Verso l'Internazionale due e tre quarti?

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Il compagno Trotsky, in una serie di documenti, spiega il nuovo orientamento che la Opposizione Internazionale dovrebbe adottare in seguito alla vittoria del fascismo in Germania. Questo nuovo orientamento scaturirebbe dalla mancanza di una reazione salutare, all'interno dei partiti comunisti, dopo la disfatta tedesca.

Noi siamo obbligati, anche se con rincrescimento, a polemizzare e ad opporci al compagno Trotsky. Egli resta, nei fatti, uno de gli artefici della più grande rivoluzione conosciuta dalla storia e il compagno prezioso di Lenin nel 1917. Malgrado la vergognosa lotta della frazione centrista contro di lui, Trotsky non ha mai pensato di allontanarsi dai principi di lotta che furono alla base delle grandiose battaglie storiche sostenute dal proletariato nel 1917. Lo storico della rivoluzione russa, che vorrà ristabilire la continuità della lotta del proletariato russo e del proletariato mondiale, avrà come punto di riferimento le lotte condotte da Trotsky dal 1923 contro l'opportunismo che snaturava la funzione storica dello Stato proletario e della Internazionale Comunista. Ancora oggi, questo vecchio militante rivoluzionario proclama la necessità di costruire una nuova Internazionale, dei nuovi partiti comunisti, credendo così di arrestare, con una sferzata eroica, il galoppo dell'opportunismo in seno al movimento proletario e di salvare il proletariato russo e mondiale dagli attacchi sanguinosi della reazione capitalista.

Noi siamo assolutamente sicuri che il compagno Trotsky commette un errore colossale auspicando un lavoro comune con le sinistre socialiste nello scopo di arrivare alla costruzione di un nuovo partito comunista.

Per anni abbiamo fatto molteplici sforzi per dibattere le nostre opinioni all'interno dell'Opposizione Internazionale di sinistra. Se la discussione non si è istituita sulla base di un minimo di organizzazione internazionale non è mai dipeso da noi, ma dai diversi circoli intorno al compagno Trotsky, e da Trotsky stesso. Invece della discussione politica vi furono manovre di soffocamento e in seguito un referendum sancì la nostra esclusione ancor prima che la Conferenza Internazionale si fosse potuta pronunciare sulle posizioni da noi difese. Neanche il centrismo è mai andato tanto lontano... Ora è la nostra frazione che ha fondato il PCI e che, per prima, ha condotto una lotta nelle fila della I.C, per l'affermazione di posizioni politiche che solo dei ciarlatani possono considerare in opposizione con l'opera di Lenin o in contraddizione con i principi marxisti.

L'errore fondamentale che compie oggi il compagno Trotsky non mette assolutamente in discussione i servigi che egli ha reso alla causa del proletariato, ma è anche vero che la sua opera non può giustificare, in alcun caso, l'adesione a ciò che noi consideriamo un errore capitale.

Al contrario, la fedeltà all'opera di Trotsky si manifesta proprio e solo attraverso la lotta contro il suo errore attuale, poiché è assolutamente falso che la continuità a livello della militanza di un singolo individuo costituisca una garanzia per la lotta ulteriore del proletariato rivoluzionario. Questa continuità si stabilisce invece sulla base di posizioni politiche. Si tratta quindi di vedere se le nuove posizioni del compagno Trotsky rispondono o no alle necessità della lotta del proletariato.

Benchè la nostra polemica attuale si ispiri all'opera che permise a Lenin e ai bolscevichi di fondare -tramite un lavoro di frazione - il partito che diresse la rivoluzione russa, noi non riprenderemo la polemica che oppose Lenin a Trotsky sulla questione delle frazioni. Noi ci atterremo all'applicazione dei principi marxisti e alle esperienze ricondotte alla situazione attuale.

La dichiarazione che segue ha per scopo di precisare la posizione politica della frazione di sinistra del PCI rispetto alle proposte del compagno Trotsky per la fondazione di un secondo partito e di una IV Internazionale in collaborazione con le formazioni di sinistra provenienti dalla socialdemocrazia. I documenti della frazione ai quali questa dichiarazione deve essere collegata sono:

1) Dichiarazione della C.E. della frazione alla conferenza di Parigi dell'aprile 1930, in cui fu fondata l'Opposizione Internazionale di Sinistra.

2) Nostre proposte del 1931 e del 1932 per la organizzazione di una Conferenza Internazionale al fine di nominare un Segretariato responsabile che avrebbe invitato le differenti sezioni dell'opposizione a lavorare per l'elaborazione di una piattaforma internazionale.

3) Progetto di costituzione di un Ufficio Internazionale di Informazione (15-maggio 1933) che scaturiva dalla constatazione della morte dell'Internazionale Comunista al momento degli eventi che hanno accompagnato la vittoria del fascismo in Germania.

1. La costituzione del nuovo partito

Secondo una logica formale si potrebbe vedere una chiara contraddizione nelle due formulazioni di Marx: quella in cui egli afferma che "l'emancipazione dei lavoratori sarà l'opera dei lavoratori stessi" e quella in cui dimostra che "l'organizzazione del proletariato in classe, e, quindi, in parti- to politico, è continuamente distrutta dalla concorrenza che si fanno gli operai tra loro" (Manifesto Comunista).

Sarebbe così se, dalla verità indiscutibile che i lavoratori realizzeranno essi stessi la loro emancipazione, si potesse dedurre che essi realizzano autonomamente la coscienza e la capacità necessaria per raggiungere il loro scopo. E, in questo caso, sembrerebbe incomprensibile che il proletariato sia obbligato a costituirsi in partito di classe al fine di "distruggere la concorrenza che i lavoratori si fanno tra di loro".

AI contrario i due pensieri di Marx si completano: solo la spinta della classe nel suo insieme può abbattere lo Stato capitalista. Tuttavia, il proletariato non può giungervi che attraverso la sua organizzazione in partito politico. La necessità del partito esprime la realizzazione delle condizioni politiche che, sole, permettono alla classe proletaria di raggiungere i suoi fini speci- fici. In ogni caso, è da sottolineare che già nel pensiero di Marx l'idea del partito appare come la condizione indispensabile per la realizzazione del compito storico del proletariato.

Già il compagno Bordiga, nel suo articolo "Partito e Classe" (Contre le Courant n° 18-19, novembre 1928, ripreso da "Rassegna Comunista" 1921), scriveva che "le tesi sui compiti del Partito Comunista nella Rivoluzione Proletaria, approvate al II Congresso della I.C., profondamente e realmente ispirate dalla dottrina marxista, prendono come punto di partenza la definizione dei rapporti fra partito e classe; esse stabiliscono che un partito di classe non può comprendere nelle sue proprie fila che una parte della classe stessa; mai può estendersi all'insieme di questa, forse nemmeno alla sua maggioranza. Questa verità ovvia sarebbe stata messa meglio in evidenza se fosse stato precisato che non è nemmeno possibile parlare di classe finchè non esiste in questa una minoranza tesa ad organizzarsi in un partito politico". Più avanti aggiungeva ancora: "Un partito vive quando vivono una dottrina ed un metodo d'azione. Un partito è una scuola di pensiero politico e, di conseguenza, una organizzazione di lotta. Inizialmente si tratta di un fatto di coscienza, poi di un fatto di volontà, più esattamente una tendenza verso uno scopo. Senza queste due proprietà, noi non possediamo ancora la definizione di una classe."

La fondazione del partito è inconcepibile attraverso la sola trasmissione alle masse, tramite gli strati molto ristretti di operai rivoluzionari di avanguardia, di soluzioni politiche che il proletariato non avrebbe che da accettare. Invece è solo attraverso l'appoggio delle masse a questi strati rivoluzionari, cioè attraverso una delega costante delle masse a questi, che il partito si fonda e può portare i lavoratori alla vittoria, Questa delega non si effettua tramite una semplice propagazione di idee partorite liberamente da degli individui o delle minoranze, ma risulta dalla realtà della lotta di classe. Tuttavia, questa lotta non porta automaticamente alla scomparsa del capitalismo. E' al partito che spetta il compito di comprendere i diversi periodi storici per permettere alle masse di intervenire nelle situazioni. A sua volta, il partito non comprende le situazioni che a condizione di collegarsi al processo della lotta delle classi.

