Inviato da RivoluzioneInte... il
Nelle nostre discussioni, soprattutto con giovani elementi, sentiamo frequentemente "E’ vero che tutto va male, che vi sono sempre più miseria e guerra, che le nostre condizioni di vita degradano, che l'avvenire del pianeta è minacciato. Bisogna fare qualche cosa, ma che cosa? Una rivoluzione? Ma questa è un’utopia, è impossibile"!
Sta qua la grande differenza tra maggio 1968 ed oggi. Nel 1968, in un momento in cui la crisi aveva appena cominciato nuovamente a fare sentire i suoi colpi, l'idea di rivoluzione era dovunque presente. Oggi, la constatazione del fallimento del capitalismo è diventata generale ma esiste invece un grande scetticismo in quanto alla possibilità di cambiare il mondo. I termini di comunismo, di lotta di classe, risuonano come un sogno di un altro tempo. Anche parlare di classe operaia e di borghesia parrebbe anacronistico.
Ora, la storia, nei fatti, già ha dato una risposta a questi dubbi. 90 anni fa, il proletariato ha portato la prova, attraverso le sue azioni, che il mondo poteva essere cambiato. La rivoluzione d’ottobre 1917 in Russia, la più grandiosa azione delle masse sfruttate fino ad ora, ha mostrato concretamente che la rivoluzione non è solamente necessaria ma che è anche possibile! (1)
La forza di ottobre 1917: lo sviluppo della coscienza...
La classe dominante scarica una massa continua di menzogne su questo episodio. Opere come la Fine di un'illusione o Il Libro nero sul comunismo non fanno che riprendere una propaganda che già circolava all'epoca: la rivoluzione sarebbe stata solamente un "golpe" dei bolscevichi, Lenin sarebbe stato un agente dell'imperialismo tedesco, ecc. I borghesi concepiscono le rivoluzioni operaie come un atto di pazzia collettiva, un caos spaventoso che finisce orribilmente (2). L'ideologia borghese non può ammettere che gli sfruttati possano agire per proprio conto. L'azione collettiva, solidale e cosciente della maggioranza lavoratrice, è una nozione che il pensiero borghese considera come un'utopia contro natura.
Tuttavia, non se ne dispiacciano i nostri sfruttatori, la realtà è proprio che nel 1917 la classe operaia ha saputo sollevarsi collettivamente e consapevolmente contro questo sistema disumano. Ha dimostrato che gli operai non erano delle bestie da soma, buone solo ad ubbidire ed a lavorare. Al contrario, questi avvenimenti rivoluzionari hanno rivelato le capacità grandiose e spesso anche insospettate del proletariato liberando un torrente di energia creatrice ed una prodigiosa dinamica di sconvolgimento collettivo delle coscienze. John Reed riassume così questa vita ribollente ed intensa dei proletari durante l’anno 1917:
"La Russia tutta intera imparava a leggere; leggeva di politica, d’economia, di storia, perché il popolo aveva bisogno di sapere. (...) La sete di istruzione per così molto tempo frenata diventò con la rivoluzione un vero delirio. Dal solo Istituto Smolny vennero estratte ogni giorno, per i primi sei mesi, tonnellate di letteratura che attraverso carri e vagoni andarono a saturare il paese. (...) E quale ruolo giocava la parola! Si tenevano riunioni nelle trincee, sulle piazze dei villaggi, nelle fabbriche. Quale ammirevole spettacolo offrirono i 40. 000 operai della Putilov nell’ascoltare oratori socialdemocratici, socialisti-rivoluzionari, anarchici ed altri, così attenti a tutti ed indifferenti alla lunghezza dei discorsi per mesi; a Pietrogrado ed in tutta la Russia, ogni angolo di strada fu una tribuna pubblica. Nei treni, nei tram, nasceva dovunque inaspettatamente la discussione. (...) In tutte le riunioni, la proposta di limitare il tempo di parola era regolarmente respinta; ciascuno poteva esprimere liberamente il proprio pensiero" (3). La "democrazia" borghese parla molto di "libertà di espressione" quando l’esperienza ci dice che essa è manipolazione, spettacolo e lavaggio del cervello. L'autentica libertà d’espressione è quella che conquistano le masse operaie nella loro azione rivoluzionaria:
"In ogni fabbrica, in ogni laboratorio, in ogni compagnia, in ogni caffè, in ogni cantone, nelle stesse borgate deserte, il pensiero rivoluzionario realizzava un lavoro silenzioso e molecolare. Sorgevano dovunque interpreti degli avvenimenti, operai a cui si poteva chiedere la verità su ciò che era accaduto e da cui si potevano ascoltare le necessarie parole d’ordine. (...) Questi elementi di esperienza, di critica, di iniziativa, di abnegazione, si sviluppavano nelle masse e costituivano la meccanica interna inaccessibile allo sguardo superficiale, tuttavia decisiva, del movimento rivoluzionario come processo cosciente." (4).
