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Dopo 90 anni, lo scoppio della Rivoluzione russa del 1917 resta il movimento più gigantesco, più cosciente, più ricco di esperienze, di iniziative e di creatività delle masse sfruttate che la storia abbia mai conosciuto. Milioni di proletari riuscirono a rompere la loro atomizzazione, ad unificarsi consapevolmente, a darsi i mezzi per agire collettivamente, come una sola forza imponendo gli strumenti del capovolgimento dello Stato borghese per la presa del potere: i consigli operai (soviet). Al di là del rovesciamento del secolare regime zarista, questo movimento di massa cosciente, annunciava niente di meno che l'inizio della rivoluzione proletaria mondiale nel contesto internazionale di un’ondata di rivolte della classe operaia contro la guerra ed il sistema capitalista.
Gli storici borghesi continuano a sostenere una delle più ribattute leggende che consiste nel presentare la Rivoluzione del febbraio 1917 come un movimento per la “democrazia”, violata dal colpo di Stato bolscevico. Febbraio 1917 sarebbe un’autentica “festa democratica”, Ottobre 1917 un volgare “colpo di Stato”, una manipolazione delle masse arretrate della Russia zarista da parte del partito bolscevico. Questa spudorata falsificazione è il prodotto della paura e della rabbia provata dalla borghesia mondiale davanti ad un’opera collettiva e solidale, un’azione cosciente della classe sfruttata, che ha osato rialzare la testa e mettere in questione l’ordine delle cose esistente.
Febbraio 1917: primo episodio della rivoluzione proletaria mondiale
Nel Febbraio 1917 il sollevamento degli operai di San Pietroburgo (Pietrogrado) in Russia, non sopraggiunge come un fulmine a ciel sereno, ma in continuità degli scioperi economici duramente repressi, lanciati dagli operai russi dal 1915 in reazione alla ferocia della carneficina mondiale, contro la fame, la miseria nera, lo sfruttamento ad oltranza ed il terrore permanente dello stato di guerra. Questi scioperi e queste rivolte non sono in nessuno modo una specificità del proletariato russo, ma una parte integrante delle lotte e manifestazioni del proletariato internazionale dell’epoca. Una stessa ondata di agitazione operaia si sviluppa in Germania, in Austria, in Grande Bretagna... Al fronte, soprattutto negli eserciti russo e tedesco, si verificano degli ammutinamenti, delle diserzioni collettive, fraternizzazioni tra i soldati dei campi opposti. In realtà, dopo essersi lasciato trascinare dai veleni patriottici e gli inganni “democratici” dei governi, avallati dal tradimento della maggioranza dei partiti socialdemocratici e dei sindacati, il proletariato internazionale rialzava la testa e cominciava ad uscire dalle nebbie dell’ebbrezza sciovinista. Alla testa del movimento si trovavano gli internazionalisti - i bolscevichi, gli spartachisti, tutta la sinistra della 2a Internazionale - che, sin dall’agosto del 1914, avevano denunciato con forza la guerra come una rapina imperialista, come una manifestazione del fallimento del capitalismo mondiale, come il segnale affinché il proletariato compisse la sua missione storica: la rivoluzione socialista internazionale. Questa sfida storica fu fatta propria, a livello internazionale, dalla classe operaia a partire dal 1917 fino al 1923. All’avanguardia di questo movimento proletario che fermerà la guerra e che aprirà la possibilità della rivoluzione mondiale, si trovò il proletariato russo in questo mese di febbraio del 1917. Lo scoppio della Rivoluzione Russa non fu dunque un affare nazionale o un fenomeno isolato - e cioè una rivoluzione borghese ritardata, limitata al rovesciamento dell'assolutismo feudale - ma costituì il più alto momento della risposta del proletariato mondiale alla guerra e più profondamente all’entrata del sistema capitalista nella sua fase di decadenza.
La formazione dei consigli operai: organi specifici della rivoluzione
Del 22 al 27 febbraio, gli operai di San Pietroburgo scatenano un'insurrezione in risposta al problema storico rappresentato dalla guerra mondiale, espressione della decadenza del capitalismo. A partire dagli operai tessili - superando le esitazioni delle organizzazioni rivoluzionarie - lo sciopero guadagna in 3 giorni la quasi totalità delle fabbriche della capitale. Il 25, sono più di 240.000 gli operai che hanno smesso di lavorare e che, lungi dal restare passivi nelle loro fabbriche, moltiplicano le riunioni e le manifestazioni di strada, dove le parole d'ordine delle prime ore per richiedere "pane" si trovano presto rafforzato da quelle di "abbasso la guerra", "abbasso l'autocrazia".