Le fasi di ascesa del partito, nel corso della sua missione storica, non devono riempirci di sufficienza; la rivoluzione russa ci insegna che, anche dopo la presa del potere, il partito deve restare in guardia e in allarme per continuare la lotta, esaminare le nuove situazioni, esplorare le nuove prospettive: la sua missione storica non termina che in un futuro molto lontano, cioè quel- lo in cui lo sviluppo della tecnica di produzione avrà realizzato le condizioni per la soppressione delle classi. La capacità d'azione del partito non precede, ma segue la comprensione delle situazioni. Questa comprensione non dipende da individui che si richiamano al proletariato, ma dal partito stesso. Ma questo, essendo un elemento delle situazioni e del loro concatenarsi, può essere paralizzato e conquistato dal nemico di classe e da questo momento toccherà alla corrente marxista di comprendere il corso della evoluzione storica.

Marx diceva nella prefazione al Contributo "Per la critica dell'economia politica" che "l'umanità si pone sempre e soltanto quei problemi che essa è in grado di risolvere; infatti a guardar meglio si noterà sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali per la sua soluzione sono già presenti o almeno in via di formazione".

Ciò che è vero per l'umanità è altrettanto vero per il partito di classe del proletariato. Questo partito si porrà i problemi che le condizioni storiche gli permetteranno di porsi. Questo partito realizzerà il suo compito alla sola condizione di prevedere i problemi che sono sul punto di presentarsi. L' undicesima tesi di Marx su Feuerbach dice:

“i filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo, si tratta ora di trasformarlo”

La trasformazione del mondo non è il risultato della volontà del militante, né l’attributo dei proletari in funzione della posizione che essi occupano nel meccanismo economico. Pertanto né la volontà eroica dei militanti, né il fatto che i salariati si raggruppino in organismi da cui sono esclusi gli individui di altre classi (sindacati), rappresentano le condizioni indispensabili alla realizzazione del compito che spetta al partito, Queste condizioni derivano dalla capacità del partito ad agire nella realtà e questa capacità dipende, a sua volta, dal posto che esso occupa nelle situazioni concrete dei rapporti di classe. Per determinare quale è questo posto, è necessario un fattore intellettuale di comprensione delle situazioni e del ruolo del proletariato.

All'inizio del movimento operaio, degli intellettuali borghesi, Marx ed Engels, militando nella Lega dei Comunisti, stabilirono le condizioni politiche per la lotta delle masse operaie in vista di migliori condizioni di lavoro. Allora si considerò che i compiti supremi del proletariato potessero scaturire dalla rivoluzione borghese stessa. Il primo partito della classe operaia, la Lega dei Comunisti, si basa del resto su questi elementi storici. In seguito, i nuovi partiti, la Prima Internazionale si fondano sui nuovi problemi posti dalla storia. Il partito della classe proletaria si trova inoltre a dover risolvere delle difficoltà che la Lega dei Comunisti poteva difficilmente intravvedere: la classe operaia, per realizzare la sua emancipazione, non potrà più essere “il compagno di strada” (Marx) del capitalismo, nello sviluppo della rivoluzione borghese, La Nuova Gazzetta Renana del 1848-49, fatta da Marx in collaborazione con la borghesia radicale, è sostituita dal primo tentativo di organizzazione indipendente dei lavoratori in seno alla I Internazionale.

Una nuova fase storica si apre. Il capitalismo si installa al potere nei diversi paesi e la Seconda Internazionale, che si fonda nel 1889, lotta per il miglioramento delle condizioni di esistenza dei lavoratori e per la fondazione dei suoi organismi di classe. Infine la III° Internazionale sorge, dopo il tradimento della Seconda, grazie alla rivoluzione russa. Essa si dà per compito storico quello di realizzare la rivoluzione nel mondo intero.

Ad ogni periodo storico di costituzione del proletariato in classe, corrisponde una evidente crescita dei compiti del Partito. La Lega dei Comunisti marcerà con una frazione della borghesia. La I Internazionale abbozzerà le prime organizzazioni di classe del proletariato. La II fonderà i partiti politici e i sindacati di massa dei lavoratori. La III Internazionale sarà frutto della vittoria del proletariato in Russia.

Vediamo quindi che, in ogni periodo, la possibilità della costituzione del partito si determina sulla base dell'esperienza precedente e dei nuovi problemi che si pongono al proletariato. La Prima Internazionale non avrebbe mai potuto fondarsi in collaborazione con la borghesia radicale. La Seconda non avrebbe potuto fondarsi al di fuori del concetto della necessità del raggruppamento delle forze proletarie nelle organizzazioni di classe. La Terza non avrebbe potuto fondarsi in collaborazione con le forze che agivano in seno al proletariato per spingerlo non all'insurrezione e alla presa del potere, ma alla riforma graduale dello Stato capitalista. In ogni periodo in cui il proletariato può organizzarsi in classe, il partito si fonda sui due elementi seguenti:

1. La coscienza della posizione più avanzata che il proletariato deve occupare, la comprensione delle nuove strade da intraprendere.

2. La crescente delimitazione delle forze che possono agire per la rivoluzione proletaria.

La borghesia che, nel 1818, poteva essere considerata come collaboratrice del proletariato, diventa il suo nemico. La socialdemocrazia che, prima del 1914, può restare nello stesso partito con la sinistra marxista, diventa, dopo questa data, la nemica del proletariato. Bisogna sottolineare che, all'interno dei partiti socialisti, la sinistra marxista era molto debole e non era nemmeno giunta ad organizzarsi internazionalmente. I bolscevichi ai Congressi Internazionali non si trovavano di fronte considerazione e attenzione ma indifferenza e derisione. Nella situazione attuale, bisogna iniziare a dire chiaramente che la crisi terribile che attraversa il movimento operaio deriva dal fatto che si sono manifestati dei problemi che Lenin stesso non aveva potuto prevedere. A questi problemi il centrismo ha dato una soluzione controrivoluzionaria con la teoria del socialismo in un solo paese.

Il proletariato ha subito, nel 1927, una sconfitta terribile non riuscendo ad impedire il successo controrivoluzionario del centrismo all'interno dei P.C.. Se avesse vinto la sua battaglia in seno ai partiti, esso avrebbe assicurato la continuità del partito per la realizzazione del suo compito, dato che avrebbe risolto in una direzione rivoluzionaria i muovi problemi posti dall'esercizio del potere proletario in U.R.S.S.

Affermare oggi che si vogliono fondare dei nuovi partiti sulla base dei primi quattro Congressi dell'Internazionale, significa comandare alla storia di fare marcia indietro di dieci anni, significa precludersi la comprensione di quanto accaduto dopo questi Congressi ed è, in definitiva, voler porre questi nuovi partiti in un contesto storico che non è il loro. La strada su cui dovranno porsi domani i nuovi partiti è fin d'ora delimitata dall'esperienza dell'esercizio del potere proletario e da tutta quella del movimento comunista mondiale. I quattro primi Congressi sono, all'interno di questo lavoro, un elemento di studio che deve essere sottoposto al vaglio della critica più intensa. Se li si accettasse come un vangelo, si arriverebbe alla conclusione seguente: l'arresto della circolazione del sangue di Lenin o l'allontanamento di Trotsky sono le cause della vittoria del capitalismo nei diversi paesi e del successo del centrismo in URSS e nell'Internazionale.

2. La frazione di sinistra

Non esiste dipendenza diretta tra l'evoluzione della situazione economica e quella dei rapporti di classe. La fase attuale vede incontestabilmente corrispondere, alla crisi catastrofica dell'economia capitalista, non il prepararsi del proletariato alla lotta rivoluzionaria, ma i successi sanguinosi dell'offensiva capitalista. E' vero che la legge della evoluzione storica è in definitiva condizionata dallo sviluppo delle tecniche di produzione, ma le classi destinate a scomparire non cedono certo spontaneamente e rischiano di trascinare l'umanità verso il ritorno alla barbarie.

La lotta di classe si inserisce così in una situazione molto complessa in cui si mescolano l'azione disperata del capitalismo per conservare il suo potere e quella del proletariato per realizzare la sua emancipazione. La lotta economica del proletariato tiene in considerazione la realtà economica. I lavoratori lotteranno per degli aumenti o per la difesa dei loro salari a seconda che la situazione politica permetta loro di realizzare un fronte di lotta per migliorare o difendere il loro livello di vita. In queste condizioni il sindacato può prendere, in modo immediato, nelle diverse congiunture, una collocazione di classe e la sua funzione risiederà nella mobilitazione dell'insieme delle corporazioni per la lotta contro il padronato.

Il campo specifico dell'azione del partito è diverso: esso riguarda il dominio della lotta di classe considerato non nella sua espressione contingente, ma in quella finale. E lo scontro avverrà tra il capitalismo che tenta di assoggettare il suo nemico in modo che esso accetti o si rassegni alle sue condizioni di vita nel regime attuale, e il partito del proletariato che si sforzerà di trarre dalle situazioni contingenti gli elementi in grado di farle evolvere verso lo scopo finale della classe.

