60° anniversario dalla liberazione dei campi di concentramento, dei bombardamenti di Dresda, d’Hiroshima...

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Barbarie capitalista e manipolazioni ideologiche 
 L'anno 2005 è ricco di macabri anniversari. La borghesia ha celebrato uno di essi, la liberazione nel gennaio 1945 dei campi di concentramento nazisti, con un fasto che ha superato le cerimonie del suo cinquantenario. Nessuna meraviglia, dal momento che l'esibizione dei mostruosi crimini del campo uscito vinto dalla Seconda Guerra mondiale ha, da sessant' anni, costituito il mezzo più sicuro per assolvere gli Alleati dai crimini contro l'umanità commessi anche da loro, durante e dopo la Seconda Guerra mondiale, e di presentare i valori democratici come garanti della civiltà di fronte alla barbarie. Per ragioni simili possiamo aspettarci che l'anniversario della capitolazione della Germania nel maggio 1945 rivesta egualmente un'ampiezza particolare. La Seconda Guerra mondiale, proprio come la prima, è stata una guerra imperialista, che ha messo alle corde i briganti imperialisti, e l'ecatombe di cui è stata responsabile (50 milioni di morti) ha confermato drammaticamente il fallimento del capitalismo. E se oggi la borghesia è costretta a dare una tale ampiezza alle commemorazioni della Seconda Guerra mondiale, è proprio perché le mistificazioni costruite intorno ad essa tendono ad erodersi. Alcune evidenze, per molto tempo negate e dissimulate a gran parte della popolazione, cominciano a venir fuori, come ad esempio il fatto che gli Alleati conoscessero l'esistenza dei campi di sterminio e non hanno fatto niente per metterli fuori uso, la qual cosa pone la questione della corresponsabilità degli Alleati nell'Olocausto. Spetta ai rivoluzionari, che per primi hanno denunciato la barbarie di entrambi i campi, proseguire la lotta contro le mistificazioni della borghesia che mira a mantenere nell'ombra i crimini degli Alleati o a minimizzarne la realtà. Così come spetta a loro mettere a nudo l'inconsistenza dei tentativi della borghesia per "scusare" gli atti di barbarie del campo "democratico".

Perché un tale battage sulla liberazione dei campi di concentramento?

Già la commemorazione del 60° anniversario dello sbarco alleato nel mese di giugno 1944 ha avuto un'ampiezza che supera quella del suo cinquantenario (1). Cosciente dell’importanza di mantenere sempre vivo il ricordo di un tale avvenimento, la borghesia non ha lesinato sui mezzi per ravvivare l'immagine di tutte queste giovani reclute che, credendo di combattere "per la libertà dei loro simili", si sono fatte massacrare a decine di migliaia sulle spiagge dello sbarco. Per la borghesia è importantissimo far permanere nella coscienza delle nuove generazioni la mistificazione che permise il reclutamento dei loro nonni, i quali pensavano che combattere il fascismo nel campo democratico (2) significava difendere la dignità umana e la civiltà contro la barbarie. Alla classe dominante non basta avere utilizzato come carne da cannone la classe operaia americana, inglese, tedesca (3), russa o francese, ma deve anche infettare con la sua putrida propaganda soprattutto le attuali generazioni di proletari. Infatti, sebbene oggi non sia disposta a sacrificarsi per gli interessi economici ed imperialisti della borghesia, la classe operaia continua tuttavia ad essere permeabile alla mistificazione secondo la quale non è il capitalismo la causa della barbarie nel mondo, ma alcuni poteri totalitari, nemici giurati della democrazia. La tesi del carattere "unico" del genocidio ebraico (e dunque non comparabile a nessun altro genocidio) ha un ruolo centrale nella persistenza attuale della mistificazione democratica. In effetti, è grazie alla sua vittoria sul regime totalitario torturatore del popolo ebraico che il campo alleato, e la sua ideologia democratica, hanno potuto imporre la menzogna secondo la quale essi costituivano i garanti contro la barbarie suprema. 

All'indomani della Seconda Guerra mondiale, ed anche nei due decenni successivi, addossare la barbarie sia agli Alleati che al campo nazista è stata una prerogativa di una piccola minoranza, principalmente ristretta al campo rivoluzionario internazionalista (4). Ciò cambierà progressivamente con la messa in discussione, in seguito alla rinascita del proletariato sulla scena internazionale nel 1968, di tutto un insieme di mistificazioni e di menzogne prodotte e sostenute per quasi un mezzo secolo di controrivoluzione (al primo posto delle quali quella della presunta natura socialista dei paesi dell'Est). Tanto più che la serie ininterrotta di guerre dalla Seconda Guerra mondiale in poi, dove i grandi paesi democratici hanno mostrato di essere i campioni della barbarie (Stati Uniti in Vietnam, Francia in Algeria, …) (5) forniva materia di riflessione critica. L'impennata della barbarie e del caos a partire dagli anni 1990, malgrado il ritorno della mistificazione democratica generata dalle campagne sul crollo dello stalinismo, ha mostrato questo secolo come il più barbaro della storia (6). Da 15 anni è evidente che le grandi potenze, spesso "democratiche", hanno una diretta responsabilità nello scoppio dei conflitti: gli Stati Uniti con al seguito la coalizione anti-Saddam nella prima guerra in Iraq che ha prodotto 500.000 morti; le grandi potenze occidentali in Iugoslavia (per due volte) con le "pulizie etniche", tra cui quella dell'enclave di Srebrenica nel 1993 fatta dalla Serbia e coperta dalla Francia e la Gran Bretagna; il genocidio del Ruanda orchestrato dalla Francia e che ha prodotto circa un milione di vittime (7); la stessa guerra in Cecenia che ha egualmente dato luogo alla sua epurazione etnica da parte della Russia; l'ultimo, sempre attuale e altrettanto barbaro, intervento americano-britannico in Iraq. In alcuni di questi conflitti abbiamo assistito anche alla replica della sceneggiatura della Seconda Guerra mondiale dove si è designato un dittatore per addossargli la responsabilità delle ostilità e delle carneficine: Saddam Hussein in Iraq, Milosevic in Iugoslavia. Importa poco se il dittatore era stato un personaggio rispettabile agli occhi di queste democrazie che intrattenevano con lui cordiali relazioni prima di trovarlo più utile come capro espiatorio.

