Francia, Egitto, Giappone, Turchia, Italia… stessi attacchi ai lavoratori. Rispondiamo con la lotta unita!

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Come da copione, dopo varie contestazioni, disaccordi, prese di distanza, dopo tanto blaterare tra le differenti forze borghesi, la legge finanziaria è stata varata.

Ogni lavoratore, ogni proletario è ben cosciente che questa nuova finanziaria non gli porta niente di buono, anzi non fa che consolidare e per molti versi aumentare l’impoverimento delle famiglie proletarie, la precarietà del lavoro, rafforzando una prospettiva da incubo per i giovani che, dopo una vita spesa alla ricerca di uno straccio di lavoro per sopravvivere, non avranno diritto neanche ad un minimo di pensione. Le “agevolazioni” per “le fasce più deboli” previste dalla finanziaria sono veramente ridicole. La riduzione di qualche punto dell’Ici può forse risolvere il problema di come arrivare alla fine del mese quando, con un salario di 1.000-1.200 euro, ci deve vivere un’intera famiglia? Può far dormire sonni tranquilli chi rischia di perdere la casa perché non riesce a pagare un mutuo che è diventato il doppio del valore iniziale? Ancora più ridicola è l’agevolazione sugli affitti per i “redditi bassi” e per i giovani. Veramente pensano di poterci farci credere che questo possa risolvere il problema di chi guadagna dai 400 agli 800 euro al mese, anzi un mese si e l’altro non si sa, visto che ormai tutti i contratti sono a progetto e, quando va bene, durano 6 o 12 mesi? La sfacciataggine di questa gente non ha veramente limiti quando ci vengono a raccontare, come ha fatto Padoa Schioppa alla trasmissione di Fazio “Che tempo fa”, che “la disoccupazione sta diminuendo grazie al lavoro precario” e che il problema è che i giovani di oggi sono dei “bamboccioni” che non vogliono lasciare “le comodità della casa di mamma e papà”.

Per riuscire a recuperare 33 euro su di un salario il cui valore reale diminuisce sempre di più, i metalmeccanici devono aspettare mesi e mesi di trattative tra i sindacati ed il padronato, perdendoci giornate di lavoro in scioperi farsa organizzate da questi presunti “difensori dei lavoratori”. L’assistenza sanitaria è diventata ormai un lusso riservato solo a chi o conosce la persona giusta nel posto giusto o ha i soldi per farsi curare privatamente (magari dagli stessi medici che operano negli ospedali); per gli altri attese di mesi o anni per fare analisi, controlli o interventi, anche quando l’attesa può significare peggiorare irrimediabilmente. Intanto i prezzi dei generi di prima necessità continuano ad aumentare (a Roma un chilo di pane lo paghi 3 euro) e già ci annunciano che nei prossimi mesi aumenteranno luce e gas. Anche il costo dei treni aumenterà mentre nel frattempo tagliano sulle spese eliminando i treni a breve percorrenza, cioè quelli che migliaia di pendolari sono costretti a prendere ogni giorno per arrivare al lavoro.

Bisogna dire che Prodi ci aveva avvertito che “la situazione del paese è grave” e bisogna “collaborare tutti” per risanare l’economia, e che responsabilmente il governo di sinistra avrebbe preso delle misure forse impopolari ma necessarie. In più, ancora “il nostro” Padoa Schioppa, riconoscendo che questa finanziaria non porta dei miglioramenti per i lavoratori, ci ha detto che l’accettare i sacrifici è “una forma di solidarietà”, perché la collettività intera si fa carico dei problemi delle fasce più deboli. In realtà, la “solidarietà” che la borghesia impone ai lavoratori non è altro che l’accettazione e la subordinazione alle esigenze economiche ed imperialiste della classe dominante. Mentre si blatera tanto di riduzione dell’ICI e di “agevolazioni” sugli affitti, si passa sotto silenzio, ad esempio, che la finanziaria per il 2008 prevede che lo Stato spenderà più di un miliardo e 200 milioni di euro nel prossimo anno e che ne spenderà almeno altri cinque nei prossimi tre anni, solo per aerei caccia e navi da guerra; prevede inoltre un aumento di oltre l’11% rispetto allo scorso anno per la Difesa - quando già c’era stato un incremento dell’11,3% rispetto al 2006 - raggiungendo così la cifra di 23 miliardi e 352 milioni di euro di spesa militare (di cui 20.928 milioni dal bilancio preventivo della Difesa e 2.424 aggiunti dalla Finanziaria). Come farebbe altrimenti lo Stato italiano a perseguire la sua politica imperialista in Afghanistan, Libano, Iraq, Kosovo, e mantenere così il suo posto di potenza, anche se di secondo ordine, sulla scena internazionale?

Il peggioramento delle nostre condizioni di vita non è solo economico. L’uccisione della ragazza inglese a Perugia, l’omicidio dei due anziani a cui sono state sottratte solo poche centinaia di euro, le ragazzine che riducono in fin di vita una loro coetanea per gelosia, la morte del giovane che stava andando a vedere una partita di calcio per mano di un poliziotto, sono le più recenti manifestazioni del marciume di questo sistema sociale che spinge alla perdita di ogni etica, che ci sta facendo perdere il senso della vita e della natura umana.

