Caruso e Ferrando scendono in campo per rafforzare la democrazia… borghese

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Da diversi numeri di questo giornale stiamo denunciando l’assordante campagna elettorale che è durata più di un anno e che ha teso a occupare tutti gli spazi dei mezzi di comunicazione, stampa e TV. Abbiamo anche messo in evidenza come questa sia una tendenza che attraversa tutto il mondo occidentale, e questo non per caso. Di fronte allo sfascio di questo mondo il capitalismo deve per forza cercare dei motivi per convincere la gente che anche se ci sono tante cose che vanno male questo sistema vale comunque la pena di conservarlo, e l’argomento preferito è quello della democrazia. Perciò la massima espressione della democrazia, le elezioni, sono sbattute in prima pagina appena possibile. Lo scopo è cercare di spingere le persone a porre tutte le loro speranze nella disfida elettorale. E’ là, con il voto a questa o quella coalizione o partito, che essi possono trovare la risposta ai loro problemi.

Per rendere più credibile questa mistificazione l’offerta si fa sempre più ampia, non solo di partiti, ma anche di personaggi che hanno il compito di convincere al voto, e alla partecipazione democratica, anche gli indecisi, quelli delusi e finanche quelli che a votare magari non ci pensavano proprio, perché credono che sono le lotte possono portare dei risultati. E’ in particolare a questi ultimi che sono rivolte le candidature di personaggi come il “disobbediente” Caruso e il trotskysta Ferrando (1). Chi potrebbe negare che è democrazia quella che lascia candidare anche quelli che, sulla carta, sono contro il sistema e lo vorrebbero addirittura rovesciare?

Il punto è invece proprio che personaggi come Caruso e Ferrando non sono affatto antitetici al sistema, e alla difesa della mistificazione democratica non ci partecipano in maniera inconsapevole, involontari vittime di manipolatori. No, Caruso e Ferrando alla democrazia e ai vari feticci borghesi ci credono veramente e se ne sentono dei veri difensori. Non lo diciamo noi, ce lo dicono loro:

Cercare di impedire un raduno fascista non è solo legittimo, ma anche moralmente e costituzionalmente doveroso” (Caruso, su Repubblica del 4/03/06, sottolineatura nostra). E che volete di più: di fronte al ”lassismo” del ministro dell’interno e delle forze dell’ordine, Caruso si fa l’ardente difensore della costituzione borghese, quella che legittima lo sfruttamento e tutti gli abusi che gli sfruttati di questo paese subiscono. Così quelli che pensavano che Caruso volesse andare in Parlamento a difendere i “movimenti” e le esigenze di cui sono portatori sono serviti: Caruso andrà in Parlamento a difendere la Costituzione borghese! Ma è proprio questo il ruolo più prezioso che Caruso può giocare per la borghesia: quello di riportare sul terreno elettorale, sul terreno della difesa della democrazia la nuova generazione di proletari, tutti quei giovani che, di fronte alla barbarie di questa società, di fronte alla mancanza di ogni prospettiva futura, iniziano a porsi delle domande di fondo su questo sistema e la possibilità di creare una società diversa.

Lo stesso ruolo di difensore della democrazia è assunto (anche se per ora come sostegno “esterno” vista la mancata candidatura) dall’altro presunto “impresentabile”, ex candidato del centrosinistra, il trotskysta Ferrando, almeno a giudicare dal rammarico con cui commenta la probabile cancellatura della sua candidatura: “Cinquanta per cento di farcela. L’Abruzzo non è  la Liguria, ma certo la possibilità di vedere un risultato positivo erano alte. Aspetto ancora però: la proposta di cassare il mio nome dev’essere approvata.” (Repubblica del 15/02/06). L’aspirazione di Ferrando ad un seggio al Senato della Repubblica non era certo dettata da un tornaconto personale: “In Parlamento la mia busta paga sarebbe stata equivalente a quella di un metalmeccanico. Come i miei compagni argentini, che già siedono in Parlamento.” (ibidem) No, Ferrando in Parlamento ci voleva andare proprio per difendere la democrazia borghese, come dalla Resistenza in poi fanno tutti i suoi compagni trotskysti in giro per il mondo. Famose in questo senso sono le ripetute candidature alla Presidenza della Repubblica francese di Arlette Laguillière, candidatura di bandiera certo, ma che serve ad aprire la strada alla convergenza dei voti trotskysti sui candidati della sinistra al turno di ballottaggio.