Questa capacità della classe operaia a ritornare collettivamente e consapevolmente in lotta non è un miracolo improvviso, è il frutto di numerose lotte e di una lunga riflessione sotterranea. Marx paragonava spesso la classe operaia ad una vecchia talpa che scava lentamente la sua strada per spuntare più lontano all'aria libera in modo improvviso e non previsto. Attraverso l'insurrezione di ottobre 1917, riappare il segno delle esperienze della Comune di Parigi del 1871 e della rivoluzione del 1905, delle battaglie politiche della Lega dei comunisti, della Prima e Seconda Internazionale, della sinistra di Zimmerwald, degli Spartachisti in Germania e del Partito bolscevico in Russia. La Rivoluzione russa è certamente una risposta alla guerra, alla fame ed alla barbarie dello zarismo moribondo, ma è anche e soprattutto una risposta cosciente, guidata dalla continuità storica e mondiale del movimento proletario. Concretamente, gli operai russi hanno vissuto prima dell’insurrezione vittoriosa le grandi lotte del 1898, 1902, la Rivoluzione del 1905 e le battaglie del 1912-14.
“Fu necessario contare non con una qualsiasi massa, ma con la massa degli operai di Pietrogrado e degli operai russi in generale che avevano vissuto l'esperienza della Rivoluzione del 1905, l'insurrezione di Mosca del mese di dicembre dello stesso anno, e fu necessario che nel seno di questa massa, ci fossero operai che avevano riflettuto sull'esperienza del 1905, che avevano assimilato la prospettiva della rivoluzione che si erano interrogati una dozzina di volta sulla questione dell'esercito.” (5).
E’ così che ottobre ‘17 fu il punto culminante di un lungo processo di presa di coscienza delle masse operaie finendo, alla vigilia dell'insurrezione, in un’atmosfera profondamente fraterna nelle file operaie. Questo ambiente è percettibile, quasi palpabile in queste righe di Trotsky:
“Le masse provavano il bisogno di tenersi strette, ciascuno voleva controllare sé stesso attraverso gli altri, e tutti, con uno spirito attento e teso, cercavano di vedere come un solo e stesso pensiero si sviluppava nella loro coscienza con le sue diverse sfumature e caratteristiche. (...) Mesi di vita politica febbrile (...) avevano educato centinaia e migliaia di autodidatti. (...) La massa non tollerava già più nel suo campo gli esitanti, quelli che dubitavano, i neutrali. Si sforzava di impossessarsi di tutti, di attirarli, di convincerli, di conquistarli. Le fabbriche congiuntamente ai reggimenti mandavano dei delegati al fronte. Le trincee si legavano con gli operai ed i contadini del più vicino retroterra al fronte. Nelle città di questa zona avevano luogo innumerevoli riunioni, comizi, conferenze in cui i soldati ed i marinai univano la loro azione con quella degli operai e dei contadini" (6).