La sera del 27 febbraio, l'insurrezione, condotta dal proletariato in armi, regna padrona sulla capitale, mentre scioperi e manifestazioni operaie hanno inizio a Mosca, estendendosi i giorni seguenti alle altre città di provincia, Samara, Saratov, Kharkov... Isolato, incapace di utilizzare contro il movimento rivoluzionario un esercito profondamente provato dalla guerra, il regime zarista è costretto ad abdicare.
Rotte le prime catene, gli operai non vogliono più arretrare e, per non avanzare alla cieca, riprendono l'esperienza del 1905 creando i soviet che erano apparsi spontaneamente durante questo grande sciopero di massa. Questi consigli operai erano l'emanazione diretta delle migliaia di assemblee di lavoratori nelle fabbriche e nei quartieri, e rispettavano la sovranità delle assemblee e la centralizzazione con delegati eleggibili e revocabili in qualsiasi momento. Questo processo sociale oggi sembra utopico a molti operai, ma è quello della trasformazione dei lavoratori da una massa sottomessa e divisa, in una classe unita che agisce come un solo uomo e diventa capace di lanciarsi nella lotta rivoluzionaria. Trotsky aveva fin dal 1905 mostrato cosa era un consiglio: "Che cos'è il soviet? Il consiglio dei deputati operai fu formato per rispondere ad un bisogno pratico suscitato dalla congiuntura di allora: bisognava avere un'organizzazione che godesse di un'autorità indiscutibile, libera da ogni tradizione che potesse raggruppare immediatamente le moltitudini disseminate e prive di collegamento; quest' organizzazione doveva essere capace di iniziativa e controllare sé stessa automaticamente..." (Trotsky, 1905) Questa "forma infine ritrovata della dittatura del proletariato", come diceva Lenin, rendeva antiquata l'organizzazione permanente in sindacati. Nel periodo in cui la rivoluzione è storicamente all'ordine del giorno, le lotte esplodono spontaneamente e tendono a diffondersi a tutti i settori della produzione. Così il carattere spontaneo dell'apparizione dei consigli operai deriva direttamente dal carattere esplosivo e non programmato della lotta rivoluzionaria.
I consigli operai durante la rivoluzione russa non furono il semplice prodotto passivo di condizioni obiettive eccezionali, ma anche il risultato di una presa di coscienza collettiva. Il movimento dei consigli ha portato lui stesso i materiali per l'auto-educazione delle masse. I consigli operai mischiarono in modo permanente gli aspetti economici e politici della lotta contro l'ordine stabilito. Come scrive Trotsky: "Là è la sua forza. Ogni settimana portava alle masse qualche cosa di nuovo. Due mesi facevano un'epoca. A fine febbraio, insurrezione. A fine aprile, manifestazione degli operai e dei soldati armati a Pietrogrado. All'inizio di luglio, nuova manifestazione con molto più ampiezza e parole d'ordine più risolute. A fine agosto, il tentativo di colpo di stato di Kornilov, respinto dalle masse. A fine ottobre, conquista del potere da parte dei bolscevichi. Sotto questo ritmo di avvenimenti di una regolarità sorprendente si compivano profondi processi molecolari che saldavano in un tutto politico gli elementi eterogenei della classe operaia". “(...) Si tenevano riunioni nelle trincee, sulle piazze dei villaggi, nelle fabbriche... Per mesi, a Pietrogrado ed in tutta la Russia, ogni angolo di strada fu una tribuna pubblica..." (Trotsky, Storia della Rivoluzione Russa).