In queste condizioni, non deve stupire che la pillola del carattere "unico" del genocidio ebraico è sempre più difficile da ingoiare per quelli che non hanno subito lo scervellante martellamento ideologico per tutta una vita. Concepire l'Olocausto come un'ignominia particolarmente abietta in un oceano di barbarie, e non come qualche cosa di particolare, presuppone un senso critico che non ha ceduto di fronte alle ripugnante campagne di colpevolizzazione e di intimidazione della borghesia, che fa passare per indifferentisti e negazionisti  (quelli che contestano la realtà dell'Olocausto), antisemiti e neonazisti quelli che rigettano e condannano tanto il campo degli Alleati che quello dei fascisti. E' per tale motivo che le nuove generazioni sono maggiormente in grado di liberarsi delle menzogne che hanno avvelenato la coscienza dei loro padri, come dimostrano alcuni commenti di professori di liceo incaricati di dispensare un corso sulla Shoah: "è difficile far loro [agli studenti] ammettere che questo è un genocidio differente dagli altri" (Le Monde del 26 gennaio,"L'atteggiamento refrattario di certi studenti obbliga gli insegnanti a riconsiderare i loro corsi sulla Shoah").

Proprio per ostacolare l'avanzamento di una presa di coscienza sulla reale natura della Seconda carneficina mondiale e sulla democrazia, la borghesia dove giocare sull'emozione che necessariamente provoca l'evocazione e la descrizione del calvario dei milioni di scomparsi nei campi di concentramento, deviando la reale responsabilità di questi orrori e di tutti quelli della guerra, su un dittatore, un regime, un paese per risparmiare un sistema, il capitalismo. E per dare piena efficacia alla messa in scena bisogna continuare ad nascondere e deformare la realtà dei crimini delle grandi democrazie durante la Seconda Guerra mondiale.

Dietro il terrore e la barbarie degli Alleati e del nazismo, la stessa ragion di Stato

L'esperienza di due guerre mondiali mostra che esse hanno delle caratteristiche comuni che spiegano gli alti livelli allora raggiunti dalla barbarie e di cui sono responsabili tutti i campi in gioco:

- L'armamento incorpora il più alto livello tecnologico e, come per l’insieme dello sforzo bellico, drena tutte le risorse e le forze della società. I progressi della tecnologia raggiunti tra la Prima e la Seconda Guerra mondiale, in particolare nel campo dell'aviazione, hanno fatto si che lo scontro militare non si contendesse più essenzialmente su campi di battaglia, con gli eserciti nemici l'uno di fronte all'altro, ma tutta la società diventa il teatro delle operazioni; 

- Una morsa di ferro stringe tutta la società per piegarla alle esigenze estreme del militarismo e della produzione di guerra. Il modo con cui questo è stato fatto in Germania è caricaturale. Man mano che aumentano le difficoltà militari, i bisogni di mano d'opera aumentano. Per soddisfarli, durante il 1942, i campi di concentramento diventano un immenso serbatoio di materiale umano a buon mercato, indefinitamente rinnovabile e sfruttabile a piacere. Almeno il terzo degli operai utilizzati dalle grandi società, Krupp, Heinkel, Messerschmitt o IG Farben erano deportati (8).

- Per imporsi militarmente vengono utilizzati tutti i mezzi, fino ai più estremi: i gas asfissianti della Prima Guerra mondiale, che appena prima di essere usati, erano considerati l'arma assoluta di cui non si sarebbe mai fatto uso; la bomba atomica, l'arma suprema, contro il Giappone nel 1945. Durante la Seconda Guerra mondiale meno noti, ma ancora più mortali, sono stati i bombardamenti delle città e delle popolazioni civili per terrorizzarle e decimarle. Inaugurati dalla Germania sulle città di Londra, Coventry e Rotterdam, sono stati perfezionati e utilizzati sistematicamente dalla Gran Bretagna i cui bombardieri scateneranno dei veri uragani di fuoco nei centri delle città, portando la temperatura di questi bracieri giganti a più di mille gradi.

"I crimini tedeschi o sovietici non possono far dimenticare che gli stessi Alleati sono stati presi dallo spirito del male e in certi aspetti hanno superato la Germania, in particolare con i bombardamenti di terrore. Decidendo il 25 agosto 1940 di lanciare i primi raid su Berlino, in replica ad un attacco accidentale su Londra, Churchill si assume la schiacciante responsabilità di una terribile regressione morale. Per circa cinque anni il Premier britannico, i comandanti del Bomber Command, Harris in particolare, infieriscono sulle città tedesche. (…)

Il colmo dell'orrore è raggiunto l'11 settembre 1944 a Darmstadt. Durante un attacco notevolmente concentrato, tutto il centro storico sparisce in un oceano di fiamme. In 51 minuti, la città riceve un tonnellaggio di bombe superiori a quello di tutto l'agglomerato londinese durante la durata della guerra. 14.000 persone trovano la morte. In quanto alle industrie localizzate alla periferia e che rappresentano solamente lo 0,5% del potenziale economico del Reich, sono toccate appena". (Una guerra totale 1939-1945, strategie, mezzi, controversia di Ph. Masson) (9). I bombardamenti inglesi sulle città tedesche causarono la morte di circa 1 milione di persone.

Lungi dal portare ad una certa moderazione dell'offensiva sul nemico, permettendo di ridurne il costo finanziario, la sconfitta nell'anno 1945 della Germania e del Giappone ha al contrario raddoppiato sia in intensità che in crudeltà gli attacchi aerei. Il motivo è che la vera posta in gioco non era ormai più la vittoria su questi paesi già conquistati. In effetti la questione era evitare che frazioni della classe operaia in Germania, di fronte alle sofferenze della guerra, si sollevassero contro il capitalismo, come era successo durante la Prima Guerra mondiale (10). Gli attacchi aerei inglesi miravano, quindi, a proseguire l'annientamento degli operai non periti già sui fronti militari ed a sprofondare il proletariato nell'impotenza del terrore.

A questa considerazione, se ne aggiunge un'altra. Era diventato chiaro per gli anglo-americani che la futura spartizione del mondo andava a porre i principali paesi vincitori della Seconda Guerra mondiale gli uni di fronte agli altri. Da una parte gli Stati Uniti (con al loro fianco un'Inghilterra dissanguata dalla guerra) e dall'altra l'Unione Sovietica che in quel momento era in grado di rinforzarsi considerevolmente attraverso le conquiste e l'occupazione militare permesse dalla sua vittoria sulla Germania. La consapevolezza di questa nuova minaccia viene espressa chiaramente da Churchill: "la Russia sovietica era diventata un pericolo mortale per il mondo libero, [tale] che bisognava creare senza perdere tempo un nuovo fronte per fermare la sua marcia in avanti e che in Europa questo fronte avrebbe dovuto trovarsi il più all'Est possibile" (11). Si tratta allora per gli Alleati occidentali di porre dei limiti all'appetito imperialista di Stalin in Europa ed in Asia attraverso dimostrazioni di forza dissuasiva. Questa sarà l'altra funzione dei bombardamenti inglesi del 1945 sulla Germania e l'unico obiettivo dell'impiego dell'arma atomica contro il Giappone (12).