Come ci mostrano gli scioperi in Francia, in Egitto, in Turchia, in Germania, in Gran Bretagna, e altrove (1), questa è la condizione che subiscono i proletari di tutto il mondo, nei paesi “ricchi” ed in quelli “poveri”. Una condizione che da una parte accresce la sfiducia dei proletari nelle istituzioni, e soprattutto in quelle forze del capitale che pretendono di rappresentare e difendere gli interressi dei lavoratori, (partiti di sinistra e sindacati), dall’altra li spinge a reagire agli attacchi, a scendere in piazza, a scioperare. E come ci mostrano queste lotte, i proletari sono confrontati ovunque alle stesse mistificazioni ed alle stesse manovre di sabotaggio.

Per far varare rapidamente la finanziaria dalle diverse forze politiche, Prodi ha detto che non si poteva bocciare una finanziaria che aveva avuto il sostegno dei lavoratori con il voto al referendum. Ma, a parte l’esplicito no dei metalmeccanici ed una gestione “privata” delle votazioni tutta in mano ai sindacati, tutti sanno che la stragrande maggioranza dei lavoratori non è proprio andata a votare. Evidentemente le esperienze passate sui vari referendum organizzati dai sindacati e dalle forze di sinistra hanno portato a riflettere sull’efficacia di queste “democratiche consultazioni”. Del resto i proletari sanno bene che, nonostante i distinguo e le prese di distanza di Rifondazione Comunista, del Pdci, dei Verdi e compagnia, tutti questi “difensori dei lavoratori e dei giovani”, questi fautori della “lotta alla guerra”, hanno non solo appoggiato questa finanziaria, ma tutte le misure che lo Stato, sia esso governato da Prodi o da Berlusconi, ha preso contro i lavoratori in difesa dell’economia e della politica imperialista italiana da vari anni a questa parte (chi ha permesso la riforma delle pensioni, la flessibilità del lavoro, i contratti interinali, ecc.?). E quelli più “radicali” di un Bertinotti? Stessa politica, come per il senatore Turigliatto (esponente di Sinistra Critica) che, dopo essersi fatto promotore, insieme ad altri suoi simili, di un ennesimo referendum “contro la precarietà”, al momento di votare la finanziaria non trova di meglio per portare avanti la sua battaglia di difesa dei lavoratori che… “non partecipazione al voto”.

Se i sindacati si sono dati tanto da fare ad organizzare scioperi e manifestazioni contro la finanziaria e per i contratti nazionali di categorie importanti quali i metalmeccanici e i ferrotranvieri è perché c’è una grossa spinta da parte dei lavoratori il cui malcontento e la cui rabbia deve trovare una valvola di sfogo, altrimenti rischia di esplodere apertamente e catalizzare il malcontento degli altri, dei precari, dei disoccupati, degli studenti senza futuro. Il rischio può essere anche che dei settori forti come questi facciano da coagulo ed unione a tutta una serie di lotte locali come ad esempio quella alla Fiat di Torino e all’Alfa di Pomigliano d’Arco, dei lavoratori call-center della Vodafone. Lotte, come probabilmente molte altre, di cui nessuno sa niente perché non compaiono sulle pagine dei giornali o nei TG (che invece ci informano minuziosamente sull’ultimo capello trovato sul luogo del delitto), ma che esistono e sono una manifestazione di una volontà di lotta che si fa strada.

La manovra è quella messa in atto negli scioperi dei ferrotranvieri in Francia delle ultime settimane: oggi uno sciopero dei metalmeccanici, domani quello dei ferrotranvieri, domani ancora degli ospedalieri. Uno sciopero generale di tanto in tanto, naturalmente con manifestazioni divise per città, ma quando si sa di poter aver la gestione del tutto. Naturalmente non manca la divisione per tipo di sindacato: oggi i confederali, domani i Cobas.

La borghesia è ben cosciente che esiste oggi una potenzialità di lotta nella classe lavoratrice e sa anche che non può farci niente perché la crisi economica mondiale non le lascia altra possibilità che attaccare ulteriormente i lavoratori, i disoccupati, i giovani senza poter dare alcuna prospettiva reale per il futuro. Le cose su cui può agire sono due:

- mistificare il più possibile sulle cause della crisi economica attribuendola alla cattiva gestione dei governi precedenti, al prezzo del petrolio, alla Cina che invade i mercati, agli immigrati che tolgono il lavoro…, e prospettare un futuro migliore, lontano ma possibile, se i lavoratori saranno “solidali” con il “loro” Stato democratico. Bisogna evitare che i proletari riflettano, che mettano assieme i vari aspetti economici, politici, sociali di questo sistema, perché questo li porterebbe alla coscienza che l’unica alternativa è distruggerlo e costruire una società diversa;

- alimentare il senso di scoraggiamento e di smarrimento che le difficoltà di questa società in sfacelo alimentano, puntando, da una parte, sulle sue manifestazioni più barbare e deleterie per far credere che questa è la “natura umana” e dunque il “mondo così deve andare”; dall’altra sul fatto che ci vuole chi rappresenta i proletari, chi li difende, chi li organizza (senza sindacati in piazza e senza partiti al parlamento come si fa a farsi sentire?). Bisogna evitare in ogni modo che i proletari prendano coscienza della possibilità di unirsi, della propria forza come classe sociale, che acquistino fiducia nella loro capacità di contrapporsi agli attacchi e di far retrocedere la borghesia. Bisogna evitare che si riapproprino della storia della propria classe e che prendano coscienza del fatto che, come ha dimostrato la Rivoluzione russa (2), rovesciare il capitalismo è non solo necessario, ma possibile.

Questo è quello che vuole la borghesia, ma le lotte che da più di un anno stanno scoppiano un po’ dappertutto nel mondo ci mostrano che questa riflessione, lentamente, avanza e che i proletari sono sempre meno disposti a subire tutto questo.

Eva, 2 dicembre ’07

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