politica della borghesia in Italia

Rifondazione va a congresso per affilare le armi contro i lavoratori (II parte)

Nell’articolo pubblicato nello scorso numero del giornale abbiamo mostrato come Rifondazione Comunista, il partito che vorrebbe farsi passare come il difensore e il continuatore della tradizione comunista in Italia, non sia altro che un partito borghese, di sinistra borghese, cioè un partito che difende gli interessi del capitale e non quelli dei lavoratori. Per dimostrare questa semplice verità non c’è stato bisogno di ricorrere a ricerche particolari, di rovistare in archivi segreti, ma semplicemente di leggere quello che le stesse componenti minoritarie di Rifondazione dicono della maggioranza la quale esprime - a pieno titolo - il partito stesso (1). In questo secondo articolo – e in un terzo che seguirà - ci proponiamo di dimostrare che, fatta salva la buona fede di quanti si fanno delle illusioni al riguardo, le stesse minoranze sono del tutto funzionali alla politica controrivoluzionaria del partito a cui appartengono ed esprimono, ognuna per proprio conto, delle posizioni del tutto antioperaie. Per comodità passeremo in rassegna le varie componenti di Rifondazione facendo riferimento alle mozioni presentate all’ultimo congresso di marzo scorso.

Elezioni regionali. Verso la fine del berlusconismo?

I recenti risultati delle elezioni regionali e, soprattutto la crisi del governo che le ha seguite, fanno pensare, e molti già lo dicono, che sarebbe finita l’epoca di Berlusconi, e che anche le prossime elezioni politiche (nel 2006 o addirittura anticipate) vedrebbero la sicura sconfitta di Berlusconi e del centrodestra. Prima di dire se è questa effettivamente la situazione, vediamo quali sono i criteri che spingono la borghesia a scegliere una compagine governativa invece di un’altra. E già, perché innanzitutto va ricordato che la democrazia borghese è una grande finzione e che se tutti i partiti politici ufficiali rappresentano gli interessi del capitale, non è sulla base della libera competizione tra di loro che viene fuori chi vince le elezioni, ma, al contrario, è il capitale nazionale che in base alle esigenze del momento decide chi deve rappresentarlo a livello di governo.

I criteri che guidano questa scelta sono essenzialmente tre:

1) lo stato dei rapporti tra borghesia e proletariato, ovverosia, lo stato della lotta di classe;

2) le inclinazioni imperialiste della borghesia nazionale;

3) la capacità di una certa compagine di difendere meglio gli interessi dell’economia nazionale

Le convulsioni della borghesia italiana

Sempre più spesso capita di sentire militanti o simpatizzanti del centrosinistra esprimere meraviglia e sconcerto per le continue polemiche che dividono i vari esponenti dei partiti dell'opposizione di centrosinistra; e non tanto le due ali estreme della coalizione, come Bertinotti e Di Pietro, che anzi in linea di massima si ignorano, quanto i due partiti principali della coalizione, DS e Margherita, o addirittura - il che é ancora più incomprensibile - all'interno della stessa Margherita, in cui non passa giorno senza che Rutelli tiri qualche frecciata a Prodi o che gli crei problemi con qualche dichiarazione che provoca reazioni negli alleati, (come la recente uscita sulla necessità di superare la socialdemocrazia).

Rifondazione va a congresso per affilare le armi contro i lavoratori (1a parte)

All’inizio dello scorso mese si è tenuto a Venezia il VI congresso del partito della cosiddetta “Rifondazione Comunista”, un evento che abbiamo seguito con interesse non perché tale partito possa costituire un punto di riferimento valido per la classe operaia, ma giusto per il motivo opposto, ovvero per la falsa alternativa che esso propone per tanti giovani e tanti proletari che sono sinceramente alla ricerca di una militanza di classe.

SOLO LA LOTTA DEI LAVORATORI PUÒ LIBERARCI DALLA MISERIA E DALLA BARBARIE DEL CAPITALISMO

Ormai tutti sanno che dire legge Finanziaria e dire stangata è la stessa cosa. E quella 2005 di Berlusconi non smentisce questa convinzione. Dietro la cortina di fumo della riduzione dell’IRPEF, che è irrisoria e tutta a favore dei redditi medio-alti, c’è tutta una serie di aumenti di tasse e bolli (che superano le riduzioni dell’IRPEF) e di tagli di spesa che significheranno servizi sociali sempre peggiori, possibili aumenti di tasse comunali e regionali, e il sicuro licenziamento di decine di migliaia di lavoratori del pubblico impiego mascherato sotto la forma del blocco del turn over o della mancata conferma dei lavoratori precari (in particolare nella scuola).

La borghesia italiana utilizza gli orrori da essa creati contro il proletariato

Ormai non passa giorno senza che arrivino notizie di nuovi orrori da qualche angolo del mondo. E questo nonostante il fatto che le varie democrazie occidentali nascondano la gran parte delle notizie, di cui arriva a noi una parte considerevole solo per la loro grande quantità e atrocità (vedi quanto siano tagliate e deformate le informazioni sulla recente strage di Beslan in Ossezia o quelle relative alle torture ai danni dei prigionieri di guerra in Iraq).

Licenziamenti, riduzione del potere d’acquisto, tagli allo stato sociale… Una sola risposta: la lotta unita dei lavoratori

Anche il 2004 si sta chiudendo per l’Italia con una calma piatta dal punto di vista dello sviluppo dell’economia. Ciò vuol dire che i capitali investiti a livello globale non hanno reso niente, come i soldi depositati in banca. Mettendo in conto l’aumento dell’inflazione, sia reale che programmata, vuol dire che siamo in recessione. E questo è sufficiente per spingere la borghesia, statale e privata, non tanto a stringere la cinghia come si usa nelle famiglie proletarie ma ad attaccare con sempre più forza i livelli di vita altrui, dei lavoratori, dei pensionati, di chi usufruisce dei servizi collettivi.

Il terrorismo: sempre più un’arma del terrore statale contro i lavoratori

1. La manifestazione nazionale a Roma contro la modifica dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori viene oscurata dall’agguato mortale contro il prof. Marco Biagi, consulente del governo su questioni di diritto del lavoro, avvenuto due giorni prima ad opera di una sedicente organizzazione comunista combattente;

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