 

Ferrando e la guerra: l’importante è da che parte si sta

 

Qualcuno ci potrebbe criticare per questa denuncia delle candidature di Caruso e Ferrando, quando soprattutto quest’ultimo è stato giubilato per aver denunciato l’esercito italiano in Iraq come forza occupante. Che Ferrando abbia pronunciato queste parole è vero, ma in quale contesto? “Sono contro la guerra, contro tutte le guerre. Ho aggiunto che il diritto internazionale prevede la resistenza nei confronti degli eserciti occupanti. Il nostro è un esercito occupante” (ibidem)

Che l’esercito italiano in Iraq sia un esercito occupante lo dice anche D’Alema (lo stesso che come Presidente del Consiglio inviò l’esercito italiano a bombardare la Serbia al momento della guerra in Kosovo), il che, quindi, non dimostra che si è contro la guerra. Ed infatti Ferrando aggiunge di giustificare, sulla base del “diritto internazionale”, la “resistenza irachena”, cioè quella frazione della borghesia irachena che si è schierata contro gli americani, e che li “combatte” mettendo autobombe nei mercati e per le strade, facendo strage di civili iracheni, donne e bambini compresi, organizzando posti di blocco dove vengono fermati i pulmini che trasportano operai che lavorano in fabbriche considerate dalla resistenza “collaborazioniste” e che vengono spesso per questo assassinati. Ecco l’opposizione di Ferrando ad “ogni guerra”: schierato mani e piedi con una delle frazioni belligeranti che, come tutte le frazioni borghesi del mondo, considera la popolazione, anche la propria, solo come carne da cannone da sacrificare per raggiungere i propri obiettivi.

E questo suo schieramento “senza se e senza ma” con uno dei belligeranti Ferrando lo giustifica con il “diritto internazionale”. Ma chi lo ha redatto questo diritto, se non l’insieme delle nazioni imperialiste, in primo luogo quelle occidentali che sono le stesse che, a partire dal crollo del blocco sovietico nel 1989, hanno guerreggiato su tutto il pianeta, e questo proprio basandosi sul cosiddetto “diritto internazionale”?

Del resto, se guardiamo alla storia che ha seguito la Prima Guerra Mondiale, l’ultima a cui, anche se con un po’ di fatica, viene riconosciuto perfino dalla borghesia un carattere imperialista, non vediamo forse che la borghesia ha sempre cercato, e trovato o inventato, una “nobile” motivazione per giustificare tutte le sue carneficine imperialiste? Così, la Seconda Guerra Mondiale è stata combattuta per la “difesa della democrazia” contro il nazifascismo; tutte le guerre combattute per interposti paesi dai due blocchi formatisi dopo la Seconda Guerra mondiale sono state giustificate da una parte come guerre di “indipendenza” contro l’imperialismo occidentale, dell’altra come guerre contro l’impero del male stalinista. E dopo il crollo del blocco dell’est tutte le guerre combattute, anche in Europa, non sono forse state giustificate con la necessità di “interventi umanitari”, difesa della democrazia, dal terrorismo barbaro, e così via?

Non è un caso che sia avvenuto così dopo la Prima Guerra Mondiale, perché questa terminò con la rivoluzione proletaria in Russia e il suo tentativo di estensione al resto dell’Europa, cioè con un avvenimento nuovo che rischiava di porre termine non solo alla guerra, ma a tutto il sistema capitalista. Scampato questo pericolo, la borghesia è stata ben attenta a proseguire la sua inevitabile strada verso la guerra dotandosi sempre di giustificazioni ideologiche che indebolissero la capacità dei proletari di prendere coscienza del fatto che la guerra è sempre più il modo naturale di essere del capitalismo decadente, e che se si vuole mettere fine alla guerra bisogna abbattere il capitalismo.

Difendere una frazione in lotta con il “diritto internazionale”, come fa Ferrando, significa partecipare a questa mistificazione ideologica, significa schierarsi a difesa del sistema capitalista, esattamente come lo si fa quando si partecipa alla mistificazione democratica insita nelle elezioni.

 

2/04/06                   Helios

 

1. Ferrando è il leader di Progetto Comunista, una delle correnti di Rifondazione Comunista su cui abbiamo recentemente pubblicato una miniserie di articoli sul questo giornale (vedi n: 140, 141 e 142) dal titolo: Rifondazione Comunista va a congresso per affilare le armi contro i lavoratori.

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