Il carattere sempre più limitato degli obiettivi militari ed economici che diventano nettamente secondari dimostra, come a Dresda, questo nuovo scopo dei bombardamenti:

"Fino al 1943, a dispetto delle sofferenze inflitte alla popolazione, i raid possono offrire ancora una giustificazione militare o economica prendendo di mira i grandi porti del nord della Germania, il complesso della Ruhr, i centri industriali maggiori o anche la capitale del Reich. Ma, a partire dall'autunno 1944, non è più lo stesso. Con una tecnica perfettamente rodata, il Bomber Command che dispone di 1600 aerei e che si scontra con una difesa tedesca sempre più debole, intraprende l'attacco e la distruzione sistematica delle città medie ed anche delle stesse piccole agglomerazioni senza il minimo interesse militare o economico.  La storia ha giustificato l'atroce distruzione di Dresda nel febbraio 1945, con la scusa strategica di neutralizzare un centro ferroviario importante per le retrovie della Wehrmacht impegnata contro l'Armata rossa. In effetti le perturbazioni portate alla circolazione non supereranno le 48 ore. Ma nessuna giustificazione riguarda la distruzione di Ulm, di Bonn, di Wurtzbourg, di Hidelsheim, di queste città medievali, di questi gioielli artistici che appartengono al patrimonio dell'Europa. Tutte queste antiche città spariscono nei tifoni di fuoco dove la temperatura raggiunge dai 1000 ai 2000 gradi provocando la morte di decine di migliaia di persone con sofferenze atroci." (Ph. Masson)

Quando la barbarie stessa diventa il principale movente della barbarie

Questa è un'altra caratteristica comune ai due conflitti mondiali: proprio come le forze produttive che la borghesia è incapace di controllare sotto il capitalismo, le forze di distruzione che mette in movimento in una guerra totale tendono a sfuggire al suo controllo. Allo stesso modo, le peggiori pulsioni che la guerra ha scatenato si automatizzano e si autostimolano, dando adito ad atti di barbarie gratuita, senza più nessun rapporto con gli scopi di guerra perseguiti, per quanto abietti possano essere quest'ultimi.

Durante la guerra i campi di concentramento nazisti erano diventati una gigantesca macchina per uccidere tutti quelli sospettati di resistenza in Germania o nei paesi occupati o vassallizzati. Il trasferimento dei detenuti in Germania costituisce, nei fatti, un mezzo per imporre l'ordine attraverso il terrore sulle zone di occupazione tedesca (13). Ma il carattere sempre più sbrigativo e radicale dei mezzi adoperati per sbarazzarsi della popolazione concentrata nei campi, in particolare degli ebrei, risponde sempre meno a considerazioni risultanti dalla necessità di imporre il terrore o il lavoro forzato. È la fuga in avanti nella barbarie con il solo movente della stessa barbarie (14). Parallelamente all'omicidio di massa, torturatori e medici nazisti procedevano alle "sperimentazioni" sui prigionieri dove il sadismo faceva a gara con l'interesse scientifico. A questi sarà poi offerta l'immunità ed una nuova identità in cambio della loro collaborazione ai progetti classificati come "segreto di difesa militare" negli Stati Uniti.

La marcia dell'imperialismo russo, attraverso l'Europa dell'Est in direzione di Berlino, s'accompagna a ritorsioni che rivelano la stessa logica:

"Colonne di profughi sono schiacciate sotto i cingoli dei carri o mitragliate sistematicamente dall'aviazione. La popolazione di intere agglomerazioni è massacrata con raffinata crudeltà. Donne nude sono crocifisse sulle porte dei fienili. Alcuni bambini sono decapitati o hanno la testa schiacciata a forza di calci, o gettati ancora vivi nei porcili. Tutti quelli che non hanno potuto fuggire o che non hanno potuti essere evacuati dal Kriegsmarine nei porti del Baltico sono puramente e semplicemente sterminati. Il numero delle vittime può essere valutato dai 3 ai 3,5 milioni (…).  Senza raggiungere un tale livello, questa follia omicida si estende a tutte le minoranze tedesche del Sud-est europeo, in Iugoslavia, in Romania ed in Cecoslovacchia, alle migliaia di Sudeti. La popolazione tedesca di Praga, installata nella città sin dal Medioevo, è massacrata con raro sadismo. Dopo essere state violentate, alcune donne hanno i tendini di Achille tagliati e condannate a morire quindi di emorragia sul suolo tra atroci sofferenze. Alcuni bambini sono mitragliati all'uscita delle scuole, gettati sulla carreggiata dai piani più elevati dei palazzi o annegati nelle vasche o nelle fontane. Degli infermi sono murati vivi nelle cantine. In totale, più di 30.000 vittime. La violenza non risparmia i giovani ausiliari delle trasmissioni della Luftwaffe gettati vivi nei pagliai infiammati. Per settimane il Vltava (Moldau) trasporta migliaia di corpi, alcuni a famiglie intere sono inchiodati su delle zattere. Allo stupore dei testimoni, tutta una parte della popolazione ceca ostenta una ferocia d’altri tempi.  Questi massacri derivano, in realtà, da una volontà politica, da un'intenzione di eliminazione, a favore del risveglio delle più bestiali pulsioni. A Yalta, davanti all'inquietudine di Churchill dl veder nascere delle nuove minoranze nel quadro delle future frontiere dell'URSS o della Polonia, Stalin non potrà astenersi dal dichiarare con aria beffarda che non dovevano più esserci molti tedeschi in queste regioni..." (Ph. Masson) 