Al riguardo dell'azione del partito, la terminologia marxista è quella che si esprime delimitando le condizioni soggettive ed oggettive. Questo è il criterio che il partito usa per determinare la sua azione. Si porrà tra le condizioni oggettive quelle che riguardano le condizioni economiche, la forza dell'apparato di dominazione borghese, la posizione delle classi medie. Si considereranno condizioni soggettive la forza e l'influenza del partito di classe del proletariato. Questa terminologia corrisponde perfettamente alle situazioni in cui il partito della classe non ha perso la sua capacità di guidare il proletariato. Fino a questo momento, le reazioni di classe, prodotte dagli antagonismi sui quali è basato il regime capitalista, evolvono nel seno del partito che, sotto questo impulso, riesce a dirigere la lotta del proletariato.

Quando il partito ha perso la capacità di guidare il proletariato verso la rivoluzione - ciò accade con il trionfo dell'opportunismo - le reazioni di classe prodotte dagli antagonismi sociali non si sviluppano più nella direzione che permette al partito di compiere la sua missione. Queste reazioni sono destinate a cercare le nuove basi su cui si forma ormai l'organo della comprensione della vita della classe operala: la frazione. Capire gli eventi non sì accompagna più con l'azione diretta su questi ultimi, come succedeva prima all'interno del partito, e la frazione non può ricostituire questa unità se non liberando il partito dall'opportunismo.

Il trionfo del centrismo nelle fila dei partiti comunisti ha chiuso un periodo preciso dei rapporti tra le classi: quello in cui il capitalismo aveva di fronte uno Stato operalo e un'Internazionale Comunista che lottava per la rivoluzione mondiale, Questo trionfo ha inaugurato una nuova fase di rapporti nella quale il capitalismo ha di fronte lo Stato operaio e i vari partiti comunisti che lottano per il socialismo in un solo paese. - A partire dal 1928, che ha segnato il trionfo totale del centrismo, il criterio generale per l'analisi della situazione è quello che pone tra le condizioni oggettive, insieme alla forza del capitalismo, dei suoi agenti socialdemocratici e della posizione delle classi medie, anche la forza del centrismo.

La condizione soggettiva si sposta dal partito alla frazione. Questa è il solo organismo in cui il proletariato realizza la sua organizzazione in classe dato che è l'organismo che deriva da una fase storica passata e ne prepara un'altra.

Nel 1927, con l'esclusione delle sinistre dei Partiti Comunisti, si è verificato il fallimento dell'I.C. il cui compito storico era la canalizzazione del movimento proletario mondiale intorno allo Stato operaio. Le lotte, anche parziali, del proletariato non possono avere successo effettivo se la frazione non giunge a realizzare, nel suo seno, i dati programmatici significativi della nuova fase.

Potrebbe sembrare che i compiti della frazione siano esclusivamente didattici. Ma questa critica può essere respinta dai marxisti con le stesse argomentazioni usate contro tutti i ciarlatani che considerano la lotta del proletariato per la rivoluzione e la trasformazione del mondo alla stessa stregua dell'azione elettorale.

E' del tutto esatto che il ruolo specifico delle frazioni è SOPRATTUTTO un ruolo di formazione di quadri, attraverso degli eventi vissuti e grazie all'esame rigoroso del loro significato. Ma è anche vero che questo lavoro, soprattutto ideologico, è fatto tenendo conto dei movimenti di massa e fornisce costantemente la soluzione pratica per il loro avanzamento. Senza il lavoro di frazione, la rivoluzione russa sarebbe stata impossibile; senza le frazioni, Lenin stesso sarebbe rimasto un topo di biblioteca e non sarebbe diventato un capo rivoluzionario.

Quindi le frazioni sono, storicamente, il solo luogo in cui il proletariato prosegue il suo lavoro per organizzarsi in classe. Dal 1928 fino ad oggi, il compagno Trotsky ha completamente trascurato questo lavoro di costruzione delle frazioni e, per ciò, non ha contribuito a realizzare le condizioni effettive per i movimenti di massa. Durante tutto questo periodo la nostra frazione di sinistra si è trovata nell'impossibilità di far penetrare all'interno dell'Opposizione, la sua linea politica tendente alla costruzione di frazioni di sinistra. Il bilancio si chiude con un nostro insuccesso e con una vittoria contro di noi ottenuta con l'applicazione di metodi e di manovre indegne del movimento comunista, mentre l'organizzazione dell'Opposizione ha subito sconfitte su sconfitte e scissioni su scissioni.

3. Trasformazione della frazione in partito

In sostanza il problema è visto sotto due forme diametralmente opposte: la nostra frazione concepisce la sua trasformazione in partito, considera ogni momento della sua attività come un momento della ricostruzione del partito di classe del proletariato e reputa che solo la frazione, all'interno o al di fuori dell'organizzazione ufficiale del partito, rappresenti l'organismo capace di condurre il proletariato alla vittoria. Il compagno Trotsky ritiene invece che la costituzione di un nuovo partito non dipenderà direttamente dalla frazione o dal suo lavoro, ma dal lavoro della "opposizione" in collaborazione con altre formazioni politiche e anche con correnti appartenenti a partiti della classe nemica.

Su questo fatto l'esperienza storica ha già sciolto ogni dubbio: da un lato, la rivoluzione corona il lavoro tenace di Lenin per la trasformazione della frazione bolscevica in partito; dall'altro, la sconfitta del 1923 in Germania compromette il lavoro degli spartachisti legatisi - con la fusione di Halle - agli Indipendenti[1]. Infine la formazione delle sezioni dell'Internazionale in diversi paesi, fatta sulla base di fusioni tra formazioni politiche eterogenee, ci ha portato alla situazione attuale in cui i vari gruppi dell'opposizione si scontrano su questioni legate alle persone senza riuscire a definire le differenze di principio che li dividono

La trasformazione della frazione in partito è condizionata da due elementi intimamente legati:

1. L'elaborazione, da parte della frazione, delle nuovi posizioni politiche capaci di ben inquadrare le lotte del proletariato per la rivoluzione nella sua fase nuova più avanzata. Per agire nelle situazioni attuali e future, è necessario possedere posizioni politiche che oppongono allo Stato operaio degenerato lo Stato operaio in lotta per la vittoria rivoluzionaria nel mondo intero. Inoltre bisogna possedere le soluzioni tattiche che permettano di realizzare l'insurrezione proletaria nei paesi capitalistici visto che la riapplicazione pura e semplice della politica dei bolscevichi si è dimostrata insufficiente in Germania nel 1923, con tutto che l'I.C. era diretta ancora da Lenin e Trotsky.

2. Il capovolgimento del sistema attuale dei rapporti di classe quale si è venuto assestando con la vittoria dell'opportunismo all'interno del partito della classe operaia. Questo capovolgimento si attuerebbe con lo scoppio di movimenti rivoluzionari che potranno permettere alla frazione di riprendere la direzione delle lotte verso l'insurrezione.

Queste due condizioni sono dialetticamente legate e noi esamineremo e comprenderemo la nuova realtà che sta maturando a mano a mano che si verifica il passaggio nel campo nemico dell'opportunismo che dirige il partito comunista. Oppure, nella prospettiva opposta, nella misura in cui progredisce il lavoro della frazione di sinistra per la vittoria rivoluzionaria. Ai "sapientoni" oggi di moda nell'Opposizione Internazionale e che partoriscono ad ogni piè sospinto delle posizioni politiche che rappresenterebbero la quintessenza del sapere marxista universale, bisogna opporre la realtà, E questa dimostra che la debolezza numerica e l' incapacità teorica attuali delle frazioni di sinistra non sono che il riflesso dell'incapacità del proletariato mondiale ad opporsi all'attacco del capitalismo nell'attuale fase di crisi economica senza sbocco, la quale, pur tuttavia, dovrebbe fornire la base per dei grossi scontri rivoluzionari.

Il tradimento dei partiti comunisti non è un dato psicologico, ma storico. Non sono i gesti politici dei dirigenti opportunisti che fanno passare il partito nel campo del nemico, Così come non è il trattato di amicizia dell'URSS con l'imperialismo italiano, o le nuove relazioni con l'imperialismo francese che modificano la natura dello Stato russo, che resta ancora basato sulla socializzazione dei mezzi di produzione. Il compagno Trotsky, che poneva la chiave degli eventi per la vittoria della Rivoluzione nel Partito Comunista Tedesco, diretto dal centrismo, è sicuramente sconcertato dalla posizione politica che i partiti comunisti hanno adottato al momento della vittoria del fascismo. Per noi questa conclusione era inevitabile perchè noi ponevamo la chiave della situazione nelle mani della frazione di sinistra. Dato che questa non esisteva e che niente era stato fatto per la sua costruzione, nessuna forza poteva, conseguentemente, agire per la difesa del proletariato tedesco.