Grazie a questa effervescenza di dibattiti, gli operai poterono così, nei fatti, guadagnare alla loro causa i soldati ed i contadini. La rivoluzione del 1917 corrisponde all'essere proprio del proletariato, classe allo tempo stesso sfruttata e rivoluzionaria che può liberarsi solo a condizione d’agire in modo collettivo e cosciente. La lotta rivoluzionaria del proletariato costituisce l'unica speranza di liberazione per tutte le masse sfruttate. La politica borghese è sempre a profitto di una minoranza della società. All'inverso, la politica del proletariato non insegue un beneficio particolare ma quello di tutta l'umanità. "La classe sfruttata ed oppressa, il proletariato, non può liberarsi della classe che la sfrutta e l'opprime, la borghesia, senza liberare allo stesso tempo e per sempre, la società intera dallo sfruttamento, dall'oppressione e dalle stesse lotte di classe." (7).
... e dell'organizzazione della classe operaia
Questa effervescenza di discussione, questa sete di azione e di riflessione collettiva si è materializzata molto concretamente attraverso i soviet, o consigli operai, permettendo agli operai di organizzarsi e lottare come una classe unita e solidale.
L’appello della giornata del 22 ottobre, fatto dal Soviet di Pietrogrado, sigillò definitivamente l'insurrezione: riunioni ed assemblee si tennero in tutti i quartieri, in tutte le fabbriche ed esse verificarono un profondo accordo: “Abbasso Kerenski!” (8), “Tutto il potere ai Soviet!” Non furono solo i bolscevichi, ma tutto il proletariato di Pietrogrado che decise ed eseguì l'insurrezione. Fu un atto gigantesco in cui gli operai, gli impiegati, i soldati, numerosi cosacchi, donne, bambini, diedero apertamente il loro impegno.
“L'insurrezione fu decisa, per così dire, per una data fissata: il 25 ottobre. Non fu fissata da una riunione segreta, ma apertamente e pubblicamente, e la rivoluzione trionfante ebbe luogo precisamente il 25 ottobre (6 novembre nel calendario russo) come era già stato stabilito. La storia universale ha conosciuto un gran numero di rivolte e di rivoluzioni: ma cercheremmo invano un'altra insurrezione di una classe oppressa che sia stata fissata in anticipo e pubblicamente, attraverso una data annunciata, e che sia stata compiuta vittoriosamente, il giorno annunciato. In questo senso ed in numerosi altri, la rivoluzione di novembre è unica ed incomparabile.” (9).
In tutta la Russia, ben al di là di Pietrogrado, un’infinità di soviet locali lanciavano l’appello alla presa del potere o effettivamente lo prendevano, facendo trionfare dovunque l’insurrezione. Il partito bolscevico sapeva perfettamente che la rivoluzione non era l’impresa né del solo partito né dei soli operai di Pietrogrado ma del proletariato tutto intero. Gli avvenimenti hanno provato che Lenin e Trotsky avevano ragione nel sostenere che i soviet, fin dalla loro apparizione spontanea negli scioperi di massa del 1905, rappresentavano la "forma infine trovata della dittatura del proletariato". Nel 1917, questa organizzazione unitaria dell’insieme della classe in lotta giocò, attraverso la generalizzazione di assemblee sovrane e la sua centralizzazione con delegati eleggibili e revocabili in ogni momento, un ruolo politico essenziale e determinante nella presa di potere, mentre i sindacati non vi giocarono alcun ruolo.