La "pulizia etnica" delle province tedesche dell'est non è dovuta alla responsabilità della sola armata di Stalin, ma anche al concorso delle forze armate britanniche ed americane. Sebbene all'epoca già si delineano le linee del futuro antagonismo tra l'URSS e gli Stati Uniti, questi paesi e l'Inghilterra cooperano senza riserve nel compito di eliminare il pericolo proletario, attraverso l'eliminazione in massa della popolazione (15). Inoltre, tutti hanno interesse a che il giogo della futura occupazione della Germania possa esercitarsi su una popolazione inerte per le troppe sofferenze subite, comportando il minor numero di profughi possibili. Questo obiettivo, che già in sé incarna la barbarie, sarà il punto di partenza della scalata di una bestialità incontrollata al servizio dell'omicidio in massa. I rifugiati che sfuggono ai cingoli dei carri di Stalin, sono massacrati dai bombardamenti inglesi ed americani che scatenano mezzi considerevoli per il loro puro e semplice sterminio. La crudeltà dei bombardamenti in Germania che siano inglesi, ordinati da Churchill in persona, o americani, mira ad uccidere selvaggiamente il più possibile: "Questa volontà di distruzione sistematica che prende aspetti quasi di genocidio prosegue fino all'aprile 1945, a dispetto delle incalzanti obiezioni dell'Air Marshall Portal, comandante in capo della RAF che vorrebbe che i bombardamenti fossero orientati sull'industria del petrolio o i trasporti. Da buon politico, Churchill stesso finisce per inquietarsi, in seguito alle reazioni indignate della stampa dei paesi neutrali e di una parte della stessa opinione britannica". (Ph. Masson). Sul fronte tedesco, il raid americano del 12 marzo 1945 sulla città portuaria di Swinemünde in Pomerania che totalizzerà probabilmente secondo le stime più di 20.000 vittime, prende per bersaglio i profughi che fuggono all'avanzata delle truppe di Stalin, ammassati in città o già a bordo di navi:

"La spiaggia era circondata da un larga cintura di parchi dove si era concentrata la massa dei profughi. L' ottava armata americana lo sapeva perfettamente, per questo aveva ben caricato i suoi aerei di "rompitori di alberi",  bombe munite di detonatori che esplodevano nel momento in cui entravano in contatto con i rami. Un testimone racconta di aver visto i rifugiati nel parco "gettarsi al suolo esponendo tutto il loro corpo all'azione dei "rompitori di alberi". "I marcatori avevano disegnato esattamente i limiti del parco con luci traccianti, il bombardamento a tappeto cadeva dunque in una zona particolarmente stretta in modo da non lasciare alcuna via di scampo (…). Tra le grandi navi commerciali che affondarono - Jasmund, Hilde, Ravensburg, Heiligenhafen, Tolina, Cordillera - fu l'Andros che subì le perdite più pesanti. Era salpata il 5 marzo da Pillau, sulla costa del Samland, con duemila passeggeri in direzione della Danimarca" (L'incendio, la Germania sotto le bombe, 1940-45 di Jörg Friedrich).

"A questi attacchi massicci si aggiungono, nello lo stesso periodo, i raid ripetuti dell'aviazione tattica, bimotori e caccia-bombardieri. Questi raid [degli americani e degli inglesi] mirano addirittura i treni, le strade, i villaggi, le fattorie isolate, i contadini nei loro campi. I tedeschi lavorano ormai i campi solo la mattina all'alba o la sera al crepuscolo. Mitragliate vengono effettuate all'uscita delle scuole e bisogna insegnare ai bambini come proteggersi dagli attacchi aerei. All'epoca del bombardamento di Dresda, i caccia alleati sparano sulle ambulanze ed alle auto di pompieri che convergono verso la città dalle cittadine circostanti". (Ph. Masson).

Sul fronte di guerra dell'estremo oriente, l'imperialismo americano agisce con la stessa bestialità: "Ritorniamo all'estate 1945. Sessantasei delle più grandi città del Giappone sono già state distrutte dal fuoco dei bombardamenti al napalm. A Tokio un milione di civili è senza riparo e 100.000 persone hanno trovato la morte. Sono state, per riprendere l'espressione del generale di divisione Curtis Lemay responsabile di queste operazioni di bombardamento a fuoco, "tostate, bollite e cotte a morte". Il figlio del presidente Franklin Roosevelt che era anche il suo confidente, aveva dichiarato che i bombardamenti dovevano proseguire "finché non avremo distrutto circa la metà della popolazione civile giapponese". Il 18 luglio, l'imperatore del Giappone telegrafa al presidente Harry S.Truman che era successo a Roosevelt, per chiedere ancora una volta la pace. Il suo messaggio viene ignorato. (…) Alcuni giorni prima del bombardamento di Hiroshima, il viceammiraglio Arthur Radford fa il gradasso: "Va a finire che il Giappone diventerà solamente una nazione senza città - un popolo di nomadi"". ("Da Hiroshima alle Twin Towers", Le Monde diplomatique di settembre 2002).

 Annebbiamento ideologico e menzogne per coprire i cinici crimini della borghesia 

 Esiste ancora un'altra caratteristica del comportamento della borghesia particolarmente presente nelle guerre, soprattutto quando queste sono totali: alcuni dei crimini che essa decide di non cancellare dalla storia (secondo il metodo con cui già avevano cominciato a procedere gli storici stalinisti negli anni 30) vengono trasformati nel loro contrario, in atti coraggiosi, virtuosi, che avrebbero permesso di salvare più vite umane di quelle soppresse.

 I bombardamenti britannici in Germania 

Con la vittoria degli Alleati, è tutto un pezzo della storia della Seconda Guerra mondiale che è sparito dalla realtà (16): "i bombardamenti di terrore sono caduti in un oblio quasi completo, come i massacri perpetrati dall'armata rossa o i terribili regolamenti di conti dell'Europa dell'est".(Ph. Masson). Questi avvenimenti evidentemente non sono evocati alle cerimonie di commemorazione degli anniversari "macabri"; sono banditi. Rimangono solo alcune testimonianze storiche che, essendo troppo radicate per essere apertamente sradicate, vengono "trattate dai media" per renderle innocue. E’ il caso del bombardamento di Dresda: "…il più bel raid di terrore di tutta la guerra fu opera degli Alleati vittoriosi. Un record assoluto fu conquistato il 13 e 14 febbraio 1945: 253.000 uccisi, tra profughi, civili, prigionieri di guerra, deportati del lavoro. Nessun obiettivo militare" (Jacques de Launay) Introduzione all'edizione francese del 1987 del libro La distruzione di Dresda (17).

È buona regola oggi per i media che commentano le cerimonie del 60° anniversario del bombardamento di Dresda, parlare di 35.000 vittime e quando viene citata la cifra di 250.000, questa stima viene immediatamente attribuita, per alcuni alla propaganda nazista, per altri alla propaganda stalinista. Quest'ultima "interpretazione" è del resto poco coerente con la preoccupazione maggiore delle autorità della Germania dell'Est per i quali, all'epoca, "neanche si parlava di lasciare spargere la vera notizia che la città era invasa da centinaia di migliaia di profughi che fuggono davanti l’Armata rossa". (Jacques de Launay). In effetti, al momento dei bombardamenti, la città contava circa 1 milione di abitanti di cui 400.000 profughi. Vista il modo di cui la città è stata devastata (18), è difficile immaginarsi come sia perito solo il 3,5% della popolazione!