La vittoria dell'opportunismo tra le fila del partito non significa il passaggio di questo al nemico o la sua manifestazione come forza sociale al servizio del nemico, L'opportunismo rivede il marxismo e propone nuovi metodi di lotta del proletariato, All'interno dei partiti socialisti, prima del 1914, l'opportunismo preconizzava la conquista graduale dello Stato in sostituzione della lotta rivoluzionaria per la sua distruzione. Per conquistare il proletariato, l'opportunismo insisteva sull'importanza crescente del sindacato e del partito, chiamati a giocare un ruolo nelle questioni parlamentari e ministeriali. Le diverse fasi attraversate dall'opportunismo, all'interno dei partiti della Seconda Internazionale, sono evidentemente state altrettante fasi di regresso del proletariato e di progresso dell'influenza del capitalismo tra le sue fila. Il proletariato, in mancanza della frazione di sinistra, ha dovuto attendere l'esaurimento della funzione dell'opportunismo, cioè il suo tradimento, prima di passare alla costruzione di nuovi partiti. D'altra parte, la frazione stessa non ha elaborato le nuove posizioni storiche per la lotta del proletariato se non dopo il 1914, e soprattutto attraverso la voce di Lenin, il cui lavoro precedente fu la premessa indispensabile alle conclusioni stabilite dopo il tradimento dei partiti socialisti.

Il centrismo, in seno ai partiti comunisti, propone al proletariato, la lotta per il socialismo in un solo paese. Gli interessi della classe operaia di ogni paese non risultano più dalla lotta per il rovesciamento del capitalismo, ma derivano dai progressi dell'industrializzazione e dei piani quinquennali in URSS. In definitiva, il centrismo dirà agli operai: non la vittoria rivoluzionaria del proletariato, ma il rafforzamento economico e militare dello Stato operaio e la sua coesistenza pacifica con il capitalismo mondiale vi porteranno al socialismo. Come prima della guerra i sindacati permisero ai riformisti di svolgere il loro ruolo controrivoluzionario, così lo Stato operaio rappresenta la condizione essenziale che permette al centrismo di sviluppare la sua politica in seno al proletariato.

Attualmente noi dobbiamo avere la forza di attendere che le contraddizioni insolubili, in cui si trova il centrismo, si scontrino con l'opera costruttiva delle frazioni di sinistra. Noi non possiamo ignorare l'organizzazione sociale che esiste in Russia - poiché il centrismo non è il capitalismo - e, quindi, passare alla costituzione dei nuovi partiti significherebbe sostituire uno schema astratto della realtà alla realtà nella quale viviamo e in cui vive il proletariato.

La trasformazione delle frazioni in partito potrebbe risultare dalla vittoria del proletariato rivoluzionario in un paese capitalista. In questo caso il problema essenziale della lotta del proletariato mondiale, polarizzato intorno ad uno Stato operaio, si troverebbe posto di nuovo su delle considerazioni di principio che risulterebbero dall’ esperienza fatta in Russia.

All'interno dei partiti della Seconda Internazionale, quelli che non vollero tener conto della posizione del partito socialista di quest'epoca e che ebbero una reazione più ampia ai successi dell'opportunismo, finirono con l'opporre alla lotta parlamentare la lotta contro tutti i partiti politici ed ai principi marxisti le posizioni politiche del sindacalismo. Invece i bolscevichi sono rimasti sempre partigiani della politica di frazione e il gruppo dei Tribunisti olandesi, escluso dal partito socialista, pur fornendo del materiale politico prezioso, è rimasto un gruppo incapace di influenzare il corso degli eventi.

 Attualmente il compagno Trotsky, che non tiene conto della posizione di classe che conservano i partiti comunisti, non trova all'interno di questi gli elementi proletari per costituire un nuovo partito e cerca questi elementi e questa base tra i partiti socialisti, cioè in seno ad organismi che, dal 1914, agiscono nell'interesse del nemico.

E' un dovere per i proletari, raggruppati nella frazione di sinistra, non spaventarsi per le situazioni terribili che attraversiamo. Essi resteranno fermi sulle posizioni che un avvenimento storico - la rivoluzione russa - ha confermato in maniera irrefutabile; essi continueranno la lotta per la costruzione delle frazioni di sinistra che si trasformeranno in partito quando le condizioni storiche saranno favorevoli.

4. Le condizioni per creare i nuovi partiti

Il meccanismo dei rapporti di classe, così come il meccanismo economico, obbedisce a delle leggi la cui evoluzione non dipende per niente dalla volontà individuale degli uomini. Per agire nel meccanismo dei rapporti di classe, bisogna conoscerne le leggi, e soprattutto realizzare la condizione storica per agire. Questa condizione risiede - lo ripetiamo - nell'organismo in cui si concretizza l'organizzazione del proletariato in classe: la frazione.

Dopo la vittoria dell'opportunismo nei partiti, si va attuando un profondo cambiamento. Una parte notevole del proletariato, la sua maggioranza, ha fatto proprie delle posizioni politiche che non rappresentano più il programma del comunismo, ma quello dell'opportunismo, che sostituisce la politica e la tattica opportuniste alla politica e alla tattica comuniste. Così, gli antagonismi sociali non spingono più il partito a prendere delle posizioni che rispondono agli interessi finali del proletariato. Al contrario, il partito attaccato dal cancro dell'opportunismo, interverrà nelle situazioni determinando non l'allargamento dei movimenti di classe, ma la loro dispersione a vantaggio del nemico.

Il meccanismo economico è destinato ad evolvere verso il sorgere dei contrasti derivanti dalle basi antagoniste del regime capitalista, Ugualmente, il meccanismo dei rapporti tra le classi evolve verso l'esplodere dei contrasti dovuti all'antagonismo tra la posizione che occupa il partito degenerato e la posizione reale che la classe dovrebbe occupare. Questo posto è ormai occupato dalla frazione di sinistra.

Marx scriveva nel suo contributo alla "Critica dell'Economia Politica" che una società non scompare mai prima che si siano sviluppate tutte le forze produttive che essa era in grado di contenere e che mai si sostituiscono ad essa dei nuovi e più elevati rapporti di produzione prima che le condizioni di esistenza materiali di questi rapporti stano maturate nel seno stesso della vecchia società.

Ciò vuol dire che il proletariato non può cominciare la sua lotta per la nuova organizzazione della società che quando le condizioni per questa si siano annunciate all'interno della vecchia società. Queste condizioni cominciano a maturare nel momento stesso dell'instaurarsi della società capitalista. In maniera analoga, le frazioni di sinistra non potranno trasformarsi in partito che quando gli antagonismi tra la posizione del partito degenerato e la posizione del proletariato minacciano tutto il sistema dei rapporti di classe determinato dalla vittoria del centrismo all'interno dei partiti. Ora, tutto ciò si concretizza in una posizione storica occupata dal partito, posizione che si basa su di un programma che non risponde più agli interessi della classe operaia ma che non rappresenta ancora gli interessi del nemico. Attualmente, il partito comunista, diretto dal centrismo, emanante dallo Stato operaio e agente sulla base del socialismo in un solo paese, dell'opposizione sindacale rivoluzionaria, del nazional-bolscevismo, occupa questo posto intermedio.

Marx subentra a Blanqui perché oppone la insurrezione, derivante dalla lotta di classe, alla teoria del colpo di mano. Parallelamente i marxisti oppongono la frazione alla avventura che sarebbe la costituzione di altri partiti prima che il meccanismo dei rapporti di classe abbia maturato le condizioni per la costruzione delle nuove organizzazioni. Queste esistono dal momento in cui il centrismo spinge il partito ad una politica controrivoluzionaria. Queste condizioni maturano, si delimitano, si precisano nella misura in cui le frazioni di sinistra sviluppano la loro consistenza ideologica, la loro importanza numerica e giungono così a diventare un fattore diretto dell'evolvere delle situazioni.