Affianco ai soviet, un’altra forma di organizzazione della classe operaia sostenne un ruolo fondamentale ed anche vitale per la vittoria dell’insurrezione: il partito bolscevico. Se i soviet permisero a tutta la classe operaia di lottare collettivamente, il partito, rappresentando la frazione più cosciente e determinata, ebbe per ruolo di partecipare attivamente al combattimento, di favorire il più largo e profondo sviluppo della coscienza e di orientare in modo decisivo, con le sue parole d’ordine, l’attività della classe. Sono le masse che prendono il potere, sono i soviet che assicurano l’organizzazione, ma il partito di classe è un’arma indispensabile alla lotta. Nel luglio 1917, è il partito che risparmiò alla classe una disfatta decisiva (10). Nell’ottobre 1917, è ancora lui che mette la classe sulla strada del potere. Tuttavia, la rivoluzione di ottobre ha mostrato in modo vivente che il partito non può e non deve sostituire i soviet: se è indispensabile che il partito assuma la direzione politica tanto nella lotta per il potere che nella dittatura del proletariato, non è suo compito prendere il potere. Questo deve restare non nelle mani di una minoranza, per quanto cosciente e devota, ma di tutta la classe operaia attraverso il solo organismo che la rappresenta come un tutto: i soviet. Su questo punto, la rivoluzione russa fu una dolorosa esperienza poiché il partito soffocò poco a poco la vita e l’effervescenza dei consigli operai. Ma, nel 1917, di questa questione né Lenin e gli altri bolscevichi, né gli Spartachisti in Germania avevano una chiara comprensione e non potevano averla. Non bisogna dimenticare come l’ottobre 1917 sia stata la prima esperienza per la classe operaia di un’insurrezione vittoriosa a livello di tutto un paese!
La rivoluzione internazionale non è il passato ma l'avvenire della lotta di classe
“La Rivoluzione russa non è che l’avanguardia dell’esercito socialista mondiale, ed il successo ed il trionfo della rivoluzione che abbiamo compiuto dipendono dall’azione di questo esercito. È un fatto che nessuno tra noi dimentica (…). Il proletariato russo ha consapevolezza del suo isolamento rivoluzionario, ed egli vede chiaramente che la sua vittoria ha per condizione indispensabile e premessa fondamentale, l'intervento unito degli operai del mondo intero” (Lenin, 23 luglio 1918).
Per i bolscevichi, era chiaro che la Rivoluzione russa era solamente il primo atto della rivoluzione internazionale. L’insurrezione di ottobre 1917 costituiva di fatto l’avamposto di un’ondata rivoluzionaria mondiale, il proletariato che si lanciava verso combattimenti titanici che realmente hanno rischiato di determinare la fine del capitalismo. Nel 1917, il proletariato rovescia il potere borghese in Russia. Tra il 1918 e 1923, effettua molteplici assalti nel principale paese europeo, la Germania. Velocemente, quest’ondata rivoluzionaria si ripercuote in tutte le parti del mondo. Dovunque esista una classe operaia evoluta, i proletari si sollevano e si battono contro i loro sfruttatori: dall’Italia al Canada, dall’Ungheria alla Cina.
Quest’unità e questo slancio della classe operaia a scala internazionale non sono apparsi per caso. Questo sentimento comune di appartenere ovunque alla stessa classe ed alla stessa lotta corrisponde all’essere proprio del proletariato. Qualunque sia il paese, la classe operaia è sotto lo stesso giogo dello sfruttamento, ha di fronte la stessa classe dominante e lo stesso sistema di sfruttamento. Questa classe sfruttata forma una rete che attraversa i continenti, ogni vittoria o sconfitta di una delle sue parti condiziona inesorabilmente l’insieme. E’ per tale motivo che, fin dalle sue origini, la teoria comunista ha posto alla testa dei suoi principi l’internazionalismo proletario, la solidarietà di tutti gli operai del mondo. “Proletari di tutti i paesi, unitevi”, tale era la parola d’ordine del Manifesto comunista redatto da Marx ed Engels. Questo stesso manifesto affermava chiaramente che “i proletari non hanno patria”. La rivoluzione del proletariato, la sola che può mettere fine allo sfruttamento capitalista ed ad ogni forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, non può avere luogo che a scala internazionale. E’ proprio questa realtà che era espressa con forza fin dal 1847: “La rivoluzione comunista (...) non sarà una rivoluzione puramente nazionale; si produrrà in tutti i paesi civilizzati allo stesso tempo (…) Eserciterà anche su tutti gli altri paesi del globo una ripercussione considerevole e trasformerà completamente ed accelererà il corso del loro sviluppo. È una rivoluzione universale; avrà, di conseguenza, un campo universale.” (11). La dimensione internazionale dell’ondata rivoluzionaria degli anni 1910-1920 provò che l’internazionalismo proletario non è un bel e grande principio astratto, ma che è al contrario una realtà reale e tangibile. Di fronte al nazionalismo sanguinario e viscerale delle borghesie che si sprofondano nella barbarie della Prima Guerra mondiale, la classe operaia ha opposto la sua lotta e la sua solidarietà internazionale. “Non c’è socialismo all’infuori della solidarietà internazionale del proletariato”, tale era il messaggio forte e chiaro dei volantini che circolavano nelle fabbriche in Germania (12). La vittoria dell’insurrezione di ottobre 1917 poi la minaccia di estensione della rivoluzione in Germania ha costretto le borghesie a mettere un termine alla prima carneficina mondiale, a questo ignobile bagno di sangue. In effetti, la classe dominante ha dovuto fare tacere i suoi antagonismi imperialisti che la laceravano da quattro anni per opporre un fronte unito ed arginare l’ondata rivoluzionaria.
