Inviato da RivoluzioneInte... il
Dovunque nel mondo, la classe operaia subisce pesanti colpi da parte dei suoi sfruttatori, sia da parte dei padroni privati che dello Stato, sia nei paesi evoluti che in quelli più poveri. Attacchi sui salari, aggravamento della disoccupazione, riduzione di sovvenzioni di qualsiasi natura, attacchi alle condizioni di lavoro, riduzione alla miseria di frazioni sempre più ampie della classe operaia a livello internazionale, questo è il compenso per un proletariato che paga ad un prezzo ogni giorno più caro la crisi del capitalismo. Ma questi attacchi non colpiscono un proletariato sconfitto, pronto ad accettare passivamente tutti i sacrifici che gli vengono chiesti. Al contrario, vediamo manifestarsi nell'insieme dei paesi del mondo reazioni operaie sempre più forti per resistere e rispondere a tali attacchi. Malgrado l'enorme blackout operato dai mezzi di comunicazione nei paesi evoluti, vediamo in particolare nel continente latino-americano le reazioni di una classe operaia che non è disposta ad accettare la miseria senza battersi. Queste non sono azioni isolate, ma un momento della combattività crescente che da tre anni sta sviluppandosi a livello internazionale.
Contro la violenza degli attacchi, si sviluppa la combattività operaia
In Honduras, in settembre, ci sono stati scioperi molto importanti del settore del trasporto urbano della capitale del paese, Tegucigalpa, che si è fermato completamente per due giorni dopo che i tassisti ed i conduttori di autobus si sono messo in sciopero per protestare contro l'imposizione da parte del governo di un aumento del prezzo dei carburanti del 19,7%.
Nel Nicaragua, dopo le violente proteste che hanno avuto luogo all'inizio dell'anno a Managua in seguito all'aumento delle tariffe dei trasporti, dopo gli scioperi massicci del personale della sanità in aprile, la capitale è stata bloccata dagli scioperanti del settore dei trasporti.
In Cile, in un contesto di perquisizioni, di arresti e di repressione brutale da parte del governo socialdemocratico di Michelle Bachelet, nel settore dell'educazione è scoppiato a fine settembre uno sciopero contro le penose condizioni d'insegnamento, sciopero che ha unito professori, studenti e liceali (quest’ultimi dal mese di agosto conducono una lotta molto radicale). Uno dei temi del movimento era il rifiuto degli scioperi parziali per una lotta della massima ampiezza. Quest’estate gli operai della miniera di rame di Escondida si sono messi in sciopero (per la prima volta dall'apertura della miniera nel 1991) per tre settimane per richiedere il 13% di aumento dei salari ed un’indennità di 30.000 euro. Alla fine hanno ottenuto un aumento del 5% ed un’indennità straordinaria di 13.000 euro. Inoltre il nuovo contratto avrà una durata di 40 mesi invece di due anni, il che è una truffa perché gli stipendi non saranno più rinegoziabili prima di questi 40 mesi.
In Bolivia, gli operai che lavorano nelle miniere di stagno sono entrati in lotta per parecchie settimane per rivendicazioni salariali e contro dei licenziamenti in corso, subendo la feroce repressione del governo di sinistra di Evo Morales, grande amico di Fidel Castro.
In Brasile, dopo gli scioperi del mese di maggio nelle fabbriche Volkswagen contro i 5000 licenziamenti previsti dal gruppo auto, gli impiegati di banca entrano in sciopero in settembre per adeguamenti salariali.
In Messico in primavera, parecchie migliaia di operai della siderurgia hanno fermato il lavoro per cinque mesi nelle fabbriche di Sicartsa ed Atenco, sulla costa Pacifica del paese, con scioperi colpiti da una violenta repressione poliziesca. Gli scioperi degli insegnanti della città di Oaxaca, uno dei tre Stati più poveri del Messico, scioperi che hanno dato nascita ad un movimento di occupazione della città da parte di tutta la popolazione, da metà giugno ad oggi, confermano quest’aumentata resistenza della classe operaia contro gli attacchi capitalisti.