Si può affermare che le condizioni storiche che permettono alle frazioni di sinistra di conservare al proletariato i vecchi partiti risiedono nella vittoria rivoluzionaria di un proletariato diretto da una frazione di sinistra che riesce a spazzar via il centrismo al fuoco stesso dell'insurrezione. Questo concetto ci sembra essere l'unico marxista, in contrapposizione a tutta una serie di considerazioni politiche che si riassumono nella formula del ’raddrizzamento" del partito, o nell'altra posizione, al minimo bizzarra, della "riforma". Questa prospettiva di vittoria rivoluzionaria, malgrado l'intralcio rappresentato dal partito diretto dal centrismo e benché sempre meno probabile, non può essere esclusa in partenza, anche dopo la morte dell'I.C. Se questa condizione storica non si realizza, allora sarà l'altra prospettiva a realizzarsi, quella cioè della conclusione della funzione del centrismo. I rapporti di classe che si sono stabiliti con la vittoria del centrismo, che ha legato il proletariato ad un programma politico contrario ai suoi interessi, giungeranno in tal caso al loro sviluppo estremo.

Abbiamo già detto che il centrismo disperde le reazioni di classe conseguenza degli antagonismi sociali, favorendo così il perpetuarsi dell'opera di conservazione del regime capitalista. Questo regime precipita verso la guerra, se la classe operaia non vi si oppone dirigendo la rivolta delle forze produttive verso la creazione di una nuova organizzazione sociale. Il centrismo sarà un fattore necessario per condurre il proletariato alla guerra e così la sua funzione si esaurirà totalmente. Ecco dunque il secondo tipo di condizioni storiche che si dovrebbe realizzare per la costruzione di un nuovo partito.

Il bilancio che le frazioni di sinistra debbono tirare è, di conseguenza, un bilancio storico. Le contraddizioni del mondo capitalista, nella fase dell'imperialismo, sono destinate a risolversi con la rivoluzione o la guerra. Dopo la vittoria del centrismo nel partito, solo la frazione di sinistra potrà conservare il partito alla causa del proletariato e riconquistarlo per guidare la classe alla vittoria.

Nel caso in cui le frazioni non riescono a condurre - contro il centrismo - il proletariato alla vittoria, nessuna volontà individuale potrà evitare l'altro sbocco della situazione: la guerra; ed è solo nel corso di questa o al suo seguito che la frazione, trasformandosi in partito, potrà condurre la classe operaia alla vittoria.

5. Partito e Internazionale

L'Internazionale proletaria rappresenta la conclusione, per un determinato periodo storico, del lavoro ideologico del proletariato volto a fissare gli obbiettivi ed i metodi della sua lotta contro il capitalismo. Tutto questo lavoro ideologico è intimamente legato alla lotta condotta precedentemente dalle frazioni, in legame con le lotte della classe, lotta che dette vita ai nuovi partiti in uno o più paesi.

La nozione dell'Internazionale è superiore a quella del partito, non solo organizzativamente e politicamente, ma anche cronologicamente. Infatti il partito è un organismo che si collega direttamente con un processo di lotta di classe e che ha come obiettivo la sua lotta contro lo Stato capitalista. L'Internazionale, al contrario, si fonda unicamente su delle nozioni politiche e non ha di fronte ad essa uno Stato capitalista mondiale, ma degli Stati che riproducono su scala internazionale gli antagonismi esistenti, nel campo economico, tra i capitalisti o tra gruppi di questi. La morte dell'Internazionale Comunista deriva dall'esaurirsi della sua funzione: l'I.C. è morta con la vittoria del fascismo in Germania; questo avvenimento ha segnato dal punto di vista storico la fine della sua funzione ed ha mostrato il primo risultato definitivo della politica centrista. La vittoria del fascismo in Germania ha significato che gli avvenimenti voltavano le spalle alla rivoluzione per prendere la via che può condurre alla guerra.

Il partito non cessa di esistere, anche dopo la morte dell'Internazionale. Il Partito non muore, tradisce. Il partito, ricollegandosi direttamente al processo della lotta di classe, è chiamato a continuare la sua opera anche quando l'Internazionale è morta. Così, in caso di guerra, mentre l'Internazionale scompare totalmente dalla scena politica, il partito esiste e chiama il proletariato a prendere le armi, non per la trasformazione della guerra imperialista in guerra civile, ma per continuare la sua lotta anche durante la guerra, confondendo i suoi interessi con quelli del nemico di classe.

Le esperienze storiche sono decisive e dimostrano che la costruzione dei partiti precede la fondazione dell'Internazionale. Le frazioni di sinistra devono evidentemente ispirarsi, per il lavoro che compiono in ogni paese, a concetti internazionali, ma solo la costruzione di uno o più partiti può rappresentare la condizione perché si crei una nuova Internazionale. Invertire i termini significa sostituire al marxismo, che fa conseguire le direttive per le lotte proletarie dal meccanismo stesso della lotta di classe, l’opera di letterati politici che affidano alla loro volontà e al loro talento la preoccupazione di costruire delle organizzazioni di classe,

La nuova Internazionale sarà il coronamento del lavoro tenace delle frazioni di sinistra e si incrocerà o con una rivoluzione proletaria vittoriosa o con una nuova guerra imperialista.

6. L’URSS e il problema del nuovo partito

AI fondo, tutte le contraddizioni del compagno Trotsky si spiegano tramite il suo errore, che ancora sostiene, sulla prospettiva generale. Il lavoro dell'Opposizione Internazionale di Sinistra, ispirato direttamente dal compagno Trotsky, si basava sull'URSS considerata come polo di concentrazione del proletariato mondiale. Dalla natura proletaria dello Stato russo si faceva discendere la prospettiva fatale di un blocco universale del capitalismo per la guerra contro l'Unione Sovietica. Il dovere delle opposizioni in tutti i i paesi era la difesa dell'URSS contro l'attacco imperialista inevitabile e il loro posto, in tale guerra, era in prima fila per la difesa dello Stato sovietico.

Tutta la politica di "raddrizzamento" dei partiti comunisti era fondata sulla visione della lotta del proletariato russo contro il centrismo incapace di assicurare la difesa dello Stato operaio. Ciò avrebbe determinato le condizioni favorevoli al "raddrizzamento" dei partiti comunisti. Si può dire che tutte le scissioni che si sono verificate all'interno dell'Opposizione Internazionale di Sinistra hanno avuto per motivo dei dissensi sulla questione russa. Il compagno Trotsky, procedendo a tutta questa serie di scissioni, credeva evidentemente di realizzare così, e solamente così, le condizioni politiche favorevoli alla sua prospettiva generale.

Dopo la vittoria del fascismo in Germania, egli sostiene la fondazione di un nuovo partito allo scopo di rigenerare l'I.C. e assicurare la difesa dello Stato russo contro l'imperialismo. Ancora oggi, il compagno Trotsky preconizza la  fondazione dei nuovi partiti e di una nuova Internazionale per difendere l'URSS attivamente. Ora tutta la prospettiva del compagno Trotsky, se la si giudica alla luce delle esperienze fatte, è totalmente smentita dagli avvenimenti. In effetti, è dopo la sconfitta del proletariato mondiale in Germania, nel febbraio scorso, che si è aperta la fase dei migliori rapporti tra gli Stati capitalisti e lo Stato sovietico. Ci si potrà rispondere che non si tratta che di una fase assolutamente passeggera e che assisteremo domani alla formazione di un blocco universale contro lo Stato russo. Che non si tratti di una fase passeggera è provato dal fatto che lo Stato russo consolida le sue posizioni economiche, strategiche e politiche proprio nel momento in cui il proletariato mondiale si vede respinto dall'offensiva del nemico. Ma, al di la dell'analisi della situazione attuale, la prospettiva del compagno Trotsky deve essere confrontata con dei dati più generali.

Lo Stato russo ha rappresentato il polo di concentramento del proletariato mondiale finché si è basato sul programma del socialismo internazionale. Noi intendiamo con questo non un attaccamento ideale a questo programma, ma il concentrarsi della lotta di classe del proletariato mondiale intorno alla lotta dello Stato russo per la rivoluzione mondiale e per la costruzione del socialismo in Russia. La vittoria del programma del socialismo in un solo paese comporta lo sna- turamento dello Stato russo che diventa un ostacolo sia per la lotta del proletariato russo che per la lotta rivoluzionaria del proletariato degli altri paesi. Gli avvenimenti di Germania hanno verificato questo snaturamento dello Stato russo in maniera lampante: i concetti politici del nazional-bolscevismo, del social-fascismo, tutta la teoria dell'Opposizione Sindacale Rivoluzionaria che pone il partito al di fuori del meccanismo della lotta di classe, tutti questi concetti sono stati introdotti nel proletariato tedesco dalla burocrazia centrista, che si è impadronita dello stato russo nel 1927.