L’ondata rivoluzionaria dell’ultimo secolo è stata il punto più alto raggiunto a tutt’oggi dall’umanità. Al nazionalismo ed alla guerra, allo sfruttamento ed alla miseria del mondo capitalista, il proletariato ha saputo aprire un’altra prospettiva, la sua prospettiva: l’internazionalismo e la solidarietà di tutte le masse oppresse. L’ondata di ottobre ‘17 ha provato così la forza della classe operaia. Per la prima volta, una classe sfruttata ha avuto il coraggio e la capacità di strappare il potere dalle mani degli sfruttatori e di inaugurare la rivoluzione proletaria mondiale! Anche se la rivoluzione doveva essere sconfitta ben presto, a Berlino, a Budapest ed a Torino e benché il proletariato russo e mondiale abbia dovuto pagare questa sconfitta ad un prezzo terribile (gli orrori della controrivoluzione stalinista, una seconda guerra mondiale e tutta la barbarie che da allora non è mai più cessata), la borghesia non sempre è stata capace di cancellare completamente dalla memoria operaia questo avvenimento esaltante e le sue lezioni. L’ampiezza delle falsificazioni della borghesia su Ottobre ‘17 è a misura degli spaventi che essa ha provato. La memoria di ottobre è là per ricordare al proletariato che il destino dell’umanità è rimesso tra le sue mani e che è capace di compiere questo compito grandioso. La rivoluzione internazionale rappresenta più che mai l’avvenire!
Pascale
Da Révolution Internatinale, n.383
1. Oltre a questo articolo, vedi il nostro opuscolo sull’Ottobre 1917 pubblicato sul nostro sito web.
2. Il cartone animato di Don Bluth e Gary Goldman chiamato "Anastasia", che presenta la Rivoluzione russa come un colpo di Rasputin che avrebbe gettato una sorte malefica e demoniaca sul popolo russo, è una caricatura molto grossolana ma altrettanto rivelatrice!
3. John Reed, I Dieci giorni che sconvolsero il mondo.
4. Trotsky, Storia della rivoluzione russa, cap. "Raggruppamento nelle masse".
5. Trotsky, Storia della rivoluzione russa, cap. "Il paradosso della rivoluzione di febbraio".
6. Trotsky, Ibid., cap. "L’uscita dal pre-parlamento".
7. Engels, "Prefazione del 1883" al Manifesto comunista.
8. Capo del governo provvisorio borghese formato dopo febbraio.
9. Trotsky, La Rivoluzione di novembre, 1919.
10. Leggi il nostro articolo "Le giornate di luglio: il ruolo indispensabile del partito".
11. F. Engels, Principi del comunismo.
12. Formula di Rosa Luxemburg nella Crisi della socialdemocrazia, ripresa da numerosi manifesti spartachisti.