Le trappole elettorali e populiste
Le espressioni di questa forte combattività nella classe operaia dell'America latina vengono ostacolate dalle numerose trappole che la borghesia sviluppa a livello ideologico. Queste lotte si svolgono in un clima generale di propaganda elettorale e populista di sinistra i cui sostenitori più conosciuti sono Lula e soprattutto Chavez. Le recenti elezioni di Morales in Bolivia e di Bachelet in Cile, sono state salutate da tutta la stampa, in particolare quella della sinistra borghese, come avanzamenti della democrazia e vengono al momento giusto per snaturare e deviare questo sviluppo della lotta della classe operaia. La stessa cosa si verifica con le elezioni presidenziali in Brasile e il battage sul mantenimento di Lula al potere. In Messico, lo sciopero dei 70.000 insegnanti di metà giugno ad Oaxaca, malgrado la forte volontà militante dei lavoratori ed il fatto che tutta la popolazione si sia riconosciuta in esso e l’abbia sostenuto, è stato sviato e imprigionato ponendo come rivendicazione principale la richiesta di dimissioni del governatore Ruiz, in un ambito interclassista dove tutte le frazioni di sinistra e di estrema sinistra, sindacali e politiche, hanno snaturato il sentimento di solidarietà reale presente tra la popolazione, portandolo sul terreno localista e nazionalista con il pretesto di volere dare il loro sostegno agli insegnanti. Migliaia di manifestanti hanno bloccato la città, occupando parecchie stazioni radio, difendendo con bastoni e machete le loro barricate contro gli attacchi armati dei “convogli della morte” (poliziotti in borghese con i passamontagna agli ordini del governatore). E’ stata anche creata un’Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca (APPO) nella quale l'ideologia “indianista indigena”, particolarmente forte, ha mirato ad annacquare ancora di più le rivendicazioni degli insegnanti in una vasta “rivendicazione popolare” informe. Dal mese di agosto l’SNTE (sindacato nazionale degli insegnanti) ed i partiti di sinistra si sono accaniti a focalizzare l’iniziale movimento di sciopero, sui salari e le condizioni della scuola, sulla persona di Ulises Ruiz. che aveva usato il denaro destinato alle scuole, in particolare quello destinato a pagare la merenda dei bambini, per la sua campagna elettorale e che aveva fatto sparare sugli insegnanti che occupavano il centro della città il 14 giugno, dando vita ad una radicalizzazione estrema del movimento. Da settembre questo movimento, grazie ai sindacati ed all’APPO, con la fine dello sciopero degli insegnanti è diventato una sinistra farsa con manifestazioni “di sostegno” al Messico, scioperi della fame, sostegno di Amnesty International, ecc., il tutto in un'atmosfera gauchiste pseudo-radicale destinata a frenare ogni presa di coscienza su quella che era stata la posta in gioco all'inizio dello sciopero e delle possibilità di estensione reale che essa offriva. Così, un milione di persone hanno bloccato il centro di Messico per due mesi per denunciare la falsificazione delle elezioni da cui era uscito sconfitto il candidato “dei poveri”, Andres Manuel Lopez Obrador (AMLO) e per esigere una riconta dei voti. Quest’ultimo si è fatto anche eleggere “per acclamazione” capo del governo, proclamando che “è la strada che governa”. In Bolivia, i minatori si sono fatti intrappolare dai sindacati (sostenitori del governo “indianista” di sinistra di Morales la cui elezione era stata salutata come “una speranza per il popolo”, nella difesa della “loro” miniera per finire poi in un bagno di sangue. Oggi si può constatare, in particolare a partire dal 2003, una tendenza alla ripresa delle lotte del proletariato veramente a livello internazionale. Sia nei paesi centrali e più sviluppati del pianeta che nei paesi della periferia e più poveri, la classe operaia prova ad opporre la lotta e la solidarietà di classe agli attacchi incessanti e sempre più brutali di un sistema capitalista in crisi. E le armi utilizzate dalla borghesia per fare passare questi attacchi sono sempre dello stesso tipo: la violenza e la mistificazione.
La violenza e la repressione sono evidentemente più spettacolari nei paesi della periferia, particolarmente in America latina. Ma è anche presente in quelli più evoluti dove, quando non si esercita a forza di manganello ed attraverso i gas lacrimogeni, continua a pesare quotidianamente sotto forma di ricatto alla disoccupazione ed ai licenziamenti. Quanto alle mistificazioni che mirano a sabotare le lotte, a distruggere la solidarietà e la coscienza di classe, a disperdere e deviare la combattività, esse non conoscono frontiere. Ovunque, i sindacati, i partiti di sinistra e le organizzazioni gauchiste ne sono i principali artefici. Le tematiche sono sempre le stesse e si possono riassumere nella difesa della democrazia borghese e nella difesa del capitale nazionale. Dovunque, la mistificazione elettorale è usata a iosa: bisogna “ben votare”, e se non si possono eleggere i “migliori per i lavoratori” (è così che si presentano i partiti di estrema sinistra) allora bisogna impedire che i “peggiori” (i partiti della destra tradizionale) avanzino votando per i “meno peggio” (la sinistra classica). Secondo questi signori gli operai si dovrebbero mobilitare, non contro il capitalismo come un tutto, quali che siano le sue forme, ma contro il “capitalismo liberale e mondializzato”. In questo senso, le menzogne usate contro le lotte operaie in America latina non sono molto diverse da quelle che vengono servite qui da noi dai partiti della “sinistra anti-liberale”. Vi si aggiungono solo alcuni ingredienti locali, come l'indigenismo (la difesa dei diritti degli indi), o il populismo alla Chavez o alla Morales. I discorsi “anti-imperialisti” radicali di questi due personaggi, che sono i nuovi eroi per una buona parte dell'estrema sinistra dei paesi sviluppati, non ne fanno i difensori degli operai il cui sfruttamento è lo stesso, che sia organizzato da “stranieri”, da “compatrioti” o dallo Stato nazionale stesso. Proprio al contrario, lo sciovinismo che queste persone provano ad incrostare nelle coscienze operaie è sempre stato il peggior nemico del proletariato. Perché le lotte operaie che attualmente si sviluppano su scala internazionale non siano soffocate dalla classe dominante, perché possano costituire una nuova tappa del proletariato verso la sua emancipazione, è necessario che si sviluppi in seno a quest’ultimo una coscienza crescente tanto sulla posta in gioco che sulle trappole tese dai difensori dell'ordine borghese. per sconfiggerli: la coscienza che non c'è alcuna salvezza per gli operai se loro stessi non prendono in mano le proprie lotte e le estendono il più possibile in modo solidale; la coscienza che queste lotte fanno parte di una lotta internazionale degli sfruttati contro tutti i settori della borghesia.
Mulan, 25 ottobre 2006
(da Révolution Internazionale n. 373)