Il ruolo rivoluzionario dello Stato russo non deriva dalla natura politica di questo Stato, ma dalla politica che esso applica nel campo nazionale e internazionale. Così, la politica del centrismo ha spinto con violenza lo Stato russo da un ruolo rivoluzionario ad un ruolo reazionario. Che la nuova posizione presa dall'URSS, diretta dal centrismo, non modifichi i suoi caratteri di classe, questa è una cosa perfettamente chiara per i marxisti che sono stati educati dalla esperienza dei partiti della Seconda Internazionale e che hanno compreso che la burocrazia sindacale non rovescia il carattere di classe delle organizzazioni sindacali.

 Tuttavia, una differenza molto importante esiste tra lo Stato e il sindacato. Questo è un organismo di lotta fondato sull'adesione volontaria del proletariato, mentre lo Stato è un organo che controlla il meccanismo produttivo e possiede dei mezzi di coercizione violenta verso i proletari che continuano la lotta per il comunismo, Praticamente, questa differenza si esprime, a nostro avviso, attraverso due atteggiamenti differenti che devono tenere i marxisti. Di fronte ad un attacco fascista, noi dobbiamo realizzare il fronte unico con la socialdemocrazia per difendere l'organizzazione sindacale contro gli attacchi del nemico. Esempi di questo tipo si sono verificati all'epoca del l'ascesa del fascismo in Italia, allorché il partito era diretto dalla corrente di sinistra di cui la nostra frazione ha la pretesa di essere la continuazione.

Invece lo Stato, sotto la direzione dell'opportunismo, prende posto tra le forze della reazione e obbliga, con la violenza, i proletari ad appoggiare la sua politica. E ciò perchè lo Stato, a differenza del sindacato, si lega direttamente all'apparato produttivo. Ne segue che bisogna proclamare la necessità di un secondo partito, di una seconda rivoluzione e che bisogna prendere le armi contro il centrismo che si è accaparrato la direzione dello Stato proletario? Sì, per quelli che considerano la lotta politica come risultato della disputa tra sostenitori di idee opposte. No, per i marxisti, che basano la loro azione sui principi della lotta di classe.

Il centrismo usurpa la direzione dello Stato proletario e ciò prova la debolezza del proletariato russo e mondiale nella salvaguardia della funzione rivoluzionaria dello Stato. Il proletariato russo può riconquistare la sua forza costruendo la sua frazione di sinistra che, sola, assicura la continuità della vita della classe. Formalmente, e secondo i "canoni" dell'idealismo, chi si oppone deve contrapporre le armi alla violenza dell’opportunismo che deporta e ammazza i comunisti; secondo il punto di vista marxista, invece, il proletariato lotterà per forgiare l'organismo che saprà poi cogliere l'occasione favorevole per lanciare la lotta per la riconquista dello Stato russo alla classe operaia.

Che lo Stato diretto dal centrismo si sia posto tra le forze della reazione, è provato dal ruolo che hanno giocato i partiti comunisti nei diversi paesi e in Germania particolarmente e ciò non è affatto smentito dal successo dell'industrializzazione in URSS. Questi non sono dei momenti della lotta del proletariato russo per la costruzione del socialismo. Infatti il plusvalore sarà ormai utilizzato per ostacolare la lotta rivoluzionaria nei vari paesi e sarà domani usato per mobilitare il proletariato nella partecipazione alla guerra in una delle costellazioni imperialiste.

In definitiva i marxisti avrebbero dovuto far derivare la loro posizione verso lo Stato russo da una considerazione di uno Stato sfigurato, nella sua funzione storica, dal centrismo. Per ciò avrebbero dovuto sostenere la lotta condotta dalla frazione di sinistra del PCR. Invece di porre il dilemma: capitalismo contro lo Stato russo diretto dal centrismo, bisognava porre l'alternativa reale: imperialismo contro frazione di sinistra del PCR.

E' veramente riprovevole che il compagno Trotsky abbia abbandonato la posizione che aveva nel 1927, quando richiamava l'esperienza Clemenceau, per adottare l'altra posizione politica che egli sostenne all'epoca dell'attacco cinese contro la ferrovia dell'Est cinese. Più recentemente ancora - dopo la disfatta tedesca - il compagno Trotsky ha affermato che la sinistra, alla direzione dello Stato russo, non poteva che applicare una politica analoga a quella di Stalin.

La vittoria del centrismo e lo sviluppo della sua funzione rendono sempre più improbabile l'ipotesi della lotta universale del capitalismo contro l'URSS. Ma, anche se ciò dovesse verificarsi, il posto del proletariato russo e mondiale sarebbe al fianco della frazione di sinistra e non del centrismo che, in caso di guerra, arriverebbe alla conclusione inevitabile della sua politica, mettendo direttamente in gioco il carattere proletario dello Stato.

Il compagno Trotsky preconizza ugualmente la fondazione di un altro partito in Russia. Ora, le condizioni per un secondo partito risiedono nella modifica della natura proletaria dello Stato russo: i partiti si fondano su di un programma diretto alla distruzione dello Stato. Inoltre, la dittatura del proletariato è inconcepibile con la presenza di due partiti.

Le Opposizioni non hanno nemmeno abbordato i complessi problemi della costruzione di una frazione di sinistra del PCR, dei suoi rapporti con le organizzazioni sindacali e con i soviet, e ciò in una situazione in cui vi è il reale pericolo che il nemico di classe profitti di questa lotta contro il centrismo per riconquistare la Russia al suo dominio, La nostra frazione stessa non ha che sfiorato questi problemi e, attualmente, non è ancora riuscita a dar loro una soluzione positiva. Comunque questo è proprio uno dei compiti storici delle frazioni di sinistra dei partiti comunisti.

Il compagno Trotsky, lanciando la scomunica, all'interno dell'Opposizione Internazionale, contro tutti coloro che osavano mettere in dubbio la posizione da lui difesa riguardo all'URSS, ha reso molto più difficile la soluzione di questi problemi. D'altra parte i militanti che si accaniscono ad affermare che lo Stato russo non è più uno Stato proletario e che si sarebbe trasformato non sappiamo in che cosa, non fanno fare alcun passo in avanti alla lotta della classe operaia. Al contrario, saltando tutti gli ostacoli che sono alla base dell'analisi marxista della prima esperienza di uno Stato proletario, e di uno Stato conquistato dall'opportunismo, essi acquistano una pace interna a buon mercato e si precludono così la possibilità di lottare per la costruzione della frazione.

Le frazioni di sinistra hanno il dovere di mettere in guardia il proletariato sul ruolo che ha giocato 1'URSS nel movimento operaio e di indicare fin d'ora l'evoluzione che avrà lo Stato proletario sotto la direzione del centrismo. Fin da ora bisogna che sia chiara e lampante la dissociazione dalla politica imposta dal centrismo allo Stato operaio. Deve essere gettato l'allarme tra la classe operaia contro la posizione che il centrismo imporrà allo Stato russo non nei suoi interessi, ma contro i suoi interessi. Domani, e bisogna dirlo da oggi, il centrismo tradirà gli interessi del proletariato.

Un tale atteggiamento energico è capace di risvegliare l'attenzione dei proletari, di strappare i membri del partito alla presa del centrismo, di difendere realmente lo stato operaio. Solo un tale atteggiamento può mobilitare delle energie per la lotta che conserverà al proletariato l'Ottobre 1917.

Verso l'Internazionale due e tre quarti ... ?

In passato, noi abbiamo difeso il concetto fondamentale della "frazione" contro la posizione detta “d’opposizione”. Per frazione noi intendiamo l'organismo che forma i quadri che devono assicurare la continuità rivoluzionaria e che è destinato a diventare il protagonista della vittoria proletaria. Contro di noi, ha trionfato in seno all'Opposizione Internazionale di sinistra, la posizione detta "d'opposizione" Quest'ultima affermava che non bisognava proclamare la necessità della formazione dei quadri, poiché la chiave degli avvenimenti si trovava nelle mani del centrismo e non nelle mani della frazione.

Questa divergenza prende attualmente un aspetto nuovo, ma si tratta sempre dello stesso contrasto, benché a prima vista sembra che il problema consista oggi in questo: per o contro i nuovi partiti. Il compagno Trotsky trascura totalmente, e per la seconda volta, il lavoro di formazione di quadri, credendo di poter passare immediatamente alla costruzione di nuovi partiti e della nuova Internazionale.