Alla campagna di banalizzazione da parte della borghesia dell'orrore di Dresda, attraverso la minimizzazione del numero delle vittime, se ne sovrappone un'altra che mira a fare apparire l'indignazione legittima che suscita questo atto di barbarie come un attacco dei neo-nazisti. Tutta la pubblicità intorno alle manifestazioni di commemorazione fatte dai degenerati nostalgici del 3° Reich in Germania, non può in effetti che spingere a prendere le distanze da una critica che metta in discussione gli Alleati, per timore di essere amalgamati ai nazisti.

Il bombardamento atomico sul Giappone   

Contrariamente ai bombardamenti inglesi in Germania su cui è stato fatto di tutto per ridurne l'ampiezza, l'impiego dell'arma atomica, per la prima ed unica volta nella storia, da parte della prima democrazia del mondo è un avvenimento che non è stato mai minimizzato o dissimulato. Al contrario, tutto è stato fatto affinché si sapesse e venisse messo in evidenza il potere di distruzione di questa nuova arma. Ancor prima dello stesso bombardamento di Hiroshima del 6 agosto 1945 tutte le disposizioni furono prese in tal senso: "Quattro città erano state designate [per essere bombardate]: Hiroshima (città industriale con grande porto e base militare), Kokura (principale arsenale), Nigata (porto acciaierie e raffinerie), e Kyoto (industrie) (…) A partire da questo momento, nessuna delle su citate città fu bombardata: era necessario che esse fossero toccate il meno possibile affinché la potenza distruttrice della Bomba atomica non potesse essere messa in discussione" (“Bombe lanciate su Hiroshima” su www.momes.net/dictionnaire/h/hiroshima.html). In quanto allo sgancio della seconda bomba su Nagasaki (19), questo corrisponde alla volontà degli Stati Uniti di dimostrare che potevano, tutte le volte che ritenevano necessario, fare uso del fuoco nucleare (il che in realtà non era ancora vero dato che le altre bombe non erano pronte).

La giustificazione ideologica per questo massacro delle popolazioni giapponesi, era che solo così si poteva  ottenere la capitolazione del Giappone salvando la vita di un milione di soldati americani. È una menzogna enorme ancora oggi diffusa: il Giappone era esangue e gli Stati Uniti, avendo intercettato e decifrato delle comunicazioni della diplomazia e dello Stato Maggiore nipponico, sapevano che era pronto a capitolare. Ma sapevano anche che esisteva, dal lato giapponese, una restrizione alla capitolazione, il rifiuto della destituzione dell'imperatore Hiro-Hito. Disponendo di un mezzo per evitare che il Giappone non accettasse la capitolazione totale, gli Stati Uniti l'utilizzarono redigendo gli ultimatum in modo tale da far intendere che esigevano la destituzione dell'imperatore. Inoltre bisogna sottolineare che l'amministrazione americana non aveva mai minacciato esplicitamente il Giappone di attaccarlo con il fuoco nucleare, fin dalla prima sperimentazione nucleare riuscita ad Alamogordo, proprio per non lasciargli un'opportunità di accettare le condizioni americane. Dopo avere sganciato due bombe atomiche dimostrando la superiorità di questa nuova arma su tutte le armi convenzionali, gli Stati Uniti avevano raggiunto il loro fine, il Giappone capitolò e... l'imperatore restò al suo posto. L'inutilità assoluta dell'uso della bomba atomica contro il Giappone per costringerlo a capitolare è stata confermata, sin da allora, dalle dichiarazioni di militari di cui alcuni di alto grado, loro stessi sconvolti da un tale cinismo e da una tale barbarie (20).

La corresponsabilità degli Alleati nell'Olocausto

"Al silenzio europeo, si aggiunge quello degli Alleati. Perfettamente informati a partire da 1942, né gli inglesi né gli americani si commuovono di tanto della sorte degli ebrei e si rifiutano di integrare la lotta contro il genocidio negli scopi di guerra. La stampa segnala molti trasferimenti e massacri, ma queste notizie sono rigettate in dodicesima o quindicesima pagina. Il fenomeno è particolarmente netto negli Stati Uniti dove regna un antisemitismo virulento dal 1919". (Una guerra totale…)

All'epoca della liberazione dei campi, gli Alleati fanno finta di essere sorpresi dell'esistenza di questi e degli stermini di massa lì perpetrati. Fino a quel momento denunciati unicamente da alcuni storici onesti e dalle minoranze rivoluzionarie, questo raggiro comincia a essere rimessa in causa, da una decina di anni, da personalità ufficiali o riconosciute dai media. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahou, il 23 aprile 1998 dichiara ad Auschwitz, in occasione de "la Marcia dei Vivi": "non era difficile fermare il tutto, bastava bombardare queste rotaie. Essi [gli Alleati] sapevano. Non hanno bombardato perché all'epoca gli ebrei non avevano uno Stato, una forza militare e politica per proteggersi"; parimenti la rivista francese Scienza e vita Junior scrive: "Nella primavera 1944, gli Alleati fotografano in dettaglio Auschwitz-Birkenau e bombardano in quattro riprese le fabbriche vicine. Mai una bomba fu lanciata contro le camere a gas, le strade ferrate o i forni crematori del campo di sterminio. Winston Churchill e Franklin Roosevelt erano stati informati, fin dal 1942, dal rappresentante del Congresso ebraico mondiale a Ginevra e poi dai resistenti polacchi di ciò che accadeva nei campi. Alcuni resistenti ebraici hanno chiesto loro di bombardare le camere a gas ed i forni crematori di Auschwitz. Non l'hanno fatto o, nel caso di Churchill, i loro ordini non sono stati eseguiti". (N°38, ottobre 1999; Dossier fuori serie: la Seconda Guerra mondiale). Il procedimento è vecchio come il mondo: si accusano dei subalterni per risparmiare i capi! Le risposte date a questa situazione, anche le più oneste, fanno bella mostra della rispettabilità del campo alleato: "Perché, mentre l'aviazione alleata ha bombardato una fabbrica di gomma a 4 chilometri più in là? La risposta è terribile: i militari avevano altre priorità. Per loro, la cosa più importante era vincere al più presto la guerra e niente doveva ritardare questo obiettivo prioritari.” (Ibid.). Si fa di tutto per evitare di porre la vera questione della corresponsabilità degli Alleati nell'Olocausto (21) quando questi rifiutarono ogni proposta tedesca di scambiare degli ebrei contro i camion, ed anche contro niente e, neanche per salvare loro la vita, vollero occuparsi di una popolazione di cui non avevano che fare.