Il ruolo del partito bolscevico nei consigli operai
Se il proletariato russo si diede i mezzi della sua lotta imponendo i consigli operai, è anche vero che fin da febbraio incontrò una situazione estremamente pericolosa. Infatti, le forze della borghesia internazionale tentarono molto presto di ribaltare la situazione a loro vantaggio. Non avendo la forza di schiacciare nel sangue il movimento, tentarono di orientarlo verso obiettivi borghesi "democratici". Da una parte formarono un governo provvisorio, ufficiale il cui scopo era di proseguire la guerra. Dall'altra parte, subito, i soviet furono invasi dai menscevichi e dai socialisti rivoluzionari. Questi ultimi, la cui maggioranza era passata nel campo borghese al momento della guerra, godevano all'inizio della rivoluzione di febbraio di un'immensa fiducia tra gli operai. Furono naturalmente portati all'esecutivo del Soviet. Da questa posizione strategica, provarono con tutti i mezzi di sabotare i soviet, di distruggerli. Da una situazione di "doppio potere" in febbraio, si arrivò ad una situazione di "doppia impotenza" in maggio e giugno 1917 nella misura in cui l'esecutivo dei soviet serviva da maschera alla borghesia per realizzare i suoi obiettivi, in primo luogo ristabilire ordine nel retroterra ed al fronte per poter proseguire la carneficina imperialista. Questi demagoghi menscevichi o socialdemocratici facevano ancora e sempre promesse sulla pace,"la soluzione del problema agrario", l'applicazione della giornata di 8 ore, eccetera, senza metterle mai in atto. Anche se gli operai, almeno quelli di Pietrogrado, erano convinti che solo il potere dei soviet era in grado di rispondere alle loro aspirazioni e se vedevano bene che le loro rivendicazioni ed esigenze non erano prese in considerazione, altrove, nelle province e tra i soldati, si credeva ancora ai "conciliatori", ai sostenitori della pretesa rivoluzione borghese. Spetterà a Lenin, con le sue Tesi di aprile, due mesi dopo scatenamento del movimento, svelare la sua audace piattaforma per riarmare il partito bolscevico, che tendeva a conciliarsi con il governo provvisorio. Le sue Tesi chiarivano chiaramente in anticipo dove andava il proletariato e formularono le prospettive del partito: “Nessuna concessione, fosse anche minima, potrebbe essere tollerata nel nostro atteggiamento verso la guerra”.
“Nessuno sostegno al governo provvisorio, dimostrare il carattere interamente menzognero di tutte le sue promesse... Smascherarlo al posto di 'esigere' - ciò che è inammissibile perché significherebbe seminare delle illusioni - che questo governo, governo di capitalisti, smetti di essere imperialista”.
"Non una repubblica parlamentare - ritornarvi dopo i Soviet dei deputati operai sarebbe un passo indietro - ma una repubblica dei Soviet di deputati operai, salariati agricoli e contadini in tutto il paese, dalla base alla cima". Armato di questa solida bussola, il partito bolscevico poté fare delle proposte di marcia che corrispondevano ai bisogni ed alle possibilità di ciascuno dei momenti del processo rivoluzionario puntando sulla prospettiva della presa del potere, e ciò, attraverso un "lavoro di spiegazione paziente ed ostinata" (Lenin). Ed in questa lotta delle masse per prendere il controllo delle loro organizzazioni contro il sabotaggio borghese, dopo parecchie crisi politiche, in aprile, in giugno e soprattutto a luglio, diventò possibile rinnovare i Soviet, all'interno dei quali i bolscevichi divennero maggioritari. L'attività decisiva dei bolscevichi ha dunque avuto per asse centrale lo sviluppo della coscienza di classe, avendo fiducia nella capacità di critica e di analisi delle masse e nella loro capacità di unità e di auto-organizzazione. I bolscevichi non hanno mai preteso sottomettere le masse ad "un piano di azione" precostituito, arruolando le masse come si arruola un esercito. "La principale forza di Lenin consisteva nel fatto che lui comprendeva la logica interna del movimento e regolava su questa la sua politica. Non imponeva il suo piano alle masse. Aiutava le masse a concepire ed a realizzare i propri piani". (Trotsky, Storia del Rivoluzione Russa, capitolo "Il riarmo del partito"). E' così che fin da settembre, i bolscevichi posero con chiarezza chiaramente la questione dell'insurrezione nelle assemblee di operai e di soldati. "L'insurrezione fu decisa, per così dire, ad una data fissata: il 25 ottobre. Non fu fissata da una riunione segreta, ma apertamente e pubblicamente, e la rivoluzione trionfante ebbe luogo precisamente il 25 ottobre...." (ibid) Essa provocò un entusiasmo senza pari tra gli operai del mondo intero, diventando il "faro" che avrebbe illuminato l'avvenire di tutto gli sfruttati. Ancora oggi, la distruzione del potere politico ed economico delle classi dominanti è una necessità di sopravvivenza imperiosa. La dittatura del proletariato, organizzato in Consigli sovrani, resta l'unica via realista per gettare veramente le basi di una nuova società comunista. I proletari devono riappropriarsene alla luce dell'esperienza del 1917.
SB (da Révolution Internationale n. 376)