Oggi si preconizza un lavoro comune con le sinistre socialiste in vista della formazione della nuova Internazionale. A questo scopo si mette in evidenza la partecipazione di Lenin alle Conferenze di Zimmerwald e di Kienthal, che sono presentate come gli antecedenti indispensabili della Terza Internazionale. Innanzitutto bisogna ristabilire la verità su queste conferenze che ebbero luogo durante la guerra: esse non avevano assolutamente per scopo la formazione di una nuova Internazionale, ma la ripresa di legami dopo il tradimento del 1914, inoltre è completamente falso che, dal punto di vista politico, queste conferenze abbiano rappresentato degli antecedenti della Terza Internazionale. Invece è vero che i bolscevichi hanno lentamente preparato, tra il 1914 e il 1919, le basi della nuova Internazionale, ma mai in collaborazione con le formazioni del centro o del centro-sinistra che avevano partecipato a Zimmerwald e a Kienthal. La fretta galoppante di quegli stessi compagni che, negli ultimi anni, lottarono con accanimento contro coloro che si rifiutavano di giurare sul "raddrizzamento" dei partiti commisti, questa fretta per la costruzione dei nuovi partiti, non ha alcuna relazione con il lavoro di Lenin. Anche dopo la guerra, Lenin non si dedicò immediatamente alla costruzione della nuova Internazionale, ma lo fece solo dopo la vittoria della rivoluzione russa.

Il problema delle sinistre socialiste è posto oggi dal compagno Trotsky e dall'Opposizione Internazionale sotto un angolo completamente originale! La divergenza del passato, che esisteva a questo proposito, tra Lenin e noi, riguardava il dominio della tattica; la divergenza attuale tra il compagno Trotsky e la nostra frazione riguarda il campo dei principi. In effetti, quando nei primi anni della I.C. si pose il problema dello sviluppo del partito con l'adesione di una frazione della sinistra socialista, si aveva in mente l'assorbimento di questa frazione da parte del partito che già possedeva un insieme di posizioni programmatiche ben stabilite e si pensava fosse sensato inglobare questa formazione.

Ma oggi si tratta di ben altra cosa: la sinistra socialista è considerata capace di collaborare all’opera di costruzione programmatica di nuovi partiti. Il modo di formazione delle sezioni della Terza Internazionale - rispetto al quale noi manteniamo tutte le riserve sollevate allora dal compagno Bordiga[2] - non ha niente a che vedere con la nuova posizione che adotta il compagno Trotsky. In effetti, i partiti comunisti si fondavano sulla delimitazione ideologica e programmatica tracciata dalla rivoluzione russa; tutte le formazioni della sinistra socialista non avevano altra scelta che l'adesione alla Terza Internazionale o il passaggio esplicito dall'altro lato della barricata. Alla formula del compagno Trotsky: “le sinistre socialiste evolvono verso il comunismo”, l'esperienza del dopoguerra oppone una smentita categorica: "le sinistre socialiste evolvono verso la socialdemocrazia”.

A nostro avviso la guerra e la rivoluzione russa hanno operato una rottura definitiva nella storia. Prima del 1914 i partiti socialisti potevano trovarsi all'interno del movimento operaio; dopo, il loro posto è nel campo borghese, all’interno del capitalismo. Questa trasformazione della posizione di classe della socialdemocrazia comporta, regola di conseguenza, una contrapposizione fondamentale fra le sinistre socialiste, che gettarono le basi dei partiti comunisti, e le sinistre socialiste del dopoguerra, necessarie alla Socialdemocrazia per ingannare le masse e per continuare così a svolgere la sua funzione nell’interesse del nemico. Le sinistre socialiste si collocano oggi ben al di qua del solco tracciato dalla rivoluzione russa e non possono mai collaborare con le frazioni di sinistra dei partiti comunisti nella determinazione del nuovo programma che dovrà fissare – per le rivoluzioni future – le lezioni derivanti dalla grandiosa esperienza del potere proletario e della terribile esperienza sopraggiunta con la vittoria del centrismo.

Inoltre queste sinistre hanno vissuto gli eventi del dopoguerra stando dall’altro lato della barricata e, perciò, esse rappresentano degli organismi molto più reazionari del centrismo stesso.

Nell’immediato dopoguerra, la socialdemocrazia non poteva agire tra le masse con l’intervento diretto dei Vandervelde e compagnia, che avevano ancora le mani piene del sangue dei proletari. In quel momento non si trattava di dedicarsi alla raccolta immediata dei frammenti della Seconda Internazionale e non a caso si vide nascere la Seconda Internazionale e mezza.

Attualmente, dopo gli eventi tedeschi, in cui la socialdemocrazia ha brillantemente compiuto il suo ruolo (trasmettendo il potere al fascismo, nella nuova forma di organizzazione sociale imposta al capitalismo dalle condizioni economiche), la socialdemocrazia internazionale ha bisogno della propaganda della sua ala sinistra per conservare le sue posizioni tra la classe operaia. Se le sinistre socialiste non hanno preso alcuna iniziativa per una nuova organizzazione internazionale, se noi non abbiamo assistito alla formazione, in tutti i paesi, di partiti socialisti indipendenti, ciò è dovuto al fatto che la politica del centrismo ha tolto ai partiti comunisti la loro capacita di guidare il proletariato alla rivoluzione. La socialdemocrazia può oggi avvalersi della politica centrista in Germania per giustificare il ruolo da essa giocato negli avvenimenti che si sono conclusi con la vittoria del fascismo.

Ma, se attualmente non esistono le condizioni per la formazione dei partiti socialisti indipendenti, niente prova che, domani con il complicarsi della situazione, non assisteremo alla costituzione di tali partiti. Ci interessa dunque stabilire una regola di carattere generale valida per il futuro: il lavoro delle frazioni di sinistra per la formazione dei nuovi partiti e della nuova internazionale non può essere il risultato di una fusione tra organismi politici fondamentalmente opposti: i partiti non possono essere che il risultato del lavoro delle frazioni di sinistra, e solo di queste.

La funzione di una formazione politica non deriva affatto dalle sue affermazioni, né dall’intervento di individui, fossero anche della forza e del genio del compagno Trotsky. Le sinistre socialiste fanno parte integrante dei partiti socialisti, cioé di forze sociali che sono al servizio del nemico dal 1914, Le loro eventuali iniziative per fondare dei nuovi partiti e una nuova Internazionale non rispondono che alla necessità di continuare la funzione storica propria dei partiti socialisti. Il loro materiale politico è precedente alla rivoluzione russa e contrario a questa; la loro Internazionale non è la Quarta Internazionale, ma l'Internazionale due e tre quarti.

Tra l'Opposizione Internazionale di sinistra e le sinistre socialiste che collaborano per la formazione dei nuovi partiti, non sono certo i primi che assoggetterebbero i secondi nell'interesse della rivoluzione. Sarebbe piuttosto vero il contrario, perché la lotta per la rivoluzione non è la lotta della capacità e delle abilità individuali, ma quella delle forze sociali. E, attualmente, allorché noi constatiamo i progressi dell'offensiva del capitalismo nel mondo intero, le deboli forze dell' Opposizione Comunista diverrebbero prigioniere delle sinistre socialiste che finirebbero per immobilizzarle, comprometterle, disgregarle.

Il problema della costruzione dei nuovi partiti e della nuova Internazionale è posto in maniera del tutto falsa. Invece di fare un'analisi rigorosa della situazione per vedere se esistono le condizioni per fondare i nuovi organismi, si decide a priori la necessità di creare la nuova Internazionale. Dalla formula: la rivoluzione è impossibile senza partito comunista, si trae la conclusione semplicistica che bisogna già da ora costruire il nuovo partito. Sarebbe come se dalla premessa: senza insurrezione non si possono nemmeno difendere le rivendicazioni elementari dei lavoratori, si deducesse la necessità di scatenare immediatamente l'insurrezione. Al contrario, le frazioni di sinistra non passeranno alla costruzione dei nuovi partiti che quando vi saranno le condizioni adatte per questo.

Noi abbiamo già indicato le condizioni specifiche per la fondazione dei nuovi partiti e della nuova Internazionale; abbiamo anche spiegato che queste condizioni non esistono oggi. La prova dell'immaturità storica per passare oggi alla costruzione di nuovi organismi è d'altra parte fornita dal compagno Trotsky che è costretto a rivolgersi alle sinistre socialiste per intraprendere questo lavoro. L'immaturità della situazione ci fa prevedere che molto probabilmente l'Internazionale due e tre quarti, che è in preventivo, si ridurrà ad un semplice cambiamento di etichetta dell'Opposizione Internazionale di Sinistra. In breve, essa finirà per rendersi conto dell'errore commesso e riprenderà - lo speriamo vivamente - il cammino difficile delle frazioni di sinistra. Ma noi dobbiamo basare la nostra azione politica sulle posizioni proclamate attualmente dagli organi dirigenti dell'Opposizione.