La borghesia : una classe di gangster

Come spiegare che i segreti così ben custoditi per anni finiscono per essere svelati sulla pubblica piazza? Nell'articolo da cui è preso il brano su citato del discorso di Netanyahou del 23 aprile 1998 ad Auschwitz, si delinea un inizio di risposta: "Evidentemente, la pressione esercitata su Benjamin Netanyahou dai paesi europei e soprattutto dagli Stati Uniti, alla vigilia della sua partenza in Polonia, rispetto ai negoziati con Yasser Arafat, spiega il suo ricorso al tema delle vittime della Shoah" ("Il dibattito storiografico in Israele intorno alla Shoah: il caso della leadership ebraica" di Raya Cohen, Università di Tale-Aviv). Effettivamente è proprio per fare allentare la pressione esercitata su Israele da parte degli Stati Uniti nei negoziati coi palestinesi che Netannyahou lancia un sasso nello stagno destinato a denigrare la reputazione dello zio Sam. Mostrando esplicitamente la volontà di una maggiore indipendenza nei confronti degli Stati Uniti, per giocare la propria carta, Israele non fa che inserirsi nella dinamica di tutti i vecchi vassalli degli Stati Uniti del blocco dell'Ovest da quando questo è sparito all'inizio degli anni ‘90. Altri paesi come la Francia o la Germania si sono spinti ancora più lontano in questa direzione contestando più apertamente la leadership americana. È la ragione per quale, allo scopo di alimentare un anti-americanismo sempre più forte man mano che aumentavano gli antagonismi con la prima potenza mondiale, i nuovi rivali, e vecchi alleati degli Stati Uniti, potrebbero essere sempre più favorevoli al fatto che sia posta pubblicamente la questione del "perché gli Alleati, che sapevano dell'Olocausto in corso, non hanno bombardato i campi di concentramento?" Gli Stati Uniti, ma anche la Gran Bretagna, devono dunque aspettarsi di dover affrontare delle critiche più esplicite circa la loro corresponsabilità nell'Olocausto (22).

In particolare da parte della Germania ci sono vari tentativi di rompere il consenso ideologico favorevole al vincitore del 1945, insieme alla volontà di lasciare lo statuto di nano militare risultato dalla sconfitta. Dalla sua riunificazione all'inizio degli anni 90, la Germania si è data i mezzi per assumere sul piano internazionale responsabilità militari in operazioni dette di "mantenimento della pace", in ex-Iugoslavia in particolare e più recentemente in Afghanistan. Una tale politica della Germania, che tende ad affermarsi come principale sfidante alla leadership americana, anche se è ancora lontana da potere rivaleggiare con essa, corrisponde alla volontà di questo paese di poter sostenere di nuovo un ruolo di primo piano sulla scacchiera imperialista mondiale. Tra le condizioni richieste per tenere un tale ruolo, le occorre mettere fine alla vergogna del suo passato nazista incollatele addosso, deve "riabilitarsi" dimostrando che, all'epoca della Seconda Guerra mondiale, la barbarie era in entrambi campi. Il che non è molto difficile visto le prove che attestano questa realtà. In modo del tutto appropriato, l'offensiva ideologica della Germania è condotta da personalità che affermano di  subordinare la loro lotta alla difesa della democrazia non risparmiando  la denuncia  dei crimini nazisti. Come riporta un articolo intitolato "Il libro di Jörg Friedrich "Der Brand" ha riaperto la polemica concernente i bombardamenti strategici" all'interno di un numero speciale dello Spiegel nel 2003, questa offensiva ideologica ha dato adito ad un vivo scambio mediatico tra la Germania e la Gran Bretagna. Lo Spiegel scrive: "dei brani di questo studio esauriente della guerra delle bombe gettate dagli Alleati contro la Germania negli anni 1940-45 erano stati appena pubblicati in Bild-Zeitung che i giornalisti britannici si sono gettati sullo storico berlinese, finendo per porre costantemente la stessa domanda: "Come siete arrivati a descrivere Winston Churchill un criminale di guerra? Friedrich ha spiegato ripetutamente che nel suo libro si era astenuto dall’esprimere un giudizio su Churchill. Non può essere inoltre un criminale di guerra in senso giuridico del termine, dice Friedrich, per il fatto che i vincitori, anche quando hanno commesso dei crimini di guerra, non vengono incolpati".

Lo Spiegel riprende: "non è stupefacente che il conservatore Daily Telegraph abbia suonato così in fretta l'allarme ed abbia stigmatizzato il libro di Friedrich come “un attacco mai visto contro la condotta della guerra da parte degli Alleati". Nel Daily Mail lo storico Corelli Barnett schiuma che il collega tedesco avrebbe raggiunto il "livello di pericoloso revisionista" e cercherebbe di stabilire "un'equivalenza morale tra il sostegno dato da Churchill ai bombardamenti a tappeto ed il crimine indicibile" dei Nazisti, "un non senso infame e pericoloso". (…). Churchill - vero uomo di guerra - era anche un politico ambivalente. E' il carismatico Primo ministro che ha richiesto gli attacchi "di annientamento" contro le città tedesche. Ma quando, in seguito, vide dei film di città in fiamme, domandò: "Siamo delle bestie? Andiamo troppo lontano?"

Allo stesso tempo, non è stato nessun altro che lui stesso - come Hitler e Stalin - a farsi carico delle decisioni militari importanti ed ha come minimo approvare la costante scalata dei bombardamenti nella guerra"

Nello stesso senso, la Germania sviluppa un'offensiva diplomatica che mira ad ottenere risarcimento morale per il danno subito con la perdita della sua influenza storica in un certo numero di paesi dell'Europa dell'Est, in seguito alla sua sconfitta nella Seconda Guerra mondiale. Infatti, "circa 15 milioni di tedeschi hanno dovuto fuggire dall'est dell'Europa dopo la sconfitta. Nazisti o non, collaboratori o resistenti, furono cacciati dalle regioni dove si erano stabiliti da secoli: i Sudeti in Boemia e Moravia, la Slesia, la Prussia orientale e la Pomerania" ("La ‘nuova Germania’ rompe i suoi vecchi tabù"; Le Temps - periodico svizzero - del 14 giugno 2002). In effetti, sotto la copertura di operare per fini umanitari, la Germania è fautrice della creazione di una "rete europea contro gli spostamenti di popolazioni" motivate da "l'idea che lo spostamento delle popolazioni tedesche fu una "ingiustizia" per motivazioni etniche coperta dagli Accordi di Potsdam" (Informationen zur Deutschen Außenpolitik del 2 febbraio 2005; https://www.germanforeignpolicy.com) (23). In un discorso di sostegno a questa "rete", pronunciato nel novembre 2004 davanti ad una commissione del Consiglio dell'Europa, Markus Meckel, deputato SPD specializzato in questioni internazionali, dichiarava: "Certo, sono dei dittatori come Hitler, Stalin e, recentemente, Milosevic che hanno ordinato tali spostamenti di popolazioni ma dei democratici come Churchill e Roosevelt, hanno accettato l'omogeneizzazione etnica come un mezzo di stabilizzazione politica". La pubblicazione citata (Informationen zur.) riassume il seguito del discorso: "Meckel arriva alla provocazione aggiungendo che tutti sarebbero oggi d'accordo a qualificare come un attentato al diritto, il trapianto delle popolazioni tedesche. "La comunità internazionale condanna oggi", spiega lui, il comportamento dei vincitori della guerra che si pensa non abbiano agito in maniera diversa dalla dittatura razzista del nazional-socialismo".

