, Parigi, 1983.

[79] Rosa Luxemburg, Ges. Werke, T. 2, p.380, "Theorie und die Praxis" (Teoria e Pratica), pubblicato nella Neue Zeit, 28. Jg, 1909/1910, in risposta all'articolo di Kautsky "Was nun? (Ora cosa?)". Traduzione nostra.

[80] Rosa Luxemburg, "Die Theorie und Praxis", Ges.  Werke, T. 2, p.398.

[81] Rosa Luxemburg, Ges. Werke, T. 3, S. 441 "Die totgeschwiegene Wahlrechtsdebatte" ("Il dibattito nascosto sui diritti elettorali") 17 agosto 1910. Traduzione nostra.

[82] Pubblicato in inglese sotto il titolo Teoria marxista e tattiche rivoluzionarie.

[83] All'epoca, un'altra voce forte della sinistra in Olanda, Herman Gorter, scriveva a Kautsky. "Certe divergenze tattiche spesso provocano disaccordo tra amici. Nel mio caso, mentre la mia relazione con voi è riguardata, non è vero; come l'avete notato. Anche se avete criticato spesso Pannekoek e Rosa con cui sono in generale in accordo (e voi dunque mi avete ugualmente criticato) ho sempre mantenuto lo stesso genere di relazione con voi". Gorter, lettera a Kautsky. Dicembre 1914. Kautsky Archive IISG, DXI 283, citato in Herman Gorter, Herman di Liagre Böhl, Nijmegen, 1973, p.105). "Per ammirazione ed antichi affetti, ci siamo sempre astenuti, per quanto possibile, di opporci a voi in Die Tribune". Die Tribune (La tribuna) era la pubblicazione della Sinistra olandese di quell'epoca).

[84] In "Socialismo, la via occidentale", p.123.

[85] Nettl, I, p.401 (edizione integrale). Traduzione nostra. 

[86] Una maggiore debolezza delle più combattive dichiarazioni fu l'idea di un'azione simultanea. Così, la giovane guardia socialista belga adottò una risoluzione: "È dovere dei partiti socialisti e dei sindacati di tutti i paesi opporsi alla guerra. Il mezzo più efficace di questa opposizione è lo sciopero generale e l'insubordinazione in risposta alla mobilitazione di guerra" (Il pericolo di guerra e la 2a Internazionale, J. Jemnitz, p.17). Ma questi mezzi non potevano essere utilizzati se non erano adottati simultaneamente in tutti i paesi, in altri termini l'internazionalismo intransigente e l'azione antimilitarista erano subordinati alla necessità che tutti condividessero la stessa posizione.

[87] Fricke, Dieter, Handbuch zur Geschichte der deutschen Arbeiterbewegung, (Fricke, Dieter, Manuale di storia del movimento dei lavoratori tedeschi), 1869 bis 1917; Dietz-Verlag, Berlino, 1987, p.120. Traduzione nostra.

[88] Rosa Luxemburg, Ges. Werke, T. 3, p.34, pubblicato nella Leipziger Volkszeitung (Gazzetta di Lipsia), 26 agosto 1911. Traduzione nostra.

[89] Rosa Luxemburg, Ges. Werke, T. 3, p.43, pubblicato nella Leipziger Volkszeitung, 30 agosto 1911. Traduzione nostra.

[90] Luxemburg, Ges. Werke, T. 3, p.11.

[91] "Sono in una situazione assolutamente assurda - devo assumermi la responsabilità di condannarmi al silenzio benché, se seguissi i miei desideri mi ritorcerei contro la direzione, condannandomi lo stesso" (Jemnitz, p.73, Lettera di Bebel a Kautsky). Bebel morì per un attacco cardiaco in un sanatorio in Svizzera, il 13 agosto.

[92] In un articolo intitolato "Come V. Zassoulitch annienta la corrente liquidatrice: "Attualmente in Germania si contano circa 1 milione di membri del partito. Gli elettori social-democratici sono approssimativamente 4,25 milioni, ed i proletari 15 milioni (…) Il milione, è il partito. Questo milione aderisce alle organizzazioni del partito; i 4,25 milioni, è il 'largo strato'. Ed esso mette in evidenza che "In Germania, per esempio, è 1/15 circa della classe che è organizzata nel partito; in Francia, è circa 1/140; in Germania, per un membro del partito si contano da 4 a 5 Social-democratici dello "strato largo"; in Francia, 14". Lenin aggiunge: "Il partito è lo strato cosciente ed avanzato della classe, ne è l'avanguardia. La forza di questa avanguardia è superiore di dieci volte, di cento volte, ed oltre rispetto alla sua importanza numerica. (…) L'organizzazione decupla le forze" (settembre 1913, Opere complete, Tomo 19. Éditions sociales).

[93] Rosa Luxemburg, Ges. Werke, T. 2, p.378,

[94] Rosa Luxemburg, "Di nuovo sulle masse ed i leader", agosto 1911, pubblicato inizialmente nella Leipziger Volkszeitung. Traduzione nostra.

[95] Rosa Luxemburg, Ges. Werke, T. 3, p.253, "Taktische Fragen (Questioni tattiche)", giugno 1913. Traduzione nostra.

[96] "Di nuovo sulle masse ed i leader", op. cit. Traduzione nostra.

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La Grande Guerra