A questo proposito, e finché la collaborazione con le sinistre socialiste non resta che una prospettiva per domani, il dovere dei proletari che militano nell'Opposizione sarà di raggrupparsi in frazioni all'interno di questi organismi. Ma nel caso in cui si dovesse passare praticamente ad un lavoro comune con le sinistre socialiste per la fondazione dei nuovi partiti, il dovere dei proletari sarà di uscire da questi organismi perché la lotta reale per le frazioni di sinistra, per i nuovi partiti, per la Quarta Internazionale, si farà al di fuori di questi aborti storici e contro di loro.

L'Opposizione Internazionale di sinistra avrebbe dovuto, dopo gli avvenimenti tedeschi, procedere ad una verifica delle posizioni politiche che aveva difeso. E ciò insieme a tutti gli altri gruppi precedentemente esclusi perché avevano difeso altre posizioni politiche. Che si tratti della politica della riconquista dei partiti o di quella del fronte unico in vista della lotta tra la socialdemocrazia e il fascismo, nel primo caso come nel secondo, le posizioni difese dall'Opposizione di sinistra si sono mostrate false nel corso dei fatti di Germania. Invece di operare questa verifica politica con i gruppi comunisti esclusi, l'Opposizione si preoccupa della propria estensione, mentre tutti i problemi politici restano nell’oscurità, tutte le divergenze politiche vengono soffocate. Questa stessa svolta dimostra l'incapacità dell'Opposizione a sostenere la battaglia politica all'interno di un raggruppamento delle forze comuniste che lottano da anni contro il centrismo.

E tuttavia solo questa lotta politica è tale da preparare i nuovi partiti e la nuova Internazionale.

Già si comincia a sentire una critica molto nota contro quelli che, come noi, sostengono un lavoro penoso per la costruzione delle frazioni di sinistra. L'eco delle critiche fatte dai riformisti quando noi costruivamo il partito comunista o dai centristi quando noi lottavamo per delle frazioni di sinistra, risuona di nuovo nelle fila dell'Opposizione. Noi saremo presentati "come quello che non fanno niente e non vogliono far niente", in opposizione a quelli che, in maniera disinvolta, si lanciano all'avventura per la costituzione di una nuova Internazionale.

Dal punto di vista marxista, il lavoro delle masse non è concepito come la mobilitazione emotiva degli operai attorno a delle formazioni politiche che i giornalisti di tutti i partiti raffigurano come gli elementi dominanti della situazione. Al contrario, la sola vera mobilitazione è concepita come l'appello alle masse per il loro raggruppamento attorno a delle posizioni di classe ed all'interno dei loro organismi specifici. Per cui noi opporremo brutalmente la lotta delle masse per le loro proprie rivendicazioni e nei loro organismi sindacali al tam-tam rivoltante dei Congressi di Amsterdam e di Parigi, che chiamano gli operai a costituire dei comitati al di fuori della lotta di classe e all'antifascismo e al cosiddetto antifascismo di classe. Queste formulazioni danno l'illusione del "far molto" mentre realizzano il “far niente” dato che sostituiscono lo scandalo giornalistico e burocratico al lavoro effettivo delle masse, che si fa esclusivamente sulla base di rivendicazioni e organismi di classe.

In maniera analoga, a proposito della fondazione dei nuovi partiti, gli sportivi del "gran fare" invece di costruire l'organismo per l'azione politica, la frazione, hanno fatto un gran chiasso sulla necessità di non perdere un solo istante per precipitarsi al lavoro, il solo lavoro che conta, quello di raddrizzare il partito. E quando non si può più raddrizzare il partito, allora senza esitazioni si modifica semplicemente l'aspetto esteriore della posizione precedente e si parte per la costruzione di nuovi partiti. E' ben evidente che la demagogia e il successo effimero vanno bene per lo sport e non per il lavoro rivoluzionario.

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Questo lavoro si inscrive nella necessità pei i proletari di comprendere gli eventi passati al fine di stabilire quell’organismo che lotta per delle posizioni politiche che forniscono la soluzione comunista a questi eventi. Senza questo lavoro teorico, non è possibile nessun lavoro di massa, non si può realizzare nessuna mobilitazione per la rivoluzione proletaria. L'Opposizione Internazionale, durante il periodo detto "del raddrizzamento", ha disperso i quadri delle frazioni di sinistra, mediante l'espulsione di gruppi comunisti in tutti i paesi, fondandosi su argomenti che seducono ed ingannano i proletari, ma non li educano, in quanto pongono la falsa prospettiva che solo con queste espulsioni si realizzano le condizioni per raddrizzare i partiti. In effetti se la Opposizione non avesse smembrato le frazioni per "raddrizzare" i partiti, essa si troverebbe dopo i fatti tedeschi non nella necessità di fare appello alle sinistre socialiste, ma, grazie al suo rafforzamento ideologico e organizzativo, avrebbe la possibilità di canalizzare i movimenti che si creano all'interno dei Partiti Commisti. Ancora oggi, dopo la svolta, l'Opposizione di sinistra si dà alla lotta contro i comunisti che restano con tenacia sul terreno delle lezioni degli eventi, terreno che era quello dei nostri padri, e qualifica questi comunisti come "i parassiti del nuovo partito di domani". Così, anche se l'Opposizione di sinistra blatera sul lavoro di massa, si mette fuori dal lavoro comunista di massa. Non farà che gettare della polvere negli occhi usando l'argomentazione favorita dell'opportunismo, che è sempre stata più realista che rivoluzionario, più esperto e più attivo.

E' certo che il compagno Trotsky saprà salvaguardare la sua personalità dalle complicazioni politiche a cui condurrà un lavoro in collaborazione con le sinistre socialiste per la fondazione dei nuovi partiti. Ma non si tratta qui della personalità del compagno Trotsky, si tratta degli interessi del movimento comunista che dipendono non dall'individuo Trotsky, ma dalla lotta di classe e dalle forze politiche che vi agiscono. E, a questo proposito, le sole regole d'azione valide sono quelle che si rifanno agli insegnamenti del marxismo, ai quali il proletariato deve conformarsi per uscire dalla situazione terribile che attraversa attualmente.

La frazione di sinistra del P.C.I. ha costantemente proposto delle soluzioni che ci avrebbero permesso di progredire nel lavoro, per far fronte ai problemi che si pongono. Alla Conferenza di Parigi, come dopo, con il pretesto di fare molto di più le nostre proposte sono state respinte. Ancora oggi mentre noi proponiamo un minuzioso confronto tra comunisti delle posizioni politiche difese nel corso degli eventi del dopoguerra, ci si risponderà con la costituzione di una nuova Internazionale. Fin da ora noi affermiamo che non è nella sfiducia generale, con la esclusione di militanti dell'Opposizione di sinistra, con la meschina lotta di scandalo contro gli elementi di sinistra dell'Opposizione, che si fonderà la Quarta Internazionale: l'Internazionale che verrà fuori in tali condizioni sarà il degno seguito dell'Internazionale Due e mezzo.

La Quarta Internazionale, i nuovi partiti si preparano in tutt'altra atmosfera politica. Quella in cui ci si ostina a voler capire il passato da noi appena vissuto, senza far ricorso a delle manovre che permettono dei successi effimeri. Grandi fatti storici accompagneranno la fondazione di questi nuovi organismi, ma perchè questi eventi si concludano con la rivoluzione mondiale, è necessario preparare, da ora, la condizione essenziale per la lotta, cioè le frazioni di sinistra. Queste non hanno niente a che vedere con delle esperienze premature e non possono legare la loro responsabilità con delle avventure che non realizzeranno certo delle nuove organizzazioni, ma la loro caricatura, e che faranno regredire e non avanzare la lotta del proletariato per la rivoluzione, per il rovesciamento del capitalismo nel mondo intero.

LA COMMISSIONE ESECUTIVA DELLA FRAZIONE DI SINISTRA DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO

23 agosto 1933

 

[1] Alla fine del 1920, in seguito alle decisioni del Congresso di Halle, l'ala sinistra dell'USPD (Partito Socialdemocratico Indipendente Tedesco) "sommerse" con i suoi 300.000 aderenti i 50.000 membri rimasti nel KPD dopo l'espulsione di una maggioranza di estremisti di sinistra (che fondarono il KAPD, Partito Comunista Operaio tedesco). Il VKPD così formato (Partito Comunista Unificato di Germania) confermerà con il suo comportamento nella crisi tedesca del 1923 - ultimo soprassalto rivoluzionario in Europa - la giustezza delle critiche delle correnti di Sinistra agli "Indipendenti" (V. "Il Soviet" n.12 in Storia della Sin.Com.It. p.532).

[2] Bordiga non era d’accordo sulla rapidità con cui l’Internazionale fu costituita e sul fatto che in essa venissero accettate delle formazioni politiche con posizioni alquanto eterogenee.

Patrimonio della Sinistra Comunista: 

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