Evidentemente, non bisogna aspettarsi da parte di nessuna frazione della borghesia, che la messa in evidenza dei crimini commessi da altre frazioni della borghesia, abbia una motivazione diversa dalla difesa dei suoi interessi imperialisti. Oggi, la propaganda borghese che utilizza la rivelazione dei crimini degli Alleati durante la Seconda Guerra mondiale è da combattere con la stessa determinazione della propaganda alleata e democratica che ha utilizzato i crimini del nazismo per farsi una verginità. Tutte le lacrime versate sulle vittime della Seconda Guerra mondiale, da parte di qualunque frazione della borghesia, sono solamente nauseante ipocrisia.

La più importante lezione da trarre da questi sei anni di carneficina della Seconda guerra mondiale è che i due campi in gioco ed i paesi che essi raggruppavano, quale che sia l'ideologia di cui questi si drappeggiavano, stalinista, democratico o nazista, erano tutti la legittima creazione della bestia immonda che è il capitalismo decadente.

La sola denuncia della barbarie che possa servire gli interessi dell'umanità è quella che, andando alla radice di questa barbarie, se ne serve da leva per una denuncia dell’insieme del capitalismo in vista del suo capovolgimento, prima che questo seppellisca tutta l'umanità sotto mucchi di rovine.

LC-S (16 aprile 2005)

1. "Sbarco di giugno 1944: massacri e manipolazioni capitaliste", Révue Internationale n° 118. 

2. Sulle commemorazioni del 1944: "50 anni di menzogne imperialiste", Révue Internationale n° 78.

3. Per ciò che riguarda la classe operaia del campo fascista, è attraverso il terrore più bestiale che è stata irreggimentata, e decimata a milioni, nell'esercito tedesco. 

4. Si tratta essenzialmente della Sinistra comunista che denunciava questa guerra come una guerra imperialista come era stata la Prima e difendeva che, di fronte a questa, il solo atteggiamento conseguente dei rivoluzionari era l'internazionalismo intransigente, col rifiuto di ogni sostegno ad uno o all'altro dei due campi. Non fu tale l'atteggiamento del trotskismo che, sostenendo l'imperialismo russo ed il campo democratico, segnò il suo passaggio nel campo della borghesia. Questo spiega perché certe frange del trotskismo (Ras l'front in Francia, ad esempio) specializzate nell'antifascismo radicale, esprimono un odio feroce verso ogni attività e posizione che denunci lo sfruttamento ideologico da parte degli Alleati dei campi della morte, come è in particolare per l'opuscolo pubblicato dal Partito comunista internazionale Auschwitz o il grande alibi.

5. "I massacri ed i crimini delle grandi democrazie", Révue Internationale n° 66.

6. "Anno 2000, il secolo più barbaro della storia", Revue Internationale n° 101.

7. Leggi il libro "La Francia in Ruanda, l'inconfessabile" di Patrick di Saint-Exupéry dove sono dettagliati tutti gli elementi che mostrano come la Francia di Mitterrand ha armato, addestrato, sostenuto e protetto i torturatori dei Tutsi, per la difesa dei suoi interessi imperialisti in Africa.

8. Questo modo sbrigativo di organizzare la produzione forzata era stato in parte inaugurato all'epoca del Primo conflitto mondiale in un altro campo, quello della disciplina degli eserciti quando, in Francia, le truppe venivano portate alla battaglia con una  fila  di mitragliatrici   dietro di esse,   portate  da gendarmi  che avevano l'ordine di fare fuoco su quelli che si rifiutavano di avanzare verso le linee nemiche.

9. Philippe Masson non può essere sospettato a priori di simpatie rivoluzionarie poiché è il capo della sezione storica del Servizio storico della Marina ed insegna alla scuola superiore di guerra navale.

10. Dalla fine del 1943, scioperi operai esplodevano in Germania e le diserzioni in seno all'esercito tedesco tendevano ad amplificarsi. In Italia, fine 1942 e soprattutto 1943, scoppiarono scioperi un po' dovunque nei principali centri industriali del Nord.

11. Memorie, Tomo 12, maggio 1945.

12. "50 anni dopo: Hiroshima, Nagasaki o le menzogne della borghesia", Révue Internationale n° 83. 

13. Una direttiva del generale Keitel del 12 dicembre 1941, conosciuta sotto il nome di "Notte e Nebbia", spiega: "un effetto di intimidazione duratura non può essere ottenuto che attraverso condanne a morte o con misure tali da lasciare la famiglia (del colpevole) e la popolazione nell'incertezza circa la sorte del detenuto" 

14. Pur non avendo dato luogo ad una politica di eliminazione così sistematica, i feroci trattamenti inflitti alla popolazione tedesca deportata (dai paesi dell'Est) ed ai prigionieri di guerra (parcheggiati negli Stati Uniti ed in Canada), e la carestia che imperversa nella Germania occupata fecero dai 9 ai 13 milioni di morti tra il 1945 e 1949. Per più informazioni, leggere il nostro articolo "1948, il ponte aereo di Berlino nasconde i crimini dell'imperialismo alleato", Révue Internationale n° 95.

15. Una tale cooperazione impegna egualmente, in certe circostanze, l'esercito tedesco a cui è toccato l'annientamento della popolazione di Varsavia che, in seguito ad una promessa di aiuto da parte degli alleati, era insorta contro l'occupazione tedesca. Mentre le SS massacravano la popolazione, le truppe di Stalin sostavano dall'altro lato della Vistola in attesa che il lavoro fosse portato a termine, mentre evidentemente l'aiuto promesso dagli inglesi non arrivava.  

16. "Nel 1948 un'inchiesta alleata rivelerà che, fin dal 1944, il comando aveva deciso di commettere "un'atrocità ad un livello tale da terrorizzare i tedeschi e spingerli a cessare i combattimenti”. Lo stesso argomento servirà sei mesi più tardi ad Hiroshima e Nagasaki. L'inchiesta conclude che l'azione era "politica e non militare" e non esiterà a qualificare i bombardamenti di Dresda ed Amburgo "atti terroristici su vasta scala". Nessun responsabile politico o militare venne mai disturbato". (Estratto dalla pagina Web del 13 febbraio 2004 Réseau Voltaire: "Il  terrorismo aereo" su Dresda fa 135.000 morti civili).

17. L'autore di questo libro è Davide Irving che è accusato di aver abbracciato, in un passato recente, le tesi negazioniste. Sebbene una tale sua evoluzione, se reale, non è di natura tale da permettere di avere una chiarezza sull'obiettività del suo libro La distruzione di Dresda (Edizione francese del 1987), va segnalato che il suo metodo, che a nostra conoscenza non è stato rimesso mai seriamente in causa, non porta la minima impronta di negazionismo. La prefazione a questa edizione del generale di corpo d'armata aereo, Sir Robert Saundby, che non sembra né un furioso pro-nazista né pro-negazionista, dice tra l'altro: "Questo libro racconta onestamente e senza passione la storia di un caso particolarmente tragico dell'ultima guerra, la storia della crudeltà dell'uomo sull’uomo. Auguriamo che gli orrori di Dresda e di Tokio, di Hiroshima e di Amburgo, possano convincere la razza umana tutta intera della futilità, della ferocia e dell'inutilità profonda della guerra moderna". Inoltre, nell'edizione inglese del 1995 di questo libro (intitolata Apocalisse 1945) che ne costituisce un attualizzazione si trova il seguente passaggio: "esiste un parallelo tra Dresda ed Auschwitz? A mio avviso l'uno e l'altro ci insegnano che il vero crimine della guerra, come della pace, non è il genocidio -che suppone implicitamente che la posterità accorderà le sue simpatie e condoglianze ad una razza particolare- ma la strage di innocenti. Non è perché le sue vittime erano degli ebrei che Auschwitz è stato un crimine, ma perché erano innocenti" (Sottolineato da noi). Segnaliamo infine, per dissipare eventuali dubbi sul carattere eccessivo dell'autore che l'edizione francese del 1963 che stima il numero delle vittime a 135.000, cita le stime fatte dalle autorità americane che danno 200.000 vittime e più.  

18. "Una prima ondata di bombardieri passa sopra la città il 13 febbraio in serata, verso le 21.30. Sgancia 460.000 bombe a frammentazione che scendono a grappoli ed esplodono bucando i muri, i pavimenti ed i soffitti delle abitazioni. (…) Una seconda ondata di bombardieri, alle 3 della mattina, scarica per 20 minuti 280.000 bombe incendiarie al fosforo e 11.000 bombe e mine. (…) Gli incendi si propagano con più facilità perchè i palazzi sono stati precedentemente sventrati. La terza ondata sopraggiunge il 14 febbraio alle 11.30. Per 30 minuti sgancia a sua volta bombe incendiarie ed esplosive. In totale, alle quindici, sono 7.000 tonnellate di bombe incendiarie che cadono su Dresda, distruggendo più della metà delle abitazioni ed un quarto delle zone industriali. La gran parte della città è ridotta in cenere (…) Molte vittime si dissolvono in fumo sotto l'effetto di una temperatura superiore ai 1000°C" (brani dell'articolo "14 febbraio 1945: Dresda ridotta in ceneri" consultabili al seguente indirizzo su Internet: 

 https://www.herodote.net/histoire02141.htm).  

A questi elementi bisogna aggiungere il seguente “dettaglio" di cui rende conto l'articolo "Il 13 e 14 febbraio, 7.000 tonnellate di bombe" del giornale Le Monde del 13 febbraio 2005 che dà una spiegazione del numero elevato di vittime "La prima ondata di bombardamenti ha avuto luogo poco dopo le 22. Le sirene avevano echeggiato circa venti minuti prima e gli abitanti di Dresda avevano avuto il tempo di rintanarsi nelle cantine dei palazzi, essendo i ricoveri in numero insufficiente. La seconda ondata è giunta alle 1.16 della mattina. Distrutte dai primi bombardamenti, le sirene di allarme non funzionavano più. Per sfuggire al caldo torrido provocato dagli incendi - fino a 1000°C -, la popolazione si era sparsa nei giardini e sulle rive dell'Elba. È là fu raggiunta dalle bombe".

19. E’ Nagasaki, che non era prevista nel programma, a ricevere la seconda bomba atomica a causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli sulle città selezionate ed anche perché non era più possibile al bombardiere ritornare alla sua base dato che il carico nucleare che trasportava era stato armato.  

20. Ammiraglio Leahy, capo di Stato Maggiore particolare dei presidenti Roosevelt, e poi Truman: "I giapponesi erano già vinti e pronti ad arrendersi. (...) L'utilizzazione a Hiroshima ed a Nagasaki di quest’arma barbara non ci ha aiutati a vincere la guerra. (...) Essendo il primo paese ad utilizzare la bomba atomica, abbiamo adottato (...) la regola etica dei barbari". (Memorie, scritte nel 1995).

Il  Generale Eisenhower: "In questo momento preciso [agosto 1945], il Giappone cercava il mezzo di capitolare salvando un poco la faccia. (...) Non era necessario colpire con questa cosa orribile". (Memorie). 

21. "La corresponsabilità degli Alleati nell'Olocausto" articolo del nostro opuscolo Fascismo e democrazia: due espressioni della dittatura del capitale 

22. Essi del resto si preparano nel solo modo coerente possibile pubblicando degli archivi che mostrano che l'esistenza dei campi era conosciuta: "nel gennaio 2004 il dipartimento degli archivi di ricognizione aerea dell'Università di Keele (Gran Bretagna) ha pubblicato per la prima volta delle foto aeree che mostrano il campo di Auschwitz-Birkenau in attività. Presi dagli aerei della Royal Air Force nell'estate 1944, questi negativi stupefacenti  sui quali si vede il fumo  dei forni a cielo aperto e l'organizzazione del campo di sterminio, dovranno aspettare vent' anni prima di essere resi pubblici" (Le Monde del 9 gennaio 05; “Auschwitz: la prova dimenticata"). Viene poi ingaggiato un dibattito con  false risposte già preparate, del genere "questo non è il campo di Auschwitz fotografato all'epoca dagli aerei, ma un enorme complesso petrolchimico tedesco. Nella fretta, gli agenti incaricati di analizzare i negativi non avrebbero realizzato che i campi di Auschwitz e di Birkenau, vicino a questa fabbrica di petrolio sintetico, appartenevano allo stesso insieme"(Ibid.). 

23. La Francia, inquietata da questa volontà di espansione imperialista del suo compare tedesco, non ha mancato di opporsi a tale progetto.

 

Questioni teoriche: